Chiusura del Giubileo/2. Al Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore Messa presieduta dal vicario generale don Calvi

Domenica 13 novembre alle 10.30, nella solennità patronale di S. Omobono

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Era gremito domenica 13 novembre, alle 10.30, il Santuario della Madonna della Fontana, una delle chiese giubilari in diocesi, per la chiusura dell’Anno Santo della Misericordia. La concelebrazione liturgica, cui hanno partecipato tutti i frati minori del Santuario, è stata presieduta dal vicario generale don Massimo Calvi. Fra i fedeli era presente anche il sindaco di Casalmaggiore, Filippo Bongiovanni.

Ha prestato servizio all’altare il diacono permanete Luigi Lena. I canti sono stati affidati alla corale locale.

In apertura è intervenuto padre Bruno Signori, rettore del Santuario, il quale, citando la presenza del primo cittadino, ha affermato che il «Giubileo è un evento anche sociale per tutti coloro che hanno un cuore aperto». Padre Bruno ha ricordato che nei mesi scorsi sono stati accolti tanti pellegrini. «Siamo testimoni di una grazia ritrovata», ha proseguito il cappuccino. E ancora: «»Se mi permettete una battuta, possiamo dire che la Madonna quest’anno ha fatto gli straordinari”. Padre Bruno ha pure accennato agli incontri di Papa Francesco con gli ultimi.

Quindi don Calvi ha espresso la propria gioia per essere a Casalmaggiore. «È la prima volta che vengo qui – ha dichiarato il vicario generale – e mi faccio pellegrino anch’io. Oggi si celebra sant’Omobono: insieme termina l’anno giubilare, un anno di grazia e misericordia».

Nell’omelia sempre don Calvi ha sottolineato: “Ogni Messa è rendimento di grazie a Dio per i suoi frutti. Oggi si fa più profondo, perché al termine di quest’anno giubilare vogliamo rendere grazie a Dio per i suoi doni. È bello che la nostra diocesi si trovi a celebrare la chiusura del Giubileo nel giorno in cui si fa memoria di uno come Omobono, che ha reso concreta la misericordia di Dio”.

«Tutta la diocesi sente di essere parte di un’unica Chiesa», ha detto ancora il celebrante. Che ha proseguito: «Noi onoriamo i Santi perché in loro vediamo i frutti più maturi della Grazia di Dio. E pure noi possiamo sentirci parte dell’albero che ha dato tali frutti. Anche noi possiamo chiamarci frutti. Da dove ha tratto Omobono la forza di convertire la propria vita? Si è innamorato del Vangelo. Era uno sposo, un padre, un commerciante un po’ avanti con gli anni, ma ha capito che la sua vita non gli bastava più. Allora ha rivolto lo sguardo verso i poveri e i bisognosi diventando segno e strumento della misericordia di Dio. Omobono si è accorto che il vero tesoro della vita era Cristo, la sua Croce e il suo Vangelo. E gli ha offerto il proprio cuore. Qui siamo in un luogo legato alla presenza di Maria e qui sotto c’è la fonte da cui esce continuamente l’acqua benedetta. Noi siamo chiamati a bere a questa fonte della misericordia di Dio. Ci aiuti la Vergine ad abbeverarci a questa fonte per chiedere la Grazia dell’amore di Dio».

Guido Moreschi

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