Il bilancio dell’esperienza cremonese al XXVI Congresso Eucaristico Nazionale

A Genova la delegazione cremonese era composta dal vescovo emerito Lafranconi, il delegato diocesano don Trabucchi, i coniugi Galantini e sei suore Adoratrici

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Una Chiesa chiamata a ritornare a Cristo, pane di vita. Vita perché davanti all’Eucarestia la comunione tra i figli dello stesso Padre trova il suo pieno compimento. È questo il forte messaggio che ha accompagnato ogni evento proposto nell’ambito del XXVI Congresso Eucaristico Nazionale. La città di Genova ha accolto moltissime delegazioni delle varie diocesi d’Italia: i passi di tante persone orientati dalla fede nell’unico grande amore, l’Eucarestia.

La conclusione del Congresso domenica 18 settembre nella cornice dell’anno giubilare, indetto da papa Francesco per invitare ad aprirsi al dono della misericordia di Dio. Filo conduttore ne è stato infatti il tema: L’Eucaristia sorgente della missione: “Nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro”.

All’evento che ha coinvolto la Chiesa italiana, ha partecipato anche una delegazione della Chiesa di Cremona, formata dal delegato diocesano mons. Antonio Trabucchi, dal vescovo emerito mons. Dante Lafranconi, dai coniugi Galantini e da sei suore dell’Istituto delle Suore Adoratrici di Rivolta D’Adda.

La sera di giovedì 15 settembre, nel corso dell’Eucaristia di apertura da lui presieduta, l’arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, Inviato speciale del Santo Padre, aveva esordito dicendo: «Vorremmo che l’Italia si accorgesse che sta accadendo qualcosa nel suo grembo, qualcosa di vero e di bello che la riguarda da vicino».

Non si sa se per l’Italia questo sia avvenuto. Per la delegazione cremonese, sì. Le giornate nella città della Lanterna sono state veramente speciali per il tempo, avuto a disposizione in continuazione, nel quale nutrirsi della grazia di Dio, per pregare intensamente, per partecipare alle celebrazioni penitenziali, per ascoltare le ficcanti catechesi eucaristiche, per adorare l’Eucaristia, «dono, dove la Parola si fa Carne e Sangue, Pane che nutre di grazia la vita, principio e forza di un nuovo modo di stare al mondo» – coma ha ricordato il card. Bagnasco –, cercando di rendere la partecipazione non un programma da svolgere, con date e appuntamenti, ma un evento da vivere, cioè un incontro con Gesù, in comunione con i rappresentati della Chiesa che è in Italia.

Alcuni, tra i tanti momenti offerti dal Congresso, sono stati accolti e vissuti con particolare intensità: la visita alle detenute e ai detenuti nel carcere di Pontedecimo, uno dei luoghi della misericordia del capoluogo ligure, con un momento di preghiera con loro; il sabato pomeriggio con la solenne e suggestiva adorazione dell’Eucaristia esposta sulla infiorata prua della motovedetta della Guardia di Costiera, ancorata al centro delle acque di Porto Antico; la successiva lunga processione verso la cattedrale con l’attraversamento della Porta Santa e l’acquisto dell’indulgenza giubilare; la conclusione dell’evento in consonanza con la domenica della colletta per le popolazioni del Centro-Italia colpite dal recente terremoto, come segno di vicinanza fraterna e, infine, la consegna della “missione”.

Proprio su questa spingeva a riflettere il viaggio di ritorno verso la meta precisa, quali sono la comunità di appartenenza e la propria abitazione: quella “missione” affidata poco prima, come a “piccole anfore”, a tutti i partecipanti radunati sul piazzale Kennedy, nei pressi del mare, alla conclusione dell’evento, nelle parole del cardinale Bagnasco: «Intendiamo annunciare che Dio non è lontano, che nessuno è orfano in questo angosciato tempo, che non siamo vagabondi senza meta, che la solitudine non è il nostro destino, che l’ingiustizia non è l’ultima parola, perché tutti abbiamo una casa che ci aspetta».

«Partecipare a tutto questo come giovani Suore adoratrici – affermano le religiose che hanno vissuti le giornate genovesi – è stato un riconoscersi “impastate” da questo amore che ha sorgente solo e unicamente nell’Eucaristia, fonte della vera vita. Ecco perché il nostro Padre Fondatore, il beato Francesco Spinelli, raccomandava sempre alle sue suore l’importanza di “Adorare perpetuamente Gesù Sacramentato, amarlo di vivo affetto, attingere dal Suo cuore sacratissimo l’ardore della carità che si spande a vantaggio dei prossimi”».

«Molto provocatorie – proseguono ancora le Adoratrici – anche le parole del card. Angelo Bagnasco nell’omelia, domenica mattina: “Davanti all’Eucarestia impariamo a dare la vita e non la morte ai nostri fratelli”. E, come ha ricordato in particolare ai consacrati e alle religiose presenti, “Impariamo a vivere e testimoniare che Dio solo basta a riempire il nostro cuore e la nostra vita”. La Chiesa allora è chiamata con gioia ad annunciare e a donare al mondo la luce di Gesù che trasfigura la nostra realtà e le nostre relazioni. E’ così che ciò che viviamo può avere sempre un volto nuovo, luminoso e trasparente».

L’esperienza ricca e straordinaria vissuta attorno all’Eucaristia, sorgente della missione, è alle spalle, destinata, però, non a finire, ma a fermentare la quotidianità della vita, secondo l’augurio espresso dai Vescovi del Consiglio Episcopale Permanente: «Il Congresso Eucaristico e l’anno giubilare ci facciano vivere una rinnovata esperienza di Dio, che “esce” da se stesso per salvarci, e nell’Eucaristia ci si fa vicino, ci salva, e ci spinge a “uscire” noi stessi per annunciarlo e farci prossimi ai fratelli».

 

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