L’apertura del Giubileo al santuario di Caravaggio

La solenne liturgia è stata presieduta dal vicario generale mons. Mario Marchesi

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Grande folla al Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio per l’apertura diocesana dell’Anno Santo della Misericordia: la basilica mariana, infatti, è stato proclamata dal vescovo Dante chiesa giubilare insieme a Cattedrale, santuario di Castelleone e quello di Casalmaggiore. L’Eucaristia di inaugurazione è stata presieduta da mons. Mario Marchesi, vicario generale.

La solenne liturgia ha avuto inizio dinanzi al portone d’ingresso principale con una breve invocazione da parte del celebrante, quindi, mentre la teoria di ministranti e sacerdoti si dirigeva verso il presbiterio, mons. Marchesi ha asperso i fedeli con l’acqua benedetta in ricordo del Battesimo, sulle note di “Ecco l’acqua che sgorga”, canto intonato dall’Unione Corale “Don Domenico Vecchi” diretta da Giovanni Merisio.

Durante l’omelia mons. Marchesi ha cercato di spiegare il significato profondo dell’Anno Santo e il suo riverbero nella vita di ogni giorno. A tal proposito ha posto una prima domanda: «Cosa significa misericordia?». E di seguito la risposta: «La misericordia consiste nel fare del bene a chi per se stesso non ha alcun merito». A fronte di ciò, è venuta subito una considerazione, e cioè che solo Dio è misericordioso in assoluto! Egli infatti fa del bene nonostante a volte l’atteggiamento dell’uomo non sia così ben disposto verso di Lui. Proseguendo il vicario generale si è domandato ancora: «L’umanità di oggi ha bisogno che Dio le usi misericordia?» Non a casa qualcuno ha definito il mondo moderno come un «gigantesco manicomio», infatti qualunque ambito sociale è intaccato da virus deleteri: dalla politica alla giustizia, dall’informazione al mondo religioso. Per cercare di rispondere, mons. Marchesi ha citato san Giovanni Paolo II, il quale fissò la prima domenica dopo Pasqua come la Domenica della divina misericordia seguendo quanto detto da Gesù stesso a suor Faustina Kowalska. All’epoca delle apparizioni alla santa polacca, erano molto forti le ideologie nazista e fascista, e l’unica forza per controbilanciare il male era dare una risposta di bene. Tuttavia anche oggi, le condizioni della  società attuale non sono migliori di allora. Oggi molti si illudono di poter sopravvivere mettendo Dio in un angolo e fondando le proprie certezze sull’anormalità dei bisogni.

Anche l’ambito religioso in questo contesto deve porsi una domanda: «la Chiesa ha bisogno della misericordia di Dio?». Mons. Marchesi ha argomentato la risposta a questo quesito sulla base di quattro punti: il primo riguarda la responsabilità di ciascuno. E cioè che il mondo non è estraneo a ciascun cristiano; chiunque ha delle responsabilità in base alle proprie azioni; il secondo punto toccato riguarda il peccato intrinseco nell’uomo. Mons. Marchesi ne ha citati due; il primo riguarda il non riconoscere Dio come merita, e il secondo come conseguenza del primo, il non amare sufficientemente gli altri come invece Dio chiede. Allargando il contesto ecco che nasce il terzo punto e cioè il riferimento alle nazioni: che cosa sono i popoli e le nazioni di fronte alla grandezza di Dio? Mons. Marchesi le ha definite come il peso di un pulviscolo sul piatto di una bilancia. I popoli del passato non esistono più e così sarà anche per il nostro tempo. A fronte di ciò è bene far tesoro di quanto veramente conta ed è eterno. L’ultimo punto, che raccoglie tutto, riguarda la misericordia che ha la meglio sul giudizio. L’errore che spesso i cristiani fanno consiste nel credere in un Dio che giudica e che condanna per il peccato commesso. Questo Giubileo, invece, vuol far partecipi della figura di un Dio che condanna il peccato, ma che perdona e gioisce nell’incontrare il peccatore. Anche dalle letture della liturgia , emerge un Dio gioioso che ama e cerca la Sua creatura. Mons. Marchesi ha concluso quindi affidando ciascuno di noi e l’umanità tutta alla misericordia di Dio.

La S. Messa è stata concelebrata dal nuovo rettore del Santuario, don Antonio Mascaretti, dal vicario zonale, don Marco Leggio e da molti sacerdoti delle zone pastorali prima e seconda.

Chiara Perego

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foto di Federico Conti

L’omelia di mons. Mario Marchesi
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