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La «due-giorni» assistenti d’oratorio sui nuovi linguaggi digitali

Si è tenuta al Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio mercoledì 16 e giovedì 17 marzo

Si è conclusa proprio a ridosso della Veglia delle Palme la consueta “Due giorni assistenti” dedicata all’approfondimento di un tema “caldo” in pastorale giovanile: i linguaggi digitali. Davvero significativi e ricchi gli interventi che hanno strutturato, presso il santuario di Caravaggio, l’edizione 2016 del momento formativo promosso annualmente da Focr.

Ad aprire i contributi l’introduzione di Mattia Cabrini che per conto di Focr e del Consultorio Ucipem di Cremona segue in modo particolare i percorsi dedicati ai giovanissimi sui temi dei new media. A seguire la corposa ed affascinante relazione del dott. Prada, del dipartimento di scienze umane dell’università di Milano Bicocca che ha delineato il “come” del mondo adulto rispetto alla troppo sbrigativa distinzione tra “nativi” (i ragazzi) e “migranti digitali” (gli adulti), stringendo con stile lucido ed impietoso sulla condizione proprio degli educatori. Moltissimi gli spunti, commentati e proposti in forma multimediale, con quelle interfacce “pubblicitarie” che hanno ricondotto di volta in volta gli uditori alla “banalità” della cultura diffusa, che però conserva una potenza pervasiva. Consumo, spettacolarizzazione, valore dell’esperienza e inselvatichimento sono stati gli snodi affrontati, declinati soprattutto sugli adulti che paiono non accorgersi degli spazi di responsabilità intelligente che stanno abbandonando.

La mattina successiva è stata aperta dalla celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Antonio, cui è seguito un lavoro laboratoriale proposto dal prof. Rigogliosi, dell’università Cattolica. A lui il compito di far emergere dai vissuti di cinque storie di giovanissimi e adulti (anche sacerdoti) la distanza, l’uso e l’abuso dei mezzi di comunicazione e della connettività che pervade il mondo dei social. Forte anche la tesi di Rigogliosi che ha istruito un parallelo tra storie di dipendenza da social e le ormai classiche “tossicodipendenze” facendo ragionare su aspetti quali l’astinenza, la contro esperienza, l’educazione dei veri bisogni e dei desideri più autentici.

La chiusura, apparentemente fuori tema, è stata affidata alla dott.sa Bignardi che ha presentato i tratti salienti dell’ultima ricerca dell’Istituto Toniolo sull’universo giovanile, coagulato nel testo “Dio a modo mio”: uno spaccato sferzante, ma non privo di speranza educativa e di significatività che ha acceso anche il dibattito.

A breve sul Mosaico e sul sito focr.it gli atti della “Due giorni”.

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Domenica in Sala Borsa va in scena «Amor di donne»: musica e immagini per raccontare il femminile

L'iniziativa, promossa da Casa Famiglia Sant'Omobono di Cremona, avrà inizio alle 16

Domenica 13 Marzo le donne si trovano per festeggiarsi, per raccontarsi e per condividere le loro storie nell’evento “Amor di donne”. Presso la Sala Borsa di Cremona a partire dalle ore 16, ospiti, volontari e operatori della «Casa Famiglia Sant’Omobono» invitano tutti a riflettere sulle molteplici sfaccettature del femminile attraverso i canti del coro “Voci della nostra terra” e contributi video del progetto di teatro popolare che l’Università Cattolica del Sacro Cuore sta curando presso la Casa Famiglia stessa. Sarà una riflessione corale nella quale musica e immagini proporranno diversi aspetti del femminile e aiuteranno i presenti a vederli attraverso gli occhi di donne con percorsi diversi e a volte difficili. Si terminerà con un saluto dedicato all’espressività corporea, ispirato all’esperienza di danzaterapia e con l’assaggio dei biscotti preparati dalle ospiti durante il laboratorio di cucina.

La Casa famiglia S. Omobono, comunità di accoglienza per donne e mamme, intende così presentare alla città la propria realtà e alcune delle attività presenti, ma anche stimolare ad una riflessione sulla condizione della donna oggi, con un’attenzione specifica alle fragilità e povertà, che si possono incontrare anche nel nostro territorio.

Daniela Magnani

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Il ritorno del vescovo Antonio a Camerino e San Severino Marche: «Sono figlio di una storia ben precisa». On-line tutte le foto della due giorni

Domenica 13 il presule ha presieduto il Pontificale nella solennità patronale di Sant'Ansovino

Domenica 13 marzo, in una giornata uggiosa la città di Camerino ha accolto con gioia la visita del vescovo di Cremona mons. Antonio Napolioni. Nella cattedrale gremita di fedeli, sacerdoti, autorità, in occasione della festa del co-patrono s. Ansovino vescovo, l’arcivescovo Brugnaro ha rivolto il suo affettuoso saluto all’amato figlio di questa terra per l’aiuto e le competenze profuse nella diocesi di Camerino-San Severino Marche, fino alla sua nomina a pastore della Chiesa cremonese. Toccante l’omelia del vescovo Napolioni, dedicata al tema della misericordia di Dio, con l’invito a sperimentarla, tramite la conversione e un cammino su una strada nuova. Continua a leggere »

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Carla Bellani primo presidente donna delle Acli cremonesi. «Recepito l’invito a interpretare e vivere la crisi attuale senza rassegnazione ma percorrendo con coraggio i sentieri del cambiamento»

Il testo integrale della mozione finale che recepisce la relazione del Congresso. Faro per l'azione futura l'enciclica di papa Francesco "Laudato si'"

Carla Bellani è stata eletta nuovo presidente della Acli cremonesi, si tratta della prima donna a ricoprire questo importante incarico. Succede a Bruno Tagliati che proseguirà il suo impegno per il bene comune con una nuova esperienza amministrativa nel suo comune di Pizzighettone. La nomina di Bellani è stata ufficializzata durante il primo consiglio provinciale delle Acli, riunito nella nuova sede di via Card. Massaia, nella mattinata di sabato 12 marzo. Continua a leggere »

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Ottanta bambini della scuola “Sacra Famiglia” pellegrini a Caravaggio

Giovedì 17 marzo la visita alla chiesa giubilare a conclusione dell'itinerario quaresimale dedicato ai Santi della gioia

Per chiudere il percorso verso la Santa Pasqua, giovedì 17 marzo, le insegnanti della scuola dell’infanzia “Sacra Famiglia” di Cremona hanno accompagnato 80 bambini al Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio una delle quattro chiese giubilari della diocesi in cui è possibile lucrare l’indulgenza plenaria dell’Anno Santo.

«In questa Quaresima i piccoli alunni hanno conosciuto i santi della gioia e dell’allegria, San Filippo Neri e San Giovanni Bosco e hanno approfondito la loro devozione a Maria, la mamma di Gesù. «Anche noi – spiegano le insengnati – abbiamo scelto di affidare le nostre vite alla Madonna. Siamo partiti dalla stazione dei treni di Cremona e, arrivati a Caravaggio, abbiamo seguito la croce cantando e pregando. Siamo passati per il luogo dove è sgorgato la fonte, dove abbiamo riempito le nostre borracce; siamo andati a consacrare i nostri cuori davanti al Sacro Speco, recitando la preghiera di Padre Grandmaison che quest’anno i bimbi hanno imparato e che apre ogni mattina le nostre giornate a scuola. Infine in Cancelleria sono state timbrate le nostre coccarde da pellegrini».

Durante il pranzo anche il Vescovo, che si trovava in santuario per incontrare i sacerdoti della zona pastorale prima, è andato a salutare bimbi e insegnanti.

«È stata una giornata speciale: portiamo nel cuore la gioia e l’allegria di chi vuole bene a Gesù» concludono soddisfatte le maestre.

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Il commento del Vescovo al Vangelo della quinta domenica di Quaresima

Al centro della riflessione l'episodio dell'adultera salvata e perdonata da Gesù

Continuano le riflessioni quaresimali del vescovo Antonio che, nel cammino verso la Pasqua, commenta il Vangelo della domenica all’interno del “Giorno del Signore”, la rubrica prodotta dal Centro televisivo diocesano. Mons. Napolioni riflette sulla pagina di Luca che narra della donna scoperta in flagrante adulterio che rischia la lapidazione, ma viene salvata da Gesù che la perdona e le riconsegna la sua dignità sporcata dal peccato. Il presule si sofferma in modo particolare sul rapporto tra giustizia e misericordia e ricorda ciò che continua a sottolineare papa Francesco: «La misericordia è la pienezza della legga»

«Gesù – prosegue il vescovo Antonio – scrive per terra: non si lascia prendere dal vortice della violenza! Egli scrive l’amore sulla polvere della nostra miseria. Non contrappone la legge all’amore, ma pone una domanda che mette tutti davanti alla propria coscienza, che invita tutti a cercare e trovare la verità che libera, quel punto di incontro sempre possibile tra ciò che è giusto e un amore più grande»

«Ciascuno di noi – continua – deve scoprirsi peccatori, non per battersi il patto liturgicamente ma per fare un passo indietro rispetto alle sassase, magari a parole, che rischia di scagliare contro gli altri»

«Solo il perdono  è la grande novità che rigenera la vita. La donna risorge perchè sa che è stato perdonato il suo peccato, ma non lei».

Nel suo intervento mons. Napolioni ha ricordato anche l’impegno quaresima della Chiesa cremonese: la raccolta fondi per la ristrutturazione di “Casa di nostra Signora” a Cremona, una struttura che accoglierà donne in difficoltà, emarginate o ferite dalla società, così da restituire loro quella dignità di cui hanno pieno diritto.

Il “Giorno del Signore” è trasmesso da:

  • Cremona1 (canale 211 del digitale terrestre): sabato alle 8, alle 11.30 e alle 20.30; domenica alle 12.15. Cremona1 è visibile anche in streaming su www.cremona1.it
  • Studio 1 (canale 80 del digitale terrestre): sabato sera alle 20.30
  • TelePace (Sky canale 850 o streaming internet su www.telepace.it): venerdì pomeriggio alle 14 e la sera alle 20.05.

Tutte le puntate del “Giorno del Signore” possono essere inoltre scaricate in podcast dal sito internet www.teleradiocremona.it.

Le precedenti riflessioni:

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Lunedì 14 marzo la presentazione della tesi di laurea di don Simone Duchi “L’impeccabile libertà di Gesù”

Appuntamento alle 21 al Centro pastorale diocesano: insieme all’autore interverrà il prof. Franco Verdi

Sarà presentato lunedì 14 marzo, alle 21, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, la pubblicazione della tesi di laurea di don Simone Duchi, sacerdote cremonese classe 1987, originario della parrocchia di S. Ilario in città, ordinato presbitero nel giugno del 2013 e da allora in servizio pastorale ad Antegnate come vicario. Insieme all’autore interverrà il prof. Franco Verdi. Di seguito la presentazione a cura dell’autore.

 

Un Salvatore impeccabile

Il pensiero credente alla prova della libertà di Cristo

Quale che ne sia la forma o lo stile, dalla preghiera alla catechesi, dalla meditazione alla teologia, la persona di Gesù è fonte di perenne fascino per il pensiero cristiano, in ogni epoca della sua storia. Lo studio “L’impeccabile libertà di Gesù” intende onorarne la serietà verificando la correttezza e la forza d’un capitolo doverosamente assunto nell’insegnamento della Chiesa e nel manuale di cristologia in particolare come suo luogo d’intelligenza.

Per far avvertire in massima sintesi il nodo critico della questione (ridestando al contempo l’interesse per un problema più vivo ed interessante di quel che si potrebbe credere) basta annodare tra loro alcune necessarie affermazioni di fede: quale buon cristiano negherebbe mai che Gesù è vero uomo e vero Dio, Figlio fatto carne? E quale buon cristiano non pensa, altrettanto rettamente, che egli sia davvero libero, che la sua obbedienza alla volontà del Padre sia sincera ed autentica? Pena la smentita della propria fede, nessuno. Stanti così le cose, Gesù è impeccabile: qualora infatti potesse peccare, il Figlio di Dio potrebbe peccare, il che è assurdo, prima che un’ingenua bestemmia. Se però appunto è impeccabile e non può che eseguire la volontà del Padre a lui nota, dove sta la sua libertà nel compiere quel che non ha scelta di fare? E dove la sua fraternità con noi, che sperimentiamo ahimé cosa significhi cadere e ricadere nella tentazione?

Non appena l’intelligenza credente riflette su quest’evento sembra porre da sé l’inizio della contraddizione delle verità che afferma: questo studio intende perciò a maggior ragione darle voce ed illuminarne l’impegno costante. Forte del plurisecolare portato teologico confluito nell’edizione neoscolastica del trattato di cristologia, veste accademica universalmente diffusa nella Chiesa fino agli anni Sessanta del secolo scorso, il lavoro intrapreso si presenta di conseguenza come recensione dell’impegno speculativo non d’un singolo autore, bensì d’una lezione del manuale attraverso la disamina e la cernita delle opere d’un centinaio di teologi, presentandone le ipotesi nel tentativo di portar a migliore intelligenza quel che, pur restando un mistero, ha da esser comunque sottratto alla contraddizione, pena l’irragionevolezza della fede cristiana. La tesi procede perciò ad ordinare e vagliare tali proposte con riguardo sia alla loro comparsa storica sia alla logica delle obiezioni interne alla disputa, volgendo infine a sprone tale corposa, problematica eredità per il nostro presente. Quando infatti la somma di buone ragioni sembra non dare alcun risultato, solo contemplando con cuore e mente rinnovata la persona del Crocifisso Risorto la teologia può imparare ancora una volta, come sempre, a sorprendersi del suo Signore.

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Nel fine settimana il vescovo Antonio torna nella sua diocesi di origine per celebrare Sant’Ansovino

Sabato 12 presiederà un'Eucaristia a San Severino Marche, mentre il giorno successivo sarà in Cattedrale a Camerino per la processione cittadina e il solenne Pontificale

Nel prossimo fine settimana il vescovo Antonio tornerà nella sua diocesi di Camerino-San Severino Marche per condividere con i suoi conterranei la  gioia della sua ordinazione episcopale. In terra marchigiana mons. Napolioni è molto conosciuto e apprezzato, basti pensare che il 30 gennaio scorso, circa 500 persone sono giunte dalla sua terra per partecipare alla sua consacrazione nella Cattedrale di Cremona. Molto semplice il programma: sabato 12 il presule celebrerà, alle ore 18, la Messa festiva nella concattedrale di Sant’Agostino a San Severino Marche, seguirà quindi un momento di festa all’oratorio interparrocchiale “don Orione”, proprio nella comunità in cui è stato pastore per cinque anni.

Domenica 13, solennità di Sant’Ansovino, patrono della città di Camerino, il vescovo Antonio alle 17.30 presiederà una processione per la vie della città che si concluderà con il passaggio della Porta Santa della Cattedrale. Qui, alle 18, celebrerà il solenne pontificale insieme all’arcivescovo Francesco Brugnaro e a tutto il clero. La messa sarà animata dalla cappella musicale del Duomo. Seguirà quindi un momento di festa nelle sale della Canonica.

L’Appennino Camerte, settimanale della diocesi di Camerino-San Severino Marche, nel numero in edicola venerdì 11 dedica un’intera pagina al ritorno di mons. Napolioni con un lungo articolo di mons. Francesco Gregori, Parroco della Cattedrale, che tratteggia la biografia del presule da quando ha lasciato gli studi di giurisprudenza per entrare nel Pontificio Seminario Regionale di Fano fino alla sua ordinazione episcopale. Nelle parole del sacerdote traspare la grande stima per don Antonio: «Il 16 novembre 2015 – scrive mons. Gregori – siamo stati convocati da mons. Arcivescovo alle ore 12 nell’episcopio. Tutti eravamo consapevoli della nomina a vescovo di don Antonio, ma non si conosceva la sede; tutte le sedi marchigiane erano coperte; con stupore si è appresa la nomina a Cremona, credo che a nessun marchigiano sia stata fatto questo onore. Mons. Napolioni ha appreso con grande stupore questa designazione, ma nello stesso tempo si delineava per lui, con molta serenità, una missione nuova, per la quale noi diciamo che egli ha doti umane e spirituali adeguate».

Sempre nella pagina del settimanale, la diocesi esprime gli auguri più sinceri a mons. Antonio: «Benvenuto Eccellenza. Siamo sicuri che seguiranno altre visite, compatibilmente con i suoi gravosi impegni pastorali. Siamo consapevoli, come egli ha espresso nella piazza di Cremona, che l’episcopato ha cambiato profondamente la sua vita, rendendola più conforme a Cristo ed idonea ad esercitare i tre compiti del vescovo: annunciare la Parola di Dio, celebrare i sacramenti della salvezza, dirigere la comunità cristiana. L’accogliamo nella festa di Sant’Ansovino, il nostro vescovo santo, che preghiamo per la sua e la nostra comunità diocesana».

CHI È SANT’ANSOVINO

Carlo_Crivelli_-_St_Jerome_and_St_Augustine_(detail)_-_WGA5794Ludovico II, re d’Italia, associato all’impero dal padre Lotario I, volle Ansovino a Pavia come suo consigliere e confessore. Alla morte del vescovo di Camerino, Fratello, i concittadini lo elessero suo successore, ma Ansovino accettò solo quando Ludovico, rassegnato a perderlo, lo ebbe prosciolto dall’obbligo di servire in armi l’impero. Consacrato a Roma da Leone IV, vi ritornò per il Concilio Romano indetto da Niccolò I nell’861, e si firmò Ansuinus Camerinensis.
Il suo ministero si distinse per la generosità verso i poveri e per l’impegno posto nella pacificazione delle fazioni. Morì il 13 marzo nel diciottesimo anno del suo episcopato. In quel giorno lo ricordano i martirologi, tra cui quello dei Canonici Regolari Lateranensi. Un sarcofago monumentale eretto verso il 1390 nella Metropolitana di Camerino, conserva il suo corpo.
Anticamente la festa era celebrata con luminarie a cui partecipavano i sindaci di oltre ottanta castelli dello stato di Camerino. Al suo nome e a quello di s. Venanzio fu dedicata nel 1674 dalla comunità camerinense di Roma la chiesa di S. Giovanni in Mercatello (poi di S. Maria di Loreto ai piedi del Campidoglio, demolita nel 1999. Oltre a due chiese rurali in diocesi di Camerino i torricella e Avacelli), portano il nome di Ansovino la parrocchiale di Casenove (Foligno), quella giá dei Minori Osservanti di Bevagna ed un’altra, ora scomparsa, presso Monsammartino.

Dettaglio del Polittico di Carlo Crivelli
con i santi Ansovino e Girolamo
(Cattedrale di Camerino)

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Tre anni fa l’elezione di papa Bergoglio. Mons. Franzini: «Una vera sorpresa di Dio»

Francesco ha da subito colpito il cuore delle persone, attirando le simpatie del popolo cristiano e, dopo tre anni lo possiamo dire, del mondo intero.

Con la elezione del cardinal Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, a Vescovo di Roma, la Chiesa – dopo il trauma delle dimissioni di Papa Benedetto XVI – ha avuto, il 13 marzo di tre anni fa,  un nuovo successore dell’apostolo Pietro, che ha il compito di “confermare nella fede i propri fratelli” secondo la parola di Gesù nel Vangelo di Luca. E fin dai primi passi di Papa Francesco abbiamo ancora una volta toccato con mano che la Chiesa non è nostra, ma è del Signore, come ripetutamente aveva dichiarato Papa Benedetto dopo l’annuncio della sua rinuncia.

Papa Francesco ha da subito colpito il cuore delle persone, attirando le simpatie del popolo cristiano e, dopo tre anni lo possiamo dire, del mondo intero.

Anzitutto per la semplicità del suo porsi. A cominciare dal nome: una scelta che ha sorpreso tutti. Il card. Bergoglio è un gesuita che da sempre vive da francescano. E il suo stile, fin dai primi passi, è apparso uno stile che sprigiona essenzialità e semplicità da tutti i pori. Ricordiamo quel “fratelli e sorelle, buona sera”, con cui il nuovo Papa ha salutato la folla in piazza San Pietro subito dopo la sua elezione. Così come ricordiamo, fra i tanti suoi gesti, quello di raccogliere una borsetta, caduta a una signora in piazza San Pietro. E quel suo stare a pieno suo agio in mezzo alla gente, come quel mattino del 17 marzo di tre anni fa, quando, dopo la messa in S. Anna in Vaticano, è uscito dalla Chiesa per salutare i fedeli, come un semplice parroco. E quel suo pregare  su un banco della cappella a Santa Marta, evitando poltrone primaziali che in qualche modo lo separano dal popolo di Dio. E quel suo citare l’antica sapienza della nonna: mai, credo, un Papa ha fatto ricorso agli insegnamenti della propria nonna, e questo dà la misura del suo essere immerso in una tradizione sapienziale che fa bene a tutti noi, ammalati come siamo di progressismo di bassa lega e di intellettualismo raffinato e salottiero, che ci rendono vergognosi, anziché fieri, delle nostre radici cristiane. Non c’è nulla di studiato in questi suoi gesti. E non c’è nulla di demagogico o di populistico. C’è solo l’autenticità di un uomo, di un cristiano  e di un pastore che, diventando Papa, non vuole allontanarsi da quella vita che viveva come gesuita e Vescovo a Buenos Aires.

La semplicità del suo porsi rivela una profondità di vita spirituale e di attrezzatura intellettuale non comune, come appare nei suoi documenti ufficiali, nelle sue interviste e nelle sue omelie mattutine a Santa Marta. I contenuti della sua predicazione e i gesti che l’accompagnano sono radicati nel ricco patrimonio della tradizione cristiana; e dunque non blandiscono e non bordeggiano la mentalità corrente, anzi spesso sono in netta controtendenza con il pensiero contemporaneo. Come quando denuncia nei suoi discorsi il pericolo della mondanità, o quando mette in guardia dall’idolatria o dalla dittatura del pensiero unico, o quando non ha timore di denunciare la presenza del diavolo nella nostra vita,  o quando denuncia le colonizzazioni ideologiche…

Papa Francesco vuole una Chiesa tra la gente e per la gente. Sono frequenti i suoi ammonimenti ai pastori della Chiesa – Vescovi e preti – perché “abbiano l’odore delle pecore” e vivano con semplicità e con passione la loro missione pienamente inseriti nel “santo popolo di Dio”, come ama dire. Cosi come torna frequentemente nei suoi discorsi l’immagine della Chiesa come “ospedale da campo”, una Chiesa “in uscita verso le periferie esistenziali”, evitando arroccamenti e privilegi che ne snaturano l’identità.

Il suo continuo richiamo alla misericordia di Dio – fino ad indurlo  ad aprire una Anno santo – probabilmente rimane e rimarrà l’asse portante del suo servizio petrino nella catena dei successori di Pietro. Papa Bergoglio è convinto che il mondo odierno ha soprattutto bisogno non di  discorsi complicati, o di sottigliezze accademiche o di linguaggi paludati, ma di scoprire o riscoprire il cuore del Vangelo, che è l’annuncio dell’amore di Dio per ogni peccatore,

Papa Francesco ci sta abituando  ad una fede “feriale”, da vivere nella quotidianità: perché la fede cristiana o cambia la vita ordinaria, o non è fede cristiana. E questa ordinarietà non è sciatteria o compromesso al ribasso, bensì discende direttamente da quel Dio che, incarnandosi, si è abbassato fino a noi, entrando nella stoffa quotidiana di cui è fatta la vita di ogni persona, di ogni famiglia, di ogni comunità.

Papa Francesco è una sorpresa di Dio. Ma è una sorpresa che ci fa scoprire che la vita di ciascuno di noi, la vita di ogni persona può essere una sorpresa di Dio.

Mons. Alberto Franzini

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In tanti alla Via Crucis dei giovani della zona settima a San Marino

Sono stati i ragazzi ad animare le diverse stazioni indossando i costumi dell’epoca, rendendo così ancora più suggestivo questo momento di intensa riflessione sulla passione e morte di Gesù

Nella serata di venerdì 11 marzo, a San Marino, si è tenuta la Via Crucis dei giovani della zona pastorale VII. La celebrazione, presieduta da don Alessandro Bertoni, sacerdote novello e vicario di Piadena, è iniziata sul sagrato della chiesa parrocchiale e si è poi snodata per le vie del paese.

Tanta la gente che ha partecipato: bambini, ragazzi, giovani e adulti si sono incamminati per le strade e hanno sostato nelle varie stazioni a meditare sulla passione del Signore.

Sono stati i ragazzi ad animare le diverse stazioni indossando i costumi dell’epoca, rendendo così  ancora più suggestivo questo momento di intensa riflessione sulla passione e morte di Gesù.

Le meditazioni, preparate dai membri della commissione zonale di pastorale giovanile, si sono focalizzate sul tema “Pellegrini e mendicanti di misericordia”.

La Via Crucis si è conclusa in chiesa parrocchiale, con la recita di questa preghiera:

Signore Gesù,
abbiamo camminato con Te
passo dopo passo
lungo la Via della Croce,
lunga la Via della tua grande misericordia,
fino al tuo ultimo respiro.
Ora il tuo Corpo riposa
e noi vogliamo indugiare accanto al tuo
sepolcro, saldi nella speranza
che, con un impeto irrefrenabile,
la Vita risorgerà,
esploderà la luce nuova,
incomincerà l’ottavo giorno,
il giorno della vita risorta,
perché più forte della morte
è l’Amore.
Amen

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