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Gli attentati di Parigi. Mons. Franzini: «Uomo europeo chi sei?»

La riflessione del parroco della Cattedrale e affermato teologo che si domanda: «Come sta l'Occidente al suo interno?»

Il 13 novembre scorso alcuni attentati da parte di fondamentalisti islamici hanno seminato morte e dolore a Parigi e nel mondo intero. A tal proposito abbiamo chiesto una riflessione a mons. Alberto Franzini, parroco della Cattedrale e apprezzato teologo.

Da anni i popoli dell’Occidente, e soprattutto dell’Europa, sono destinatari di azioni terroristiche, le ultime delle quali – e probabilmente non siamo ancora al traguardo – hanno insanguinato Parigi, colpendo a morte cittadini pacifici e inermi. Di fronte a questo gesto di follia, che dire? E quali strade intraprendere per fermare questa barbarie omicida e distruttiva? Certo, i responsabili della vita pubblica non possono  non mettere in campo tutti quei mezzi – senza escludere quelli militari, se fosse necessario, e se usati  con quella ponderazione suggerita anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica –  per rispondere al dilagare della violenza e alle esigenze di sicurezza dei cittadini.

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Inaugurato il «Centro donna» di Casa Famiglia Sant’Omobono

Il taglio del nastro è avvenuto durante la festa di S. Omobono. Nella sede di via Ippocastani saranno svolti diversi laboratori che mirano ad una piena ed efficace integrazione delle persone

Nel 1197, Omobono Tucenghi, famoso mercante dal passaporto cremonese, moriva durante la celebrazione della messa nella chiesa di Sant’Egidio. Attorno alla sua figura si sono raccolte decine di storie di carità verso il prossimo e di prodigi miracolosi. Ma la traccia che Omobono ha lasciato è più profonda di quanto l’agiografia lasci intendere. Sull’opera esemplare del Santo si è costruito il braccio forte di una città votata a soccorrere chi è in difficoltà.

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Cremona: sì al registro del testamento biologico. Il parere di un dottore

Riproponiamo l'intervento del medico cremonese Michele Ceruti: "Più fiducia nella nostra professione"

Il consiglio comunale nella seduta di lunedì 16 novembre ha istituito il registro del testamento biologici, insieme al relativo regolamento. Una decisione, dal punto di vista etico, rilevante. A tal proposito riproponiamo uno stralcio della riflessione che il dottor Michele Ceruti aveva scritto per il nostro portale qualche giorno fa.

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Mons. Lafranconi nominato amministratore apostolico

Dal 16 novembre fino alla presa di possesso canonica il vescovo Dante guiderà la Chiesa cremonese

Al termine dell’incontro per l’annuncio del nuovo vescovo di Cremona, mons. Mario Marchesi, vicario generale, ha dato lettura del decreto di nomina di mons. Lafranconi ad amministratore apostolico della diocesi, a firma del card. Marco Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi. Mons. Marchesi ha altresì sottolineato che sono decaduti il consiglio presbiterale diocesano, il consiglio pastorale diocesano e anche il vicario generale. Questo il testo del decreto:

 

Per provvedere al governo della Chiesa Cremonese, vacante per la rinuncia dell’Eccellentissimo Dante LAFRANCONI, il Sommo Pontefice FRANCESCO, col presente Decreto della Congregazione per i Vescovi,

nomina e costituisce Amministratore Apostolico della Chiesa Cremonese

da oggi fino al giorno in cui il suo Successore prenderà possesso canonico, il medesimo Ecc.mo Dante LAFRANCONI , e gli conferisce i diritti, le facoltà e i doveri che competono, a norma di Legge, ai Vescovi diocesani, fatta attenzione tuttavia a quanto è contenuto nel n. 244 del Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi “Apostolorum Successores”.

Nonostante qualunque disposizione in contrario.

Dato a Roma, dalla sede della Congregazione per i Vescovi, il giorno 16 Novembre 2015

Marco card. Ouellet
Prefetto

+ Ilson de Jesus Montanari
Segretario

 

 

Cosa dice il n. 233 del Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi “Apostolorum Successores”.:

L’Amministratore Apostolico “sede vacante”. La Santa Sede può provvedere al governo della diocesi (758) nominando un Amministratore Apostolico. Anche se gli sono concesse tutte le facoltà del Vescovo diocesano, il regime della diocesi è quello della sede vacante, pertanto cessano gli uffici del Vicario Generale e dei Vicari episcopali, nonché la funzione dei Consigli presbiterale e pastorale. L’Amministratore Apostolico può però confermare, in forma delegata, il Vicario Generale e i Vicari episcopali, fino alla presa di possesso della diocesi da parte del nuovo Vescovo, ma non può prorogare i compiti dei Consigli, in quanto le loro funzioni sono svolte dal Collegio dei consultori.

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Mons. Antonio Napolioni, prete di Camerino, nuovo vescovo di Cremona

Classe 1957, è parroco di San Severino Marche e vicario episcopale della diocesi

Lunedì 16 novembre, alle ore 12, nella cappella di Santo Stefano del Palazzo vescovile, mons. Dante Lafranconi ha annunciato la nomina del nuovo vescovo di Cremona: si tratta di mons. Antonio Napolioni, classe 1957, del clero dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, finora parroco della parrocchia di San Severino Vescovo, in San Severino Marche, e vicario episcopale della medesima arcidiocesi. L’annuncio è stato dato in contemporanea anche presso la sala stampa della Santa Sede e nel Museo diocesano  di Camerino dall’ordinario locale mons. Francesco Giovanni Brugnaro.

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Il vescovo eletto Antonio alla diocesi: «Teniamo fisso lo sguardo su Gesù”

Nel suo primo messaggio mons. Napolioni annuncia che desidera ricevere l'ordinazione episcopale nella Cattedrale di Cremona dal vescovo Lafranconi

Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di Dio che è in Cremona,

credo che tutti voi siate stupiti quanto me! Papa Francesco, il successore di Pietro, ha chiamato un parroco dall’antica Chiesa di Camerino-San Severino Marche per guidare nella carità la bella diocesi di Cremona. Sembra incredibile! Veramente la realtà è sempre superiore alle nostre idee, ai nostri schemi. Specie quando si lascia fecondare dalla fantasia dello Spirito, che sempre ama e guida la sua Chiesa, anche in questo tempo. Allora lo sconcerto umano può scomparire, e il dono della fede apre all’obbedienza, in un abbandono cordiale a quella che, per me e per voi, oggi è certamente la volontà di Dio.

Condivido con voi alcuni pensieri e sentimenti di questa delicata ora della mia vita.

Innanzitutto l’esigenza di tenere fisso lo sguardo su Gesù, che ci viene incontro, ci precede sempre. Lui è il Pastore, Lui l’unico Sacerdote, Lui il Vangelo sempre vivo, Lui il nostro presente e il nostro futuro. So che Lui mi si mostrerà nei vostri volti, nella ricchissima vicenda umana e cristiana di tante comunità.

Lui, il Risorto, ci chiama alla gioia del Vangelo, e siamo grati al Santo Padre Francesco per come la comunica con la parola, con la vita, con le sue scelte pastorali, con questa missione che mi affida: “servire il Signore nella gioia” (Salmo 99,2). Dietro questo motto, ripenso a quando, giovane educatore scout, scoprii che la gioia del servizio traeva il suo fascino proprio dal Signore Gesù, indicandomi un percorso di vita che poi ho condiviso con tanti. E che ora si ripropone, esigente e attraente, anche con voi.

Sono grato alla Chiesa che mi ha generato alla fede e ha fatto sbocciare la vocazione sacerdotale. Una storia ricca di santità e di valori umani è alle nostre spalle, e spero che abbia anche segnato la mia formazione. Sperimento la crescente paternità dell’Arcivescovo Francesco Giovanni, che ringrazio per la stima e l’affetto, sulla scia di quanti l’hanno preceduto nel medesimo servizio pastorale.

Oggi vengo inviato alla Chiesa di Cremona, in cui sono felice di succedere al Vescovo Dante, di cui conosco la saggezza, l’affabilità e la passione per la famiglia, tratti nei quali vorrei essergli discepolo fecondo. Penso con trepidazione a voi sacerdoti: fratelli con cui “essere presbiterio”, in costante ascolto del Signore e dei segni dei tempi. Ammiro già la fede con cui mi vorrete accogliere. Annunceremo in ogni modo che la vita è dono, vocazione e missione. Con voi ci impegneremo ancora a sviluppare il seminario. Un abbraccio colmo di venerazione dedico ai sacerdoti anziani e infermi, che più attualizzano il sacrificio di Cristo. Chiedo scusa da subito al popolo di Dio se dedicherò tanto del mio tempo ai preti, ai diaconi, ai seminaristi: la loro vitalità interiore e la loro fraterna comunione sono decisive per il bene di tutto il popolo di Dio.

La recente esperienza parrocchiale a San Severino Marche, che lascio con sincero dolore ma anche con serena fiducia, mi ha insegnato a partire dalla famiglia, facendo della comunità cristiana una “famiglia di famiglie”. So di trovarvi avanti in questo cantiere, che rinnova la Chiesa nella luce del Concilio, generandola nelle case e negli altri ambienti della vita quotidiana. Una vicinanza speciale, per ora nella preghiera, offro alle famiglie ferite, ai malati e agli anziani, a tutti coloro che soffrono disagio ed emarginazione. Grande speranza ci daranno i bambini, se sapremo offrire loro contesti educativi armonici e propositivi.

Ai giovani dò l’appuntamento a Cracovia, per la GMG 2016, e a tutte le occasioni in cui vorranno dialogare con me e con gli adulti della comunità cristiana. Saluto con stima le comunità di vita consacrata, maschili e femminili, grato per i carismi di contemplazione e servizio che sanno mettere in comunione con tutti.

Non sono mai stato a Cremona, né in alcun altro luogo della diocesi, ma una certa geografia padana mi è familiare dagli anni della formazione, in cui mi accompagnarono a lungo gli scritti di don Primo Mazzolari. Seguirò con passione l’iter della sua auspicata beatificazione. Profeticamente egli affermava che “niente è fuori della paternità di Dio, niente è fuori della Chiesa”: con grande rispetto per il pluralismo contemporaneo, sarà questa la ragione di un dialogo schietto con gli uomini e le donne del territorio, della cultura, delle Istituzioni. Il Vescovo non è certo un’autorità mondana, ma un umile segno della passione cristiana per tutto ciò che è umano. La figura di Sant’Omobono continui ad ispirare la formazione di un laicato che sappia spendersi anche nella cura della casa comune, in quell’alta forma di carità che è il servizio della politica, senza il quale si perdono il senso della democrazia e della giustizia sociale.

Sono stato chiamato all’Episcopato non per un onore alla mia persona, ma per un servizio sponsale alla Chiesa cremonese. Sento davvero che la mia vita ora vi appartiene, anche con le sue fragilità. Ho sempre pregato con le parole del Beato Charles de Foucauld, che ora si compiono ulteriormente: “mi abbandono a Te, rimetto la mia anima nelle Tue mani”. Lo dico al Signore vivente in voi, suo corpo.

Voglio dirlo anche col desiderio di ricevere l’ordinazione episcopale nella vostra-nostra splendida cattedrale, dalle mani del Vescovo Dante, perché sia massimamente evidente la continuità sacramentale della successione apostolica. Perché l’unica storia d’amore che Dio da sempre intreccia col suo popolo, scriva in noi le sue prossime pagine.

Sarò così nuovamente generato dalla Madre Chiesa, la cui bellezza splende in Maria, che nella mia diocesi di origine veneriamo come Madonna della Via e della Luce, e che nella mia nuova terra pregherò, con voi, come Santa Maria del Fonte, sorgente inesauribile di misericordia.

So che, soprattutto nell’Avvento e intraprendendo il cammino del Giubileo, pregherete tanto per me e per il mio futuro servizio in mezzo a voi, e questo mi colma di pace.

Vogliate ricevere, attraverso la mia povera preghiera, la benedizione del Signore.

don Antonio, vostro Vescovo eletto

San Severino Marche, 16 novembre 2015

Vai allo speciale sull’elezione del vescovo Napolioni

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Alla Casa dell’Accoglienza pranzo per mons. Cavalleri

A conclusione della Settimana della Carità l'omaggio al prete centenario che ha fatto della sua vita un inno alla solidarietà. Presenti il vescovo Lafranconi e il card. Francesco Montenegro, presidente di Caritas Italiana

A conclusione della Settimana della Carità non poteva mancare un omaggio a mons. Mario Cavalleri, che proprio il 9 novembre scorso ha raggiunto l’invidiabile traguardo dei cento anni di vita. Don Mario, che attualmente si trova ricoverato presso la casa di cura Ancelle della Carità per una brutta caduta, è stato invitato ad un grande pranzo, sabato 14 novembre, nella tensostruttura che la Caritas cremonese ha allestito nel cortile della Casa dell’Accoglienza. Presenti oltre 300 persone.

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L’ammissione agli ordini sacri di Arrigo Duranti

Il giovane studente di terza teologia, originario di Soncino, è stato riconosciuto idoneo a continuare la formazione verso il ministero presbiterale

La giornata di festa dedicata al patrono Sant’Omobono si è conclusa alle 17 in Cattedrale con il canto dei Secondi Vespri Pontificali e l’ammissione agli ordini del diaconato e del presbiterato di Arrigo Duranti, classe 1990, originario della parrocchia Santa Maria Assunta e San Giacomo apostolo in Soncino.

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In Sant’Omobono l’esempio del nuovo umanesimo

Nell'omelia del Pontificale del patrono mons. Lafranconi ha ricordato alcuni tratti fondamentali del Santo: la preghiera, la carità e la sua instancabile opera di pacificazione tra opposte fazioni

Omobono come modello di quel nuovo umanesimo che la Chiesa italiana sta ricercando attraverso le riflessioni del Convegno di Firenze e che senza dubbio mostra i tratti della vita di Gesù nell’intensa preghiera, nell’instancabile carità e nella continua opera di pace. Così mons. Lafranconi, reduce dalla grande assise del capoluogo toscano che si conclude proprio oggi, ha tratteggiato la figura del patrono della città nel Pontificale solenne presieduto in mattinata in Cattedrale  e concelebrato da una cinquantina di sacerdoti, tra i quali il vicario generale, mons. Mario Marchesi, i delegati episcopali e i canonici del Capitolo. Ad impreziosire la celebrazione i canti del coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali. Come al solito il servizio liturgico è stato assicurato dai seminaristi diocesani e dai diaconi permanenti coordinati dal cerimonieri don Flavio Meani. Il Vangelo è stato proclamato da don Francesco Gandioli, di Gallignano, che il prossimo  11 giugno sarà ordinato sacerdote.

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Lettera del Vescovo Lafranconi alla diocesi nell’imminenza dell’apertura del Giubileo

Alcune indicazioni di carattere spirituale e pastorale per vivere al meglio questo anno che Papa Francesco aprirà l'8 dicembre nella basilica di San Pietro in Vaticano

A poco meno di un mese dall’apertura del Giubileo della misericordia, fortemente voluto da Papa Francesco, mons. Dante Lafranconi ha scritto una lettera alla diocesi con indicazioni di carattere pastorale e spirituale per vivere al meglio questo anno di grazia. Il Pontefice aprirà la Porta santa in San Pietro martedì 8 dicembre, mentre il Vescovo inaugurerà il Giubileo domenica 13 dicembre, alle ore 16, aprendo la porta della misericordia in Cattedrale. Contemporaneamente i suoi più stretti collaboratori presiederanno solenni Eucaristie nelle altre tre chiese giubilari: il Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, il Santuario della Beata Vergine della Misericordia a Castelleone, il Santuario della Fontana di Casalmaggiore. Da segnalare che giovedì 26 novembre, alle ore 10, si terrà in Seminario un incontro di carattere teologico-pastorale sul sacramento della Confessione a cui sono invitati tutti i sacerdoti. Due i relatori: il biblista don Maurizio Compiani tratterà il tema: “La confessione sacramento della misericordia”, mentre don Alberto Franzini, teologo e parroco della Cattedrale si soffermerà su “I confessori segno della misericordia del Padre”. Di seguito il testo integrale della lettera di mons. Lafranconi.

 

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Si avvicina l’inizio del Giubileo straordinario della Misericordia, che, come sapete, sarà aperto da papa Francesco l’8 Dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria. La Domenica successiva (13 Dicembre), il Santo Padre ha stabilito che “in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli, si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia. A scelta dell’Ordinario, essa potrà essere aperta anche nei Santuari, mete di tanti pellegrini, che in questi luoghi sacri spesso sono toccati nel cuore dalla grazia e trovano la via della conversione. Ogni Chiesa particolare, quindi, sarà direttamente coinvolta a vivere questo Anno Santo come un momento straordinario di grazia e di rinnovamento spirituale. Il Giubileo, pertanto, sarà celebrato a Roma così come nelle Chiese particolari quale segno visibile della comunione di tutta la Chiesa” (Bolla di indizione “Misericordiae vultus”, n. 3).

 

1) L’obiettivo del Giubileo

L’intento del Papa è chiaro: mettere in luce che la misericordia di Dio vuole raggiungere tutti gli uomini, in ogni parte del mondo, nelle periferie geografiche che sono le Chiese particolari non meno che nelle periferie esistenziali che sono le situazioni umane dell’indifferenza religiosa e relazionale. Per questo motivo il Papa chiama all’impegno tutti i cristiani perché “nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia” (Misericordiae vultus, n. 12).

Il Giubileo, quindi, non deve limitarsi a quei momenti specifici e significativi delle celebrazioni, delle proposte spirituali forti, delle iniziative di meditazione e di cultura che si svolgeranno durante l’anno, ma deve ricondurci ad un modo di pensare misericordioso come quello di Gesù (conversione) e deve pervadere tutte le nostre relazioni perché siano espressioni di misericordia. E’ il tessuto quotidiano della vita che deve essere impregnato dalla rugiada della misericordia offerta da Gesù Cristo “per una feconda storia da costruire con l’impegno di tutti nel prossimo futuro” (Misericordiae vultus, n. 5). In questo senso siamo chiamati tutti ad usufruire del dono della misericordia che sperimentiamo nel sacramento della Penitenza vissuto non come momento a sè stante, ma inserito in un cammino di continua e progressiva conformazione a Gesù sulla scia del Vangelo e in comunione con la Chiesa.

 

2) L’apertura del Giubileo nella nostra Chiesa particolare

La celebrazione di apertura del Giubileo in Diocesi è fissata per la Domenica 13 Dicembre alle ore 16. Si svolgerà contemporaneamente nelle quattro chiese giubilari: in Cattedrale presieduta dal Vescovo inizierà col rito di apertura della “Porta della Misericordia” cui seguirà la celebrazione dell’Eucaristia; nel Santuario di Santa Maria del Fonte in Caravaggio presieduta da mons. Mario Marchesi, Vicario generale; nel Santuario della Beata Vergine della Misericordia in Castelleone presieduta da mons. Mario Barbieri, Delegato episcopale per il clero; nel Santuario della Fontana in Casalmaggiore presieduta da don Irvano Maglia, Delegato episcopale per la pastorale, con la celebrazione della Santa Messa. In queste tre parrocchie e in tutte le parrocchie della città di Cremona sono sospese tutte le celebrazioni pomeridiane dell’Eucaristia dando rilievo alla solenne apertura del Giubileo a cui possa partecipare una rappresentanza dei fedeli delle altre parrocchie della Zona o delle Zone pastorali limitrofe. La celebrazione della Cattedrale avrà inizio con la processione che prenderà l’avvio dalla chiesa di Santa Maria Maddalena in via 11 Febbraio. Raccomando ai sacerdoti e ai fedeli di partecipare anche alla processione, riconoscendo il valore simbolico e spirituale del pellegrinaggio come “segno peculiare dell’Anno Santo, perché icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza… e segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere che richiede impegno e sacrificio” (Misericordiae vultus, n. 14).

In tutte queste chiese per la durata dell’Anno Santo sarà sempre possibile negli orari stabiliti trovare dei sacerdoti per le confessioni, come pure nelle chiese della Città (Barnabiti e Cappuccini) che sono tradizionalmente un punto di riferimento per tanti fedeli che chiedono il sacramento della Riconciliazione.

Ai sacerdoti – tutti – che, sia pure in misura diversa, esercitano questo ministero, il Papa ricorda di essere “un vero segno della misericordia del Padre” (Misericordiae vultus, n. 17). Il Giubileo, pertanto, è, per noi sacerdoti, occasione provvidenziale per una sosta di riflessione e di preghiera che favorisca un rinnovamento spirituale, teologico e pastorale nello svolgere il nostro compito delicato e prezioso a servizio dei penitenti.

Per questa ragione ho ritenuto utile un incontro che si terrà in Seminario Giovedì 26 Novembre alle ore 10 a cui sono invitati tutti i sacerdoti e particolarmente coloro che saranno a disposizione per le confessioni nelle chiese giubilari. A questo incontro seguirà una ripresa del tema nelle Zone pastorali Giovedì 10 Dicembre per un confronto più ristretto sulla base di una scheda che verrà predisposta.

 

3) I luoghi esistenziali del Giubileo

Assieme alle chiese giubilari, che rappresentano, per così dire, i luoghi “liturgici” dell’Anno Santo, vanno tenuti presenti i luoghi “esistenziali” che sono tutti quei luoghi e quelle situazioni del vivere in cui si fa reale e concreto l’esercizio della misericordia. E’ il variegato panorama delle relazioni quotidiane che deve essere innervato dalla misericordia: quella che riceviamo gratuitamente da Dio e che gratuitamente offriamo ai fratelli. Significativamente il Papa ha concentrato questo duplice aspetto della misericordia – ricevuta e donata – nel motto dell’Anno Santo: “Misericordiosi come il Padre” (Misericordiae vultus, n. 14).

In questa prospettiva, vorrei richiamare l’attenzione su alcuni ambiti della vita che richiedono particolarmente di essere abitati dalla misericordia.

a) La famiglia, troppo spesso messa a rischio da tensioni e incomunicabilità che, generando conflitti e  divisioni, la rendono inospitale per grandi e piccoli (sposi/genitori, figli, nonni, …). La misericordia risulta allora una componente assolutamente necessaria a rigenerare l’amore e quella complicità affettiva che consente una serena vita quotidiana e favorisce la buona educazione dei figli.

b) Ci sono categorie di persone come gli anziani, i malati, i disabili, che spesso soffrono la solitudine e il disagio di molti e svariati limiti, a cui possiamo farci prossimi. Al di là del doveroso impegno dei familiari, sono preziose le relazioni di buon vicinato che non solo vincono la tentazione dell’indifferenza ma rinsaldano il tessuto della convivenza sociale.

c) Anche i carcerati e i profughi ci interpellano sul versante della misericordia. Senza disattendere le esigenze della giustizia, il Papa ci ricorda che questa è solo “il primo passo necessario e indispensabile”, ma incompleto se non approda all’accoglienza e al perdono che purtroppo è sempre più raro nella nostra cultura (cfr Misericordiae vultus, n. 10).

d) A tutte queste categorie si aggiunge quella dei nuovi poveri: persone che hanno perso o non trovano il lavoro; separati e divorziati che hanno dovuto abbandonare l’abitazione e non arrivano a coprire le spese col proprio stipendio, come si verifica anche per alcuni pensionati.

Queste situazioni, che ho ricordato a titolo esemplificativo, sono un incompleto spaccato delle “Opere di misericordia corporale”, a cui il mondo vasto e variegato del volontariato si dedica con encomiabile dedizione, offrendo una bella testimonianza di misericordia. Mi auguro che il Giubileo veda moltiplicarsi la schiera di questi volontari anche tra i giovani; segno che esso perdura oltre l’Anno Santo.

Non dimentichiamo neanche le “Opere di misericordia spirituale”. Nella vita quotidiana non è raro incontrare persone che hanno bisogno di essere consolate, o che sono in ricerca di verità e vanno sostenute col consiglio, col dialogo paziente, con la parola incoraggiante della fede, o persone amareggiate da offese e umiliazioni che anelano a ritrovare la pace interiore e forse anche la forza di perdonare. Non cadiamo nell’indifferenza, e, se non possiamo fare altro, preghiamo per loro. Anche pregare per i vivi e per i defunti è un’Opera di misericordia spirituale.

 

4) L’Anno giubilare e… dopo

Durante l’Anno Santo non mancheranno iniziative e proposte per comprendere meglio e vivere intensamente la misericordia. Di volta in volta se ne darà informazione attraverso i mezzi della comunicazione sociale. Ma ciò che rende vero l’Anno Santo è che lo stile di vita a tutti i livelli – personale e comunitario, familiare e sociale, ecclesiale e civile – sia ispirato dalla misericordia che nelle parole e nell’opera di Gesù trova il modello più vero e il fondamento più sicuro. Ciò che conta soprattutto è che il Giubileo sia un passo di conversione che tocca la vita.

L’Anno Santo si chiuderà il 20 Novembre 2016, solennità di Gesù Cristo Signore dell’universo. Ma la misericordia non ha termine. Né quella di Dio, né quella degli uomini. L’Anno Santo è un’occasione straordinaria per riscoprire la misericordia di Dio verso di noi e per adeguare ad essa i nostri pensieri e le nostre opere. Potremmo definirlo un “tirocinio” per imparare ad essere “misericordiosi come il Padre” (Misericordiae vultus, n.14). E’ il bisogno di tutti e forse anche il desiderio, magari inconsapevole o inespresso, di molti. Certamente di papa Francesco interprete acuto e sapiente delle aspirazioni più profonde dell’uomo: “come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del regno di Dio già presente in mezzo a noi” (Misericordiae vultus, n. 5).

Cremona, 1 Novembre 2015

                                                                                      + Dante, vescovo

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