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“Coltivare Solidarietà”, Cascina San Marco vince l’Oscar Green 2023

Alla struttura legata a Fondazione Sospiro il riconoscimenti di Coldiretti Lombardia

Cascina San Marco di Tidolo (Sospiro), con i suoi ragazzi e dirigenti, ha vinto l’Oscar Green 2023 – prima classificata nella categoria “Coltiviamo Solidarietà” – il premio promosso da Coldiretti Giovani Impresa che punta a valorizzare il lavoro di tanti giovani che hanno scelto per il proprio futuro l’agricoltura.

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TeleRadio Cremona Cittanova
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#NoiTestimoni: tra i monumenti di Roma, sulle sulle orme dei santi martiri di ieri e di oggi

La fotogallery completa della seconda mattinata di attività   La seconda giornata di pellegrinaggio dei ragazzi di fine mistagogia a Roma è iniziata con un momento di preghiera nella splendida cornice della Domus Aurea. Qui il gruppo ha riflettuto sulle figure dei martiri, attraverso parte di un discorso pronunciato da Papa Francesco in occasione della sua visita alla Basilica di San Bartolomeo all’Isola il 22 aprile … Continua a leggere »

Academy del sociosanitario: formazione gratuita per personale Asa

Nella sede della Provincia di Cremona presentati i quattro corsi per l'abilitazione di personale ausiliario socio assistenziale

La gestione della fase post Covid ha evidenziato l’esigenza di incrementare le figure professionali nelle strutture socio–sanitarie. In quest’ambito nasce l’iniziativa promossa da A.R.Sa.C, l’associazione che riunisce tutte le RSA e le RSD della provincia di Cremona, e UNEBA Cremona per la promozione di corsi gratuiti per la formazione di Asa (ausiliari socio assistenziali) necessari alle strutture del Cremonese, Cremasco e Casalasco. L’iniziativa, “Academy del sociosanitario”. è stata presentata nella mattinata di venerdì 24 febbraio nella sala del Consiglio della Provincia di Cremona con l’intervento di Giovanni Scotti (presidente ARSAC), don Roberto Rota (presidente di UNEBA Cremona), Franco Tirloni (consigliere ARSAC e UNEBA) e Germana Scaglioni (direttrice ARBRA), nonché dei rappresentanti degli enti sostenitori. Continua a leggere »

Luca Marca
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Alle Figlie di San Camillo l’arrivo della reliquia del beato Luigi Tezza. Il vescovo Napolioni: «È bello sperimentare i frutti della santità»

  Accompagnata dal canto e dalla preghiera la reliquia del beato Luigi Tezza ha fatto il suo ingresso nella cappella dell’istituto ospedaliero della Casa di Cura Figlie di San Camillo alle 15 di martedì 10 gennaio, accolta dai medici e dagli infermieri, dalle suore Camilliane dell’istituto e dal vescovo di Cremona Antonio Napolioni, che ha presieduto la Santa Messa, concelebrata da padre Virginio Bebber, da … Continua a leggere »

 

Nei momenti di difficoltà e nelle situazioni di pericolo, dove a gran voce si richiede conforto a causa di disastri naturali e sciagure, il Dipartimento della Protezione Civile è sempre pronto ad intervenire, senza chiedere nulla in cambio, con i propri volontari, che da semplici cittadini passano a indossare la divisa per gettarsi in prima linea dedicandosi a chi è in pericolo, coordinando le attività di gestione nei luoghi colpiti e assistendo le forze dell’ordine con rigore e disciplina.

La città di Cremona certo non dimentica chi, per puro altruismo, impegna se stesso e il proprio tempo in favore della comunità, e per questo, nel pomeriggio di mercoledì 14 dicembre, presso la chiesa del Seminario, il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato, in occasione del Natale, per la prima volta, la Messa per i volontari della Protezione Civile, che hanno riempito la chiesa rigorosamente vestiti della tipica uniforme gialla e nera.

«Questa non è la Messa di Natale: ci prepara al Natale, lo prepara nel cuore, attraverso quella scelta di libertà che è il volontariato e aver detto sì a una chiamata». Con queste parole il Vescovo ha introdotto la celebrazione, rivolgendosi a tutti i presenti.

L’omelia è stata introdotta con una domanda e una provocazione. «Se davanti alle disgrazie, alle difficoltà e alle prove della vita, ci fosse solo la preghiera, ce la faremmo?». Rivolgendosi quindi ai volontari, riprendendo le parole del Battista, ha spiegato che «in qualche modo dobbiamo aspettare tanti altri, tanti altri volontari». «Quanti volontari ci servono affinché ci sia la pace nel mondo? Quanti uomini e donne di buona volontà aspettiamo che corrispondano all’annuncio degli angeli?». «Servono tutti – la risposta – c’è bisogno di tutti, siete tanti, grazie, ma non bastate mai». Una vera e propria missione, quella degli uomini e delle donne della Protezione civile dei vari gruppi sparsi sul territorio, «come Gesù, sempre pronti a rispondere alla chiamata».

Al termine della celebrazione il Vescovo è andato a salutare e congratularsi personalmente con i membri della Protezione Civile, augurando loro che «il senso profondo della vita» non li abbandoni mai, affinché siano sempre pronti e giusti nell’intervento.

La Messa è stata vissuta nell’ambito dell’incontro di fine d’anno con la Protezione Civile, per questo ha fatto seguito nel salone Bonomelli del Seminario la presentazione del consuntivo delle attività svolte nel 2022 ed i ringraziamenti alle singole Associazioni e Gruppi di Protezione civile.

Oltre al Presidente della Provincia, Paolo Mirko Signoroni, presenti numerosi Sindaci del territorio con i consiglieri provinciali Matteo Gorlani e Attilio Paolo Zabert, la responsabile della Protezione Civile della Provincia Elena Milanesi con gli uffici, il rettore del Seminario don Marco D’Agostino, che ha portato i suoli saluti.

Presenti sul territorio 33 Organizzazioni di Volontariato (ODV) – Gruppi Comunali, per un totale di 750 Volontari e due gruppi convenzionati, uno di Mantova ed uno di Brescia; 750 persone attivate nel 2022 per le emergenze per circa 1000 giornate di lavoro, più di 500 per le esercitazioni e duecento per gli eventi.

A concludere l’iniziativa la consegna degli attestati di ringraziamento ai vari gruppi ed Associazioni di Protezione civile.

Luca Marca
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Presentazione alla cittadinanza dell’adeguamento liturgico della Cattedrale. Gli interventi

L’intervento del sindaco di Cremona Gianluca Galimberti  iFrame is not supported! L’intervento di don Gianluca Gaiardi, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto iFrame is not supported! L’intervento dell’architetto Massimiliano Valdinoci iFrame is not supported! L’intervento del liturgista Goffredo Boselli iFrame is not supported! L’intervento del vescovo di Cremona mons. Antonio Napoolioni iFrame is not supported!   Fonte: TeleRadio Cremona … Continua a leggere »

Statistica diocesana, entro il 30 novembre la comunicazione dei Sacramenti conferiti nel 2022

Parroci e amministratori parrocchiali devono comunicare all’Ufficio Studi e Documentazioni della Curia il numero dei Sacramenti amministrati dell'anno

Al fine di permettere la compilazione in modo corretto della statistica diocesana annuale, l’Ufficio Studi e Documentazioni della Cancelleria della Curia invita i parroci e gli amministratori parrocchiali a comunicare i dati relativi ai Sacramenti amministrati nell’anno 2022. Continua a leggere »

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Sinodo. Per una Chiesa che non divide il mondo, ma lo ascolta alla luce della Parola. Intervista a don Maccagni

Il vicario episcopale don Gianpaolo Maccagni rilegge il documento della Cei: "Nel testo nazionale riconosco la voce delle nostre comunità"

È stato pubblicato in questi giorni il documento di Sintesi in cui la Conferenza episcopale italiana ha raccolto il lavoro della prima fase del percorso sinodale avviato nelle diocesi italiane nel primo anno dedicato all’ascolto. Un percorso che ha coinvolto anche la Chiesa cremonese nelle zone pastorali, nelle parrocchie, tra i gruppi e le associazioni.

Scarica qui il documento completo (pdf)

Rileggiamo dunque la Sintesi della Cei alla luce del percorso diocesano insieme a don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il Clero e la pastorale della Diocesi di Cremona.

Don Maccagni, lei ha seguito da vicino la fase diocesana nelle comunità sul territorio: riconosce la voce della chiesa Cremonese tra le righe del documento di sintesi pubblicato della CEI?

Mi ci ritrovo molto, soprattutto nella prima parte del documento, in cui si descrivono le difficoltà e le buone opportunità sperimentate nel corso del percorso avviato in diocesi con la fase di ascolto. Da un lato la difficoltà di uscire dall’ambito parrocchiale e intra-ecclesiale, quella di intercettare alcuni ambiti della società, come ad esempio quello dei giovani, e anche la fatica di motivare tutto il clero che non ha accolto sempre con convinzione ed entusiasmo  l’opportunità dell’evento sinodale. Ci consola in qualche modo riconoscere che anche le altre diocesi italiane hanno vissuto le stesse difficoltà. Così come è bello vedere che anche le altre chiese locali italiane hanno riconosciuto nella riscoperta di uno stile di ascolto e di discernimento con il coinvolgimento dei laici una una buona opportunità. Certo, deve essere mantenuto e non solo ricordato come un evento che inizia e finisce.

La voce delle comunità, consegnato a Roma il documento di sintesi del Sinodo (video e download)

C’è nella sintesi Cei qualche passaggio in particolare emerso con forza anche in diocesi?

Si è notato subito un deficit di ascolto. Quando abbiamo creato situazioni in cui i laici hanno avuto la possibilità di esprimersi anche molto liberamente, si è notato con evidenza il bisogno di essere ascoltati. È una dimensione che si era trascurata. È emerso come la gestione delle parrocchie e delle strutture ecclesiali in generale sia ancora centrata sul ruolo determinante del clero. I laici e i religiosi si sentivano considerati come buoni collaboratori e non come soggetti attivi. Questo si traduce nell’invito urgente a mettere al centro persone e relazioni più che le cose da fare, così come – ad esempio – nella domanda di liturgie più attraenti e coinvolgenti, in un nuovo modo di concepire e praticare la collaborazione tra preti, laici e religiosi.

A che punto siamo su questo fronte?

Per rendercene conto abbiamo osservato lo stato di salute degli organismi diocesani di rappresentanza ecclesiale, che dovrebbero essere la rappresentazione di una Chiesa che vive dei suoi diversi carismi. Vi abbiamo trovato una sentimento diffuso di stanchezza e frustrazione; si percepisce spesso la sterilità di questi organismi che non mostrano il volto di una Chiesa come deve essere: luoghi di sincero ascolto dove esiste, certo, una presidenza presbiterale, ma soprattutto luoghi dove si ascolta. Il compito del prete è quello di riconoscere le voci di tutti e farne sintesi. Può avere l’ultima parola ma non deve certo essere l’unica. 

In questo senso come procede il cammino sulle nuove ministerialità laicali all’interno della Chiesa? 

Paradossalmente la diminuzione numerica del clero non ha portato in questi anni a una reale valorizzazione dei ministeri laicali, ma ha prodotto piuttosto un sovraccarico di lavoro per i preti e una tendenza alla delega ai laici di alcune mansioni pastorali, come una triste necessità più che come occasione. Dovremo lavorare per dare nuovo valore a spazi di condivisione e corresponsabilità e proporre percorsi efficaci di formazione per i ministeri laicali. Tra i cantieri messi in evidenza dal vescovo per il nuovo anno pastorale c’è proprio quello su ministerialità e formazione.

Fragilità, liturgia, ruolo delle donne, mancanza di una comunicazione trasparente… Sono tanti i temi affrontati dalla sintesi della CEI: quale tra questi secondo lei toccherà più da vicino la sensibilità delle comunità cristiane?

Sono temi significativi. A porli, anche in diocesi, più che i gruppi parrocchiali, sono stati movimenti, associazioni e gruppi informali creati nelle parrocchie. Ad esempio si è sottolineato con forza il bisogno di ridare vigore e dignità alla donna nella vita ecclesiale, non solo nella fase esecutiva, ma in quella decisionale da cui purtroppo la presenza femminile è ancora tenuta ai margini.

Un altro aspetto che è stato proposto con particolare urgenza è quello di una comunicazione che non può essere intesa sono solo interna al tessuto ecclesiale, ma deve porsi l’obiettivo di imparare un linguaggio meno ecclesiastico che consenta di aprire un dialogo con i mondi in cui cristiani sono presenti nel quotidiano: cultura politica sport… e con il mondo delle fragilità, ambito dove in alcuni casi la comunità si mobilita, mentre in altri la Chiesa appare ancora distante (penso ad esempio alle comunità Lgbt o alle persone separate e divorziate):  c’è ancora chi si sente giudicato come utente, più che accolto come persona con cui dialogare.

Da un lato il documento della Cei sottolinea il richiamo al rinnovamento, dall’altro la necessità di riferimenti certi: la Sintesi fa più volte riferimento alla necessità di tornare sempre di più alla Parola. Le nostre comunità hanno iniziato questo percorso con il Giorno dell’Ascolto: quali frutti sta portando e quali potrà portare?

È un cammino da proseguire. La Cei parla di “conversazione spirituale” e la logica è proprio quella del nostro Giorno dell’ascolto: abitudine a ritrovarsi nell’ascolto della Parola, e insieme a dei fratelli, per fare discernimento su una storia che pone interrogativi nuovi a cui lo Spirito dà risposte nuove da riconoscere per interpretare correttamente il tempo e il vissuto delle persone. È questo il fondamento per una Chiesa che non sia più solo “maestra”, che sa già tutte le risposte dare, ma che sia una Chiesa capace di ascoltare, di mettersi alla ricerca dei segni che lo Spirito ha disseminato negli ambiti e nei luoghi della società. “Discernimento” è la parola chiave che richiede oggi uno sforzo per mettersi autenticamente in ascolto della realtà, da comprendere e interpretare alla luce della Rivelazione che ci viene data nella Parola di Dio.

Certo, la volontà di rinnovamento che emerge da questa prima fase di Sinodo, prende forma da una forte presa di coscienza di criticità significative che mettono in evidenza il rischio di una distanza sempre maggiore tra la Chiesa e la società. Qual è la via da seguire?

Più che di strategie pastorali, si tratta di abbracciare una nuova mentalità: non considerare più il mondo spaccato in due tra chi è dentro e chi è fuori, tra chi è “dei nostri” e chi è lontano. C’è bisogno di una Chiesa che non abbia sul mondo uno sguardo di proselitismo: non viviamo un mondo da riconquistare perché abbiamo perso spazi, ma è principalmente un mondo da ascoltare, accompagnare e incontrare nei semi di verità che lo Spirito suscita in ogni circostanza. Così è urgente entrare in dialogo con il nostro tempo per portare la luce del Vangelo come risposta al bisogno di pienezza che c’è nel cuore di ogni uomo. I passi in avanti sono da fare insieme all’umanità e dentro la storia.

Quale sarà l’utilizzo che la comunità cristiana sul territorio potrà fare di questo documento?

Come orientamenti pastorali per il nuovo anno abbiamo sposato in pieno i cantieri proposti dalla Chiesa italiana per questa seconda fase del Sinodo, che chiamiamo “fase narrativa”. Sono quattro i cantieri che il Vescovo proporrà alla comunità cristiana  in cui i temi emersi verranno posti al centro dell’attenzione: l’ascolto di quei ‘mondi’ che non abbiamo ancora intercettato, la sperimentazione di nuovi spazi e nuovi linguaggi per il dialogo, la condivisione della Parola, la formazione del clero e del laicato, promuovendo una autentica ministerialità. Ci sarà anche un cantiere dedicato all’itinerario dell’iniziazione cristiana introdotto vent’anni fa in diocesi, ma bisognoso ora di adattamenti . Vivere questo secondo anno “narrativo” impegnandoci tutti in questi cantieri già aperti che ci permetteranno di individuare percorsi efficaci per il rinnovamento ecclesiale che viene richiesto.

Sinodo: pubblicata dalla CEI la sintesi finale della fase diocesana

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Il Sinodo in parrocchia. In una Chiesa che sia come casa

Una riflessione di don Paolo Arienti sul testo della Sintesi della Cei

Un po’ rincuora, un po’ sollecita la sintesi (SCARICA QUI) pubblicata dalla CEI e riguardante gli ascolti diocesani a chiusura del primo anno sinodale delle chiese in Italia. Sì, perché l’articolazione del testo, di non immediata lettura e non così sintetico, colpisce per alcune pennellate di realismo che disinnescano lo scetticismo con cui ormai si approcciano testi “ufficiali”. Colpisce un approccio aderente alla realtà, capace di non trasformare immediatamente i vissuti raccolti in moralismo. Non mancano alcune sottolineature “fuori onda”, come quella di alcuni stili episcopali non in linea con le istanze sinodali o come quella che riguarda il peso – anche giuridico – delle strutture pastorali, come pure quella che fotografa il carattere ondivago dei processi sinodali, segnati anche da una buona dose di scetticismo.

A leggere il testo, soprattutto nello scorrere le dieci parole-chiave che fungono da coagulo dei materiali prodotti dalle singole diocesi, si riconosce un pezzo importante della condizione ecclesiale oggi: non di una chiesa teorizzata a tavolino, ma di un corpo reale che a volte intuisce ma non sa mettersi in gioco, a volte abita la prossimità ma non sa trasformare questa vocazione in cultura… insomma sembra di essere a casa. E si sa, ciascuno conosce di casa sua la bellezza e la familiarità, ma anche i guai che non si cancellano a suon di documenti o certificati.

C’è molta verità della Chiesa e sulla Chiesa e a fare la differenza sembra proprio il nesso esistenziale tra biografie (personali e comunitarie) e mistero di Gesù. Perché ricorre spessissimo, come chiave di lettura, il binomio che unisce relazioni ed esperienza vitale della fede.
La massa di riletture è ricondotta a dieci snodi di fondo, da leggere come i segnavia di un percorso non sempre facile, come accade a chi parte per la montagna e ogni tanto deve consultare la mappa, verificare la propria posizione, sostare per riposare, prendere fiato e bere qualcosa: ascoltare, accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere, dialogo, casa, passaggi di vita e metodo. Ce ne sarebbe per innumerevoli consigli pastorali, ma soprattutto ce ne sarebbe per sfatare certi miti: quelli numerici, quello dell’innervatura certa delle comunità nei territori, quello della chiesa-istituzione ancora modellata e percepita su un’idea piramidale e discendente dell’autorità… ma, si sa, i miti persistono e spesso abitano la ruggine più insistente delle simboliche mentali.
A porre in filigrana il testo di sintesi con l’esperienza quotidiana di una comunità, sembrano evidenziarsi almeno quattro questioni, problemi e sfide ad un tempo:

  1. lo stile delle relazioni: ormai la questione “affettiva” dentro la Chiesa non è più rinviabile. Essa non si limita al delicato e pure urgente tema delle minoranze né al solo recupero della presenza femminile, ma ha il sapore più ampio, e spesso più amaro, della temperatura emotiva dell’appartenenza comunitaria. Si fa spesso fatica a percepire nell’esperienza psicologica quello che per teologia si è nella Chiesa: fratelli e sorelle, commensali alla medesima Eucaristia. Mettere a tema la qualità delle relazioni significa ridisegnare costantemente il modo di essere nella Chiesa, non dare per scontata la leadership, smettere di mettere tra parentesi la questione del potere e delle responsabilità, come se esistesse un cortile dove si è fratelli e una stanza dei bottoni in cui solo la solitudine magari del clero può espletare alcune funzioni.
  2. la connessione tra parola di Dio e vita: perché l’annuncio del Vangelo narri un senso, è necessario l’incontro con la vita e quella saldatura di realtà che oggi è la grande sfida culturale della Chiesa. Si può continuare a riproporre un ritmo, anche liturgico, separato ed autonomo oppure si può dar fiducia alla vita, soprattutto delle famiglie e delle esperienze laicali: queste interpellare ed ascoltare, a queste chiedere di innervare la parola di Dio nella storia. Le conseguenze soprattutto di natura psicologica sull’idea anche della parrocchia come un centro di servizi o un luogo in cui “fare rapporto” sono evidenti.
  3. la geografia della cura e della prossimità: non va mai perso di vista il dispositivo centrale della fede cristiana, la norma dell’incarnazione che giudica ogni stile e lo richiama alla sua prima vocazione. Che il destino bello ed avvincente delle comunità ecclesiali stia proprio anche nel farsi carico delle periferie, anzi essere loro stesse periferie? Domanda scomoda, che però risuona anche oltre la retorica su papa Francesco. Chiese, parrocchie e oratori sono già periferia, e da un pezzo. La sfida è sempre con quale stile questi luoghi vengono abitati e chi sceglie di accettare questa vocazione, dentro la complessità della vita.
  4. l’idea di una Chiesa-casa: le metafore per descrivere la Chiesa sono davvero moltissime, ma forse in questa stagione ecclesiale l’idea di una Chiesa che assomigli anche ad una casa, accogliente ed inclusiva, pare efficace ed urgente. Una casa in cui la familiarità delle relazioni non sia una chimera e in cui l’arredamento, i ritmi e l’atmosfera facciano percepire che si è autorizzati a vivere. Una casa in cui si abbia il coraggio non solo di fare cose o pretendere servizi, ma anche raccontarsi e respirare. Forse non è un caso che il prossimo anno sinodale sia scandito dall’episodio di Gesù che frequenta la casa di Marta e Maria.

don Paolo Arienti
Docente Teologia ISSR S. Agostino e Seminario di Cremona

Sinodo: pubblicata dalla CEI la sintesi finale della fase diocesana

Sinodo. Per una Chiesa che non divide il mondo, ma lo ascolta alla luce della Parola. Intervista a don Maccagni

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L’«eccomi» di don William Dalé, ordinato sacerdote in Cattedrale

Sfoglia la fotogallery della celebrazione Don William ha fatto il suo ingresso nella grande navata della Cattedrale di Cremona accompagnato dalle note di un inno allo Spirito Santo. È entrato nella celebrazione della sua ordinazione presbiterale in veste di diacono, lo sguardo fisso in direzione dell’altare, un cero acceso tra le mani. Ad accompagnarlo, come una solenne corrente bianca in preghiera, il Vescovo Napolioni con … Continua a leggere »