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In via Brescia la festa per il Patrono d’Italia

Martedì 4 ottobre, in occasione della festa di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, a presiedere la solenne Eucaristia delle 18.30 nella chiesa dei Frati Cappuccini di Cremona, in via Brescia, è stato come tradizione il vescovo di Cremona.

Una tradizione ripresa quest’anno dopo l’assenza del 2015, visto che la Chiesa cremonese si era fatta pellegrina insieme a tutte le diocesi lombarde sulla tomba del Poverello per la consueta offerta dell’olio alla lampada che arde accanto all’urna del patrono nazionale, gesto affidato ogni anno a una diversa regione italiana.

Una tradizione ripresa quest’anno dal nuovo vescovo Antonio Napolioni: per lui un legame particolare con l’ordine Cappuccino che proprio nella sua Camerino ha visto fondare il primo convento.

Anche per questo il vescovo Antonio, affiancato dall’emerito mons. Dante Lafranconi, si è detto subito “a casa”, sottolineando lo spirito caratteristico delle comunità francescane, segnate da semplicità, accoglienza e fraternità.

La Messa, molto partecipata, è stata concelebrata dai padri Cappuccini, dal vicario zonale don Pierluigi Codazzzi, dal parroco di S. Bernardo (nel cui territorio si trova il Convento) don Giuliano Vezzosi e dai superiori delle comunità religiose presenti in città (Camilliani e Barnabiti).

A salutare ufficialmente mons. Napolioni all’inizio della liturgia è stato il padre guardiano, fra Damiano Ferrario, che proprio facendo riferimento alla presenza del Vescovo ha voluto ricordare il saldo legame di san Francesco con la Chiesa e la forte fede del Fondatore. Spunti per confermare l’adesione della comunità francescana cremonese al cammino della Chiesa diocesana e per auspicare, sul modello di Francesco, una ricostruzione non solo delle tante rovine del mondo, ma prima di tutto di se stessi.

Accanto all’altare la statua di san Francesco, che il Vescovo ha incensato all’inizio della Messa. A campeggiare dietro l’altare la grande croce, cui il Vescovo ha guardato nell’omelia, quasi vestendo i panni del Poverello d’Assisi davanti al Crocifisso di S. Damiano.

Un Cristo che, inchiodato sul legno della croce, allarga le braccia accogliendo l’intera umanità e offrendo se stesso. Tre atteggiamenti che il Vescovo ha riletto focalizzando l’attenzione su un Crocifisso che calamita l’attenzione e sa parlare al cuore dell’uomo, nutrendolo di sé.

Da qui l’invito a una maggiore apertura di cuore, nei confronti di un mondo sempre più chiuso, per arrivare a una vera conversione. Solo così ogni convento, ogni parrocchia e ogni famiglia – ha detto il Vescovo – potrà essere luogo in cui si trova la pace e il riposo, per se stessi e per gli altri.

E non è mancato neppure un pensiero rivolto al Santo Padre. Lui che ha voluto fare proprio lo stile di Francesco prendendo anche il suo nome. Un Papa che ha saputo stupire anche in questa giornata, scelta per una visita a sorpresa alle popolazioni terremotate del Centro Italia.

Al termine della celebrazione, animata dal coro della chiesa francescana e servita all’altare dal gruppo di ministranti adulti che qui collabora, la serata è continuata con un momento di fraternità. Naturalmente alla presenza dell’intera comunità dei Frati minori Cappuccini di via Brescia, composta da 8 fratelli: oltre al guardiano fra Damiano Ferrario, fra Angelo Castronovo, fra Gianfranco Gatti, fra Costanzo Natali, fra Giorgio Peracchi, fra Raffaele Orlando, fra Samuele Ossola, fra Matteo Trezzi.

La comunità cremonese, da sempre a servizio dei poveri della città, in particolare attraverso la distribuzione di generi alimentari e vestiario con l’aiuto del Terz’Ordine Francescano Secolare e di altri volontari, in questi ultimi anni si sta concentrando in particolar modo sulla pastorale giovanile e vocazionale, accogliendo giovani che desiderano fare esperienza della vita francescana e capire che cosa il Signore voglia dalla loro vita.

Il 4 ottobre è stata una giornata di festa anche per l’altra comunità Cappuccina presente in diocesi: quella cui è affidata la cura del Santuario della Madonna della Fontana, a Casalmaggiore.

Photogallery della Messa col Vescovo




Furto sacrilego a Fossa Caprara, l’amarezza del vescovo Antonio

“Ci sono tutti gli elementi per poterlo ritenere un furto sacrilego”. Commenta così a caldo don Ottorino Baronio, parroco di Fossa Caprara – oltre che di Vicomoscano, Casalbellotto e Quattrocase – quanto avvenuto nella notte tra lunedì 3 e martedì 4 ottobre. Presso la chiesa di San Lorenzo, vicino all’argine sul Po, sono stati trafugati 2 tabernacoli e una pisside dorata con ostie consacrate. A scoprirlo il sacrestano che la mattina alle 7.30 ha visto divelta la serratura della porta blindata della chiesa e si è trovato davanti al vuoto dei tabernacoli delle due cappelle laterali della chiesa romanica che custodisce anche preziosi affreschi del XI-XII secolo. Sul pavimento sono rimaste alcune impronte di calzature e qualche calcinaccio. Di ogni particolare hanno preso atto anche i carabinieri di Casalmaggiore intervenuti subito sul posto.

Amarezza da parte del vescovo mons. Antonio Napolioni: “Lo stupore è davvero grande davanti ad un fatto che pare inspiegabile. Al momento attendiamo che le indagini facciano il loro corso”. Prudenza dunque nell’interpretazione dell’accaduto ma anche la volontà di andare a fondo e di procedere ad una riflessione seria che “affida alla misericordia di Dio il gesto compiuto dai malviventi”. Anche la comunità locale è pensierosa e teme che fatti simili si possano ripetere. Nella memoria di qualcuno si annoverano fatti simili avvenuti nella medesima zona.

“Siamo costernati – spiega il parroco – domenica durante la messa procederemo con le preghiere di riparazione”. E ripercorrendo l’avvenuto aggiunge: “E’ vero che si tratta di 2 tabernacoli del 1600 ma non erano di così grande valore anche se di legno intarsiato. Altro non hanno portato via e questo ci fa pensare ad intenzioni negative”. La chiave del tabernacolo della Cappella del Santissimo era in sacrestia e lì è rimasta perché i malviventi lo hanno asportato completamente. “Era di legno intarsiato ma non penso fosse questo il loro obiettivo”, continua don Baronio. La cautela nel tracciare una conclusione è doverosa ma i fatti fanno pensare ad un atto di profanazione.

Maria Chiara Gamba




Ritiro del clero, on line la meditazione della prof. Rosanna Virgili

Giovedì 6 ottobre oltre centocinquanta tra sacerdoti e diaconi hanno partecipato in Seminario al primo dei quattro ritiri diocesani che il Vescovo Antonio ha annunciato nelle linee pastorali. “Lo sguardo di Gesù sulla realtà, tra folla e discepoli” è il titolo della meditazione offerta da Rosanna Virgili, laureata in filosofia, biblista e dottoranda in scienze bibliche al Pontificio Istituto biblico di Roma. La donna, sposata e con figli, è docente di esegesi presso l’Istituto teologico marchigiano e collabora a diverse riviste fra cui “Parola, Spirito e Vita”,”Rocca” e “Ricerche storico bibliche”.

La ricca proposta di meditazione incentrata sullo sguardo misericordioso di Dio che attraversa tutta la storia della salvezza trovando il suo vertice nell’esperienza umana di Gesù sarà ulteriormente approfondita negli incontri pastorali nelle singole zone anche grazie a delle schede preparate  con l’ausilio della prof. Virgili.

 




Laici sempre più protagonisti della missione

“Nel nome della Misericorda”. È questo lo slogan scelto dalla Chiesa italiana per focalizzare questo ottobre missionario che culminerà domenica 23 ottobre con la celebrazione della 90ª Giornata missionaria mondiale. Come di consueto saranno tre le veglie di preghiera promosso dall’ufficio missionario: giovedì 20 ottobre nella chiesa dell’Annunciazione a Cassano d’Adda per le zone milanesi-bergamasche con mons. Napolioni, venerdì 21 ottobre nella chiesa di San Pietro a Bozzolo per le zone casalasco-mantovane con il vescovo saveriano Giorgio Biguzzi e sabato 22 ottobre in Cattedrale per le zone cremonesi con il vescovo Antonio. In questo mese tutte le comunità sono invitate, nella preghiera e nella riflessione, ad innalzare il livello di consapevolezza del comune mandato missionario. A tal proposito pubblichiamo una riflessione di don Maurizio Ghilardi, responsabile diocesano della pastorale missionario, sul ruolo della laici nell’evangelizzazione “ad gentes”.

Scarica il materiale per l’animazione dell’Ottobre missionario 2016

Il diffondersi della Chiesa a Gerusalemme e ad Antiochia trovò nei laici i suoi autori. Sono innumerevoli le testimonianze di laici che si sono fatti promotori dell’annuncio evangelico. Soprattutto ad Antiochia, dove i credenti arrivarono dopo essere stati dispersi a causa delle prima persecuzioni, erano laici coloro che generarono le prime piccole comunità al di fuori di Gerusalemme.

La pagina degli Atti degli Apostoli, nella quale Pietro comprende che deve imparare egli stesso ad andare oltre la propria cultura d’origine (At. 10) per incontrare gli uomini e le donne del suo tempo senza esclusione di provenienza, ci insegna come e il perché la missione evangelizzatrice è qualcosa di appartenente a tutti i laici nella Chiesa: essi sono gli “attori” e i destinatari del Vangelo, insieme ai pastori delle loro comunità che necessitano essi stessi di continua conversione.

L’azione dello Spirito, che soffia dove vuole, con l’apostolato di un generoso manipolo di laici è alla radice, per esempio, della Chiesa di Dio in terra coreana. Il primo germe della fede cattolica, portato da un laico nel 1784 al suo ritorno in Patria da Pechino, fu fecondato sulla metà del secolo XIX dal martirio che vide associati 103 membri della giovane comunità. Fra di essi anche coniugi con i loro figli.

Ancora oggi in molte aree africane e sudamericane la figura del laico catechista, e delle comunità di base, prive della figura sacerdotale stabile e residente, è tra i principali punti di riferimento per i cattolici. Corresponsabile con i sacerdoti della propria comunità il laico raggiunge sovente situazioni critiche nelle famiglie o nei singoli, intercetta i bisogni, vede valorizzata e sostenuta la sua identità di battezzato, partecipe del sacerdozio derivante dal Battesimo.

È questa una realtà di Chiesa di cui il Concilio Vaticano II ha profusamente trattato; in antichità quella Chiesa “laicale” aveva già mosso i suoi passi poi, però, per lungo tempo, soprattutto nel vecchio Continente, tutto sembra essere diventato appannaggio del sacerdote. In realtà: consapevolezza del proprio ruolo nella Chiesa, condivisione del vissuto quotidiano all’interno di relazioni di prossimità con culture e religioni diverse, rendono i laici, in molte parti del mondo, tutt’oggi, i primi e veri evangelizzatori.  

Nella stessa Cina (dove oggi i cristiani sono circa quindici milioni con un costante incremento annuo, su una popolazione di un miliardo e trecento milioni di abitanti), dove la vita per le comunità cattoliche non è mai stata certo semplice, lo sviluppo della Chiesa ha trovato nei laici, grazie alla predicazione di un numero esiguo di missionari a partire dal XVII secolo, il canale attraverso il quale far scorrere la linfa di un umanesimo nuovo seppur culturalmente molto distante e di una dottrina che poco si prestava all’inculturazione. Il mantenersi del Cristianesimo in Cina si è reso possibile grazie ai nobili di corte che si erano convertiti e che si interfacciavano con le classi dirigenti, ma soprattutto alle comunità laiche, nei villaggi più poveri dove ad avere il ruolo preponderante nella trasmissione della fede erano le donne. Erano comunità che ricevevano il sacerdote tre o quattro volte l’anno e quindi avevano come responsabili dei laici per la gestione del culto: ascolto della Parola, preghiera, catechismo una volta la settimana. Battesimi e funerali erano appannaggio dell’intera comunità. Questo agire, organizzarsi, strutturarsi, ha consentito alle piccole comunità cristiane cinesi di sopravvivere fino ai giorni nostri e di consegnare un Cristianesimo alle generazioni che si sono succedute, quelle incontrate anche dai nostri cremonesi: padre Zanardi e mons. Barosi.

In vaste parti del mondo (in particolare in Brasile e nell’Africa sub sahariana), a tutt’oggi, i laici impegnati nelle comunità di base come catechisti o come animatori nei centri di ascolto delle missioni, costituiscono l’ossatura della Chiesa che, in forza della carenza di clero e di consacrati, si trova a diventare ciò che di fatto deve essere: luogo nel quale ognuno mette a disposizione i propri carismi ed esercita il sacerdozio battesimale.

Per rimanere in Europa, la Chiesa che è in Francia è tra le comunità che da anni è maggiormente soggetta a questo tipo “ritorno” alle origini. Non mancano certo difficoltà e probabili deviazioni, ma l’aumento dei battesimi tra laici adulti, francesi d’origine e immigrati, ci dice ancora una volta come il laicato si sia fatto carico di quell’annuncio gioioso e fecondo che è appunto il Vangelo della misericordia; espressione di missionarietà e aiuto reciproco, il laicato si sta riappropriando di ciò che è suo per natura battesimale.

La nostra Chiesa locale, soggetta anch’essa alla diminuzione di clero, consacrati e missionari ad gentes, assiste però al movimento di molti giovani che, forse non sempre consapevoli del loro ruolo e delle loro scelte, si decidono per l’esperienza della missione a tempo breve, per alcuni preludio di una scelta definitiva o almeno più matura. Potrebbero essere segno di una Chiesa che anche da noi inizia a guardarsi e ad agire in modo diverso? Con tutte le domande e le perplessità del caso che possono emergere, insieme al Sinodo dei Giovani e a tutta la pastorale parrocchiale, forse potremo generare comunità più consapevoli di se stesse e del proprio grande difficile ruolo.  

La Chiesa aiuta già i laici in questi percorsi con tutti i documenti e la predicazione frutto di anni di riflessione, non siamo sguarniti di strumenti e soprattutto non siamo privi di testimonianze passate e presenti che possono metterci sulla giusta strada.

Don Maurizio Ghilardi




“Chi è l’uomo nella tradizione cristiana?”: on-line le lezioni del corso biblico di don Cavedo

È iniziato martedì 4 ottobre 2016, al Centro pastorale diocesano di Cremona, il corso biblico tenuto da don Romeo Cavedo, teologo e biblista cremonese molto apprezzato per la chiarezza di linguaggio, la profondità di pensiero, la preparazione culturale accompagnata da un pizzico di ironia.

Quest’anno don Cavedo tratta di antropologia teologica, cercando di rispondere alle domande: “Chi è l ‘uomo secondo la tradizione cristiana?”, “Qual è la differenza – se c’è una differenza  – tra l’uomo cristiano e l’uomo non credente?”.

Il corso si tiene ogni martedì, alle ore 18, al Centro Pastorale diocesano.

 

Archivio audio delle lezioni:

Martedì 4 ottobre 2016

Martedì 11 ottobre 2016

Martedì 18 ottobre 2016

Martedì 25 ottobre 2016

Martedì 8 novembre 2016

Martedì 15 novembre 2016

Martedì 22 novembre 2016

Martedì 29 novembre 2016

Martedì 6 dicembre 2016 (non disponibile)

Martedì 13 dicembre 2016

Martedì 20 dicembre 2016

Martedì 10 gennaio 2017

Martedì 17 gennaio 2017

Martedì 24 gennaio 2017

Martedì 31 gennaio 2017

Martedì 7 febbraio 2017

Martedì 14 febbraio 2017

Martedì 22 febbraio 2017

Martedì 28 febbraio 2017

Martedì 7 marzo 2017

Martedì 14 marzo 2017

Martedì 21 marzo 2017

Martedì 28 marzo 2017

Martedì 4 aprile 2017

Martedì 11 aprile 2017

Precedenti edizioni:




Venerdì a Casalmaggiore il primo incontro vocazionale per i giovani. Sospese le adorazioni mensili in San Girolamo

Avrà luogo presso l’oratorio di Casalmaggiore per le zone 9, 10 e 11, la sera di venerdì 7 ottobre, il primo dei quattro incontri nelle macro – zone della diocesi che sarà un’occasione preziosa per il dialogo tra il Vescovo ed i ragazzi dai 16 ai 30 anni. Si parlerà soprattutto di vocazione e del trovare il proprio scopo nella vita, ma si affronteranno anche temi più ampi, tra i quali il dialogo in senso lato anche attraverso lo strumento del sinodo giovani.

L’inizio è previsto per le 19,45, con una cena a buffet (ogni oratorio porta qualcosa da condividere, tramezzini, torte salate, qualche dolce ecc.), mentre alle 21 inizierà la parte formativa vera e propria, che terminerà verso le 22,15.

Gli appuntamenti successivi, con le stesse modalità, saranno venerdì 21 presso la parrocchia della Beata Vergine a Cremona per le zone 6,7 e 8, venerdì 28 a Mozzanica per le zone 1 e 2, e venerdì 4 novembre a Soresina per le zone 3, 4 e 5.

Da segnalare che queste proposte sostituiscono le adorazioni mensili nella chiesa di S. Girolamo, a Cremona, che dunque quest’anno non si terranno, lasciando il posto nei prossimi mesi ad adorazioni itineranti, che saranno successivamente presentate.

Le altre proposte e gli ultimi aggiornamenti sulla pastorale vocazionale sono illustrate nei siti del cdv: www.vocazionicremona.it e www.diocesidicremona.it/vocazioni.

don Davide Schiavon




Primi passi di Sinodo alla Sacra Famiglia di Soncino

Una realtà educativa variegata, con oltre 250 studenti che spaziano dalla scuola per l’infanzia alle superiori. È la fotografia dell’Istituto Sacra Famiglia di Soncino, che il vescovo Antonio Napolioni ha visitato nella mattinata di lunedì 3 ottobre. L’occasione è stato l’avvio nel nuovo anno scolastico, collocato nel secondo centenario della nascita di santa Paola Elisabetta Cerioli.

Proprio santa Cerioli, nata a Soncino il 28 gennaio 1816 da una nobile famiglia, rimasta vedova realizzò la sua vocazione di dedicarsi a Dio nella educazione della gioventù e degli orfani, specialmente di famiglie contadine, fondando l’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia e l’Istituto dei Padri e dei Fratelli della Sacra Famiglia.

Fu lei, pochi mesi prima della morte (avvenuta a Seriate la vigilia di Natale del 1865) ad acquistare il complesso di via Galantino, dove nel Cinquecento sorgeva il convento di S. Maria delle Grazie dei Carmelitani, oggi sede di ben tre scuole.

La visita del Vescovo è iniziata poco prima delle 10 dalla scuola dell’infanzia dove mons. Napolioni si è presentato ai bambini uno a uno, battendo loro il cinque. I piccoli, tutti con indosso i loro grembiulini colorati, insieme alle suore e alle maestre hanno proposto al Vescovo alcune canzoni.

Un clima di festa nel quale il Vescovo si è lasciato volentieri coinvolgere, scherzando con i piccoli alunni e cantando con loro.

Photogallery della visita alla scuola materna

Accompagnato da madre Firmina, la superiora, il Vescovo si è quindi spostato di poche decine di metri, al di là della chiesa, incontrando i ragazzi del liceo delle Scienze umane e del più recente Cfp per Addetto preparatore pasti, rispettivamente circa 50 e 130 studenti.

Dopo l’accoglienza nel chiostro interno, insieme al dirigente Alessio Gatta mons. Napolioni ha visitato la scuola, che conta complessivamente una 30ina di docenti.

Photogallery della visita al Liceo e al Cfp

L’appuntamento per tutti è stato quindi nella bella chiesa di S. Maria delle Grazie, vero e proprio gioiello d’arte che ha lasciato a bocca aperta il Vescovo che in questa occasione vi è entrato per la prima volta.

Qui gli studenti, insieme anche a molti soncinesi, hanno partecipato alla Messa di inizio anno scolastico presieduta dal Vescovo. Tra i concelebranti il parroco di Soncino don Mario Marinoni, il collaboratore parrocchiale don Massimo Cortellazzi, il parroco di Genivolta don Renato Onida, il segretario episcopale don Flavio Meani e due padri della Congregazione Sacra Famiglia di Orzinuovi.

Nell’omelia il Vescovo ha richiamato la necessità di una vita autentica, non impostata sull’apparire, con una maschera per piacere agli altri, tradendo così la verità. Libertà e gratuità le parole d’ordine sottolineate dal Presule, insieme al comandamento dell’amore. Amore rivolto a Dio e insieme al prossimo, tanto da rendere possibile il perdono. Solo così è possibile incarnare davvero il Vangelo, che si traduce nell’unità della grande famiglia umana. «Vi auguro con tutto il cuore – ha detto il Presule, richiamando anche l’importante testimonianza delle religiose dell’Istituto della Sacra Famiglia – di scoprire questa sorgente di vita che risorge incessantemente, e allora sarete protagonisti della rinascita delle nostre comunità».

Particolarmente suggestivo il momento dell’offertorio con la consegna del pane e del vino per l’Eucaristia accompagnati dalla danza di alcune studentesse.

La celebrazione, che è stata animata con il canto dal coro “S. Bernardino” di Soncino diretto dal maestro Giorgio Scolari, ha visto la presenza delle autorità locali: presente in particolare il sindaco Gabriele Gallina e il consigliere provinciale Giovanni Rossoni. A rappresentare l’Istituto Sacra Famiglia la Madre Vicaria.

Photogallery della Messa

L’incontro tra il Vescovo e gli studenti è quindi proseguito nella palestra della scuola. Un confronto che ha segnato una delle prime tappe del Sinodo diocesano dei giovani, di cui mons. Napolioni ha precisato il senso e gli obiettivi. Così il Vescovo ha voluto mettersi “in ascolto dei giovani” – come recita il sottotitolo del Sinodo – chiedendo agli studenti di proporre alcuni spunti di riflessione proponendo domande: «le più belle, le più dure, le più vere, le più urgenti».

Tanti i temi affrontati: da quello vocazionale, con la storia personale del vescovo Napolioni, al confronto tra religioni o alla questione del dolore. Riflessioni partite sempre da alcuni passaggi di vita dei ragazzi, con le problematiche e le aspettative di chi forse non troppo in fretta vuole diventare adulto.

Il confronto, che ha visto la presenza anche del vicario di Soncino don Fabrizio Ghisoni, è terminato con il compito affidato dal Vescovo agli studenti: disegnare (e non solo metaforicamente) la loro idea di Chiesa. La richiesta, rivolta soprattutto alle ultime classi, è stata quella di iniziare una riflessione sulla Chiesa che si desidererebbe: non per rispondere ai propri capricci, ma per trovare risposte autentiche alle domande della loro vita.

La mattinata si è conclusa con il pranzo offerto al Vescovo. E, naturalmente, preparato e servito dagli studenti del Cfp.

Photogallery dell’incontro con gli studenti




Colletta sisma, finora raccolti oltre 93.000 euro

Altre parrocchie della diocesi hanno versato presso la Curia vescovile le offerte raccolte durante la colletta del 18 settembre scorso indetta dalla Presidenza della Conferenza Episcopale a favore delle popolazioni di Marche e Lazio colpite dal terremoto del 24 agosto scorso. Nella settimana tra il 26 settembre e il 1° ottobre sono giunti 32.548 euro cui bisogna aggiungere 11.920 euro versanti direttamente in Caritas: l’ammontare della seconda settimana è dunque di 44.468 euro. Se si sommano gli importi della prima settimana di raccolta – 48.985,53 euro – con quelli della seconda si arriva dunque alla significativa cifra di 93.453,53 euro. Sono comunque ancora diverse le parrocchie che mancano all’appello: nelle prossime settimane quindi la cifra supererà certamente quota 100.000 euro.

Una volta che tutte le comunità avranno versato il proprio contributo l’intero ammontare sarà girato direttamente a Caritas Italiana che fin dalle prime ore successive al terremoto si è resa presente per aiutare le popolazioni duramente colpite. L’obiettivo, comunque, resta quello di accompagnare i tempi lunghi della ricostruzione materiale e spirituale, della ritessitura di relazioni e comunità, del riassorbimento dei traumi sociali e psicologici, del rilancio delle economie locali. È lo “stile Caritas”: restare accanto alle persone colpite dal sisma non con un pacchetto già confezionato di interventi, ma in costante ascolto dei bisogni, nella consapevolezza di un contesto in continuo mutamento.

Offerte versate in Curia dal 26 settembre al 1° ottobre

PARROCCHIA AGNADELLO 1.300,00
PARROCCHIE SONCINO 1.500,00
ORATORIO SONCINO 1.006,00
U.P. VESCOVATO CA’ DE STEFANI BINANUOVA GABBIONETA PESCAROLO PIEVE TERZAGNI  5.980,00
PARROCCHIA B.V. CARAVAGGIO (CR) sec. Off.     190,00
PARROCCHIE PIADENA VHO DRIZZONA 1.690,00
PARROCCHIA CASIRATE 1.637,00
PARROCHIA CASSANO CASCINE S.PIETRO    700,00
PARROCCHIA MARTIGNANA PO    500,00
PARROCCHIA CARAVAGGIO 3.500,00
PARROCHIA GALLIGNANO 1.200,00
PARROCCHIA SESTO CREMONESE     500,00
PARROCCHIA OLMENETA     470,00
PARROCCHIA PIZZIGHETTONE     854,00
PARROCCHIA GERA S.PIETRO    157,00
PARROCCHIA GERA S.ROCCO    325,00
PARROCCHIA REGONA    220,00
PARROCCHIA ROGGIONE 2.444,00
PARROCCHIA OSSOLARO    150,00
PARROCCHIA POLENGO    210,00
PARROCCHIA S.ABBONDIO (CR) 2.000,00
PARROCCHIE CASTELVEREDE CASTELNUOVO DEL ZAPPA    700,00
PARROCCHIA S.GIUSEPPE (CR)    250,00
PARROCCHIA S.AMBROGIO VESCOVO 3.115,00
PARROCCHIA S.S. PIETRO E PAOLO    600,00
PARROCHIA SCANDOLARA RIPA D’OGLIO    450,00
PARROCCHIA GRONTARDO    900,00

Offerte versate direttamente alla Caritas Cremonese dal 19 settembre al 2 ottobre

PARROCCHIA DI GRUMELLO 2.160,00
PARROCCHIA DI SOSPIRO 1.215,00
PARROCCHIA DI SAN GIACOMO AL CAMPO    180,00
PARROCCHIA DI SANT’AMBROGIO – CREMONA 2.075,00
PARROCCHIA DI SAN MARTINO DALL’ARGINE    200,00
PARROCCHIA DI BONEMERSE    900,00
PARROCCHIA DI CROTTA D’ADDA E FARFENGO    250,00
PARROCCHIA DEL RIVAROLO DEL RE    950,00
PARROCCHIA DI BRUGNOLO 2.800,00
PARROCCHIA DI VILLANOVA    490,00
PARROCCHIA DI CIVIDALE MANTOVANO    350,00
PARROCCHIA DI SPINEDA    350,00

Offerte versate in Curia dal 19 settembre al 24 settembre




Covo in festa per l’ingresso di don Lorenzo Nespoli

La giornata grigia e le poche gocce di pioggia che hanno salutato il nuovo parroco al termine della Messa di insediamento non hanno rovinato la festa a Covo, nella Bergamasca, dove, nella mattinata di domenica 2 ottobre, l’intero paese ha dato il benvenuto a don Lorenzo Nespoli.

Il giovane parroco è stato accolto intorno alle 9.45 presso largo don Galafassi, all’ex pesa pubblica. Ogni componente del paese era rappresentata: le autorità locali insieme alle diverse associazioni con i propri labari; e poi le famiglie e la gente di Covo, con i bambini del catechismo e i ragazzi della Polisportiva Juventina Covo con i propri allenatori e dirigenti, tutti con la casacca blu d’ordinanza. Non mancavano neppure i membri della Confraternita del SS. Sacramento di Calcio, dove don Nespoli è stato vicario dal 2003 al 2011.

A dare maggiore solennità al momento il corpo bandistico “Santa Cecilia” di Fara Olivana che ha animato il percorso sino a piazza Santi Apostoli. Don Nespoli ha chiuso il lungo corteo, affiancato dal suo predecessore, don Sergio Maffioli.

Giunti nei pressi della chiesa parrocchiale, mentre tutti hanno preso posto sul piazzale in attesa dell’inizio della celebrazione, don Nespoli ha vestito i paramenti nella antistante casa parrocchiale, da dove è quindi partita la processione dei sacerdoti concelebranti. Accanto al Vescovo il nuovo parroco e il vicario zonale, don Marco Leggio. Presenti anche i sacerdoti residenti: don Sesto Bonetti e l’ex parroco don Sergio Maffioli. E poi l’ex vicario don Gabriele Battaini (da qualche settimana parroco in solido a Pizzighettone), il parroco di Calcio don Fabio Santambrogio, il parroco di Sospiro don Federico Celini e don Diego Poli, parroco di Cumignano, Ticengo e Villacampagna. Non mancavano neppure il diacono permanente Gianmario Anselmi di Derovere e Nicola Premoli, seminarista covese che l’8 settembre sarà ordinato diacono.

Prima dell’ingresso in chiesa il vescovo e il nuovo parroco hanno ricevuto il saluto del sindaco Andrea Capelletti. «Confidiamo che don Lorenzo valga per due», ha scherzato guardando al fatto che d’ora in poi a Covo il parroco non sarà più affiancato da un vicario. Ricordando poi la disponibilità dei covesi nei diversi ambiti di servizio, ha garantito al nuovo parroco «collaborazione, supporto e sostegno», nella consapevolezza di avere obiettivi comuni quali il «benessere sociale, l’attenzione ai più deboli, la crescita morale ed educativa dei giovani e il miglioramento della vita dell’intera comunità».

Quindi in chiesa, dopo il saluto liturgico da parte del Vescovo, ha preso la parola il vicario zonale per la lettura del decreto di nomina del nuovo parroco che, al termine, ha asperso l’assemblea con l’acqua benedetta e incensato la mensa eucaristica.

Poi hanno preso la parola due ragazze dell’oratorio: Sara Trapattoni e Laura Zappi. L’una ha salutato il Vescovo ricordando la sua recente visita a Covo, la prima di mons. Napolioni, per la festa dell’oratorio. La seconda si è rivolta a don Nespoli illustrandogli una realtà in parte già conosciuta negli anni di ministero a Calcio e per l’amicizia con don Battaini. Proprio il fatto che il nuovo parroco non sarà più affiancato da un vicario sarà una «esperienza nuova – ha detto – che coinvolgerà tutti nell’assunzione di nuove responsabilità». Questo anche grazie alle tante disponibilità generosamente offerte per la vita della parrocchia, in cui negli ultimi anni tanto si è costruito, «sia a livello di strutture che dal punto di vista umano». Con un impegno: «Tocca a noi – ha detto – lasciarci guidare da te per sognare, come ci chiede il Vescovo, una comunità nuova, una cammino, una Chiesa in uscita, vincendo le tentazioni della chiusura e dell’autoreferenzialità»

Un benvenuto suggellato anche da un dono, che una famiglia ha quindi portato a don Nespoli: una stola verde, simbolo della quotidianità che dovrà legare il nuovo parroco e i suoi parrocchiani.

Spunto per l’omelia di mons. Napolioni è stata anzitutto la pagina evangelica del giorno (Lc 17,5-10), nella consapevolezza che ciascuno è quel granello di senape chiamato a germogliare. Ma diventare grandi – ha ammonito il Vescovo – non significa contare solo su se stessi con arroganza e narcisismo. «La grande malattia del nostro tempo – l’ha definita il Vescovo –: la vita “fai fa te”. Fino a quando ce la costruiremo in casa: un laboratorio chimico per farci i figli e la vita che vogliamo. E, invece, il senso della vita è l’accoglienza di un dono. Questo è quel granello di senape piccolo, quel granello di fede che ci fa dire, anche nel dolore e nella prova: Signore, eccomi, mi affido a te; ti prego, aiutami».

La fede come un granello, da accumulare uno dopo l’altro di giorno in giorno. «Anche don Lorenzo – ha affermato mons. Napolioni – in fondo è un altro granello in più nella storia di questa comunità. Come è stato un granello don Sergio, don Gabriele e tanti altri».

“Servi inutili”, che non hanno medaglie al petto per il lavoro svolto. Anche se non guasterebbe qualche grazie in più a chi dà tanto, a cominciare dalla famiglia. «Magari tutte le mamme e tutti i papà – ha auspicato il Vescovo – ogni sera, quando hanno fatto il loro lavoro, si sentissero dire dai figli e dai parenti: grazie! Ditelo! Non costa niente!».

Mons. Napolioni ha fatto quindi proprie le parole della seconda lettura (2Tm 1,6-8.13-14) guardando al nuovo parroco: “Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani”. Il prete come «un padre, un fratello, un amico, uno strumento della Grazia di Dio» più che «un gestore o un manager», ha chiarito con forza il Vescovo.

E ancora: «Ti auguro di fare una pastorale che ravvivi te stesso, perché solo nel fare le cose che ci fanno scoprire ancora di più che il Signore è presente lo comunichiamo. Perché il Signore è vivente, non è scritto nei libri! Non è nemmeno prigioniero delle cose sacre. È nel cuore degli uomini, è nelle sofferenze e nelle gioie delle famiglie. Sarà nel contatto umile e generoso con loro che si ravviverà in te e in tutti il dono di Dio». E ha continuato: «Dio, infatti, non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non pretendo di aver conosciuto già tutti i miei preti, però credo che qui ci sia una fotografia di don Lorenzo. Sembra timido. Ma il contrario della timidezza non è la sfacciataggine». Da qui un altro augurio a don Nespoli: «Ti auguro di essere un prete e un parroco forte per quanta carità e prudenza metterai nelle cose che condividerai con questa bella comunità». Tanto da “soffrire” per il Vangelo, per le «doglie del parto per veder nascere e crescere Cristo nella vita della tua comunità».

Infine un’ultima parola d’ordine: «comunione». «Fare il parroco non è un mestiere, ma un’avventura d’amore – ha concluso il Vescovo, con una speranza –. Chissà che tanti altri ragazzi non lo possano scoprire restando accanto a te negli anni in cui ti donerai totalmente al Signore e a questi fratelli».

Al termine dell’omelia il nuovo parroco ha recitato da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità. La celebrazioni, animata con il canto dalla corale parrocchiale “Santa Cecilia” unita al piccolo coro dei bambini, è proseguita con la liturgia eucaristica dopo l’offertorio in cui, insieme al pane e al vino, sono stati portati all’altare un cesto (destinato poi alla casa di riposo) e un’offerta per la carità del Vescovo. Singolare il fatto che, subito dopo. a lavare le mani al Vescovo non sono stati i ministranti (oltre a quelli di Covo erano presenti quelli di Cella, Derovere e Pugnolo), ma una intera famiglia: genitori e figli insieme.

Al termine della Messa don Nespoli ha preso la parola per i saluti. Un discorso pieno di commozione, così forte da impedirgli a tratti di continuare. Dopo un riferimento alla partenza dell’apostolo Paolo (At 20,36-38) per esprimere la sua condizione d’animo di questi giorni e i tanti grazie a quanti lo hanno accompagnato la sua esperienza umana e di sacerdote, in particolare con un affettuoso richiamo alla sua famiglia e ad alcune figure di sacerdoti. Senza naturalmente tralasciare un pensiero per le comunità che ha lasciato: Cella Dati, Derovere, e Pugnolo, oltre a Sospiro con cui si è instaurata una collaborazione soprattutto per la catechesi.

Poi il nuovo parroco ha preso spunto da tre elementi per guardare al cammino che intende intraprendere con i covesi. Anzitutto, la partenza di don Battaini, a cui è andato un grande grazie per quanto fatto in oratorio, ha permesso di focalizzare l’attenzione sul tema dell’unità e della comunione: «Vi chiedo di pregare per me, per essere capace di comunione», ha affermato, nella consapevolezza che solo vivendo la comunione è possibile mostrare il vero volto della Chiesa.

Poi l’impegno alla condivisione e alla corresponsabilità, con lo spunto dato dall’imminente ordinazione diaconale del seminarista Nicola Premoli. Per richiamare il valore del servizio don Nespoli ha ricordato un passaggio dell’omelia di Papa Francesco alla Via Crucis della Gmg di Cracovia.

Quindi lo sguardo al 13 novembre prossimo, quando il vescovo emerito Lafranconi amministrerà a Covo i sacramenti dell’Iniziazione cristiana. L’occasione per ricordare che le scelte che si vivono in chiesa devono poi essere rafforzate nella vita di tutti i giorni. Un concetto espresso citando l’indimenticato parroco di Cristo Re (parrocchia d’origine di don Nespoli) don Aldo Cozzani: in chiesa non si fanno cerimonie, ma scelte di vita.

L’ultimo richiamo è stato alla coincidenza con la festa degli angeli custodi, con il nuovo parroco che ha guardato a don Maffioli e a don Bonetti augurandosi di poter sempre contare sul loro prezioso sostegno.

Dopo la Messa, la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di Marcella Rossoni (organista titolare della Parrocchia) e Valerio Scalabrino (membro della Polisportiva Juventina Covo).

Ha quindi fatto seguito, mentre dal cielo è iniziata a scendere qualche goccia di pioggia, un festoso momento conviviale nel nuovo oratorio.

In serata, invece, in chiesa parrocchiale il concerto di organo e voce in onore del nuovo parroco. La serata, presenta da Alberto Gatti, quale membro dell’Associazione culturale giovanile ORSU’ eventi che ha organizzato il concerto, con l’intervento della corale parrocchiale “Santa Cecilia” di Covo diretta da Angelo Oldoni e con all’organo Marcella Rossoni; organista solista Alessandro Roncalli.

 

Photogallery:     Accoglienza       Messa

 

Biografia del nuovo parroco

Don Lorenzo Nespoli è nato a Cremona il 5 aprile 1969 ed è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 2001 mentre risiedeva nella parrocchia cittadina di Cristo Re. È stato vicario a Soresina dal 2001 al 2003 e a Calcio dal 2003 al 2011. Nell’estate del 2011 mons. Lafranconi lo ha nominato parroco di Derovere, Cella Dati e in Pugnolo. Ora mons. Napolioni lo ha scelto come nuova guida della popolosa comunità bergamasca dei «Santi Giacomo e Filippo apostoli» in Covo.




Il vescovo Oscar Cantoni lascia Crema per tornare nella sua Como come successore di mons. Diego Coletti

Sarà il comasco mons. Oscar Cantoni, da 11 anni alla guida della Diocesi di Crema, il successore di mons. Diego Coletti sulla cattedra di Como. La notizia è stata data nella mattinata di martedì 4 ottobre, nel giorno di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia.

Papa Francesco, accettando la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Como presentata per raggiunti limiti d’età da mons. Diego Coletti, ha nominato vescovo della suddetta diocesi mons. Oscar Cantoni, trasferendolo dalla diocesi di Crema.

Queste le parole di mons. Cantoni dopo l’importante annuncio:

«Ho accolto nella fede la mia nomina a vescovo di Como come una nuova chiamata del Signore, che mi è giunta attraverso Papa Francesco. So che è stata una sua scelta personale e questo mi è bastato per tranquillizzarmi. Me lo ha esplicitamente riferito lui stesso nel breve incontro in piazza s.Pietro, all’udienza generale di sabato 10 settembre.

Sono stato invitato ad ubbidire subito, dando il mio consenso e l’ho fatto: consapevolmente e in letizia! Non mi è stato chiesto se volevo del tempo per pensarci, se mi piaceva, se me la sentivo! 

Certo: è un “eccomi” un po’ costoso, perché conosco la situazione della Chiesa che il Signore mi affida e anche le responsabilità pesanti che dovrò affrontare. So però che con la croce, il Signore dona anche la forza di portarla.

Dopo undici anni di permanenza a Crema, anche voi vi attendavate un probabile mio trasferimento. A ogni diocesi vacante, si diceva che potevo essere nella “terna” dei candidati e in effetti lo sono stato in più di una. Ma il  Signore guida la storia a suo modo: “quel che vuole il Signore, il Signore lo compie” (Salmo), realizzando a suo tempo i suoi progetti, tanto diversi dai nostri, così che io stesso ho accolto con stupore e meraviglia la mia destinazione (che non mi attendevo!).

Ogni cambiamento è una grazia. Lo dico sinceramente, perché è una occasione di rinnovamento per il soggetto che cambia, ma anche per la comunità che lascia. E’ vera l’espressione: “Ciò che non si rigenera, degenera!”. Vale anche per i parroci: una giusta turnazione ha effetti salutari su tutta la comunità, che si apre a nuove prospettive, dal momento che tutti noi, col tempo, diveniamo ripetitivi! Le ultime nomine dei preti riportano nell’atto di nomina la scadenza di nove anni!»

 

BIOGRAFIA DI MONS. CANTONI

Mons. Oscar Cantoni è nato a Lenno, in provincia e diocesi di Como, il 1° settembre 1950. Trasferitosi con la famiglia all’età di otto anni a Tremezzo (CO), entra nel Seminario diocesano nel 1970, dopo gli studi classici compiuti al Collegio Gallio di Como, retto dai Padri Somaschi. Viene ordinato presbitero nella Cattedrale di Como il 28 giugno 1975 dal vescovo mons. Teresio Ferraroni con altri dodici giovani.

Subito dopo l’ordinazione sacerdotale, gli viene affidato l’incarico di curare la pastorale vocazionale diocesana, e dal 1975 al 1999 è quindi responsabile del Centro diocesano vocazioni organizzando, lungo gli anni, vari momenti formativi e iniziative di preghiera, rivolte specialmente ai giovani.

Dal 1975 al 1982 è collaboratore parrocchiale nella parrocchia di Santa Maria Regina di Como Muggiò e dal 1983 al 1992 insegnante di Religione nelle scuole medie superiori.

Nel 1986 è nominato padre spirituale del Seminario di Como, incarico mantenuto fino al 2003, anno in cui diviene vicario episcopale per il Clero.

Ha contribuito alla nascita e allo sviluppo nella diocesi di Como dell’Ordo Virginum, che ha seguito come delegato vescovile dal 1991 al 2003.

Nei vari anni è stato più volte membro del Consiglio presbiterale e del Consiglio pastorale diocesano.

Insignito del titolo di Prelato d’onore di Sua Santità l’11 luglio 2000, è stato eletto alla sede vescovile di Crema il 25 gennaio 2005, ricevendo l’ordinazione episcopale nella Cattedrale di Como per le mani del vescovo Alessandro Maggiolini il 5 marzo: ha preso possesso della Diocesi di Crema il 19 marzo 2005.

Nella Conferenza Episcopale Italiana ha svolto il ruolo di assistente del Visitatore per i Seminari dal 2005 al 2015. Attualmente è membro della Commissione episcopale per il Clero e la Vita Consacrata, referente per l’Ordo Virginum in Italia.

Nella Conferenza Episcopale Lombarda è delegato per il Centro Regionale Vocazioni e per i Seminari.

È Gran Priore di luogotenenza dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro per l’Italia Settentrionale (2010).

È presidente della Commissione per le Vocazioni della CCEE (Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae)- EVS (European Vocations service) (2012).

 

Il messaggio di saluto alla diocesi di Como del vescovo Coletti