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In Sant’Omobono l’esempio del nuovo umanesimo

Nell'omelia del Pontificale del patrono mons. Lafranconi ha ricordato alcuni tratti fondamentali del Santo: la preghiera, la carità e la sua instancabile opera di pacificazione tra opposte fazioni

Omobono come modello di quel nuovo umanesimo che la Chiesa italiana sta ricercando attraverso le riflessioni del Convegno di Firenze e che senza dubbio mostra i tratti della vita di Gesù nell’intensa preghiera, nell’instancabile carità e nella continua opera di pace. Così mons. Lafranconi, reduce dalla grande assise del capoluogo toscano che si conclude proprio oggi, ha tratteggiato la figura del patrono della città nel Pontificale solenne presieduto in mattinata in Cattedrale  e concelebrato da una cinquantina di sacerdoti, tra i quali il vicario generale, mons. Mario Marchesi, i delegati episcopali e i canonici del Capitolo. Ad impreziosire la celebrazione i canti del coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali. Come al solito il servizio liturgico è stato assicurato dai seminaristi diocesani e dai diaconi permanenti coordinati dal cerimonieri don Flavio Meani. Il Vangelo è stato proclamato da don Francesco Gandioli, di Gallignano, che il prossimo  11 giugno sarà ordinato sacerdote.

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L’augurio del sindaco Galimberti alla città: “Essere attenta a se stessa, a partire dalle povertà e dalle fragilità”. Prima della Messa Pontificale, davanti all’urna del Santo il tradizionale omaggio dei ceri

In cripta la delegazione dell'Amministrazione comunale di Cremona e quella della Provincia

Ha lasciato Palazzo Comunale intorno alle 10.15 la delegazione dell’Amministrazione comunale, diretta in Cattedrale per le solenni celebrazioni patronali presiedute dal Vescovo. Ad aprire il corteo lo stendardo del Comune, seguito da due agenti della polizia locale con i tre ceri che di lì a poco sarebbero stati accesi accanto all’urna del Patrono.

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Lettera del Vescovo Lafranconi alla diocesi nell’imminenza dell’apertura del Giubileo

Alcune indicazioni di carattere spirituale e pastorale per vivere al meglio questo anno che Papa Francesco aprirà l'8 dicembre nella basilica di San Pietro in Vaticano

A poco meno di un mese dall’apertura del Giubileo della misericordia, fortemente voluto da Papa Francesco, mons. Dante Lafranconi ha scritto una lettera alla diocesi con indicazioni di carattere pastorale e spirituale per vivere al meglio questo anno di grazia. Il Pontefice aprirà la Porta santa in San Pietro martedì 8 dicembre, mentre il Vescovo inaugurerà il Giubileo domenica 13 dicembre, alle ore 16, aprendo la porta della misericordia in Cattedrale. Contemporaneamente i suoi più stretti collaboratori presiederanno solenni Eucaristie nelle altre tre chiese giubilari: il Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, il Santuario della Beata Vergine della Misericordia a Castelleone, il Santuario della Fontana di Casalmaggiore. Da segnalare che giovedì 26 novembre, alle ore 10, si terrà in Seminario un incontro di carattere teologico-pastorale sul sacramento della Confessione a cui sono invitati tutti i sacerdoti. Due i relatori: il biblista don Maurizio Compiani tratterà il tema: “La confessione sacramento della misericordia”, mentre don Alberto Franzini, teologo e parroco della Cattedrale si soffermerà su “I confessori segno della misericordia del Padre”. Di seguito il testo integrale della lettera di mons. Lafranconi.

 

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Si avvicina l’inizio del Giubileo straordinario della Misericordia, che, come sapete, sarà aperto da papa Francesco l’8 Dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria. La Domenica successiva (13 Dicembre), il Santo Padre ha stabilito che “in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli, si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia. A scelta dell’Ordinario, essa potrà essere aperta anche nei Santuari, mete di tanti pellegrini, che in questi luoghi sacri spesso sono toccati nel cuore dalla grazia e trovano la via della conversione. Ogni Chiesa particolare, quindi, sarà direttamente coinvolta a vivere questo Anno Santo come un momento straordinario di grazia e di rinnovamento spirituale. Il Giubileo, pertanto, sarà celebrato a Roma così come nelle Chiese particolari quale segno visibile della comunione di tutta la Chiesa” (Bolla di indizione “Misericordiae vultus”, n. 3).

 

1) L’obiettivo del Giubileo

L’intento del Papa è chiaro: mettere in luce che la misericordia di Dio vuole raggiungere tutti gli uomini, in ogni parte del mondo, nelle periferie geografiche che sono le Chiese particolari non meno che nelle periferie esistenziali che sono le situazioni umane dell’indifferenza religiosa e relazionale. Per questo motivo il Papa chiama all’impegno tutti i cristiani perché “nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia” (Misericordiae vultus, n. 12).

Il Giubileo, quindi, non deve limitarsi a quei momenti specifici e significativi delle celebrazioni, delle proposte spirituali forti, delle iniziative di meditazione e di cultura che si svolgeranno durante l’anno, ma deve ricondurci ad un modo di pensare misericordioso come quello di Gesù (conversione) e deve pervadere tutte le nostre relazioni perché siano espressioni di misericordia. E’ il tessuto quotidiano della vita che deve essere impregnato dalla rugiada della misericordia offerta da Gesù Cristo “per una feconda storia da costruire con l’impegno di tutti nel prossimo futuro” (Misericordiae vultus, n. 5). In questo senso siamo chiamati tutti ad usufruire del dono della misericordia che sperimentiamo nel sacramento della Penitenza vissuto non come momento a sè stante, ma inserito in un cammino di continua e progressiva conformazione a Gesù sulla scia del Vangelo e in comunione con la Chiesa.

 

2) L’apertura del Giubileo nella nostra Chiesa particolare

La celebrazione di apertura del Giubileo in Diocesi è fissata per la Domenica 13 Dicembre alle ore 16. Si svolgerà contemporaneamente nelle quattro chiese giubilari: in Cattedrale presieduta dal Vescovo inizierà col rito di apertura della “Porta della Misericordia” cui seguirà la celebrazione dell’Eucaristia; nel Santuario di Santa Maria del Fonte in Caravaggio presieduta da mons. Mario Marchesi, Vicario generale; nel Santuario della Beata Vergine della Misericordia in Castelleone presieduta da mons. Mario Barbieri, Delegato episcopale per il clero; nel Santuario della Fontana in Casalmaggiore presieduta da don Irvano Maglia, Delegato episcopale per la pastorale, con la celebrazione della Santa Messa. In queste tre parrocchie e in tutte le parrocchie della città di Cremona sono sospese tutte le celebrazioni pomeridiane dell’Eucaristia dando rilievo alla solenne apertura del Giubileo a cui possa partecipare una rappresentanza dei fedeli delle altre parrocchie della Zona o delle Zone pastorali limitrofe. La celebrazione della Cattedrale avrà inizio con la processione che prenderà l’avvio dalla chiesa di Santa Maria Maddalena in via 11 Febbraio. Raccomando ai sacerdoti e ai fedeli di partecipare anche alla processione, riconoscendo il valore simbolico e spirituale del pellegrinaggio come “segno peculiare dell’Anno Santo, perché icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza… e segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere che richiede impegno e sacrificio” (Misericordiae vultus, n. 14).

In tutte queste chiese per la durata dell’Anno Santo sarà sempre possibile negli orari stabiliti trovare dei sacerdoti per le confessioni, come pure nelle chiese della Città (Barnabiti e Cappuccini) che sono tradizionalmente un punto di riferimento per tanti fedeli che chiedono il sacramento della Riconciliazione.

Ai sacerdoti – tutti – che, sia pure in misura diversa, esercitano questo ministero, il Papa ricorda di essere “un vero segno della misericordia del Padre” (Misericordiae vultus, n. 17). Il Giubileo, pertanto, è, per noi sacerdoti, occasione provvidenziale per una sosta di riflessione e di preghiera che favorisca un rinnovamento spirituale, teologico e pastorale nello svolgere il nostro compito delicato e prezioso a servizio dei penitenti.

Per questa ragione ho ritenuto utile un incontro che si terrà in Seminario Giovedì 26 Novembre alle ore 10 a cui sono invitati tutti i sacerdoti e particolarmente coloro che saranno a disposizione per le confessioni nelle chiese giubilari. A questo incontro seguirà una ripresa del tema nelle Zone pastorali Giovedì 10 Dicembre per un confronto più ristretto sulla base di una scheda che verrà predisposta.

 

3) I luoghi esistenziali del Giubileo

Assieme alle chiese giubilari, che rappresentano, per così dire, i luoghi “liturgici” dell’Anno Santo, vanno tenuti presenti i luoghi “esistenziali” che sono tutti quei luoghi e quelle situazioni del vivere in cui si fa reale e concreto l’esercizio della misericordia. E’ il variegato panorama delle relazioni quotidiane che deve essere innervato dalla misericordia: quella che riceviamo gratuitamente da Dio e che gratuitamente offriamo ai fratelli. Significativamente il Papa ha concentrato questo duplice aspetto della misericordia – ricevuta e donata – nel motto dell’Anno Santo: “Misericordiosi come il Padre” (Misericordiae vultus, n. 14).

In questa prospettiva, vorrei richiamare l’attenzione su alcuni ambiti della vita che richiedono particolarmente di essere abitati dalla misericordia.

a) La famiglia, troppo spesso messa a rischio da tensioni e incomunicabilità che, generando conflitti e  divisioni, la rendono inospitale per grandi e piccoli (sposi/genitori, figli, nonni, …). La misericordia risulta allora una componente assolutamente necessaria a rigenerare l’amore e quella complicità affettiva che consente una serena vita quotidiana e favorisce la buona educazione dei figli.

b) Ci sono categorie di persone come gli anziani, i malati, i disabili, che spesso soffrono la solitudine e il disagio di molti e svariati limiti, a cui possiamo farci prossimi. Al di là del doveroso impegno dei familiari, sono preziose le relazioni di buon vicinato che non solo vincono la tentazione dell’indifferenza ma rinsaldano il tessuto della convivenza sociale.

c) Anche i carcerati e i profughi ci interpellano sul versante della misericordia. Senza disattendere le esigenze della giustizia, il Papa ci ricorda che questa è solo “il primo passo necessario e indispensabile”, ma incompleto se non approda all’accoglienza e al perdono che purtroppo è sempre più raro nella nostra cultura (cfr Misericordiae vultus, n. 10).

d) A tutte queste categorie si aggiunge quella dei nuovi poveri: persone che hanno perso o non trovano il lavoro; separati e divorziati che hanno dovuto abbandonare l’abitazione e non arrivano a coprire le spese col proprio stipendio, come si verifica anche per alcuni pensionati.

Queste situazioni, che ho ricordato a titolo esemplificativo, sono un incompleto spaccato delle “Opere di misericordia corporale”, a cui il mondo vasto e variegato del volontariato si dedica con encomiabile dedizione, offrendo una bella testimonianza di misericordia. Mi auguro che il Giubileo veda moltiplicarsi la schiera di questi volontari anche tra i giovani; segno che esso perdura oltre l’Anno Santo.

Non dimentichiamo neanche le “Opere di misericordia spirituale”. Nella vita quotidiana non è raro incontrare persone che hanno bisogno di essere consolate, o che sono in ricerca di verità e vanno sostenute col consiglio, col dialogo paziente, con la parola incoraggiante della fede, o persone amareggiate da offese e umiliazioni che anelano a ritrovare la pace interiore e forse anche la forza di perdonare. Non cadiamo nell’indifferenza, e, se non possiamo fare altro, preghiamo per loro. Anche pregare per i vivi e per i defunti è un’Opera di misericordia spirituale.

 

4) L’Anno giubilare e… dopo

Durante l’Anno Santo non mancheranno iniziative e proposte per comprendere meglio e vivere intensamente la misericordia. Di volta in volta se ne darà informazione attraverso i mezzi della comunicazione sociale. Ma ciò che rende vero l’Anno Santo è che lo stile di vita a tutti i livelli – personale e comunitario, familiare e sociale, ecclesiale e civile – sia ispirato dalla misericordia che nelle parole e nell’opera di Gesù trova il modello più vero e il fondamento più sicuro. Ciò che conta soprattutto è che il Giubileo sia un passo di conversione che tocca la vita.

L’Anno Santo si chiuderà il 20 Novembre 2016, solennità di Gesù Cristo Signore dell’universo. Ma la misericordia non ha termine. Né quella di Dio, né quella degli uomini. L’Anno Santo è un’occasione straordinaria per riscoprire la misericordia di Dio verso di noi e per adeguare ad essa i nostri pensieri e le nostre opere. Potremmo definirlo un “tirocinio” per imparare ad essere “misericordiosi come il Padre” (Misericordiae vultus, n.14). E’ il bisogno di tutti e forse anche il desiderio, magari inconsapevole o inespresso, di molti. Certamente di papa Francesco interprete acuto e sapiente delle aspirazioni più profonde dell’uomo: “come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del regno di Dio già presente in mezzo a noi” (Misericordiae vultus, n. 5).

Cremona, 1 Novembre 2015

                                                                                      + Dante, vescovo

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In Casa dell’Accoglienza fervono i preparativi per la festa patronale. Sabato mattina alle 9.30 al Centro pastorale diocesano il card. Montenegro chiude la Settimana della Carità

Nel cortile della struttura di viale Trento e Trieste una struttura per i pranzi del 13 e 14 novembre

Fervono i preparati, alla Casa dell’Accoglienza di Cremona, per la realizzazione della tensostruttura che il giorno di S. Omobono ospiterà il consueto pranzo, promosso da Caritas e S. Vincenzo, del Vescovo con gli ospiti delle rispettive strutture. Sabato 14 sarà la volta del momento conviale, che sarà anche occasione per festeggiare i 100 anni di mons. Mario Cavalleri, alla presenza del card. Francesco Montenegro, che in mattinata interverrà al Centro pastorale diocesano.
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Domenica in tutte le chiesa la preghiera per la Francia. Il dolore del Pontefice

Francesco ai microfoni di TV2000: "Sono tanto vicino al popolo francese tanto amato, sono vicino ai familiari delle vittime e prego per tutti loro"

Domenica 15 novembre in tutte le chiese  la preghiera per la Francia. La Chiesa italiana, “profondamente colpita dagli attacchi terroristici che hanno insanguinato Parigi”, in una nota esprime solidarietà “alla Chiesa che è in Francia e a tutto il suo popolo” e “assicura che in tutte le comunità cristiane domani, giorno che fa memoria della Risurrezione del Signore, la preghiera si eleverà unanime in suffragio delle vittime e in segno di vicinanza ai feriti e alle loro famiglie, come a tutti i soccorritori”.

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Due incontri per riaggiornare la Guida diocesana dedicata alla mistagogia

Convocati preti e catechisti in vista della revisione del sesto volume della collana edita da Queriniana. Appuntamenti il 18 novembre a Caravaggio e il 25 novembre a Cremona

Le Guide per l’iniziazione cristiana predisposte dalla nostra diocesi ed edite da Queriniana sono in fase di progressiva riedizione. Se il primo volume – dedicato alla “Prima evangelizzazione” – e il secondo – “Verso i sacramenti: la parte biblica” – sono già stati aggiornati e già pubblicati, gli altri sono in stato di avanzamento e saranno pronti a breve. Il lavoro sull’ultima guida, la sesta, dedicata alla mistagogia, è, invece, tutto da impostare. Per questo motivo gli uffici catechistico e di pastorale giovanile hanno individuato due serate per una condivisione libera e aperta con chi ha già utilizzzato quest’ultimo strumento ed ha una certa esperienza concreta.

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Azione Cattolica Ragazzi: torna la “due-giorni” di formazione per educatori

A Cascina Moreni sabato 14 e domenica 15 novembre si rifletterà su come accostare i ragazzi delle medie

Dopo un anno di pausa di riflessione torna, rinnovata e rianimata da nuove energie, la due giorni educatori dell’Azione Cattolica Cremonese. La proposta di quest’anno si presenta con molte novità tutte da scoprire: la tematica, le metodologie e anche le facce. Infatti, oltre a tutti i fedelissimi delle due giorni, si invitano calorosamente ad aderire a questa bella iniziativa anche tutti gli educatori acr, ma anche tutti i ragazzi che sono interessati a diventarlo o che si interessano di formazione in parrocchia.

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Alla Vergine Maria affidato il cammino delle parrocchie di Boschetto e Migliaro nell’insediamento del parroco don Ghilardi e di don Braggiè

Ingressi nuovi parroci / 5

È alla Vergine, alla quale con il titolo di S. Maria Nascente è intitolata la chiesa del Migliaro e con quello di S. Maria Annunciata la chiesa del Boschetto, che il Vescovo ha affidato il cammino delle due parrocchie della periferia di Cremona e dei loro nuovi sacerdoti. Nella mattinata di domenica 27 settembre, al Boschetto, nel giorno della sagra, si è insediato ufficialmente il nuovo parroco, don Maurizio Ghilardi. Alla Messa di insediamento, presieduta da mons. Lafranconi, era presente anche don Sante Braggiè, il nuovo collaboratore parrocchiale.

La celebrazione di insediamento del nuovo parroco ha avuto inizio sul sagrato della parrocchiale del Boschetto, dove alle 10.30 il consigliere comunale Enrico Manfredini ha rivolto il saluto della comunità civile al Vescovo e ai nuovi sacerdoti. Un messaggio rivolto anche a nome del sindaco Gianluca Galimberti, impossibilitato a essere presente per impegni istituzionali, e dell’intero Consiglio comunale. Nel breve intervento di benvenuto il riferimento a don Primo Mazzolari (nato e battezzato al Boschetto) e al ministero di servizio del sacerdote. Guardando poi alle situazioni di fragilità del territorio, l’auspicio per uno sforzo concorde tra istituzioni e l’impegno dell’Amministrazione a collaborare alle iniziative che saranno intraprese per conseguire il bene comune.
Accanto al Vescovo, oltre a don Ghilardi e don Braggiè, era presente il vicario zonale, don Gianpaolo Maccagni, e alcuni altri sacerdoti, tra loro don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas diocesana, cui don Ghilardi ha collaborato dal 2007, ricoprendo negli ultimi anni il ruolo di vicedirettore.

In chiesa il vicario zonale ha dato lettura del decreto di nomina del nuovo parroco, che il Vescovo ha voluto anche nuovo responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale missionaria e per la Cooperazione con le Chiese sorelle. Don Ghilardi ha quindi asperso l’assemblea con l’acqua benedetta e incensato la mensa eucaristica, due gesti propri del rito di immissione dei nuovi parroci.
Ha poi preso la parola Santo Maugeri, membro del Consiglio pastorale parrocchiale, che porgendo il saluto al Vescovo e ai nuovi sacerdoti ha ricordato don Primo Mazzolari e le parole del suo testamento, trasformandole in augurio: “Dopo la Messa il dono più grande è la parrocchia”. Quindi ha assicurato l’intenzione di tutti a “camminare insieme”, procedendo sulla strada dell’itinerario di iniziazione cristiana secondo il modello catecumenale, insieme alla richiesta di prendere a cuore le giovani generazioni. L’occasione anche per fare il punto su quanto portato avanti in parrocchia: dalla preparazione delle liturgie alla cura dell’oratorio, dai servizi caritativi alla società sportiva.

Iniziando l’omelia il Vescovo ha ricordato il cammino che le due comunità del Boschetto e del Migliaro, diventate unità pastorale nel 2012, devono continuare a percorrere insieme, oggi sotto la guida di un nuovo parroco, don Maurizio Ghilardi, e con l’ausilio di don Sante Braggiè in qualità di collaboratore parrocchiale.
Quindi una riflessione sulla figura del sacerdote, e del parroco in particolare, in una parrocchia. Per farlo il Vescovo ha ripreso dalle letture l’espressione “nel nome del Signore”. Mons. Lafranconi, ricordando come spesso l’ingresso dei parroci sia salutato con la frase “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”, ha affermato: «Vuol dire che viene perché è mandato, non perché l’ha scelto lui o perché a lui piace questa parrocchia. Se il mandato trova la sua concretizzazione in un momento particolare, per disposizione del vescovo, è pur vero che ha le sue radici in Colui che lo ha chiamato al sacerdozio». E ha proseguito: «Che cosa fa un prete in una parrocchia? Annuncia la Parola di Dio, celebra i Sacramenti, cerca di vivere le preoccupazioni, i disagi, le sofferenze, le gioie, i passaggi che famiglie, persone singole, gruppi e associazioni si trovano ad affrontare. E tutto questo che cosa è se non operare nel nome del Signore?».

«Il riferimento a Dio e alla Chiesa – ha continuato – è indispensabile e continuo nella vita di un prete: è un riferimento che segna ogni passo del suo ministero, segna ogni passo della sua vita. Senza questo riferimento a Dio noi perderemmo la ragione e anche il senso non solo di quello che facciamo, ma anche di quello che siamo». Un riferimento – ha precisato il Vescovo – che, però, è anche per tutti i fedeli. «Perché tutti, come credenti e discepoli di Gesù, – ha spiegato – siamo investiti dalla sua grazia e resi capaci di essere profeti, cioè essere un segno che lascia trasparire il Vangelo, l’amicizia con Gesù, il riferimento all’eterno».
Poi un secondo monito: «Non devono esserci tra di noi gelosie! Purtroppo, uno dei peccati delle parrocchie è che spesso i gruppi sono gelosi l’uno dell’altro. Finché c’è emulazione per fare il bene è una bella cosa, ma se l’emulazione scade nella gelosia e nella voglia di dire che io sono migliore di te, che io faccio di più o che io arrivo prima, allora questo è contrario al Vangelo e smentisce la fisionomia di una comunità cristiana».

«Questo nostro tenere fisso lo sguardo sul Signore Gesù – ha detto ancora il Vescovo – ci porta poi alla esigenza di un cammino de fede deciso e costante: non tentennante, non a giorni alterni, non secondo gli umori. Questo ovviamente è legato alla nostra decisione di essere discepoli». E proprio nei momenti difficili il sacerdote diventa una presenza importante, perché è richiamo concreto dalla presenza di Dio nella vita di ciascuno.
«Il cammino che riprende, non dico incomincia, con due figure nuove – ha concluso il Vescovo – lo affidiamo volentieri alla Madonna, la quale quando è nata non sapeva cosa l’aspettava, come nessuno di noi; ma non lo sapeva bene neppure nell’Annunciazione, quando Dio si è messo di traverso nei suoi progetti proponendole qualcosa di diverso: essere la madre di Dio. La Madonna Nascente del Migliaro, la Madonna Annunciata del Boschetto accompagnino la vita dei nostri due sacerdoti e accompagnino anche la vita di questa comunità».

Terminata l’omelia il nuovo parroco ha recitato da solo il Credo, segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità. Una professione di fede alternata al canto della corale che ha animato la liturgia, composta dal coro giovanile insieme alla schola cantorum del Boschetto e supportata da archi e flauti insieme all’organo. Gremita la chiesa che nelle prime fine, insieme ai parenti di don Ghilardi, vedeva schierati anche i lLpetti Scout del Cremona 2: bambini e bambine del Boschetto.
Al termine della celebrazione don Ghilardi ha preso la parola per il saluto ai nuovi parrocchiani., ma non ha voluto dimenticare neppure le comunità incontrare nelle sue precedenti esperienze pastorali, in particolare alla Caritas. Poi, ricordando anche il nuovo incarico di responsabile dell’Ufficio missionario, ha espresso un desiderio: «Chissà che questa comunità abbia il coraggio e l’umiltà di guardare oltre!». Da ultimo una rassicurazione: «Guardate che sono contento di essere qui, e sono molto sereno».

Dopo la Messa nel saloncino sotto la casa parrocchiale, da dove era partita la processione iniziale, è avvenuta la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di due testimoni: Enrico Garavelli in rappresentanza della parrocchia del Boschetto e Maria Stella Galli per quella del Migliaro.
La mattinata è proseguita nel vicino oratorio con un rinfresco che ha ulteriormente ampliato il ricco programma della Sagra. Tra i tanti che hanno voluto salutare don Ghilardi anche gli ospiti della Casa dell’Accoglienza che, presenti insieme a don Pezzetti e alle suore Catechiste di S. Anna, hanno portato un regalo a don Maurizio.

Tra i primi impegni del nuovo parroco non è mancata neppure la visita a don Angelo Garibaldi, già parroco del Boschetto dal 1994 al 2005, e che da un paio d’anni, dopo aver lasciato la parrocchia di Pumenengo, risiede nuovamente al Boschetto, proprio di fronte alla casa parrocchiale.
Nel pomeriggio, alle 18, don Ghilardi e don Braggiè hanno celebrato la loro prima Messa nella parrocchiale del Migliaro.

 

Omelia del Vescovo:   mp3   pdf

Saluto del Parroco (mp3)

Photogallery: parte 1 parte 2 parte 3

 

 

Biografia dei sacerdoti

Don Maurizio Ghilardi è nato a Bergamo il 26 marzo 1968. Originario della parrocchia di Mozzanica, è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 1994 dal vescovo Giulio Nicolini insieme ad altri tre confratelli. Il suo primo incarico pastorale è stato a Cremona, come vicario nella parrocchia di S. Bernardo (1994-1999). Quindi il trasferimento, sempre come vicario, prima a Calcio (1999-2003) e poi ad Agnadello (2003-2005). Dopo un anno come assistente religioso della Comunità “Mondo nuovo”, nel 2007 ha iniziato il proprio impegno presso le strutture della Caritas diocesana, della quale mons. Lafranconi l’ha nominato vicedirettore nel giugno del 2012.

Laureato in Scienze della Formazione presso la sede di Piacenza dell’Università Cattolica del S. Cuore, lo scorso febbraio don Ghilardi ha conseguito, con valutazione di 110 e lode, la laurea magistrale in Progettazione pedagogica nei Servizi per minori con la testi intitolata “L’uso delle tecnologie digitalizzate in contesto migratorio: dal linguaggio del capo tribù a Facebook, passando dalla globalizzazione”.

Ora mons. Lafranconi l’ha scelto come nuovo parroco delle comunità cittadine di “S. Maria Annunciata” al Boschetto e “S. Maria Nascente” al Migliaro, dove succede a don Antonio Mascaretti, che il Vescovo ha voluto nuovo rettore del Santuario di S. Maria del Fonte presso Caravaggio.

Don Ghilardi, inoltre, è stato nominato responsabile dell’Ufficio missionario diocesano subentrando a don Gianmarco Fodri.

Don Sante Braggiè è nato a Conselve, in provincia di Padova, il 13 giugno 1959 ed è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1983 mentre risiedeva a Cassano d’Adda. È stato vicario a Fontanella (1983-1993), poi vicario a Sant’Ambrogio in città e contemporaneamente incaricato per il Cimitero Civico (1993-2000). Per un anno (2000-2001) è stato cappellano dell’Ospedale di Treviglio-Caravaggio, quindi vicario a Soncino (2001-2006). Nel 2006 la nomina a parroco di Casaletto di Sopra e Melotta. Ora il Vescovo l’ha scelto come collaboratore parrocchiale a Cremona nelle comunità di “S. Maria Nascente” al Migliaro e di “S. Maria Annunciata” al Boschetto.

Intervista a don Ghilardi sul giornalino parrocchiale

Carissimo don Maurizio, quali sono le emozioni che la stanno accompagnando in questo nuovo capitolo della sua vita sacerdotale?

Credo che la curiosità e il desiderio di sperimentarmi come parroco siano due forze che mi stanno animando in questo momento. Una cosa è vivere la vita da vicario parrocchiale (che è l’unica vissuta fino ad ora da me nelle parrocchie dove ho prestato servizio) e come vice direttore della Caritas e un’altra è essere incaricato di animare e accompagnare due comunità parrocchiali. Un po’ di trepidazione devo ammettere che mi sta abitando, ma sono contento e sereno di diventare parte del Boschetto e del Migliaro.

Quali sono le persone che l’accompagneranno nella sua Messa di ingresso?

Mia mamma, i miei tre fratelli, le mie cognate e mia sorella, i miei cinque nipoti e una zia che vive con noi da moltissimi anni. Mio padre non c’è più dal 2003. Sono certo che mi accompagnerà da lassù con la sua personalità forte e allegra. Credo poi che ci saranno diversi amici e parenti. Non ho fatto inviti, la partecipazione dovrà rimanere libera e spontanea.

Conosce già la nostra realtà parrocchiale?

Sì. Diverse volte ho incontrato alcuni gruppi di giovani e adulti in occasione di incontri formativi e di testimonianze riguardanti il servizio caritativo. Mi sono sempre trovato molto bene. Ma come sapete, un conto è l’incontro occasionale e un altro è la vita quotidiana. Spero che i semi gettati durante quegli incontri possano produrre da adesso rapporti degni di una comunità ecclesiale.

Lei ha dedicato buona parte del suo cammino sacerdotale alla Caritas diocesana: quali attenzioni spera di poter seminare nelle nostre parrocchie?

Bella domanda! Spero di poter lavorare, tramite il Vangelo, sul pregiudizio, sull’apertura mentale, sulla capacità di consegnare il messaggio evangelico ai ragazzi e agli adulti del Boschetto e del Migliaro perché diventino sempre più comunità accoglienti, senza la pretesa di cambiare gli altri o di obbligarli al rispetto di quelle regole non scritte che esistono nelle parrocchie e che se uno non osserva allora è fuori dai giochi. Sovente accade! Apertura e accoglienza nel rispetto reciproco secondo l’insegnamento di Gesù, sapendo che sbaglieremo spesso ma che potremo riprendere il cammino. Abbiamo il compito e il diritto di farlo.

Quale bagaglio di esperienze e di incontri porta con sé?

Gli incontri sono tantissimi così come le esperienze. San Bernardo in città mi ha permesso di fare gli sbagli della gioventù sacerdotale e mi ha sempre accompagnato un affetto che continua. Calcio (non è solo uno sport ma è anche una parrocchia del bergamasco) mi ha fatto provare la convivenza sacerdotale e l’amicizia con chi dall’oratorio non pretendeva sempre ma all’oratorio dava molto di sé e una grande amicizia con chi in chiesa non veniva mai. Agnadello è stata un’esperienza breve dove gli adolescenti mi hanno insegnato che cosa significhi il non lasciarli soli, cercando di interpretare le loro richieste di aiuto. La Caritas è un capitolo aperto dove profughi, malati di AIDS, donne con molti problemi nelle loro giovani vite, minori, volontari… – chi più ne ha più ne metta – costituiscono un terreno di crescita di cui ancora non so calcolarne il peso e il valore, immenso sicuramente, ma ho bisogno di tempo per lasciar sedimentare tutto quello che ho vissuto di bello e di meno bello.

Quali sono le sue aspettative? Che cosa spera di poter realizzare?

Grazie a Dio non sono solo io a dover realizzare qualcosa; credo che ci si dovrà aiutare a maturare una libertà d’animo tale da farci accogliere il Vangelo nella sua essenza. È così bello, perché sprecare tempo e occasioni? Certo ho delle aspettative, alcune non sono oggettivabili: crescere nella libertà evangelica, diventare sempre un’unica comunità, maturare l’idea che pur essendo minoranza siamo Chiesa e siamo nella Chiesa e abbiamo molto da dire all’uomo sull’uomo lasciandoci guidare da Dio senza scontri culturali ma, nel paziente lavoro che ognuno deve compiere su di sé. Poi, se potessimo essere anche un po’ missionari non mi dispiacerebbe. Da un punto di vista puramente materiale preferisco ragionare in loco, con quanti vorranno, per comprendere meglio l’utilizzo delle strutture che abbiamo e se si può pensare a qualcosa di nuovo! Essendo parroco per la prima volta, non ho mai chiesto soldi ai parrocchiani, spero di non doverlo fare troppo frequentemente. Si riuscirà a fare qualche esperienza di campo estivo o invernale con i ragazzi e con gli adulti? E se diventassimo una unità pastorale dove anche il Centro Missionario Diocesano potrà trovare spazio? Non so in che modo, ma sarebbe davvero interessante. C’è spazio per tutti quelli che desiderano impegnarsi nella Chiesa.

Lei è laureato in Scienze della Formazione con una tesi sull’uso delle nuove tecnologie negli stranieri non scolarizzati: quali sono le potenzialità di questi strumenti per la nuova evangelizzazione, soprattutto nei confronti dei più giovani?

Le nuove tecnologie di comunicazione digitalizzate hanno il pregio della velocità, dell’immediatezza e della continua produzione di messaggi. Ma solo Uno è il messaggio, che necessita di relazione. Nel mio caso, ad esempio, usare WhatsApp e Facebook con gli ospiti della Casa dell’Accoglienza che non hanno un’elevata scolarizzazione mi ha permesso di lasciare in loro l’idea che qualcuno per loro c’è sempre, seppur fisicamente distante. Così credo funzioni anche per i nostri ragazzi. Sempre meglio preferire comunque la relazione personale, certe cose del Vangelo non arrivano al cuore solo stando sul web e gli adulti questo lo sanno. L’evangelizzazione passa attraverso esperienze di servizio da vivere con l’anima e con il corpo, questo il web non lo consente, però il web ci permette di essere connessi gli uni agli altri, una nuova forma per dire che siamo in comunione gli uni con gli altri se però prima lo siamo stati con il cuore e di persona.

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Convegno di Firenze: Verso un umanesimo concreto e alla ricerca di nuove alleanze

Le relazioni introduttive di Marco Magatti e Giuseppe Lorizio hanno dato il via ai lavori dei sottogruppi

È entrato nel vivo, mercoledì 11 novembre, terza giornata del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, la riflessione nei gruppi di lavoro. Cinque macrogruppi, uno per ciascuna delle cinque “vie” indicate nella Traccia (uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare), divisi ognuno in quattro sottogruppi coordinati da un moderatore, che prevedono al loro interno dieci “tavoli” ai quali si stanno già confrontando non più di dieci delegati. Un metodo “sinodale”, nuova formula adottata all’appuntamento fiorentino per consentire un autentico dialogo offrendo a tutti la possibilità di intervenire. A fornire le coordinate all’interno delle quali si svolgono i lavori sono state questa mattina, dopo l’anteprima di ieri sera con il dibattito “Come la penso io sulle cinque vie”, le due relazioni del sociologo Mauro Magatti (Università Cattolica di Milano) e del teologo Giuseppe Lorizio (Pontificia Università Lateranense).

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Il 19 settembre l’ingresso di don Massimo Sanni parroco di Calvatone, Tornata e Romprezzagno

Ingresso nuovi parroci / 4

Si è insediato ufficialmente nel pomeriggio di sabato 19 settembre nella parrocchiale di S. Maria Immacolata don Massimo Sanni, nuovo parroco di Calvatone, Tornata e Romprezzagno. A presiedere la solenne Eucaristia il vescovo Dante Lafranconi che ha invitato a guardare la storia «alla luce dello sguardo di Dio». Riflettendo poi sulla figura del parroco ne ha sottolineato il ruolo di pastore e servo, indicando anche una priorità: «essere servo nella comunione delle tre parrocchie».

Circa cinque chilometri separano Calvatone dal paese natale del suo nuovo parroco, Bozzolo. In direzione opposta la stessa distanza porta alla terra del suo precedente ministero pastorale: Piadena, dove era vicario, così come a Vho e Drizzona. Da queste due principali direttrici sono giunti amici e conoscenti, accolti, così come i nuovi parrocchiani, sul sagrato della chiesa.
È qui che alle 16.30 don Sanni e il Vescovo hanno ricevuto il saluto ufficiale della comunità civile da parte di Pierugo Piccinelli, sindaco di Calvatone e presidente dell’Unione dei Comuni di Calvatone e Tornata, rappresentata dal primo cittadino Mario Penci. Un benvenuto ricco di speranza, con l’assicurazione di una collaborazione che potrà contare anche sulle tante realtà di volontariato presenti sul territorio, molte delle quali erano rappresentante dai propri gonfaloni, compreso quello dell’Associazione Alpini, presenti in uniforme.

In chiesa, dopo il saluto liturgico, il vicario zonale, don Luigi Pisani, ha dato lettura del decreto di nomina del nuovo parroco che, al termine, ha asperso l’assemblea con l’acqua benedetta e incensato la mensa eucaristica.
Poi ha preso la parola Giuseppe Mazzi che, porgendo il saluto al Vescovo e a don Sanni, ha subito espresso anche un pensiero di vicinanza per l’ex parroco, don Vincenzo Cavalleri. Quella proposta dal rappresentante delle tre parrocchie ha voluto essere propriamente una «accoglienza unitaria». Lo dimostrava anche la corale che ha animato la celebrazione, per l’occasione formata dai coristi delle tre comunità. «Anche prima eravamo pastoralmente uniti – ha ricordato Mazzi – ma ora lo dovremo essere ancora di più e, sicuramente, in modo diverso. Sapendo superare le difficoltà e abbandonando quelle forme di divisione che non hanno ragione di essere portate avanti. Questo è il compito che ci attende, il cammino che con don Massimo dovremo percorrere».

Nell’omelia il Vescovo, prendendo spunto in particolare dal brano evangelico, ha rinnovato l’invito fatto ai discepoli da Gesù: «non guardare la storia – ha detto il Vescovo – solo fin dove arriva il nostro sguardo, ma alla luce dello sguardo di Dio». «La fede – ha precisato – è assumere questa disposizione: guardare al di là della nostra storia, avere uno sguardo che non è limitato dentro ciò che vediamo, ciò che tocchiamo, ciò che ci serve e ciò che ci piace; ma uno sguardo che va oltre! Se non ci fosse questo sguardo non avremmo martiri! Né dei secoli passati, né dei giorni presenti. Martire è colui che vive in prima persona quello che Gesù ha detto: “Se uno vuol seguirmi prenda la sua croce”».
Una riflessione che ha portato a guardare anche alla figura del parroco «che in una comunità cristiana – ha spiegato mons. Lafranconi – è un compagno di viaggio nella fede, ma che vive il suo viaggio nella propria identità di prete, di sacerdote, di pastore». E ha proseguito: «Noi accogliamo il nuovo parroco desiderosi di compiere con lui un cammino di fede, sulla base di questa comune vocazione di essere cristiani, ma lo accogliamo anche riconoscendo che egli ha il compito di essere pastore e guida, e pregando perché non perda mai la consapevolezza di essere servo! Perché è ciò che il Signore domanda».

«Questa missione di servizio – ha detto ancora – ha tante modalità, tante occasioni e tanti modi concreti per manifestarsi. Non ultima, e forse non la più facile, sarà l’occasione di essere servo nella comunione delle tre parrocchie. In genere è la cosa un po’ più precaria e difficile. È da costruire costantemente e con pazienza, nella consapevolezza che essa richiede impegno, fede, sacrificio, pazienza, apertura di dialogo e capacità di soffrire come il Signore Gesù, che sulla croce morì per riunire i figli di Dio che erano dispersi».
Circa una quindicina i sacerdoti concelebranti. In particolare erano presente don Giuseppe Manzoni, parroco di Piadena e don Giovanni Maccalli arciprete di Bozzolo.

Al termine dell’Eucaristia ha preso la parola don Sanni, che ha ripreso alcuni passaggi della pagina evangelica come consegne per il proprio ministero. “Nessuno lo sapesse” è stato tradotto in «meno protagonismo intorno alla figura del prete»; “Il figlio dell’uomo deve essere consegnato”, come il sacerdote è consegnato alla propria comunità”; e “Accogliere nel mio nome”, che è diventato l’augurio per la reciproca conoscenza tra il parroco e i nuovi parrocchiani. Non sono mancati i saluti e i ringraziamenti, con un ricordo particolare per don Pietro Osini e mons. Maurizio Galli.
Dopo la Messa la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di sei testimoni, due per ognuna delle tre parrocchie: per Calvatone Roberta e Gianni Pini; per Romprezzagno Carolina Cappelli e Francesco Barbiani; per Tornata Simona Durantini e Ottorino Rossi.

Il pomeriggio è quindi proseguito nel vicino oratorio con un momento di festa.

Omelia del Vescovo:    mp3   pdf

Saluto del nuovo parroco (mp3)

Photogallery: parte 1 parte 2 parte 3

 

Biografia del nuovo parroco

Don Massimo Sanni è nato a Bozzolo (Mn) il 20 maggio 1974. Ordinato sacerdote il 17 giugno del 2000, ha iniziato il proprio ministero pastorale a Viadana come vicario della parrocchia S. Pietro apostolo. Nel 2008 il trasferimento, sempre come vicario, nelle parrocchie di Piadena, Drizzona e Vho. Ora mons. Lafranconi l’ha promosso parroco, affidandogli la cura d’anima delle comunità di Calvatone, Tornata e Romprezzagno, succedendo a don Vincenzo Cavalleri.

 

Il saluto di don Sanni sul giornalino

Una semplice parola di saluto alle Comunità di Calvatone, Tornata e Romprezzagno.

Presto inizieremo a lavorare insieme, condividendo le bellezze e le difficoltà della vita pastorale e quotidiana. Potete immaginare la mia emozione, nel contempo vi rendo partecipi del fatto che so di non essere esperto in nulla, ho molto da imparare e da ascoltare. Ma il desiderio di camminare e di collaborare con voi è più forte di ogni comprensibile paura o incertezza.

È un po’ come camminare sulle acque … e, come l’apostolo Pietro, anch’io corro il rischio di affondare se non saranno la speranza e la fede a dettare il passo del nostro relazionarci.

Il prete, che è uomo di carità, ha pur sempre bisogno egli pure, forse più degli altri, di altrettanta carità, perché “dispensa con povere mani e labbra di uomo la divina e ineffabile Parola e presenza di Dio”.

E non sempre ne è all’altezza. C’è una bella espressione che voglio fare mia nel presentarmi a tutti voi. Chi vorrò essere, quale stile incarnare, quale figura di pastore proporre e hiamare in causa? “Servitore della vostra gioia”. Sì, questo desidero essere con voi e in mezzo a voi. Una gioia che non si compra e neppure si baratta, ma solo si riceve dopo aver preparato e aperto il cuore. Questa gioia da scoprire insieme è il Signore.

Con la protezione materna della Vergine Immacolata, l’essenzialità di Antonio, l’autorevolezza di Ambrogio e la letizia di Francesco, nostri patroni, vi saluto e vi abbraccio fraternamente.

Don Massimo

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