È iniziato il Giubileo: «Prima del giudizio la misericordia»

Martedì 8 dicembre, poco dopo le 11, Papa Francesco, con alle spalle Benedetto XVI, ha aperto la Porta Santa della basilica vaticana. L'invito a non abbandonarsi alla paura

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Il Santo Padre Francesco, al termine della Messa nella solennità dell’Immacolata Concezione, ha aperto la Porta Santa della Basilica di San Pietro. È iniziato il Giubileo! Il primo Anno Santo della storia della Chiesa dedicato al tema della misericordia; il primo preceduto dall’apertura di un’altra Porta Santa, quella semplice in legno e mattoni della cattedrale di Bangui; il primo Giubileo globale che non si concentrerà solo a Roma ma coinvolgerà le diocesi del mondo. Il primo di due Pontefici: Bergoglio e Ratzinger.

 

L’apertura della Porta con Benedetto XVI

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Il Pontefice ha compiuto il semplice, ma suggestivo rito, intorno alle 11.10, con alle  spalle il Papa emerito Benedetto XVI, seduto nell’atrio, che ha voluto accompagnare il suo successore in questo passo importante, segnato, nei mesi di preparazione, da scandali e paure. Bergoglio lo ha abbracciato con affetto, poi si è diretto verso il grande portone in bronzo davanti al quale si è fermato per alcuni istanti.

Papa Francesco ha pronunciato la formula: “Per la tua grande Misericordia entrerò nella Tua casa Signore, apritemi le porte della giustizia!”. Poi ha spinto i due battenti della porta opera dello scultore Vico Consorti e donata nel 1950 dai cattolici svizzeri a Pio XII. Prima di entrare in basilica il Successore di Pietro è sostato in preghiera, in piedi, sulla soglia. Poi, reggendo la croce astile, con la mitra in capo,  ha oltrepassanto i due massici battenti mentre il coro cantava il Te Deum laudamus. Lo ha seguito il Sommo Pontefice emerito Benedetto XVI  sorretto da mons. Georg Ganswein, dai concelebranti e da alcuni rappresentanti di sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici che processionalmente si sono recati all’Altare della Confessione, dove si è tenuto il rito conclusivo della Messa.

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Intanto in una piazza San Pietro bagnata da una pioggia leggera,  i 50.000 fedeli presenti cantavano  e pregavano per il Santo Padre e per questo Anno straordinario appena avviato. Lo hanno fatto dalle 6.30 della mattina, orario di apertura dei varchi, in una piazza blindata da 2.500 militari, mille agenti, 900 vigili volontari. La paura degli attentati, la lentezza dei controlli, la fatica mattutina non hanno fermato la gioia e la consapevolezza di partecipare ad un evento storico. Abbracciati dal colonnato del Bernini, sotto l’occhio di 250 telecamere, i pellegrini hanno pregato  il rosario in attesa di varcare la Porta Santa. Insieme a loro c’erano anche alcuni musulmani appartenenti al Co-mai, le comunità del mondo arabo in Italia che hanno lanciato  l’hashtag #TuttiUnitiperilGiubileo, per fare gli auguri a Francesco e a tutti i cristiani, condannando ogni forma di terrorismo e violenza.

 

La solenne Eucaristia

La Messa è iniziata alle 9.23 nel segno del Concilio Vaticano II, essendone il 50° anniversario della chiusura. Sono stati letti alcuni brani delle quattro costituzioni (Dei Verbum, Lumen gentium, Sacrosanctum concilium e Gaudium et spes), e due brani tratti rispettivamente dalla Unitatis redintegratio sull’ecumenismo e dalla Dignitatis humanae sulla libertà religiosa. Alla celebrazione erano presenti anche il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella con la figlia Laura, e il premier Matteo Renzi con la moglie. Alla sinistra dell’altare papale, anche una fila di imam.

Storia e fede si sono intrecciati poi nell’omelia del Santo Padre, pronunciata prima di compiere il gesto “tanto semplice quanto fortemente simbolico” dell’apertura della Porta Santa, che “pone in primo piano il primato della grazia”. Francesco ha riflettutto anzitutto sulla figura di Maria, nella Solennità dell’Immacolata, a partire da quel “Rallegrati” che l’arcangelo Gabriele rivolse a “una giovane ragazza, sorpresa e turbata”, chiamata tuttavia “a gioire per quanto il Signore ha compiuto in lei”.  “Quando Gabriele entra nella sua casa, anche il mistero più profondo, che va oltre ogni capacità della ragione, diventa per lei motivo di gioia, di fede e di abbandono alla parola che le viene rivelata”, ha detto il Papa. “La pienezza della grazia è in grado di trasformare il cuore, e lo rende capace di compiere un atto talmente grande da cambiare la storia dell’umanità”.

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La festa dell’Immacolata esprime  “la grandezza dell’amore di Dio”, che non solo “perdona il peccato”, ma in Maria “giunge fino a prevenire la colpa originaria, che ogni uomo porta con sé entrando in questo mondo”. È quindi “l’amore di Dio che previene, che anticipa e che salva”, ha sottolineato il Pontefice. Un amore che salva nonostante la quotidiana “tentazione della disobbedienza” che si esprime “nel voler progettare la nostra vita indipendentemente dalla volontà di Dio”.

È questa – ha rimarcato il Papa – l’inimicizia che attenta continuamente la vita degli uomini per contrapporli al disegno di Dio. Eppure – ha aggiunto – anche la storia del peccato è comprensibile solo alla luce dell’amore che perdona. Se tutto rimanesse relegato al peccato saremmo i più disperati tra le creature, mentre la promessa della vittoria dell’amore di Cristo rinchiude tutto nella misericordia del Padre”.

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Per questo l’Anno Santo Straordinario è un “dono di grazia”. “Entrare per quella Porta – ha sottolineato il Papa – significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente”. Sarà dunque un Anno “in cui crescere nella convinzione della misericordia”: “Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia!”, ha esclamato Francesco. Bisogna invece “anteporre la misericordia al giudizio” ha aggiunto, “e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia“. Ha esortato quindi ad abbandonare “ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato”. “Viviamo, piuttosto, la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma”.

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In conclusione un ricordo del Vaticano II, “un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio spalancarono verso il mondo”. Una scadenza – ha osservato Bergoglio – che “non può essere ricordata solo per la ricchezza dei documenti prodotti, che fino ai nostri giorni permettono di verificare il grande progresso compiuto nella fede”. In primo luogo, il Concilio è stato “un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo”, che, segnato dalla forza dello Spirito, “spingeva la sua Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario”. “Era la ripresa di un percorso per andare incontro ad ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… – ha detto il Santo Padre – dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo”.

Dunque “una spinta missionaria”, che dopo questi decenni la Chiesa del Papa argentino riprende “con la stessa forza e lo stesso entusiasmo”, con uno spirito che è quello del buon Samaritano. Uno spirito, cioè, di misericordia che Francesco auspica possa essere la missione di tutti i cristiani in questi dodici mesi di grazia: “Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano”.

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L’angelus Domini

Oggi all’inizio anche ha varcato la Porta della Misericordia Papa Benedetto. Inviamogli da qui saluti, tutti!”. È l’invito pronunciato a braccio dal Papa, dopo la recita dell’Angelus, in cui ha avuto un pensiero affettuoso per il suo predecessore, al quale aveva tributato un abbraccio fraterno prima di aprire la Porta Santa della basilica di San Pietro, nell’atrio. La folla presente in piazza è scoppiata in un fragoroso applauso.

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