L’emozione dei 250 pellegrini in piazza S. Pietro per l’udienza di Papa Francesco

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Sono giunti ai cancelli di S. Pietro intorno alle 8 di mercoledì 24 febbraio gli oltre 250 cremonesi che da lunedì 22 stanno prendendo parte al pellegrinaggio giubilare a Roma promosso dal Segretariato diocesano pellegrinaggi, diretto da don Roberto Rota, con l’assistenza tecnica dell’agenzia viaggi Profilotours, presente con il suo direttore Gianluigi Gremizzi. A guidare il pellegrinaggio il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni. Presente anche l’emerito mons. Dante Lafranconi.

I due Vescovi hanno seguito l’udienza ai lati dell’altare papale, a pochi passi da Papa Francesco. Un posto privilegiato è stato riservato anche a una piccola delegazione cremonese, formata da Manuela Cantini con le figlie Anastasia e Giulia (di Mozzanica), la giovane Lucia Tresoldi di Castelleone e il responsabile del Segretariato pellegrinaggi.

Il resto del gruppo ha preso posto, invece, nell’area riservata proprio di fronte all’altare papale. Presenti le comunità di Castelverde, Boschetto, Caravaggio, Brignano, Vailate, l’unità pastorale di San Giovanni in Croce, San Felice, Persico-Dosimo, Castelleone, Crotta d’Adda, oltre a diversi pellegrini dalla città di Cremona. E non mancava neppure la parrocchia di Cassano d’Adda, che nei giorni scorsi ha seguito un percorso proprio.

I cremonesi hanno potuto seguire tutta l’udienza in “prima fila”. I momenti in attesa del Papa sono stati vissuti nella preghiera e non senza alcuni momenti di euforia, come quando lo speaker che annuncia la presenza in piazza dei vari gruppi ha presentato il pellegrinaggio della Diocesi di Cremona.

Puntuale alle 9.30 ha fatto il suo ingresso in piazza Papa Francesco che, a bordo della consueta jeep bianca, ha incontrando i pellegrini. Circa 20mila le persone presenti all’Udienza, tornata ormai ai grandi numeri dopo il calo seguito agli attentati di Parigi. Moltissime le bandiere variopinte che svettavano sotto il sole di un cielo terso. A distinguersi chiaramente anche i cremonesi, tutti con indosso il fazzolettone bianco del pellegrinaggio. Proprio di fronte al settore a loro riservato si è fermata la jeep del Papa.

 

L’udienza di Papa Francesco

«La ricchezza e il potere sono realtà che possono essere buone e utili al bene comune, se messe al servizio dei poveri e di tutti, con giustizia e carità. Ma quando, come troppo spesso avviene, vengono vissute come privilegio, con egoismo e prepotenza, si trasformano in strumenti di corruzione e morte». Questo l’ammonimento con il quale il Papa ha cominciato la catechesi dell’udienza generale nella quale, proseguendo le catechesi sulla misericordia nella Sacra Scrittura, si è soffermato sui “passi” di quest’ultima in cui «si parla dei potenti, dei re, degli uomini che stanno in alto, e anche della loro arroganza e dei loro soprusi».

Il passo scelto era quello dell’episodio della vigna di Nabot, descritto nel Primo Libro dei Re, in cui «si racconta che il re d’Israele, Acab, vuole comprare la vigna di un uomo di nome Nabot, perché questa vigna confina con il palazzo reale». Ma «la terra è sacra, perché è un dono del Signore, che come tale va custodito e conservato, in quanto segno della benedizione divina che passa di generazione in generazione, è garanzia di dignità per tutti», ha ricordato Francesco. E così Nabot si rifiuta di cedere al re la sua terra. Da qui la reazione di Acab e della moglie Gezabele, che «non era brutta, ma era cattiva», le parole a braccio del Papa.

«Se si perde la dimensione del servizio – ha spiegato il Pontefice – il potere si trasforma in arroganza e diventa dominio e sopraffazione». La regina «si serve delle apparenze menzognere di una legalità perversa». Gesù capovolge e sconfessa la legge del più forte.

Quella narrata nella Bibbia «non è la storia di altri tempi – ha detto il Papa a braccio -, è la storia di oggi, la storia dei potenti che per avere più soldi sfruttano i poveri, sfruttano la gente». E ancora: «È la storia della tratta delle persone, del lavoro schiavo, della povera gente che lavora in nero, con il minimo, per arricchire i potenti. È la storia dei politici corrotti, che vogliono più e più e più…». «Il grande Sant’Ambrogio – ha ricordato poi il Papa sempre fuori testo – ha scritto in piccolo libro su questo episodio, si chiama ‘Nabot’, che è un libro di attualità, un libro molto bello e molto concreto». Quindi un invito preciso: «Ci farà bene leggerlo in questo tempo di Quaresima».

«Ecco dove porta l’esercizio di un’autorità senza rispetto per la vita, senza giustizia, senza misericordia. Ed ecco a cosa porta la sete di potere: diventa cupidigia che vuole possedere tutto», ha affermato ancora il Pontefice. «Un testo del profeta Isaia è particolarmente illuminante al riguardo: in esso il Signore mette in guardia contro l’avidità i ricchi latifondisti che vogliono possedere sempre più case e terreni». Poi le parole del profeta: «Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nel paese». «E il profeta Isaia non era comunista», ha commentato il Papa a braccio.

«Dio è più grande della malvagità e dei giochi sporchi fatti dagli esseri umani», ha assicurato il Papa. Che poi ha proseguito: «Che bello sarebbe che i potenti, gli sfruttatori di oggi, facessero lo stesso, facessero come Acab!». «Il Signore accetta il suo pentimento», ma «un innocente è stato ucciso, e la colpa commessa avrà inevitabili conseguenze», ha commentato il Papa: «Il male compiuto lascia le sue tracce dolorose, e la storia degli uomini ne porta le ferite».

La misericordia è dunque «la via maestra che deve essere perseguita», perché «può guarire le ferite e può cambiare la storia». E ancora: «La misericordia divina è più forte del peccato degli uomini». «Gesù Cristo è il vero re, ma il suo potere è completamente diverso», ha ricordato Francesco: «Il suo trono è la croce. Lui non è un re che uccide, ma al contrario dà la vita. Il suo andare verso tutti, soprattutto i più deboli, sconfigge la solitudine e il destino di morte a cui conduce il peccato. Con la sua vicinanza e tenerezza porta i peccatori nello spazio della grazia e del perdono». «Questa è la misericordia», ha concluso il Papa a braccio citando il tema dell’anno giubilare.

La catechesi di Papa Francesco

Alla fine dei saluti nelle varie lingue il Papa si è rivolto anche ai pellegrini italiani. E qui non è mancato un riferimento specifico a «i fedeli della Diocesi di Cremona, accompagnati dal Vescovo Mons. Antonio Napolioni». «Auspico che tutti, in questo Anno Santo della misericordia, – ha detto il Papa – vivano ogni forma di potere come servizio per Dio e per i fratelli, con i criteri dell’amore alla giustizia e del servizio al bene comune».

Infine come sempre un saluto particolare ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. «La Quaresima è un tempo favorevole per intensificare la vita spirituale – ha spiegato Papa Francesco -: la pratica del digiuno vi sia di aiuto, cari giovani, per acquisire maggiore padronanza su voi stessi; la preghiera sia per voi, cari ammalati, il mezzo per affidare a Dio le vostre sofferenze e sentirlo sempre vicino; le opere di misericordia, infine, aiutino voi, cari sposi novelli, a vivere la vostra esistenza coniugale aprendola alle necessità dei fratelli».

Il saluto del Papa ai pellegrini italiani

Il testo integrale delle parole del Papa

 

Photogallery dei cremonesi all’Udienza

 

La conclusione del Pellegrinaggio

Dopo l’udienza per il gruppo cremonese tappa nella vicinissima chiesa di Santa Maria delle Fornaci per la Messa a conclusione del pellegrinaggio a Roma.

Quindi il pranzo e, tempo permettendo, la visita all’ultima basilica papale, San Paolo Fuori le Mura, sulla via Ostiense, che conserva la memoria del martirio dell’Apostolo delle genti. A metà pomeriggio è previsto l’inizio del viaggio di ritorno.

 

Gli altri momenti del viaggio a Roma

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