Domenica sera a Soresina la “danzatrice di Dio” suor Anna Nobili per il secondo dei Quaresimali

Per la danzatrice professionista, che ha lavorato in diversi teatri italiani partecipando a grandi concerti, nel 1993 la conversione. da suora ha fondato la Scuola “HolyDance”

image_pdfimage_print

Non poteva che essere la “misericordia” l’oggetto delle riflessioni e delle testimonianze che scandiscono il percorso tracciato dai “Quaresimali” a Soresina nell’Anno Santo della Misericordia. Una serie di appuntamenti che spaziano dal versante squisitamente letterario a quello propriamente spirituale e mistico, dal confronto tra religioni (Cristianesimo e Islam) all’esercizio della prossimità coraggiosa “in opera e in opere”, fino all’autobiografia, in diretta, della “resa amorosa” all’Amore Misericordioso. A inaugurare il ciclo d’incontri è stato il 18 febbraio il soresinese don Marco D’Agostino. Prossima serata in agenda domenica 28 febbraio con suor Anna Nobili, la “danzatrice di Dio”.

 

L’incontro del 28 febbraio

Il secondo quaresimale vede protagonista una “star” televisiva “sui generis”. Una figura di “suora” simpatica ed affascinante, che ha provocato la curiosità dei mass-media nazionali non solo per la Scuola “HolyDance”, da lei fondata e nella quale insegna “danza spirituale”, ma soprattutto per la radicale trasformazione che l’ha catapultata, dai “cubi” delle più famose discoteche milanesi, sui quali si scatenava in notti trasgressive infarcite di alcool e di sesso, alla gioia profonda di “ballare con Dio”.

“Così la misericordia ha sconvolto la mia vita. Storia di una redenzione” è il titolo della serata, in programma domenica 28 febbraio, alle 21, presso il salone Mosconi del Centro parrocchiale di Soresina.

“Voglio ringraziare Dio – dichiara la religiosa della Congregazione delle Suore Operaie – con tutta me stessa: con l’anima, con la mente e con il corpo!”.

Suor Anna, la cui conversione risale al 1993, non è un’improvvisatrice, ma una danzatrice professionista, che ha lavorato, giovanissima, in diversi teatri italiani e ha partecipato a grandi concerti (con Bennato, Jovanotti…), fino ad arrivare in televisione come prima ballerina in alcuni programmi Rai e Mediaset.

Dopo “l’incontro travolgente – sono parole sue – con la persona di Gesù Cristo, Figlio di Dio” ha deciso di tagliare radicalmente con il passato ed è entrata nella Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth. Durante il percorso di formazione, le Consorelle le hanno chiesto di “sfruttare” evangelicamente la sua capacità di danzare, e di trasformare il suo talento in un servizio per tanti. Così sono nate molte iniziative “educative”, fino alla Scuola “HolyDance”, la prima, in assoluto, di “danza cristiana”.

 

L’incontro del 18 febbraio

CSC_9455 (1000x561)

Il primo dei Quaresimali (dal titolo “L’impossibile perdono nella tragedia greca e la misericordia nelle Scritture bibliche”) ha avuto un sapore decisamente culturale e ha indagato la relazione tra l’esperienza del perdono nella letteratura classica antica al confronto con la sapienza della Bibbia. Un argomento di estremo interesse non solo per gli “addetti ai lavori”, ma per chiunque volesse cogliere l’originalità della concezione biblica della misericordia divina rispetto all’imperturbabilità degli dèi o alla fatalità del destino umano celebrati dai grandi poeti greci dell’antichità, soprattutto tragediografi.

È quanto ha dimostrato, con una dotta e dettagliata relazione, il soresinese don Marco D’Agostino, che unisce in sé la competenza del biblista e quella, non meno significativa, del docente di Lingua e Letteratura Greca presso il liceo classico “M. G. Vida” di Cremona.

In una sala gremita di uditori attentissimi, don D’Agostino ha esordito ricordando che la “cultura greca”, benché lontanissima nel tempo, è madre: gli stessi scritti neotestamentari sono debitori all’Ellenesimo della lingua e dei “paradigmi” del pensiero. Quindi, con dovizia di riferimenti ai grandi tragediografi antichi, Eschilo, Sofocle e Tucidide ed alle loro opere, il relatore ha illustrato l’assoluta distanza che oppone la Bibbia, e il Vangelo in particolare, alla tragedia greca. La quale conosce certamente la “compassione”, ovvero una certa empatìa dello spettatore con il dramma in scena, ma non potrebbe mai tollerare, come insegna la Scrittura giudeo-cristiana, che Dio stesso si identifichi con i drammi dell’umanità, e non da spettatore, ma facendosene carico in modo diretto, in un esercizio di amore misericordioso e gratuito che non ha, nei meriti dell’uomo, la sua ragione sufficiente né proporzionata, e raggiunge l’estremismo scandaloso della morte in croce.

Locandina dei Quaresimali 2016

Facebooktwittermail