Dalla Chiesa cremonese 50mila euro per Gaza raccolti da Caritas Cremonese

Il frutto della racconta di Caritas Cremonese grazie alla generosità di tanti

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In occasione del Natale la Chiesa cremonese ha fatto pervenire al Patriarcato Latino di Gerusalemme l’offerta di 50mila euro, da destinare a favore della popolazione di Gaza attraverso le modalità che lo stesso Patriarcato riterrà più utili e in modo da poter far fronte in modo più costruttivo possibile alle urgenze individuate.

L’importante cifra è il frutto della generosità dei cremonesi che, attraverso la colletta di Caritas Cremonese, in questi mesi hanno voluto far sentire la propria vicinanza a quanti sono messi duramente alla prova proprio nella Terra Santa.

La donazione – realizzata grazie alla raccolta fondi promossa dalla Caritas diocesana – è accompagnata da una lettera del vescovo Antonio Napolioni che, rivolgendosi al cardinale Pierbattista Pizzaballa, auspica che «i semi di pace fioriscano e crescano senza brusche gelate di ulteriore odio e violenza». Monsignor Napolioni ricorda anche l’incontro dei mesi scorsi insieme agli altri vescovi lombardi e quanto l’eco di quel viaggio e la testimonianza di quanto visto e ascoltato abbia profondamente colpito le comunità cremonesi.

Esprimendo ancora una volta la vicinanza alla Chiesa di quella terra, insieme all’intera popolazione che abita quei territori, il vescovo Napolioni esprime anche il desiderio che presto possano riprendere i pellegrinaggi in Terra Santa, quale ulteriore modo di vicinanza e anche sostegno ai cristiani di Terra Santa.

Proprio nei giorni prima del Natale il cardinale Pizzaballa ha visitato Gaza: poco più di due giorni di incontri, visite, preghiere che hanno permesso al patriarca di Gerusalemme di verificare le condizioni della piccola comunità cristiana locale e della popolazione. «Il clima è cambiato molto – ha raccontato il porporato –. Non c’è più la guerra guerreggiata, anche se restano episodi di attacchi sporadici. Però non c’è più una guerra in corso. Si percepisce chiaramente un desiderio di ripresa della vita, di ricominciare a vivere. Si vede più gente in giro, il cibo c’è. Bisogna riconoscere che gli aiuti ora entrano, soprattutto di tipo commerciale e meno umanitario, ma comunque entrano. Non c’è fame, e questo va detto. Per il resto, però, la situazione resta molto difficile: la gente vive ancora nelle tende, senza nulla. Con il freddo mancano coperte, protezione dalla pioggia, le condizioni restano povere. Ci sono moltissimi bambini per strada, senza scuola. La guerra è finita, ma c’è tutto da ricostruire».

L’attenzione va anche ai pellegrinaggi che in Terra Santa stanno lentamente riprendendo, e che sono importanti anche come «gesto molto concreto e una forma reale di solidarietà e vicinanza alla comunità cristiana e alle altre comunità. Senza i pellegrini la Terra Santa non è completa. Portano un beneficio materiale, necessario per tante famiglie, ma soprattutto portano l’abbraccio del mondo, di cui abbiamo profondamente bisogno».

Rimane comunque un clima di forte incertezza, anche rispetto alla Cisgiordania, sempre più segnata dall’occupazione e dagli attacchi dei coloni contro le proprietà e i villaggi palestinesi: «La situazione è davvero grave – conferma Pizzaballa – soprattutto per l’impunità con cui agiscono questi coloni. Posso solo ribadire ciò che abbiamo già denunciato più volte pubblicamente».

TeleRadio Cremona Cittanova
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