Chiusura del Giubileo/3. Al Santuario della Madonna della Misericordia di Castelleone Messa presieduta dal vicario episcopale per la Pastorale e il Clero, don Gianpaolo Maccagni

Domenica 13 novembre alle 11, nella solennità patronale di S. Omobono

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Con la Messa celebrata alle ore 11 di domenica 13 novembre presso il Santuario della Beata Vergine della Misericordia, a Castelleone, una delle chiese giubilari della diocesi, si è chiuso il Giubileo della Misericordia. A presiedere la liturgia il vicario episcopale per la Pastorale e il Clero, don Gianpaolo Maccagni.

Accanto a lui hanno concelebrato l’Eucarestia il vicario zonale, don Antonio Bandirali, il parroco di Castelleone e rettore del Santuario mons. Amedeo Ferrari, il vicario don Vittore Bariselli e don Silvio Spoldi, per molti anni custode del Santuario. Ha servito all’altare il diacono permanente Angelo Papa.

All’inizio della Messa mons. Ferrasi ha sottolineato come la chiusura del Giubileo coincide felicemente con la ricorrenza liturgica di sant’Omobono, patrono della diocesi, figura esemplare di uomo misericordioso.

Don Maccagni nell’omelia, dopo aver ricordato che, essendo originario di Castelleone, nutre un particolare debito di riconoscenza verso la Madonna della Misericordia che lo ha accompagnato nella sua vocazione sacerdotale, ha invitato a considerare la chiusura del Giubileo non come un evento triste, come tutto ciò che si conclude, ma come un grazie al Signore per il dono della Misericordia.

Nel contempo si deve ringraziare anche la Chiesa che ha voluto riproporre a tutti il suo tesoro: la fede che annuncia la bella notizia di un Dio che è misericordia, una parola che è già un messaggio preciso, il cuore di Dio che si volge alla miseria degli uomini.

Don Gianpaolo ha proposto come esempio della misericordia il Gesù crocifisso che spalanca le braccia per accogliere il buon ladrone, ricordando che Cristo è venuto per salvare l’uomo e non per punirlo.

Così la Chiesa deve essere la casa della Misericordia, non deve condannare, ma accogliere, come ha più volte ricordato anche papa Francesco: la Chiesa deve avere l’atteggiamento e la disponibilità di una mamma, richiamare, ma anche consolare e comprendere. Del resto la misericordia è un balsamo che risana ogni situazione e ognuno, come rammentano le opere di misericordia spirituali e corporali, tutti hanno quotidianamente la possibilità di fare misericordia come fece durante la sua vita sant’Omobono.

L’invito di don Gianpaolo è a invocare Maria, Madre della Misericordia, perché aiuti tutti a non chiudere alcuna porta, ma a spalancare le porte del cuore.

La celebrazione eucaristica, che ha visto la partecipazione di un gran numero di fedeli, si è chiusa con il canto del Magnificat, eseguito dalla schola cantorum Ettore Rancati, inno di lode a Maria per l’anno di grazia della Misericordia.

Prima della benedizione finale, mons. Ferrari ha ricordato che la celebrazione domenicale è stata preceduta e preparata dalla 24 ore per il Signore, tenutasi presso il Santuario: un intenso momento di preghiera comunitario e individuale che ha coinvolto molte persone nell’arco di un giorno e una notte, permettendo così di riaffermare il valore di un gesto, umile e forte, nello stesso tempo. Le persone hanno necessità di pregare e di affidarsi con fiducia a Dio, ma hanno bisogno di occasioni e di luoghi dove sia possibile farlo: il Santuario di Castelleone può essere luogo e occasione di preghiera.

Eugenio Clerici

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