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Centoquaranta preti anziani e malati a Caravaggio

È iniziato con il pranzo l'incontro di preghiera e fraternità con i vescovi lombardi. Nel pomeriggio Rosario e Messa

Sono 140 i sacerdoti anziani o ammalati lombardi che giovedì 22 settembre hanno accolto l’invito dell’Unitalsi e della pastorale della salute regionale guidata da don Tarcisio Bove e si sono ritrovati al santuario di Caravaggio per un momento di fraternità e spiritualità e per un incontro semplice e gioioso con i propri vescovi riuniti nel centro di spiritualità del complesso mariano. Presente all’incontro anche una delegazione di presbiteri cremonesi composta da don Virginio Morselli, don Bernardino Orlandelli, don Gabriele Vago, don Pierino Macchi, don Eugenio Pagliari, don Silviano Rossi, don Franco Morandi, don Silvio Spoldi e don Alberto Crovetti. Ad assistere i sacerdoti una cinquantina di dame e barellieri dell’Unitalsi.

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Alla «Piazza» di Cremona1 il Vescovo e i giovani della Gmg

Giovedì 22 settembre, alle ore 21, il talk show condotto da Giovanni Palisto ripercorrerà le giornate di Cracovia

La Giornata mondiale della Gioventù che nello scorso mese di luglio ha visto convenire a Cracovia circa 600 ragazzi cremonesi con il vescovo Antonio e decine di sacerdoti sarà protagonista, giovedì 22 settembre, alle ore 21, della prima puntata de “La Piazza”, il seguitissimo talk show di Cremona1 condotto da Giovanni Palisto.

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Messa del Vescovo per i Grigiorossi al Centro sportivo “Giovanni Arvedi” di Cremona

La celebrazione, nel quinto anniversario dell'inaugurazione, alla presenza del cav. Arvedi, di dirigenti e atleti della Prima squadra e dei ragazzi delle Giovanili

Assemblea delle grandi occasioni nel pomeriggio di venerdì 23 settembre, alle 16, per la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo presso il Centro sportivo “Giovanni Arvedi” di Cremona, in occasione del quinto anniversario dell’inaugurazione, avvenuta il 19 settembre 2011. Continua a leggere »

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Sabato “maratona” sul Torrazzo a sostegno di Abio e Accendi il buio

Gli sportivi cremonesei Luca Zava e Federico Gradaschi saliranno e scenderanno dalla torre campanaria della Cattedrale per 82 volte, per un tragitto complessivo di 42 km

I 502 gradini del Torrazzo da salire e scendere per 82 volte, l’equivalente dei 42 km di una maratona, ma con un dislivello di 8.200 metri, pari a quello del K2. Sono questi i numeri della prossima sfida in cui sabato 24 settembre si cimenterà a Cremona gli sportivi Luca Zava e Federico Gradaschi. L’impresa a partire dalle 7.30 con arrivo previsto intorno alle 21.30.

L’iniziativa, possibile grazie alla disponibilità offerta anche questa volta da Curia e Cattedrale, inserita quest’anno nel programma di Rigenerazione Urbana 2016, avrà anche un intento benefico, con il sostegno di Abio (Associazione per il bambino in ospedale) e l’associazione “Accendi il buio” (che a Cremona assiste bambini affetti da autismo e le loro famiglie).

Non è la prima volta che Zava sceglie il Torrazzo per le sue imprese: l’anno scorso, infatti, aveva festeggiato i 50 anni con 50 salite di corsa, seguito e accompagnato, oltre che da Gradaschi, anche da un nutrito gruppo di curiosi, tifosi e sportivi che con l’atleta cremonese si allenano durante l’anno. In quell’occasione anche alcuni turisti incuriositi l’hanno volentieri affiancato in qualche salita. «È stato faticoso – ricorda Zava – ma è stato anche molto emozionante vedere tanta gente lasciarsi contagiare dall’entusiasmo, e da una piccola dose di follia, e accompagnarmi correndo su e giù dal Torrazzo».

Quest’anno l’impresa intende celebrare il genio di Janello Torriani, rinomato ingegnere e orologiaio del Cinquecento al quale è dedicata la prestigiosa mostra inaugurata la scorsa settimana nel Padiglione Amati del Museo del Violino.

Un appuntamento importante anche per il significato sociale: ai piedi del Torrazzo, infatti, saranno raccolte libere offerte a favore di Abio e di Accendi il buio. «Nonostante le evidenze scientifiche – afferma Zava al riguardo – intorno al tema dell’autismo continua a regnare confusione. C’è ancora molta diffidenza e troppa freddezza su questo tema. Mi piace credere che al genio di Torriani sarebbe piaciuto addentrarsi anche in questo percorso».

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Il 2 ottobre al Santuario di Caravaggio il pellegrinaggio regionale dei migranti

Dalla diocesi di Cremona parteciperanno in particolare la comunità romena e africana, accompagnate da don Anton Jicmon e don Alois Ntedika Ngimbi

Si svolgerà nel pomeriggio di domenica 2 ottobre al Santuario S. Maria del Fonte presso Caravaggio il pellegrinaggio regionale dei migranti che, collocandosi nel conteso dell’Anno Santo della Misericordia, avrà come tema “Perdonaci… come noi perdoniamo”. L’incontro regionale sarà preceduto, nelle diverse diocesi della Lombardia, da una catechesi sul perdono. Continua a leggere »

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Scola ai preti anziani: «Anche adesso servite la Chiesa»

Circa 200 sacerdoti hanno partecipato all'incontro regionale con i propri vescovi nella giornata di giovedì 22 settembre al santuario di Caravaggio. Mons. Busti, emerito di Mantova, nuovo assistente dell'Unitalsi lombarda

Erano 140 – ma nel pomeriggio sono saliti a 200 – i sacerdoti anziani o ammalati lombardi che giovedì 22 settembre hanno accolto l’invito dell’Unitalsi e della pastorale della salute regionale guidata da don Tarcisio Bove e si sono ritrovati al santuario di Caravaggio per un momento di fraternità e spiritualità e per un incontro semplice e gioioso con i propri vescovi riuniti nel centro di spiritualità del complesso mariano. Continua a leggere »

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«Mai il nome di Dio può giustificare la violenza»

Martedì 20 settembre ad Assisi Papa Francesco e i leader religiosi giunti da ogni parte del mondo hanno pregato per la pace

Irrompe ad Assisi il grido delle vittime delle guerre, di chi vive sotto la minaccia dei bombardamenti ed è costretto a “lasciare la propria terra e a migrare verso l’ignoto, spogliato di ogni cosa”. Di chi schiacciato dalla devastazione di una vita, incontra purtroppo troppo spesso “il silenzio assordante dell’indifferenza, l’egoismo di chi è infastidito, la freddezza di chi spegne il loro grido di aiuto con la facilità con cui cambia un canale in televisione”.

Sono tornati qui a Assisi Papa Francesco e i leader delle religioni per dire basta a chi usa “il nome di Dio per giustificare il terrorismo e la violenza”, per contrapporre la forza debole della preghiera alla prepotenza delle armi, per scuotere le coscienze di chi in nome di un nuovo e tristissimo “paganesimo della indifferenza”, si gira dall’altra parte di fronte alla umanità ferita.

Soffia ancora forte lo Spirito di Assisi. Soffia forte perché sono passati 30 anni, i tempi sono cambiati ma il mondo si trova ad affrontare una terza guerra mondiale a pezzi che pervade dappertutto come un cancro le società di tutto il mondo con violenza e terrore, troppo spesso invocato con il nome di Dio. “Sete di pace” il titolo dell’incontro dei leader religiosi per la pace, promosso quest’anno dalla Comunità di Sant’Egidio, la diocesi di Assisi e le famiglie francescane. Oltre 500 capi religiosi e rappresentanti del mondo della politica e della cultura per due giorni si sono confrontati sui grandi temi della povertà, delle migrazioni, dei conflitti.

Papa Francesco si unisce a loro, mettendosi in preghiera nella città del poverello. Viene accolto dall’abbraccio del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, dall’arcivescovo di Canterbury, dal patriarca siro-ortodosso di Antiochia Efrem II. Li saluta uno ad uno, stringendo mani e fermandosi a parlare con loro. Ci sono anche imam ed ulema, rabbini e rappresentanti delle religioni orientali. Ad accoglierlo, nello spirito di San Francesco, sono arrivati anche un gruppo di rifugiati. Hanno percorso le vie dei Balcani e le acque del Mediterraneo.

Nella Basilica inferiore del sacro Convento di Assisi, i cristiani pregano per tutti i Paesi colpiti dalle guerre e dal terrorismo. Per la pace nel Medio Oriente, per la fine delle tensioni nel Caucaso, per la pace in America Latina, per l’armonia tra i popoli in Asia, per la riconciliazione tra le due Coree. In altri luoghi, rabbini, imam, ulema, rappresentanti del buddismo, del taoismo, zoroastriani e taoisti rivolgono a Dio la stessa invocazione di pace, ciascuno secondo la propria tradizione religiosa.

“Non ci stanchiamo di ripetere che mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa, solo la pace è santa, non la guerra!”.

Le parole di Papa Francesco nella piazza antistante la Basilica di San Francesco sono accolte da un fragoroso applauso.

Anche il Patriarca ecumenico Bartolomeo chiede ai leader religiosi presenti un esame di coscienza per capire, dice, “dove forse abbiamo sbagliato, o dove non siamo stati sufficientemente attenti, perché sono sorti i fondamentalismi che minacciano non solo il dialogo con gli altri, ma anche il dialogo all’interno di ognuno di noi, la nostra stessa coesistenza. Dobbiamo essere capaci di isolarli, di purificarli, alla luce delle nostre fedi, di trasformarli in ricchezza per tutti”.

La piazza di Assisi si alza tutta in piedi e in un minuto di silenzio vengono ricordate tutte le vittime delle guerre. Poi la lettura dell’Appello per la pace. La condanna è chiara ed inequivocabile: “Chi invoca il nome di Dio per giustificare il terrorismo, la violenza e la guerra – scrivono i leader religiosi -, non cammina nella Sua strada: la guerra in nome della religione diventa una guerra alla religione stessa. Con ferma convinzione, ribadiamo dunque che la violenza e il terrorismo si oppongono al vero spirito religioso”.

La guerra non si fermerà e da domani ricominceranno la conta dei morti e la costruzione di nuovi muri. Ma Assisi ha mostrato al mondo un’altra pagina di questa storia. Il vero volto delle religioni che dicono no al terrore. Il vero volto di un’umanità che non si volta dall’altra parte ma è capace di porsi all’ascolto di chi è in difficoltà.

dal Sir

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Il bilancio dell’esperienza cremonese al XXVI Congresso Eucaristico Nazionale

A Genova la delegazione cremonese era composta dal vescovo emerito Lafranconi, il delegato diocesano don Trabucchi, i coniugi Galantini e sei suore Adoratrici

Una Chiesa chiamata a ritornare a Cristo, pane di vita. Vita perché davanti all’Eucarestia la comunione tra i figli dello stesso Padre trova il suo pieno compimento. È questo il forte messaggio che ha accompagnato ogni evento proposto nell’ambito del XXVI Congresso Eucaristico Nazionale. La città di Genova ha accolto moltissime delegazioni delle varie diocesi d’Italia: i passi di tante persone orientati dalla fede nell’unico grande amore, l’Eucarestia. Continua a leggere »

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Una Chiesa che scommette tutto sull’amore

Lunedì 19 settembre il vescovo Antonio ha presentato in Cattedrale le linee pastorali 2016/2017

«Tutti abbiamo bisogno di questo amico che non viene meno, che non tradisce, che non ci vende e che capisce il dolore dell’uomo». L’inconfondibile tagliente voce di don Primo Mazzolari, uno dei parroci santi della Chiesa cremonese, ha aperto ufficialmente, nella serata di lunedì 19 settembre, in Cattedrale l’incontro di presentazione delle linee pastorali 2016/2017: «La nostra Chiesa. Un sogno… un cantiere». Le sue parole cariche di profezia hanno caratterizzato il video che ha preceduto l’ingresso  in presbiterio del vescovo Antonio, dell’emerito Lafranconi, del vicario generale don Calvi e del vicario per la pastorale e del clero don Maccagni. Dieci minuti intensi nei quali è risuonato l’appello ad essere Chiesa aperta e missionaria – piazza ed ospedale da campo – formulato da Papa Francesco al convegno ecclesiale di Firenze del 2015. E tra una strofe e l’altra della preghiera mazzolariana “Ci impegniamo” tre testimonianze: una coppia di sposi – Marina e Simone – che hanno spiegato di sognare una Chiesa accogliente e forte nella proposta educativa per il proprio figlio che nascerà tra poco; poi un prete – don Martinelli del Cambonino – che ha auspicato una Chiesa pronta al dialogo soprattutto con i lontani e i credenti di altre religioni; infine un giovane – Giovanni di San Michele in città – che ha invocato una Chiesa capace di far riscoprire la bellezza delle cose profonde.

La celebrazione, accompagnata dal coro giovanile diocesano, è iniziata con l’invito del vescovo Antonio a ringraziare il proprio vicino di banco della sua presenza nella consapevolezza che non si può costruire niente da soli. Poi l’invocazione allo Spirito Santo e l’accoglienza del libro dei Vangeli portato solennemente per tutta la navata centrale da un diacono.

 

L’intervento del vescovo Antonio

Dopo la proclamazione del Vangelo delle beatitudini secondo Matteo che «tante volte ha scosso il nostro cuore in momenti lieti e tristi della vita», ha preso la parola mons. Napolioni. Il presule, reduce dal corso di formazione per i nuovi vescovi tenuto nei giorni scorsi in Vaticano, ha anzitutto portato ai sacerdoti «l’abbraccio del Papa e l’apprezzamento per la loro opera generosa». Durante la serata più volte Napolioni ha citato papa Francesco, in modo particolare i suoi interventi al convegno di Firenze così come il discorso pronunciato tre giorni prima davanti ai nuovi pastori della Chiesa universale. Non sono mancati anche accenni al pensiero di Benedetto XVI, in modo particolare un passo del suo recentissimo libro intervista “Ultime conversazione”, dove il Papa emerito sottolinea la dinamicità della Chiesa «non congelata in schemi», ma pronta a recepire novità sorprendenti che la rendono ancora più viva e in movimento.

È in fondo questa la Chiesa che sogna don Antonio: «inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti», una Chiesa – sono parole di papa Francesco a Firenze – «lieta col volto di mamma che comprende, accompagna, accarezza».

Poi il Vescovo ha ricordato con gratitudine la sua chiamata a guidare il popolo di Dio di Cremona, un disegno che non era certo nei suoi sogni, ma che ora sta sognando ad occhi aperti, giorno dopo giorno, «scoprendo la ricchezza di fede, speranza e operasa carità che mi è stata consegnata dal vescovo Dante e che oggi condivido con voi». «Sono davvero felice di appartenere a questa Chiesa – ha proseguito – che desidero servire con semplicità e gioia».

Per mons. Napolioni è bello sognare, lo hanno fatto tanti personaggi della Bibbia, senza dimenticare che proprio in quella esperienza il Signore si è rivelato: «il sogno assicura l’accompagnamento di Dio al compito affidato all’uomo… traccia un cammino, spinge avanti, apre prospettive, mette al lavoro e deve diventare un “cantiere“».

Ed ecco la seconda parola d’ordine: cantiere. Dal sogno al cantiere, dal desiderio all’opera. In questo impegno decisivo la Chiesa cremonese sarà aiutata, nei prossimi cinque anni, dai «potenti» discorsi di Gesù contenuti nel vangelo di Matteo. È dall’ascolto della Parola che il cantiere prende davvero forma. Quest’anno protagonista sarà il discorso della montagna nel quale al centro c’è il Padre nostro: «non una preghiera che abbiamo imparato a dire, ma il linguaggio di una relazione vitale, intima perchè universale, che abbiamo ricevuto in dono dall’Unico Figlio, Gesù». E poi ci sono le beatitudini «in cui il futuro riveste di speranza e senso anche il presente più duro».

Decisivo sarà poi sanare quella frattura tra Vangelo e cultura, tra fede e vita che è, senza dubbio, il dramma della nostra epoca secolarizzata, consumistica, sempre più liquida! Le strutture e gli schemi passati non possono più bastare! Ora è necessario puntare  su «l’ascolto umile della vita reale di ciascuno, l’incontro paziente con ogni frammento di umanità, l’apertura di cuore riguardo i sentimenti profondi, l’accoglienza della diversità e di tante forme di disagio, l’autocritica onesta delle comunità e delle loro strategie pastorali a partire dalle nuove sfide». Serve una vera e profonda compassione per gli altri: l’amore di Cristo «sfida la nostra libertà a commuoversi e convertirsi alla missione».

Non è più dunque il tempo di attardarsi alla manuntezione di strutture e modelli obsoleti: non è questo il cantiere che desidera il vescovo Antonio. Egli, invece, sogna una Chiesa che sa stare in intimità itinerante con il suo Signore, a cominciare dall’ascolto della sua Parola, quella scritta e quella incarnata nella storia e nelle ferite di tanti». E da qui un auspicio: quello di vedere preti e laici che insieme preparano l’Eucaristia domenicale anzitutto meditando la Parola.

Mons Napolioni, poi, sogna una Chiesa autentica nelle relazioni fraterne e pronta alla corresponsabilità battesimale! Non è più il tempo di «ruoli che a volte, irrigendendosi, possono congelare la vita e impedire la missione». Non più apparati e organigrammi, ma l’amore come principio attivo che ricostruisce il tessuto cristiano della comunità ecclesiale. Un amore che prima di tutto deve manifestarsi all’interno della comunità attraverso «la fraternità presbiterale e battesimale, la stima reciproca, il sentir bisogno gli uni degli altri, l’amore alla pluriformità sinfonica della vita ecclesiale, la comune passione per il Regno di Dio».

Una parola, poi,  sul Giubileo della Misericordia! Se il 13 novembre si concluderà questo anno straordinario, la Chiesa cremonese avrà il compito di «rendere pastorale la misericordia dio» nelle opere e nei gesti.

Infine l’accenno ai cambiamenti riguardo le zone pastorali e alla nascita delle unità pastorali fra parrocchie: questo progetto ambizioso, che troverà forma dopo un ascolto attento e rispettoso di ogni voce, nasce dalla consapevolezza che «insieme è meglio»! Lo sguardo al futuro, sarà, poi assicurato dal Sinodo dei giovani che permetterà di andare incontro alle nuove generazioni con maggior fiducia, «nella certezza che il Signore chiama alla santità anche i suoi figli del terzo millennio».

E se all’inizio mons. Napolioni aveva citato Mazzolari riguardo alla necessità della comunione e corresponsabilità nella Chiesa, alla fine ha ricordato altri due “santi” di casa nostra: Vincenzo Grossi, il “prete contento”, e padre Arsenio da Trigolo. Nel musical allestito dai giovani di Annicco dedicato a questo piccolo frate si parla proprio di un sogno: «un luogo sicuro dove i ragazzi possano far sorgere un nuovo futuro». Su questo mons. Napolioni vuole lavorare. Insieme.

Il testo dell’intervento del Vescovo

 

L’intervento del vicario generale

Don Massimo Calvi, nuovo vicario generale, è intervenuto brevemente per ricordare che nel nuovo anno pastorale si rifletterà «sulla figura e il ruolo delle zone pastorali ed ancor più delle unità pastorali che si sono costituite negli anni passati o che dovranno essere costituite in un futuro sempre più prossimo» Questo ripensamento del territorio, però,  «dovrà essere condotto non nello stile di una ristrutturazione aziendale per un migliore impiego di risorse e persone, e soprattutto del clero in progressiva diminuzione». «Ogni volta che ci impegneremo a ridisegnare i confini di una zona pastorale oppure ci si orienterà verso la costituzione di una nuova unità pastorale tra diverse parrocchie – ha precisato -, ci si dovrà misurare con il criterio della prossimità ed interrogarsi se e in che modo la nuova organizzazione territoriale sia in funzione di una maggiore e più significativa vicinanza alla vita concreta e alle esigenze spirituale dei fedeli che ne faranno parte».

Il vicario generale ha poi ricordato che nelle prossime settimane,  la diocesi sarà impegnata nel rinnovo degli organismi di partecipazione ecclesiale, in particolare del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale diocesano: «Sono luoghi concreti nei quali, insieme, riflettere, ragionare e consigliare per affrontare meglio i difficili compiti dell’annuncio del Vangelo e della vita pastorale della diocesi. L’obiettivo sarà quello di far si che questi organismi siano e diventino sempre più  il luogo in cui  le persone che li compongono ogni volta mettano in gioco la propria esperienza e la propria vita, corrano il rischio di condividere le idee e la fede, tentino, nelle varie circostanze della vita ecclesiale diocesana, di indicare sentieri e direzioni per tutta la compagine ecclesiale». Non sarà, dunque, una operazione puramente burocratica ed istituzionale, bensì «una vera esperienza di Chiesa, stabile, concreta, prolungata nel tempo, affinché in ogni azione o attività la nostra Chiesa particolare risponda sempre più e meglio al compito evangelico di essere sale della terra e luce del mondo».

 

L’intervento del vicario episcopale per il clero e la pastorale

Don Giampaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero e la pastorale, ha insistito sulla qualità delle vita e della testimonianza dei sacerdoti chiamati a sentirsi parte «di un unico presbiterio, uniti in comunione tra di loro e con il Vescovo che il Signore ha messo a guida della Chiesa di Cristo che è in Cremona. Pur diversi per età, stili, sensibilità sono accomunati da un’unica chiamata a essere pastori e dalla stessa passione che li spinge a mettere tutto se stessi a servizio dell’annuncio del Vangelo».
Forte l’invito a partecipare ai diversi momenti di formazione e di spiritualità che caratterizzeranno il nuovo anno: momenti che permetteranno di crescere nelle relazioni fraterne e autentiche fondate sul Vangelo e costruite sullo stile del Vangelo.

Per il vicario episcopale i sacerdoti: «Sono chiamati ad essere uomini che vivono la bellezza e la fatica della comunione per poter essere costruttori infaticabili di comunione là dove sono inviati a svolgere il proprio servizio pastorale, suscitatori di carismi, capaci di valorizzare i doni di ogni battezzato, capaci di ascolto, dialogo con tutti».

E infine: «Più che difensori di principi e ripetitori di una dottrina dovranno sentirsi impegnati a vivere e far vivere la bellezza del Vangelo che viene trasmesso attraverso la vita di una comunità che si alimenta alla Parola, si nutre di Eucarestia e vive la carità con tutti e soprattutto con i più fragili».

 

L’intervento di don Paolo Arienti

Ultimo intervento quello di don Paolo Arienti, tutto proteso al Sinodo dei giovani che sta avviando i suoi primi passi dopo l’assemblea dell’8 settembre scorso.

«A Cracovia – ha spiegato il sacerdote –  abbiamo sperimentato un cammino condiviso in cui tanti giovani hanno accettato di mettersi in gioco. Hanno chiesto, hanno fatto domande, hanno ascoltato. Tornati in Italia ecco i primi passi del sinodo dei giovani che il Vescovo Antonio propone alla diocesi. Non per parlare di loro, ma per coinvolgere proprio loro, oltre numeri falsi e parate inutili, ed ascoltare la loro capacità di sogno e di provocazione. Anche questo fa parte del tratto di strada che abbiamo davanti: quel “sogno di Chiesa” che occorre onorare con tutte le forze».

«Dopo l’Assemblea degli oratori – ha proseguito – stiamo elaborando le proposte per il prossimo gennaio e per i mesi a seguire: sarà la fase della preparazione al sinodo vero e proprio. La fase della preparazione la vivremo il prossimo gennaio, con la settimana dell’educazione».  E infine: «Quanto penseremo e proporremo arriverà agli Oratori, ai gruppi ecclesiali e a chiunque voglia ascoltarci e farsi ascoltare. Come un pendolo virtuoso. Come una cinghia di trasmissione giocata sulla fiducia.
Nel frattempo ci impegniamo nella preghiera, nella stima, nella fiducia, nel desiderio di non perdere occasioni anche piccole. Piccole, ma preziose».

 

La conclusione della celebrazione

La celebrazione si è conclusa con la recita del Padre nostro e la consegna ai vicari zonali e ai rappresentati dei consigli pastorali parrocchiali delle nuove linee pastorali.

Don Maccagni ha quindi ricordato i prossimi impegni diocesani, in modo particolare il pellegrinaggio diocesano di domenica 25 settembre al Santuario mariano di Caravaggio.

 

Photogallery della serata

 

Tutti i materiali per l’anno pastorale 2016/2017

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Dalla Diocesi l’invito a pregare per l’incontro per la pace di Assisi

Il meeting nella città del Poverello si terrà dal 18 al 20 settembre e vedrà convergere leader religiosi da tutto il mondo. Martedì la presenza di Papa Francesco

A trent’anni dallo storico appuntamento di preghiera per la pace convocato da Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986 si terrà ad Assisi, dal 18 al 20 settembre, l’incontro internazionale “Sete di Pace. Religioni e Culture in dialogo” promosso da comunità di S. Egidio, diocesi di Assisi e frati francescani. Il meeting si aprirà domenica 18 alla presenza del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Alla Assemblea di inaugurazione prenderà la parola tra gli altri anche il Patriarca Bartolomeo I che sarà presente a tutto l’evento. Martedì 20 settembre giungerà papa Francesco. Finora sono 511 i leader delle religioni mondiali che hanno accolto l’invito e 12 mila i pellegrini che raggiungeranno la città del poverello per seguire l’incontro e la preghiera per la pace. Ad Assisi saranno presenti seguaci di 9 fedi religiose diverse.

Don Bruno Bignami, coordinatore del settore “Diaconia” della Curia, ha indirizzato una lettera alla diocesi nella quale invita tutte le comunità a ricordare tale evento nella Messa feriale di martedì 20 e aggiunge: «Laddove ci sia la consuetudine della recita del santo rosario o dell’adorazione eucaristica, in parrocchia, nelle comunità religiose o in altri luoghi di culto, di aggiungere questa particolare intenzione per la pace nel mondo». A tal proposito l’ufficio diocesano per il Culto Divino ha predisposto alcuni sussidi per l’animazione liturgica della messa del 20 settembre e uno schema di adorazione eucaristica. A disposizione un’antologia di testi dedicati al tema della pace a cura delle Benedettine del Monastero “Mater ecclesiae” di Isola S. Giulio (Novara).

Lettera di don Bruno Bignami, coordinatore del tavolo “Diaconia”

Suggerimenti per l’animazione liturgica della messa feriale del 20 settembre

Schema di adorazione eucaristica

Antologia di testi dedicati alla pace

 

Il programma della tre giorni

Dopo l’assemblea inaugurale di domenica, nei giorni di lunedì 19 e martedì 20 (mattina) si svolgeranno in diversi punti della città 19 panel dove – secondo la tradizione degli incontri di Sant’Egidio – speaker di divere religioni e culture si confronteranno su vari temi di attualità, dalla questione dei migranti, ai conflitti in atto nel mondo, le povertà e i temi legati alla salvaguardia del creato.Interverranno anche tre ministri della Repubblica: Stefano Orlando (Giustizia, sul tema delle carceri), Stefania Giannini (Istruzione, su scuola e pace) e Gian Luca Galletti (sui temi dell’ambiente).

Nel pomeriggio di martedì 20 cristiani, ebrei e musulmani si ritroveranno tutti nel Sacro Convento ma pregheranno in luoghi diversi. I cristiani si daranno appuntamento nella Basilica inferiore per una celebrazione ecumenica presieduta dal papa, dal Patriarca ecumenico Bartolomeo, dal patriarca siro-ortodosso Efrem II, dall’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e dal pastore Olav Tveit del Consiglio mondiale delle Chiese. L’appuntamento per i rappresentanti musulmani sarà invece all’Istituto teologico mentre gli ebrei si ritroveranno nell’aula Frate Elia. Alla fine della preghiera, i partecipanti scenderanno per strada dove in processione arriveranno al palco per la Cerimonia conclusiva alla presenza del Santo Padre. Ci saranno vari interventi, un momento di silenzio in memoria delle vittime delle guerre e del terrorismo, la lettura dell’Appello per la Pace 2016 e lo scambio finale della pace.

«Trent’anni anni fa – ha affermato il vescovo di Assisi mons. Sorrentino – il mondo era alle prese con una guerra fredda ed una pace da difendere tra arsenali nucleari contrapposti. Oggi ci troviamo di fronte a quello che papa Francesco ha definito una terza guerra mondiale a pezzi in cui si fa fatica a capire in quale direzione sta andando il nostro mondo. È in questa situazione che emerge in tutta la sua forza l’intuizione di Giovanni Paolo II di invocare per la pace la forza della preghiera».

Ad Assisi responsabili delle religioni, uomini della cultura e del mondo della politica guarderanno la realtà ma lo faranno «con lo sguardo e il cuore della speranza», perché – ha detto il vescovo – «i conti della storia non si fanno solo sulla narrazione dei tempi né sulle cronache degli eventi ma sul cuore degli uomini».

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