La storia dei Napolioni: insigne famiglia originaria del piccolo comune di Pievebovigliana

Pur essendo possidenti fondiari, alcuni membri si sono dati alle professioni liberali occupandosi spesso del governo della cosa pubblica

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Il comune di Pievebovigliana, paese che conta poco meno di 900 abitanti in provincia di Macerata, è il luogo d’origine della famiglia del nuovo vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni. Egli, pur essendo nato a Camerino, è tuttora residente a Pievebovigliana dove si trova ancora l’antica casa di famiglia. Di seguito una scheda che l’amministrazione comunale ci ha inviato sulla storia della famiglia Napolioni.

La famiglia Napolioni è originaria del comune di Pievebovigliana, in provincia di Macerata, ma risiede fin dal XVIII secolo a Camerino. Essa si colloca nel ceto sociale dei possidenti fondiari, anche se alcuni membri si sono dati alle professioni liberali. A Pievebovigliana, questa importante famiglia borghese conserva il suo palazzo, posto lungo la via principale del Castello.

Alcuni membri del casato emergono per le loro idee e per le loro attività politiche. Don Angelo, primo preside del ginnasio camerte, alla fine del Settecento si mostrò aperto ai fermenti innovatori che provenivano dalla Francia. Per la sua vicinanza alle idee giacobine, durante la Restaurazione, fu sospeso dall’insegnamento universitario e sottoposto al soggiorno obbligato a Pievebovigliana. Nel 1849 fu annoverato tra i consiglieri liberamente eletti dal popolo in occasione della breve esperienza della Repubblica Romana. Don Angelo venne trovato morto, in circostanze sospette, nel letto della propria abitazione nel 1850.

I Napolioni appartengono, quindi, a quella ideale comunità di studiosi, intellettuali e proprietari innovatori di diversa estrazione sociale, che tra Sette e Ottocento trovarono nelle ideologie riformatrici e nelle speranze di un concreto rinnovamento dei solidi punti di riferimento, non soltanto riguardanti la cultura.

Dopo l’Unità tre membri della famiglia ricoprirono la carica di sindaco di Pievebovigliana: si tratta dell’ingegnere Valerio (1837-1890), che resse il Comune dal 1865 al 1870, di suo fratello Flaminio (dal 1879 al 1886) e di Angiolo (dal 1912 al 1924).

Il personaggio più noto è sicuramente Flaminio, nato nel 1842 e morto nel 1907, figlio di Luigi, a sua volta nipote di don Angelo. Nei necrologi pubblicati nel periodico “Chienti e Potenza” viene ricordato come “uomo di carattere fermo, di principi liberali, di una onestà scrupolosa, di intelligenza non comune […], amante di tutto ciò che poteva essere nuova manifestazione di progresso e di civiltà”. Oltre ad essere sindaco di Pievebovigliana e di Camerino, Flaminio, interpretando fino in fondo il suo ruolo di notabile, è presente in numerose amministrazioni pubbliche: membro della Società Operaia di Mutuo Soccorso, deputato e poi presidente della Congregazione di Carità di Camerino, consigliere e deputato provinciale. Egli è anche tra gli artefici della costruzione della ferrovia elettrica che collega la città di Camerino alla stazione di Castelraimondo. Il sindaco di Pievebovigliana, Francesco Liberti, così lo ricordò nel 1907: “Con Flaminio Napolioni è scomparso il più fedele dei nostri amici, la gloria più fulgida del nostro Paese, il propugnatore strenuo ed autorevole dei nostri diritti e dei nostri interessi”.

L’avvocato Angiolo, figlio di Flaminio, nato nel 1885, importante figura liberale antifascista, oltre a ricoprire la carica di sindaco di Pievebovigliana, fu il primo presidente della Deputazione provinciale, nominato dal Comitato di liberazione nazionale alla fine della seconda guerra mondiale.

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