Il Vescovo al Terzo Settore: «Condivisione e dialogo per affrontare le sfide di oggi»

Nella sede del Forum provinciale, sabato 30 aprile, le realtà di volontariato cremonesi si sono presentate a mons. Napolioni

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Erano presenti molti dei rappresentanti del mondo delle associazioni che sabato 30 aprile hanno illustrato il volto del volontariato cremonese al vescovo Antonio. Nella Sala riunioni della sede del Forum del Terzo Settore in via Speciano 2 associazioni, cooperative e organi di volontariato hanno portato la loro esperienza di lavoro e servizio sociale.

A prendere la parola per prima è stata Daniela Polenghi, coordinatrice provinciale del Forum del Terzo Settore, che ha espresso al Vescovo il ringraziamento da parte di tutte le associazioni per la sua disponibilità ad incontrare il mondo del volontariato. «Il Terzo Settore è un modo ampio e variegato, ma con valori comuni», ha spiegato la Polenghi, illustrando la composizione della realtà associativa dei 115 comuni in provincia di Cremona: sono 383 gli organi di volontariato, 95 le Associazioni di promozione sociale e 20 le onlus che operano sul territorio, insieme anche alle cooperative sociali. Un mondo impegnato e presente nel cremonese che Daniela Polenghi ha definito «il sale della terra della solidarietà». Ciò che lega queste realtà tutte diverse negli obiettivi che perseguono è sicuramente la loro testimonianza di lavoro volta a cercare e realizzare il bene comune, oggi spesso dimenticato. Non solo: questi organi, tutti insieme, vanno a formare la struttura portante del sistema di Welfare, ha sottolineato la coordinatrice del Terzo Settore, che si fa carico dei bisogni e delle necessità sociali, in nome, prima di tutto, dei valori presenti nella Costituzione della Repubblica italiana, che spingono i singoli cittadini a dialogare e a lavorare insieme per la costruzione della società.

Polenghi, infine, si è soffermata sull’identità del Forum Terzo Settore, sottolineando l’importanza che l’organo ricopre come fondamentale strumento di rete, attraverso il quale le associazioni possono condividere le loro esperienze e organizzarsi in alleanze. Diverse, infatti, sono le reti che hanno riunito molte realtà in questi anni, per realizzare intenti comuni e portare avanti azioni di riscatto sociale. Esempi di questa condivisione sono la Tavola della Pace, il Coordinamento della disabilità, il progetto della Consulta dell’immigrazione o l’Alleanza contro la povertà nel cremonese.

È dunque intervenuto il vescovo Antonio che, ringraziando le associazioni per il loro lavoro, ha rimarcato l’importanza di trovare spazi di condivisione e di dialogo soprattutto nel mondo dell’associazionismo, affinché realtà diverse tra loro possano cooperare ed evitare i pericoli della chiusura in se stesse. Il dialogo, infatti, «fa scoprire una nuova possibilità, una nuova strada, soprattutto quando ci vogliamo occupare di bene comune», ha affermato mons. Napolioni. Storicamente si è infatti arrivati ad un punto in cui “ci si salva” solo attraverso l’unità e la solidarietà, grazie alle quali la ricchezza dei singoli può andare a beneficio di tutti.

Il Vescovo, inoltre, prima di ascoltare i rappresentanti delle associazioni, ha voluto ricordare alcune questioni urgenti sulle quali la comunità civile è chiamata oggi a riflettere. Insieme alla questione della povertà e dei migranti, è necessario dedicare spazio anche alla riflessione sui giovani e i bambini: a loro la società deve riuscire a trasmettere la passione per il bene comune e insegnare a godere dei doni che si ricevono dagli altri.

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Varie associazioni, poi, hanno voluto portare il loro saluto al Vescovo, illustrando ognuna la propria specificità e il campo nel quale opera. Dai racconti dei rappresentanti diversi sono gli aspetti emersi che richiedono ancora molto lavoro. Si è sottolineata, per esempio, la questione del coinvolgimento dei giovani all’interno di realtà di volontariato e di associazionismo. È emersa l’importanza di creare reti di collaborazione, nelle quali anche le realtà più piccole possano esprimere la loro specificità e portare il proprio contributo: insieme, infatti, anche le problematiche dei singoli possono essere affrontate, secondo i valori della solidarietà e della cooperazione. Infine, si è presentata la necessità da parte di diverse associazioni di poter emergere maggiormente nel panorama sociale, auspicando un incisivo dialogo con le istituzioni.

L’incontro si è concluso con le parole del vescovo Antonio che ha espresso la sua gioia nel constatare un modo sociale così operativo a Cremona e la sua volontà di collaborare, soprattutto in questo tempo in cui la crisi pone dinnanzi all’imperativo morale di una rinascita. «Sono felice perché trovo un popolo, una comunità, una società viva che non è solo ripiegata sul passato e che ha tante esperienze», ha affermato mons. Napolioni. Tutta questa ricchezza, ha continuato, deriva dalla propria fragilità, condizione che non dev’essere nascosta, ma ascoltata. Le difficoltà che la contemporaneità ci pone davanti devono essere  affrontate attraverso il ragionamento, la messa in comune delle problematiche, «preoccupandosi un po’ meno dell’efficienza ma puntando all’efficacia». In quest’ottica diviene fondamentale farsi prossimi alle realtà più bisognose, ascoltare e condividere concretamente le situazioni di disagio che oggi affliggono non solo la nostra cittadinanza ma il mondo intero. In questa ottica acquisisce sempre più spazio il contributo che i laici e le associazioni possono portare, come anche Papa Francesco ha più volte ricordato nelle sue esortazioni, ma come già il Concilio Vaticano II affermava con convinzione.

Solo grazie a questo farsi vicino alle fragilità, la comunità può diventare educante, soprattutto per i giovani che si affacciano alla vita. Il Vescovo ha dunque ribadito alle associazioni e alla comunità civile la sua vicinanza e la sua disponibilità al confronto e al lavoro alla ricerca del bene e della felicità comune.

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