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Ordinazione episcopale di mons. Napolioni: il liturgista don Cavagnoli spiega il suggestivo rito

I due atteggiamenti, che scandiranno la sequenza rituale della festosa celebrazione di sabato 30 gennaio, si possono focalizzare nel silenzio adorante e nell’imposizione delle mani.

Mancano davvero pochi giorni all’ordinazione episcopale di mons. Antonio Napolioni, un rito complesso e suggestivo, ricco di gesti e di segni che non a tutti sono di facile comprensione. A don Gianni Cavagnoli, docente di liturgia e parroco di Cristo Re in città, abbiamo chiesto di introdurci a questa celebrazione così da poterla vivere con consapevolezza e attenzione.

L’esultanza di una Chiesa per l’elezione all’episcopato di un pastore, in questo caso mons. Antonio Napolioni, raggiunge il suo apice nel momento dell’ordinazione. Già nel III secolo un documento assai noto, la Tradizione Apostolica, così delineava tale celebrazione nella sua essenzialità: “Si riuniranno, di domenica, il popolo, il collegio dei sacerdoti e i vescovi presenti. Questi ultimi, con il consenso di tutti, impongano le mani sull’eletto, mentre i sacerdoti assistano senza fare nulla. Tutti tacciano, ma preghino in cuor loro per la discesa dello Spirito Santo” (cap. 2). I due atteggiamenti, che scandiscono la sequenza rituale della festosa celebrazione di sabato 30 gennaio, si possono allora focalizzare nel silenzio adorante e nell’imposizione delle mani.

1.    La gratuita azione divina

Il primo esprime lo stupore della Chiesa, riunita nella sua differenziazione ministeriale, di fronte alla scelta divina e all’azione interiore dello Spirito Santo. Nella fattispecie, si può veramente proclamare questo prioritario intervento, in quanto l’eletto, don Antonio, del tutto alieno da aspirazioni di arrivismo ecclesiale, si protende ancor più nell’approfondimento del servizio.

Qui davvero tutto è grazia e le Chiese di Camerino e di Cremona esultano, ascoltando le assodate affermazioni del vescovo s. Agostino: “Ora noi che il Signore, per bontà sua e non per nostro merito, ha posto in questo ufficio dobbiamo distinguere molto bene due cose: la prima cioè che siamo cristiani, la seconda che siamo posti a capo. Perciò, dovremo rendere conto a Dio prima di tutto della nostra vita, come cristiani, ma poi dovremo rispondere in modo particolare dell’esercizio del nostro ministero, come pastori” (Disc. 46).

L’imposizione delle mani silenziosa da parte del vescovo emerito Dante e degli altri vescovi presenti garantirà questo evento, convalidandolo con l’accorata preghiera di ordinazione: “O Padre, che conosci i segreti dei cuori, concedi a questo tuo servo, da te eletto all’episcopato, di pascere il tuo santo gregge. Egli ti serva notte e giorno, per renderti sempre a noi propizio e per offrirti i doni della tua santa Chiesa”.

Servizio che sarà ancor più visibilizzato allorché a don Antonio verrà unto il capo con l’olio del crisma, per esprimere la sua particolare partecipazione al sacerdozio di Cristo: in altri termini, la generosa donazione di sé a un gregge che, in nome del Signore, è chiamato ad amare e a servire in tutte le sue componenti, particolarmente nei poveri e nei sofferenti.

È quanto viene garantito anche dall’antico rito della consegna del pastorale: “Ricevi il pastorale, segno del tuo ministero di pastore: abbi cura di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come vescovo a reggere la Chiesa di Dio”.

2.    I compiti del vescovo ordinato

Una lunga requisitoria di ben nove interrogativi, posta all’esordio del rito, mette sull’attenti chi è ordinato: gli vengono richiamati i compiti essenziali che si assume, perché dichiari la sua disponibilità di fondo: “Sì, lo voglio”. Sarà la vita, poi, a conferire spessore di concretezza a quanto viene enucleato in una sequenza così gravosa.

Ma questo tassello si unisce subito al singolare rito della prostrazione a terra, mentre si enumerano, nell’invocazione orante, i vari santi. È proprio da questo incontro tra la nostra povertà, espressa simbolicamente da una corporeità prona, quasi affossata nella “sepoltura” di sé, e la ricchezza della potenza divina, implorata mediante le personalità “riuscite” nell’esperienza cristiana, che va delineandosi il senso della speranza, pregnante in tutta l’ordinazione: “Dio che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento”.

Si comprendono in pienezza, allora, sia la consegna del libro dei Vangeli, espressione precipua del compito del vescovo nei confronti della Parola, che dovrà annunciare in ogni occasione, opportuna e non opportuna (cfr 2 Tm 4, 2); sia la consegna della mitra, che gli richiama la santità a cui deve tendere; sia soprattutto la consegna dell’anello, segno di fedeltà alla Chiesa cremonese, che dovrà custodire come sposa nella integralità della fede e nella purezza della vita.

Insomma, lo snodarsi calmo e solenne di questa ritualità va tratteggiando gradualmente l’autenticità di una figura, quella vescovile, che trova il suo posto adeguato alla sede/cattedra, segno espressivo del suo magistero.

Una ricchezza prospettica che evidenzia, da una parte, la meravigliosa azione del Padre: egli solo scruta i cuori e dona, a quanti sceglie, quello “Spirito che regge e guida”, già trasmesso al suo Figlio. Dall’altra, la richiesta di corrispondenza a un ministero, colto e vissuto nel suo riferimento a Cristo, di cui l’eletto dovrà rendere conto a Dio.

Simile indirizzo proietta l’episcopato, e la figura di don Antonio proprio nel momento in cui lo assume, verso l’orizzonte delineato da S. Agostino: “Cristo capo affida le pecorelle a Pietro, come figura del corpo, cioè Cristo e Pietro vennero a formare una cosa sola, come lo sposo e la sposa. Egli solo pertanto pasce nei pastori, ed essi pascono in lui solo. Tutti perciò si trovino nell’unico pastore ed esprimano l’unica voce del pastore. Le pecore ascoltino questa voce e seguano il loro pastore: non questo o quell’altro, ma uno solo. E tutti in lui facciano sentire una sola voce, non abbiano voci diverse” (Disc. 46).

È l’augurio che formuliamo al vescovo Antonio, nel giorno della sua ordinazione, mentre con lui dichiariamo di voler servire il Signore nella gioia, per sempre.

Gianni Cavagnoli

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Il messaggio del Papa per la Quaresima: «Risvegliamo la coscienza sopita davanti alla povertà»

“Misericordia io voglio e non sacrifici (Mt 9,13). Le opere di misericordia nel cammino giubilare” è il tema della riflessione del Pontefice per il tempo forte che prepara alla Pasqua

“Non perdiamo questo tempo di Quaresima favorevole alla conversione!”. È l’appello con il quale Papa Francesco conclude il suo messaggio per la Quaresima 2016 che si apre il 10 febbraio, mercoledì delle Ceneri. Tema del documento, presentato il 26 gennaio in Vaticano, “Misericordia io voglio e non sacrifici (Mt 9,13). Le opere di misericordia nel cammino giubilare”.

Nel testo, il Pontefice richiama l’auspicio espresso nella Misericordiae Vultus, che “la Quaresima di quest’anno giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio” che, spiega, è “un annuncio al mondo: ma di tale annuncio ogni cristiano è chiamato a fare esperienza in prima persona”.Per questo, richiamando il n. 18 della bolla d’indizione dell’Anno Santo, spesso citata nel messaggio, ricorda: “Nel tempo della Quaresima invierò i missionari della misericordia perché siano per tutti un segno concreto della vicinanza e del perdono di Dio”.

Proprio il 10 febbraio, infatti, nella solenne celebrazione del mercoledì delle Ceneri nella basilica di san Pietro, alla presenza delle spoglie di due grandi confessori, i cappuccini san Leopoldo Mandic e san Pio da Pietrelcina, il Pontefice conferirà il mandato a 800 “missionari della misericordia”.

Le opere di misericordia corporale e spirituale, sottolinea il Papa, “ci ricordano che la nostra fede si traduce in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confortarlo, educarlo”. Ecco perché Francesco auspica che, durante il Giubileo, siano “un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo”.

Nel povero “la carne di Cristo ‘diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura’”. Si tratta di un “inaudito e scandaloso mistero”, soprattutto “quando il povero è il fratello o la sorella in Cristo che soffrono a causa della loro fede”.

Ma il “povero più misero”, avverte Francesco, è chi “non accetta di riconoscersi tale. Crede di essere ricco, ma è in realtà il più povero tra i poveri” e “schiavo del peccato”. “E tanto maggiore è il potere e la ricchezza a sua disposizione, tanto maggiore può diventare quest’accecamento menzognero” da non voler vedere “Lazzaro che mendica alla porta della sua casa”, figura del Cristo che “mendica la nostra conversione” e “possibilità di conversione che Dio ci offre e che forse non vediamo”. Un accecamento che “si accompagna ad un superbo delirio di onnipotenza, in cui risuona sinistramente quel demoniaco ‘sarete come Dio’ che è la radice di ogni peccato” e che, il monito del Papa, “può assumere anche forme sociali e politiche, come hanno mostrato i totalitarismi del XX secolo, e come mostrano oggi le ideologie del pensiero unico e della tecnoscienza, che pretendono di rendere Dio irrilevante e di ridurre l’uomo a massa da strumentalizzare”.

Francesco mette in guardia anche dalle “strutture di peccato collegate ad un modello di falso sviluppo fondato sull’idolatria del denaro, che rende indifferenti al destino dei poveri le persone e le società più ricche, che chiudono loro le porte, rifiutandosi persino di vederli”.

La Quaresima di questo Anno giubilare è un tempo favorevole per “poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia”, l’incoraggiamento del Papa nella parte conclusiva del messaggio. “Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati – spiega -, quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro essere peccatori”. Per questo non vanno mai separate. Grazie ad esse, “toccando nel misero la carne di Gesù crocifisso”, anche “i ‘superbi’, i ‘potenti’ e i ‘ricchi’” possono accorgersi “di essere immeritatamente amati dal Crocifisso, morto e risorto anche per loro” e dunque convertirsi.

Ma le opere di misericordia, da sole, non bastano. Di qui l’invito anche ad un “ascolto operoso” della Parola.

Scarica il messaggio integrale

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Sabato 30 gennaio in Cattedrale la Messa di ordinazione episcopale del nuovo Vescovo di Cremona: ecco come sarà la liturgia

Schermi in Cattedrale e in piazza del Comune permetteranno a tutti di seguire la Messa, che sarà preceduta in piazza dal saluto del sindaco Galimberti

Prenderà il via ufficialmente alle 14.55 in piazza del Comune, a Cremona, con il saluto delle autorità civili, l’insediamento del nuovo vescovo, mons. Antonio Napolioni, in agenda sabato 30 gennaio. Quindi in Cattedrale si svolgerà la liturgia di ordinazione episcopale, presieduta dal predecessore, mons. Dante Lafranconi.

 

L’ingresso in Cattedrale

Dopo il saluto del sindaco Gianluca Galimberti mons. Napolioni raggiungerà la porta principale della Cattedrale. Secondo consuetudine sarà accolto dal Capitolo dei Canonici con il presidente, mons. Giuseppe Perotti, che gli offrirà il crocifisso da baciare. Quindi il Vescovo eletto saluterà simbolicamente la sua nuova comunità ecclesiale baciando lo stipite del portale. Poi aspergerà l’assemblea con l’acqua benedetta. Mons. Napolioni sarà quindi accompagnato processionalmente alla Cappella del Santissimo Sacramento, dove sosterà in preghiera privata prima di recarsi in sagrestia per indossare le vesti liturgiche.

 

L’inizio della Messa

Con i sacerdoti già posizionati nel transetto meridionale, dalla sagrestia capitolare si muoverà la processione d’ingresso con i ministranti, i Vicari zonali, i sacerdoti del Collegio diocesano dei Consultori, i preti in rappresentanza dell’arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche, il Capitolo della Cattedrale. Poi il Vescovo eletto, accompagnato dal vicario generale, mons. Mario Marchesi, e don Alessandro Bertoni, il più giovane di ordinazione del clero cremonese. I tre prenderanno posto nella navata centrale davanti ai familiari di mons. Napolioni.

A chiudere la processione sarà la trentina di vescovi concelebranti (tra cui alcuni cardinali) con mons. Dante Lafranconi, che presiederà il rito, e gli altri due consacranti: l’arcivescovo di Camerino – San Severino Marche, mons. Francesco Brugnaro, e l’emerito, mons. Francesco Gioia, presidente della Peregrinatio ad Petri Sedem. Sarà proprio l’arcivescovo Brugnaro, all’inizio della celebrazione, a presentare alla Chiesa locale il vescovo eletto Antonio.

 

Presentazione dell’eletto

Dopo la proclamazione delle letture e del Vangelo, avrà inizio il rito di ordinazione episcopale. Dopo il canto “Veni, Creator Spiritus”, mons. Napolioni si porterà davanti a mons. Lafranconi. Ad accompagnarlo saranno don Bertoni e mons. Marchesi, il quale, rivolgendosi al Vescovo presidente, chiederà l’ordinazione episcopale. Alla presenza del cancelliere, mons. Marino Reduzzi, che poi farà il verbale, il presidente del Capitolo, mons. Giuseppe Perotti, mostrerà al Collegio dei Consultori e all’assemblea la Bolla papale, che poi leggerà. Seguirà l’omelia da parte di mons. Lafranconi.

 

L’ordinazione

Dopo l’omelia, il Vescovo eletto si porterà davanti a mons. Lafranconi che, secondo l’antica tradizione dei Padri, lo interrogherà sul proposito di custodire la fede e di esercitare il proprio ministero, secondo l’intenzione di Cristo e della Chiesa in comunione con l’ordine dei vescovi sotto l’autorità del Papa, successore di Pietro.

Quindi, mentre mons. Napolioni si prostrerà a terra, saranno intonate le Litanie dei Santi, con riferimento sia ai santi cremonesi sia a quelli dell’arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche. Poi l’eletto si inginocchierà davanti a mons. Lafranconi che gli imporrà le mani. Un gesto che ripeteranno subito dopo anche gli altri Vescovi presenti. Poi sarà imposto sul capo di mons. Napolioni il libro dei Vangeli: due diaconi terranno il libro sopra il suo capo fino a che non sarà terminata la preghiera di ordinazione, una parte della quale sarà pronunciata da tutti i vescovi presenti.

 

I riti esplicativi

Il rito di ordinazione proseguirà con i riti esplicativi. Anzitutto l’unzione con l’olio del sacro crisma sul capo dell’ordinato, cui sarà poi consegnato il libro dei Vangeli. Mons. Napolioni riceverà quindi l’anello, che mons. Lafranconi gli metterà al dito anulare della mano destra: si tratta dell’anello conciliare che san Giovanni Paolo II donò all’arcivescovo Gioia, che ha voluto a sua volta donarlo a mons. Napolioni, già suo segretario. Poi l’imposizione della mitra, dono (come la casula) della comunità cristiana di San Severino: delle famiglie della parrocchia e delle monache clarisse. Infine la consegna del bastone pastorale: sarà quello usato da mons. Bruno Frattegiani (già arcivescovo di Camerino – San Severino Marche che ordinò sacerdote mons. Napolioni il 25 giugno 1983) e che il novello Vescovo tante volte da bambino tenne durante il servizio da ministrante.

Mediante l’imposizione del libro dei Vangeli sul capo dell’ordinando si metterà in luce la fedele predicazione della parola di Dio come principale compito del vescovo; con l’unzione del capo verrà significata la particolare partecipazione del vescovo al sacerdozio di Cristo; con la consegna dell’anello la fedeltà cui è tenuto il Vescovo nei confronti della Sposa di Cristo che è la Chiesa; mediante l’imposizione della mitra l’impegno alla santità; mediante la consegna del pastorale il ruolo di guida e di pastore.

 

L’insediamento

Il nuovo Vescovo di Cremona, con la mitra e il pastorale, salirà alla cattedra e si siederà, assumendo la presidenza della celebrazione al posto di mons. Lafranconi. Seguirà il saluto ufficiale della Chiesa cremonese con alcuni suoi rappresentanti: tre presbiteri (il vicario generale, il presidente del Capitolo, il più giovane prete ordinato), due suore e un religioso e alcuni laici: due ragazzi, una famiglia e un rappresentante del Consiglio per gli affari economici della Cattedrale. Con questo gesto la Chiesa cremonese dice la propria disponibilità alla collaborazione e all’obbedienza. Dopo il saluto dei rappresentanti della Diocesi, il vescovo Antonio riceverà da mons. Lafranconi e dagli altri vescovi presenti l’abbraccio e il bacio di pace, quale segno della sua aggregazione al collegio episcopale.

 

La professione di fede

Il vescovo Antonio proclamerà quindi davanti all’assemblea il Credo, segno della fede che è chiamato a custodire. Dopo la presentazione dei doni, da parte di alcuni Scout e di un disabile, la Messa proseguirà con la liturgia eucaristica presieduta dal nuovo Vescovo di Cremona.

 

L’inno di ringraziamento

Dopo le Comunioni, mentre il coro intonerà il “Te Deum”, mons. Napolioni, accompagnato dai due Vescovi consacranti, percorrerà la navata della Cattedrale benedicendo l’assemblea. Poi rivolgerà la sua parola all’assemblea. Seguirà la benedizione solenne, seguita dall’inno a sant’Omobono, patrono della città e della diocesi di Cremona. Si formerà quindi la processione con tutti i sacerdoti: percorsa la navata centrale e attraversata piazza del Comune e piazza S. Antonio Maria Zaccaria, mons. Napolioni sarà accompagnato in Palazzo vescovile, dove risiederà.

 

Il coro e i canti

L’animazione con il canto della Messa di ordinazione episcopale sarà garantita da una compagine di circa un centinaio di elementi: insieme al coro della Cattedrale di Cremona diretto da don Graziano Ghisolfi vi saranno il coro della Parrocchia della Cattedrale diretto da mons. Antonio Trabucchi, la schola cantorum di Castelverde diretta da Giorgio Scolari, il coro S. Pio V di Soncino diretto da Roberto Grazioli, il coro “Il Discanto” diretto da Daniele Scolari e il coro interparrocchiale di S. Severino Marche diretto da Morena Rinaldi. All’organo Mascioni il maestro Fausto Caporali, all’organo positivo Giani ci sarà Camillo Fiorentini. Non mancheranno neppure alcuni altri strumenti di supporto: alle trombe Antonio Stabilini e Gigi Ghezzi, ai tromboni Ivo Salvi e Massimo Blini e al corno Matteo Taboni. Sotto la direzione di don Graziano Ghisolfi, sarà proposto un repertorio che privilegia autori cremonesi come Claudio Monteverdi, Antonio Concesa, Federico Caudana, Federico Mantovani, Fausto Caporali e Roberto Grazioli.

 

La partecipazione dei fedeli

La Cattedrale sarà aperta dalle ore 14. Sono stati riservati appositi settori ai sacerdoti concelebranti, ai familiari, alle autorità, alla rappresentanza dei religiosi, ai fedeli provenienti dall’arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche e a una delegazione di giovani e Scout. L’accesso ai diversi settori sarà regolato da appositi pass. Chiunque comunque potrà accedere nei settori liberi della Cattedrale dove sono state prediposte seggiole e numerosi schermi per la visione anche nei transetti  e nelle navate laterali.

In ogni caso è allestito in piazza del Comune un maxi-schermo che permetterà di seguire in collegamento audio-video tutta la funzione.

A disposizione dei fedeli anche il libretto della celebrazione: sulla copertina l’immagine, tratta da una miniatura dai Corali della Cattedrale della metà del XV secolo, raffigurante il vescovo sant’Imerio, patrono secondario della città e della diocesi di Cremona.

 

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La storia dei Napolioni: insigne famiglia originaria del piccolo comune di Pievebovigliana

Pur essendo possidenti fondiari, alcuni membri si sono dati alle professioni liberali occupandosi spesso del governo della cosa pubblica

Il comune di Pievebovigliana, paese che conta poco meno di 900 abitanti in provincia di Macerata, è il luogo d’origine della famiglia del nuovo vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni. Egli, pur essendo nato a Camerino, è tuttora residente a Pievebovigliana dove si trova ancora l’antica casa di famiglia. Di seguito una scheda che l’amministrazione comunale ci ha inviato sulla storia della famiglia Napolioni.

La famiglia Napolioni è originaria del comune di Pievebovigliana, in provincia di Macerata, ma risiede fin dal XVIII secolo a Camerino. Essa si colloca nel ceto sociale dei possidenti fondiari, anche se alcuni membri si sono dati alle professioni liberali. A Pievebovigliana, questa importante famiglia borghese conserva il suo palazzo, posto lungo la via principale del Castello.

Alcuni membri del casato emergono per le loro idee e per le loro attività politiche. Don Angelo, primo preside del ginnasio camerte, alla fine del Settecento si mostrò aperto ai fermenti innovatori che provenivano dalla Francia. Per la sua vicinanza alle idee giacobine, durante la Restaurazione, fu sospeso dall’insegnamento universitario e sottoposto al soggiorno obbligato a Pievebovigliana. Nel 1849 fu annoverato tra i consiglieri liberamente eletti dal popolo in occasione della breve esperienza della Repubblica Romana. Don Angelo venne trovato morto, in circostanze sospette, nel letto della propria abitazione nel 1850.

I Napolioni appartengono, quindi, a quella ideale comunità di studiosi, intellettuali e proprietari innovatori di diversa estrazione sociale, che tra Sette e Ottocento trovarono nelle ideologie riformatrici e nelle speranze di un concreto rinnovamento dei solidi punti di riferimento, non soltanto riguardanti la cultura.

Dopo l’Unità tre membri della famiglia ricoprirono la carica di sindaco di Pievebovigliana: si tratta dell’ingegnere Valerio (1837-1890), che resse il Comune dal 1865 al 1870, di suo fratello Flaminio (dal 1879 al 1886) e di Angiolo (dal 1912 al 1924).

Il personaggio più noto è sicuramente Flaminio, nato nel 1842 e morto nel 1907, figlio di Luigi, a sua volta nipote di don Angelo. Nei necrologi pubblicati nel periodico “Chienti e Potenza” viene ricordato come “uomo di carattere fermo, di principi liberali, di una onestà scrupolosa, di intelligenza non comune […], amante di tutto ciò che poteva essere nuova manifestazione di progresso e di civiltà”. Oltre ad essere sindaco di Pievebovigliana e di Camerino, Flaminio, interpretando fino in fondo il suo ruolo di notabile, è presente in numerose amministrazioni pubbliche: membro della Società Operaia di Mutuo Soccorso, deputato e poi presidente della Congregazione di Carità di Camerino, consigliere e deputato provinciale. Egli è anche tra gli artefici della costruzione della ferrovia elettrica che collega la città di Camerino alla stazione di Castelraimondo. Il sindaco di Pievebovigliana, Francesco Liberti, così lo ricordò nel 1907: “Con Flaminio Napolioni è scomparso il più fedele dei nostri amici, la gloria più fulgida del nostro Paese, il propugnatore strenuo ed autorevole dei nostri diritti e dei nostri interessi”.

L’avvocato Angiolo, figlio di Flaminio, nato nel 1885, importante figura liberale antifascista, oltre a ricoprire la carica di sindaco di Pievebovigliana, fu il primo presidente della Deputazione provinciale, nominato dal Comitato di liberazione nazionale alla fine della seconda guerra mondiale.

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Oltre 40 vescovi con 4 cardinali sabato in Cattedrale per l’ordinazione episcopale di mons. Napolioni

Presenti i cardinali Menichelli, De Giorgi, Coccopalmerio e Farina. Non mancheranno alcuni dei presuli originari della diocesi: il nunzio Ariotti e i vescovi Scampa e Maggi

Saranno più di 40 i vescovi che sabato 30 gennaio prenderanno parte in Cattedrale alla Messa di ordinazione episcopale e ingresso in Diocesi di mons. Antonio Napolioni.

A presiedere la liturgia, sino alla presa di possesso da parte del nuovo Vescovo, sarà l’amministratore apostolico, mons. Dante Lafranconi. I due vescovi conconsacranti saranno l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Giovanni Brugnaro, e l’emerito, mons. Francesco Gioia.

Quattro i cardinali presenti: Edoardo Menichelli (Ancona), Salvatore De Giorgi (emerito di Palermo), Francesco Coccopalmerio (presidente del Pontificio consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi) e Raffaele Farina (archivista e bibliotecario emerito di S. Romana Chiesa e presidente della Pontificia commissione referente sullo Ior).

Sette gli arcivescovi: oltre al cremonese mons. Eliseo Ariotti (Nunzio apostolico in Paraguay) concelebreranno: mons. Piero Coccia (Pesaro), mons. Lorenzo Ghizzoni (Ravenna/Cervia), mons. Vincenzo Di Mauro (emerito di Vigevano), mons. Ruggero Franceschini (emerito di Smirne), mons. Franco Festorazzi (emerito di Ancona/Osimo) e mons. Giuseppe Chiaretti (emerito di Perugia).

Presenti quindi una trentina di vescovi, tra cui due nati in diocesi: mons. Carmelo Scampa (S. Luis de Montes Belos, Brasile) e mons. Valter Dario Maggi (Ibarra, Ecuador). Ci saranno poi:

  • Cantoni mons. Oscar (Crema)
  • Busti mons. Roberto (Mantova)
  • Gervasoni mons. Maurizio (Vigevano)
  • Malvestiti mons. Maurizio (Lodi)
  • Sanguineti mons. Corrado (Pavia)
  • De Scalzi mons. Erminio (ausiliare Milano)
  • Mascheroni mons. Angelo (ausiliare Milano)
  • Stucchi mons. Luigi (ausiliare Milano)
  • Tremolada mons. Pierantonio (ausiliare Milano)
  • Giulietti mons. Paolo (ausiliare Perugia/Città di Castello)
  • Giuliodori mons. Claudio (assistente generale Università Cattolica)
  • Mazza mons. Carlo (Fidenza)
  • Ambrosio mons. Gianni (Piacenza/Bobbio)
  • Solmi mons. Enrico (Parma)
  • Manenti mons. Franco (Senigallia)
  • Marrucci mons. Luigi (Civitavecchia/Tarquinia)
  • Di Cerbo mons. Valentino (Alife/Caiazzo)
  • Seccia mons. Michele (Teramo/Atri)
  • Vecerrica mons. Giancarlo (Fabriano/Matelica)
  • Marconi mons. Nazzareno (Macerata/Tolentino/Recanati)
  • Rossi mons. Romano (Civita Castellana)
  • Merisi mons. Giuseppe (emerito di Lodi)
  • Caporello mons. Egidio (emerito di Mantova)
  • Gestori mons. Gervasio (emerito di San Benedetto del Tronto)
  • Carraro mons. Flavio Roberto (emerito di Verona)
  • Orlandoni mons. Giuseppe (emerito di Senigallia).

 

 

Cremona

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Esercizi spirituali e momenti di incontro: tutte le proposte delle Suore Adoratrici a Lenno

Iniziative organizzate presso la casa di spiritualità sul lago di Como coinvolgendo sacerdoti, religiosi e laici di ogni fascia di età

Anche quest’anno sono numerose le iniziative proposte delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento nella casa di spiritualità di Lenno, sul lago di Como. Da aprile ad ottobre diversi appuntamenti – tra esercizi spirituali, ritiri e incontri biblici – dedicati a religiosi e laici di tutte fasce d’eta, dai giovani agli anziani. Tra le iniziative anche una proposta di giornate di riflessione e scambio per persone che si sentono sole, a cura della psicologa Piera Grignolo. Saranno diversi sacerdoti a condurre ed animare i momenti di preghiera. Continua a leggere »

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L’ordinazione episcopale con ingresso in Diocesi di mons. Napolioni in diretta in diocesi e non solo

A partire dalle 14.50 diretta streaming sul nostro portale con la cerimonia in piazza del Comune e la liturgia in Cattedrale

Tutto il pomeriggio di sabato 30 gennaio, dal saluto del sindaco e delle autorità civili in piazza del Comune all’intero rito dell’Ordinazione del nuovo Vescovo in Cattedrale, sarà proposto in diretta televisiva a cura di TRC – TeleRadio Cremona Cittanova, il centro di produzione televisiva della diocesi cremonese. Il Centro televisivo diocesano curerà la trasmissione a circuito chiuso di ogni fase della celebrazione innanzitutto in Cattedrale, dove sono stati predisposti sette schermi in alta definizione, e anche in piazza del Comune, dove sarà allestito un maxi schermo di 20 mq ad alta definizione che permetterà l’ascolto e la visione a quanti non potessero accedere alla Cattedrale. Continua a leggere »

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Disponibili in FOCr i sussidi per il tempo di Quaresima e Pasqua: proposte per tutte le età

Per accompagnare il cammino una serie di poster da esporre nelle domeniche, nel Triduo pasquale, a Pasqua, per l'Ascensione e Pentecoste

Sono disponibili i sussidi FOCr per il tempo della Quaresima con uno sguardo allungato alla Pasqua. Si tratta di contributi pensati per un appuntamento quotidiano nei ritmi del tempo quaresimale e orientati alle diverse fasce d’età. Come sempre, il tutto è accompagnato da una scelta grafica che aiuta l’appuntamento di preghiera e ascolto della Parola. Ecco una breve presentazione dei diversi cammini: Continua a leggere »

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Duecentomila euro dal Comune di Cremona per le scuole paritarie

Convenzione firmata tra l'amministrazione e l'Associazione A.D.A.S.M. - F.I.S.M. presieduta da Sergio Canevari

Sottoscritta, alla presenza della vice sindaco con delega all’Istruzione Maura Ruggeri e del Segretario Generale del Comune Pasquale Criscuolo, la convenzione tra il Comune di Cremona e l’Associazione A.D.A.S.M. – F.I.S.M. Scuole Materne Paritarie (Associazione delle Scuole per l’Infanzia a gestione autonoma). Per il Comune la firma è stata apposta da Silvia Toninelli, dirigente del Settore Politiche Educative, per l’A.D.A.S.M. – F.I.S.M. Scuole Materne Paritarie, dal presidente Sergio Canevari.

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“La nostra Chiesa ha un nuovo Pastore”: messaggio del vicario generale, mons. Mario Marchesi

“Insieme con lui, continueremo l’opera di servizio al Regno di Dio già svolta dai suoi predecessori, in particolare da S. E. Mons. Lafranconi”

Pubblichiamo il messaggio del vicario generale, mons. Mario Marchesi, in vista dell’ordinazione e ingresso in Diocesi del nuovo vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni.

La nostra Chiesa ha un nuovo Pastore. L’abbiamo già incontrato e gli abbiamo manifestato i sentimenti di devozione filiale e di doveroso ossequio. Da parte sua ha voluto farsi presente con un messaggio, nel quale possiamo scorgere la sua disponibilità al disegno di Dio e la sua determinazione ad inserirsi nel nostro cammino spirituale e pastorale, per aiutarci, con la grazia dello Spirito di Dio, a conoscere sempre più il vangelo e a testimoniarlo con la santità della nostra vita. Continua a leggere »

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