Il chiostro e il refettorio, così come l'area presbiterale della chiesa, saranno aperte dalle 9 alle 10.30 e dalle 14 alle 17.30
Si allunga di un giorno, quest’anno, la festa di san Sigismondo presso l’omonimo complesso monastico domenicano di Cremona. Cadendo nella sesta domenica di Pasqua, la ricorrenza patronale slitta al giorno successivo, lunedì 2 maggio, quando alle 18 è in programma la Messa solenne. Nella giornata del 1° maggio, invece, oltre alle consuete celebrazioni domenicali, S. Sigismondo come consuetudine apre le porte ai visitatori, che quest’anno saranno accolti e accompagnati dagli studenti di due istituti cremonesi. Continue reading »
I funerali sono stati presieduti dal vescovo Napolioni, affiancato dall'emerito Lafranconi che ne ha tratteggiato il ricordo sottolineando la sua capacità di sdrammatizzare le situazioni più difficili con la serenità di chi ha fiducia in Dio
Si sono svolti la mattina di lunedì 2 maggio i funerali di don Luciano Sottili, sacerdote nato a Piadena nel 1933, deceduto nella serata di venerdì 29 aprile presso la casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” di via Massarotti, a Cremona, dove era ricoverato da qualche tempo. Continue reading »
La celebrazione cittadina, in apertura del mese mariano, avrà inizio alle ore 21 in Cattedrale
Si svolgerà come consuetudine la sera di lunedì 2 maggio il tradizionale pellegrinaggio cittadino al Santuario lauretano, presso la chiesa parrocchiale di Sant’Abbondio. A presiederlo per la prima volta sarà il vescovo Antonio. Continue reading »
La riflessione dei vescovi italiani per la festa del lavoro dove si richiama la centralità della dignità della persona e l'importanza della formazione dei giovani
“Oggi più che mai” c’è “bisogno di educare al lavoro e la situazione è tale da richiedere una riscoperta delle relazioni fondamentali dell’uomo. Il lavoro deve tornare a essere luogo umanizzante”. Lo afferma la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, nel Messaggio per la giornata del primo maggio, dal titolo “Il lavoro: libertà e dignità dell’uomo in tempo di crisi economica e sociale”.
Il lavoro “in Italia manca”, osservano i vescovi, e questa scarsità “porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l’idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono così in secondo piano”. Una “deriva preoccupante” legata alla perdurante crisi economica, ad una disoccupazione che colpisce in particolare giovani, donne e ultracinquantenni, e alla cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”. Di qui il richiamo del Papa alla “responsabilità degli imprenditori” formulato nell’Evangelii gaudium e ripreso nel Messaggio al Forum economico mondiale di Davos; tuttavia, affermano i vescovi, “anche i lavoratori hanno una responsabilità”: il lavoro, che ci sia o meno, “tracima e invade le vite delle persone, appiattisce il senso dell’esistenza, così che chi non aderisce a questa logica viene scartato, rifiutato, espulso”. La responsabilità “che tutti ci troviamo a condividere” è “l’incapacità di fermarci e tendere la mano a chi è rimasto indietro”.
Il lavoro – si legge ancora nel testo – deve essere sempre e comunque espressione della dignità dell’uomo, dono di Dio a ciascuno”. Di qui, ricordando anche il monito di Francesco nel discorso per il ventennale del Progetto Policoro, l’importanza di “percorsi educativi per le giovani generazioni da parte delle comunità cristiane”. L’esperienza universitaria “non può soggiacere unicamente” alla logica di mercato; la formazione culturale e l’elaborazione di “esperienze spirituali e morali che plasmino l’identità della persona e aprano ai valori della giustizia, della solidarietà e della cura per il creato costituiscono le condizioni di base per una corretta e completa educazione al lavoro stesso”.
Sarà presente il vescovo Napolioni. Il presidente uscente Daniele Zanoni dovrebbe passare il testimone a Claudio Ardigò, unico canditato
C’è attesa tra gli sportivi cremonesi per l’assemblea del Comitato territoriale del C.S.I. in programma nel pomeriggio di sabato 30 aprile (ore 15) presso il salone Bonomelli del Centro pastorale diocesano. Durante l’assise, infatti, le 106 società sportive affiliate saranno chiamate a eleggere il nuovo presidente provinciale che, succedendo a Daniele Zanoni, sarà chiamato a guidare il Comitato cremonese per i prossimi quattro anni.
Sarà questa una occasione importante di incontro per tutti i rappresentanti delle società sportive che fanno del CSI una realtà importante e significativa sul territorio. Sarà anche l’occasione per conoscere il nuovo vescovo du Cremona, mons. Antonio Napolioni, che porterà il proprio saluto incontrando per la prima volta l’Associazione.
A caratterizzare il pomeriggio, oltre al momento elettivo, sarà il bilancio del presidente uscente, l’approvazione del bilancio consuntivo 2015 e la consegna del massimo riconoscimento associativo: il Discobolo al merito CSI. Sarà consegnato alla società sportiva Sabbionese e al tesserato Giorgio Milanesi, presidente della Società Sportiva Scoiattoli.
L’Assemblea è aperta a tutti i tesserati CSI (più di 6mila), ma partecipano con diritto di voto i presidenti delle 106 società sportive affiliate (che potranno essere rappresentate, in assenza del presidente, dal vicepresidente o un componente del Consiglio direttivo).
Le elezioni riguarderanno i revisori dei conti, il Consiglio e il presidente. Ruolo che, con ogni probabilità, sarà affidato a Claudio Ardigò, unico candidato alla presidenza. Consigliere provinciale uscente (già vicepresidente provinciale dall’annata sportiva 2012/13), è responsabile della Commissione Atletica Leggera e dirigente della società sportiva Costissima di Costa S. Abramo da 31 anni, 24 dei quali nel ruolo di presidente.
Perchè destinare una parte dei proventi dell'IRPEF, che comunque andrebbero allo Stato, alla Chiesa Cattolcia
Domenica 1 maggio si celebra la Giornata nazionale dell’8×1000. Il tema di quest’anno è «Dalle firme, progetti di misericordia». Con don Massimo Calvi, incaricato diocesano del Sovvenire, facciamo il punto sulla realtà cremonese.
Don Calvi qual è il senso di questa iniziativa?
«Penso che molti cittadini si siano accorti, in questi ultime settimane, dell’intensificarsi di spot pubblicitari proposti sia dalla Chiesa Cattolica che da altri enti o istituzioni aventi per oggetto la scelta dell’otto e del cinque per mille. Ciò è dovuto al fatto che è tempo di dichiarazione dei redditi e attraverso questi due strumenti lo Stato Italiano offre a tutti i cittadini, lavoratori dipendenti, liberi professionisti e pensionati, una significativa occasione di partecipazione alla vita della nazione e al sostegno al bene comune. In pratica lo Stato chiede ai cittadini di esprimersi circa la destinazione di una parte, minimale ma ugualmente significativa, dei proventi fiscali annuali per attribuirli a istituzioni religiose (otto per mille) o a enti o ad altre istituzioni (cinque per mille) di cui il cittadino, riconoscendone l’utilità sociale, decide e sceglie di sostenerne le attività».
Una dubbio spesso sorge quando ci si sente interpellati a firmare per l’otto per mille: firmando il cittadino verserà più tasse di quelle già dovute?
«Assolutamente no! La cosa interessante di questa opportunità è che non costa nulla di più al cittadino. Si tratta di introiti che comunque già lo Stato preleva attraverso le norme fiscali vigenti. Il cittadino che fa la scelta per l’otto per mille non verserà né più né meno di quanto già dovuto. Solo che lo Stato offre al cittadino l’opportunità di concorrere, con la propria firma e adesione, alla destinazione di una parte dei proventi IRPEF. Si tratta di una firma che non costa nulla ma che può valere molto. La firma dell’otto per mille poi serve a definire la destinazione dell’8 per mille del gettito complessivo dell’IRPEF. Sistema di grande democrazia dove la firma di tutti vale allo stesso modo, indipendentemente dal fatto che uno sia contribuente di modesta oppure di ricca condizione economica».
Perché un cittadino dovrebbe scegliere di destinare l’otto per mille alla Chiesa Cattolica?
«Moltissimi sono i cittadini che ogni anno decidono di firmare per la destinazione dell’otto per mille alla Chiesa Cattolica: si tratta di cattolici, sia praticanti che non praticanti e, non raramente, anche di cittadini che non si riconoscono come “cattolici”. Tutti lo fanno perché apprezzano l’impegno che la Chiesa Cattolica esprime e testimonia in ambito religioso, sociale, caritativo e assistenziale, sia in Italia che all’estero».
Quali le finalità a cui la Chiesa destina gli apporti che provengono dall’otto per mille?
«Tre sono sostanzialmente le finalità cui gli apporti dell’otto per mille sono destinati. Innanzitutto il sostegno dei sacerdoti: si tratta di 36 mila preti diocesani, tra cui circa 500 missionari nei paesi in via di sviluppo. Chi firma per l’otto per mille alla Chiesa Cattolica contribuisce a sostenere tutti i sacerdoti che spendono la loro vita per garantire la celebrazione dei sacramenti, l’annuncio del Vangelo e l’animazione delle opere educative e di carità nelle migliaia di parrocchie diffuse sul territorio nazionale: anche il proprio parroco, il sacerdote del proprio oratorio, il prete che incontra come più vicino. Nel 2015, a livello nazionale, al sostegno dei sacerdoti sono stati destinati 327 milioni di Euro. Poi i proventi dell’otto per mille hanno come destinazione gli interventi di carità in Italia e all’estero. Ben 265 milioni di Euro nel 2015. L’8 per mille ha così permesso di realizzare centinaia di interventi in Italia e nei paesi più poveri: dai poliambulatori alle mense per i bisognosi, dagli aiuti anti-crisi per le famiglie e anziani alle fondazioni anti-usura. Anche nella nostra diocesi molte iniziative caritative sono state realizzate anche con questi contributi. Infine, sempre nel 2015, 403 milioni di Euro sono stati finalizzati a progetti di culto e di pastorale. L’8 per mille aiuta così anche famiglie e comunità parrocchiali con progetti che creano lavoro per i giovani, oratori per l’educazione dei ragazzi e l’accoglienza degli anziani e con il restauro dei beni culturali per tramandare un patrimonio unico di arte e di fede. In tal modo i proventi dell’8 per mille ritornano sul territorio nazionale in mille modalità a beneficio dell’intera collettività».
Il cittadino è sicuro che i proventi dell’otto per mille saranno usati per le nobili finalità sopra ricordate?
«Al riguardo, c’è stato anche qualche episodio negativo a cui i mass media hanno dato grande rilievo suscitando confusione e sconcerto nell’opinione pubblica. La Conferenza Episcopale Italiana dà annualmente pubblico rendiconto del modo in cui ha ripartito e gestito la quota otto per mille attribuitele dai contribuenti. Ciò lo fa per favorire la massima trasparenza, la chiara informazione e per far crescere la coscienza e la partecipazione dei fedeli e di tutti i cittadini alla missione spirituale e caritativa della Chiesa. E’ vero che c’è stato anche ultimamente un caso che ha messo in evidenza un uso distorto delle somme pervenute ad una diocesi tramite l’otto per mille. Bisogna stare attenti a non fare “di ogni erba un fascio” ed essere consapevoli che anche in questo ambito si realizza ciò che propone il proverbio “fa più rumore un albero che cade che l’intera foresta che cresce”. Il fatto che sia emerso questo caso, per quanto doloroso, mostra che i controlli all’interno della Chiesa funzionano e che al riguardo il desiderio e la volontà di trasparenza della Chiesa è massimo».
Quali i proventi giunti nella diocesi di Cremona e come sono stati destinati?
Alla diocesi di Cremona, nel 2015 sono pervenuti Euro 832.719 per le esigenze di culto e pastorali e Euro 694.149 per interventi caritativi. Il resoconto dettagliato delle attribuzioni dei due fondi viene pubblicato ogni anno sul bollettino della diocesi e su altri canali di informazione. Limitandomi ad alcune esemplificazioni posso ricordare che per quanto riguarda la carità i maggiori apporti (Euro 250.000) sono stati attribuiti alla Caritas diocesana per affrontare le enormi necessità di cui si fa carico per venire incontro alle tante famiglie stremate dalla crisi economica in atto e, in parte, per la gestione dei rifugiati e degli immigrati ospitati nelle varie strutture caritative sul territorio diocesano. Il rimanente delle somme sono state suddivise a favore di tante istituzioni attive in diocesi nel campo della carità: le Cucine Benefiche, la Casa di Accoglienza di Casalmaggiore, il Centro di aiuto alla vita, il Movimento per la vita, il Centro di consulenza familiare di Viadana e di Caravaggio, la Casa s. Omobono in Cremona per le madri in difficoltà. Solo qualche esempio per mostrate la varietà di interventi caritativi sostenuti in diocesi. Anche gli apporti sul capitolo delle esigenze di culto e della pastorale sono stati distribuiti a diverse finalità e istituzioni. Si è ad esempio contribuito alla costruzione della nuova chiesa parrocchiale del Maristella e poi tanti interventi di aiuto alle parrocchie per la tutela del patrimonio artistico e culturale o per interventi sulle strutture pastorali (case canoniche e oratori). L’elenco è veramente lungo. Si va dal sostegno a piccole parrocchie rurali per interventi urgenti soprattutto sulle chiese, fino a qualche intervento per la messa in sicurezza di case canoniche o altri ambienti pastorali, soprattutto oratori. Ugualmente si sono fatti interventi a sostegno dei sacerdoti cremonesi anziani oppure di quelli sparsi nel mondo come “fidei donum”.
Gli spot pubblicitari usano uno slogan ampiamente ripetuto: “Non attori ma testimoni: chiedilo a loro!” Quale il significato di tale messaggio?
«Davvero persone e situazioni presentate dalla pubblicità non rappresentano scene edificanti ricostruite per colpire la sensibilità di fedeli e cittadini. Si tratta invece di opere realmente realizzate e sostenute dalla Chiesa Cattolica in Italia e all’estero con i proventi dell’otto per mille e le persone che le presentano non sono attori ma testimoni che lavorano direttamente sul campo, nelle circostanze prese dalla vita reale della Chiesa. Si tratta di una piccola e modestissima scelta tra le migliaia di progetti ogni anno realizzati o sostenuti con l’apporto dell’otto per mille. Lo slogan “chiedilo a loro” è un invito reale e concreto a documentarsi ulteriormente attraverso i tanti canali di informazione al fine di conoscere meglio la multiformità di opere significative realizzate con l’apporto dell’otto per mille nei diversi campi di cui la Chiesa Cattolica si occupa: impegni per il sostentamento del clero, opere di carità in Italia e all’estero, interventi a salvaguardia del patrimonio artistico e culturale della nazione, contributi per la nuova edilizia di culto, iniziative a sostegno dell’attività di culto e di pastorale delle diverse comunità cristiane».
Lo spettacolo, realizzato da Spazio Mythos, a partire dal libro scritto dal giovane e da don D'Agostino sarà proposto il 9 maggio in Seminario. Prenotazione gratuita e obbligatoria
Nel carcere di Cremona, in via Cà del Ferro, i giorni trascorrono tutti quanti uguali. Tranne nel momento delle visite e dei colloqui. E giovedì 21 aprile c’è stata la visita di Gianluca Firetti, per tutti Gian, il giovane di Sospiro morto il 30 gennaio 2015 la cui storia di speranza, coraggio e forza nella malattia sta visitando, come balsamo che ristora e conforta, le periferie italiane. E dove arriva scardina, spacca in due, infonde tanta speranza. Torna in carcere con il monologo “Spaccato in due”, realizzato da Spazio Mythos, attore Federico Benna, per la regia di Danio Belloni. Non è la prima volta che Gian va in carcere. C’era già stato lo scorso venerdì santo attraverso una via crucis composta ad hoc con alcuni testi di Gian e diffusa via facebook in una cinquantina di parrocchie italiane. All’inizio del pomeriggio è la direttrice, dott. Maria Gabriella Lusi, a dare il benvenuto a Gian. Il libro l’ha letto e le sue parole lo rivelano. Desidera che la storia di dolore e di fede entri nel cuore di tutti e faccia bene, risani, dia forza e coraggio. Chiediamo a Marco Ruggeri, operatore Caritas, della Cappellania del Carcere, come è stata l’esperienza di Gian in carcere
«Gian – spiega Ruggeri – è venuto in carcere e proprio non so da dove iniziare. In carcere, il momento liturgico, è un momento un po’ particolare perché, in un luogo diviso in sezioni ben separate fra loro, la preghiera è un’ottima opportunità per i detenuti per incontrare persone con cui altrimenti sarebbe impossibile comunicare. La via crucis per i corridoi dell’Istituto ancora peggio”.
Cos’è successo?
«Tutto è iniziato con un certo imbarazzo, misto ad ansia, come quando si accoglie qualcuno di importante in casa e si percepisce il rischio di fare una pessima figura. Guardando i detenuti si capiva che, quelli venuti per la Via Crucis, non erano tantissimi. Dopo le raccomandazioni inutili si parte in un clima di confusione. Interrompiamo la lettura della meditazione e invitiamo i disturbatori a tornarsene in cella. Poi dico a Gian dentro di me: “Oggi sei venuto tu, fai tu, parla tu. Non manderò via nessuno, non farò più nessun richiamo, semplicemente ti presterò la voce. Tu seminerai come vuoi e poi vediamo. Il timone è tuo”».
E ha funzionato?
«La Via Crucis procede e con sorpresa noto aumentare le persone che, dalle retrovie rumorose, provano a farsi avanti, come a stare più vicini a Gian che si racconta. E a chiedere silenzio non sono più io, ma loro. In carcere quando si capisce che c’è qualcosa di importante, di autentico, ci si ferma e ci si mette in gioco, per davvero, fino in fondo. Quando a parlare è Gian si fa silenzio, ma un silenzio strano, particolare, che ho già conosciuto, proprio lì in carcere, quando morì Giovanni Paolo II. Anche in quella circostanza, per quel Papa che tanto aveva detto e fatto per loro, i detenuti si fermarono, si misero in silenzio per pregare e il carcere divenne monastero. Con Gian è stata la stessa cosa, a sprazzi forse, ma è lo stesso silenzio. Cose che solo i santi riescono a fare».
E come è terminata l’esperienza con Gian?
«È salita la commozione. Il cappellano, don Graziano Ghisolfi, faceva fatica, le lacrime rigavano il suo volto, come doveva essere. Lui Gian lo ha conosciuto, sono entrambi di Sospiro, è stato suo insegnante all’Istituto Stanga. Accade anche a me la stessa emozione e, se alzo lo sguardo, mi vedo circondato di occhi lucidi».
Credi che questo sia un piccolo miracolo di Gian?
«Sì. Gian, venendoci a trovare in carcere, ci ha portato il dono delle lacrime, e in un luogo pensato per togliere la libertà e non poca umanità, qualcuno si è ripreso finalmente quella di essere umano e piangere. La Via Crucis con Gian e il monologo teatrale sono stati un cammino e un’esperienza di vera libertà, con un maestro inatteso, giovanissimo e molto preparato in materia».
Alla fine del monologo teatrale il libro di Gian “Spaccato in due” ha preso la via delle celle e tutti, agenti, detenuti, cappellani, volontari, si sono salutati con le lacrime agli occhi. Più belli “dentro”. Il 21 aprile Gian ha ritrovato non pochi amici ad aspettarlo per rendersi presente attraverso il monologo teatrale che ha avuto un pubblico eccezionale. Presenti anche alcuni amici di Gian che, alla fine, vengono abbracciati e ai quali sono rivolte alcune domande: Michele Sacchini, Simone Guarneri ed Emanuele Scarani. Spaccati in due da una storia che ha richiamato tutti quanti al “coraggio di essere felici”. Alzandosi da dove si è per camminare gioiosamente. Nonostante tutto.
Il monologo “Spaccato in due” sarà proposto in Seminario, nella Sala Bolognini, il 9 maggio prossimo. Prenotazione gratuita e obbligatoria a ufficio-stampa@liceovida.org.
Autore del libro «Unisex-Cancellare l'identità sessuale?», il docente e giornalista romano si è stupito della partecipazione numerosa dei cremonesi
Un dato ha subito colpito: salone Bonomelli del Centro Pastorale di Cremona gremito ieri sera per la conferenza dal titolo «Unisex-Cancellare l’identità sessuale?», proposta dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Familiare assieme al Circolo “La Croce” ed al Movimento per la Vita. Si è complimentato lo stesso relatore, Gianluca Marletta, docente, giornalista ed autore dell’omonimo libro, scritto a quattro mani con Enrica Perrucchietti: «Di solito a Roma, se abbiamo trenta persone, è già un successo. Non abbiamo un colpo d’occhio così», ha commentato, stupito.
Il relatore è stato decisamente chiaro: ha parlato espressamente di ideologia a proposito del gender, ha evocato Orwell con il suo 1984, con un obiettivo, quello di «dissolvere le identità sessuali, renderle ondivaghe, da un genere all’altro, a seconda delle scelte culturali o di vita». Ma perché? «Per lo stesso motivo per il quale si vuol cancellare qualsiasi altro tipo di identità – ha detto – Un uomo, che abbia un’identità di qualunque tipo – sessuale, religiosa, culturale -, è difficilmente gestibile. Ha dei punti di riferimento, ha un rapporto organico con altri suoi simili. Viceversa un uomo privato di qualsiasi tipo di identità, non sa più chi sia, quindi può essere manipolato in qualsiasi modo ed in qualunque forma. E’ il perfetto cittadino di un mondo globalizzato e deumanizzato».
Di certo si tratta di un’ideologia, sostenuta dai poteri forti a livello internazionale, di destra e di sinistra, quasi tutti politici statunitensi. Senza dimenticare anche Fondazioni o imperi industriali e finanziari. Del resto, «è l’ideologia del potere, che punta ad ottenere un uomo completamente snaturato», ha osservato.
Cosa può fare, di fronte a tutto questo, il semplice cittadino, l’uomo di strada? «Innanzi tutto, informarsi e informare – ha dichiarato – e prendere coscienza di quello che sta succedendo, perché qualcosa può cambiare. E’ vero che i poteri forti hanno una capacità di gestire la coscienza di massa, che a volte fa paura, è anche vero però che la massa è fatta di individui. Ecco, occorre riscoprire il nostro spirito critico». Per questo ha lanciato un appello, affinché si costituisca e cresca dal basso un movimento di massa spontaneo di critica, che dica no all’ideologia gender, ai suoi annessi e connessi. Un appello, cui il folto pubblico ha risposto con i propri interventi di consenso e soprattutto con un lungo, convinto applauso.
Di seguito, per la preparazione alla Confessione individuale, quattro schemi di esame di coscienza, adatti ai diversi tempi liturgici. Preparati da don Gianni Cavagnoli, sono impaginati in modo da poterli stamparli in proprio fronte/retro e ottenere così, tagliando l’A4 a metà, foglietti in formato A5. Avvento e NataleQuaresima e PasquaTempo Ordinario 1Tempo Ordinario 2
Nella sede del Forum provinciale, sabato 30 aprile, le realtà di volontariato cremonesi si sono presentate a mons. Napolioni
Erano presenti molti dei rappresentanti del mondo delle associazioni che sabato 30 aprile hanno illustrato il volto del volontariato cremonese al vescovo Antonio. Nella Sala riunioni della sede del Forum del Terzo Settore in via Speciano 2 associazioni, cooperative e organi di volontariato hanno portato la loro esperienza di lavoro e servizio sociale. Continue reading »