Archivio Tag: sinodo

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Sinodo, pubblicate le linee guida della Cei per la fase sapienziale

Il racconto di Emmaus è l'icona scelta per il terzo anno del cammino, in cui raccogliere quanto espresso nei due anni della fase narrativa per un "discernimento operativo" della Chiesa italiana

Uno strumento per accompagnare e orientare il terzo anno del Cammino sinodale delle Chiese in Italia: sono da oggi on line le Linee guida per la fase sapienziale nella quale si cercherà di capire come far sì che il rinnovamento ecclesiale, coltivato nella fase narrativa, non rimanga solo un sogno.

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Sinodo, ecco la sintesi della fase “narrativa” vissuta dalla Chiesa cremonese

A due anni dall’avvio del cammino sinodale della Chiesa, si è conclusa la cosiddetta “fase narrativa” nella quale le Chiese locali hanno coinvolto le varie componenti della comunità cristiana per  un vero e profondo ascolto. I diversi contributi raccolti sono poi scaturiti a livello nazionale in tre “cantieri” che hanno impegnato le Diocesi in altrettante esperienze di dialogo e incontri con mondi extra ecclesiali finora poco ascoltati in una revisione autentica dello stile di vita delle comunità cristiane e in un rilancio dell’impegno formativo e della capacità di accompagnamento spirituale. A questi tre cantieri la Diocesi di Cremona ne ha aggiunto un quarto riguardante il cammino di Iniziazione cristiana, la celebrazione dei Sacramenti e l’impegno delle comunità cristiane nell’accompagnare i preadolescenti nel cammino della Mistagogia. Continua a leggere »

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Sinodo, Instrumentum Laboris: una Chiesa che accoglie tutti e non annulla le differenze

Con la pubblicazione dell'Instrumentum laboris si chiude la prima fase del Sinodo e si apre la seconda, in programma per l'ottobre 2023 e l'ottobre 2024. "Comunione, missione, partecipazione" le parole chiave per affrontare questioni come gli abusi, i divorziati risposati, le persone LGBTQ+. Più spazio ai laici e alle donne, per una "sana decentralizzazione" nell'esercizio del primato

“Rilanciare il processo e incarnarlo nella vita ordinaria della Chiesa, identificando su quali linee lo Spirito ci invita a camminare con maggiore decisione come Popolo di Dio”. È l’obiettivo della fase finale del Sinodo, di cui il 20 giugno è stato diffuso l’Instrumentum laboris, “strumento operativo” redatto sulla base di tutto il materiale raccolto durante la fase dell’ascolto, e in particolare dei Documenti finali delle Assemblee continentali. “Il percorso compiuto finora, e in particolare la tappa continentale –  si legge nella premessa del testo, con cui si chiude la prima fase del Sinodo convocato per la prima volta “dal basso” da Papa Francesco, “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, e si apre la seconda,  articolata nelle due sessioni in cui si svolgerà la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2023 e ottobre 2024) – ha permesso di identificare e condividere anche le peculiarità delle situazioni che la Chiesa vive nelle diverse regioni del mondo, a partire “dalle troppe guerre che insanguinano il nostro pianeta e richiedono di rinnovare l’impegno per la costruzione di una pace giusta”. Continua a leggere »

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Cammino sinodale delle Chiese in Italia, a Roma l’assemblea dei referenti diocesani

Anche la diocesi di Cremona sarà rappresentata grazie alla presenza di Diana Afman

Si terrà l’11 e il 12 marzo, a Roma, presso l’Ergife Palace Hotel, l’assemblea nazionale dei referenti diocesani del Cammino sinodale. A rappresentare la diocesi di Cremona ci sarà Diana Afman, che in diocesi ricopre l’incarico di referente per il Sinodo insieme al diacono permanente Walter Cipolleschi. Continua a leggere »

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Sinodo, per avviare uno nuovo stile di essere Chiesa

Una Chiesa rivolta verso l’uomo e a servizio del suo vero bene. È questo l’orizzonte di senso in cui si pone l’esperienza del sinodo della Chiesa universale secondo Diana Afman Alquati e Walter Cipolleschi, referenti del cammino sinodale per la Diocesi di Cremona. Ospiti della nuova puntata di Chiesa di casa, il talk di approfondimento pastorale da giovedì disponibile sui canali web diocesani, entrambi hanno sottolineato come … Continua a leggere »

Sinodo. Per una Chiesa che non divide il mondo, ma lo ascolta alla luce della Parola. Intervista a don Maccagni

Il vicario episcopale don Gianpaolo Maccagni rilegge il documento della Cei: "Nel testo nazionale riconosco la voce delle nostre comunità"

È stato pubblicato in questi giorni il documento di Sintesi in cui la Conferenza episcopale italiana ha raccolto il lavoro della prima fase del percorso sinodale avviato nelle diocesi italiane nel primo anno dedicato all’ascolto. Un percorso che ha coinvolto anche la Chiesa cremonese nelle zone pastorali, nelle parrocchie, tra i gruppi e le associazioni.

Scarica qui il documento completo (pdf)

Rileggiamo dunque la Sintesi della Cei alla luce del percorso diocesano insieme a don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il Clero e la pastorale della Diocesi di Cremona.

Don Maccagni, lei ha seguito da vicino la fase diocesana nelle comunità sul territorio: riconosce la voce della chiesa Cremonese tra le righe del documento di sintesi pubblicato della CEI?

Mi ci ritrovo molto, soprattutto nella prima parte del documento, in cui si descrivono le difficoltà e le buone opportunità sperimentate nel corso del percorso avviato in diocesi con la fase di ascolto. Da un lato la difficoltà di uscire dall’ambito parrocchiale e intra-ecclesiale, quella di intercettare alcuni ambiti della società, come ad esempio quello dei giovani, e anche la fatica di motivare tutto il clero che non ha accolto sempre con convinzione ed entusiasmo  l’opportunità dell’evento sinodale. Ci consola in qualche modo riconoscere che anche le altre diocesi italiane hanno vissuto le stesse difficoltà. Così come è bello vedere che anche le altre chiese locali italiane hanno riconosciuto nella riscoperta di uno stile di ascolto e di discernimento con il coinvolgimento dei laici una una buona opportunità. Certo, deve essere mantenuto e non solo ricordato come un evento che inizia e finisce.

La voce delle comunità, consegnato a Roma il documento di sintesi del Sinodo (video e download)

C’è nella sintesi Cei qualche passaggio in particolare emerso con forza anche in diocesi?

Si è notato subito un deficit di ascolto. Quando abbiamo creato situazioni in cui i laici hanno avuto la possibilità di esprimersi anche molto liberamente, si è notato con evidenza il bisogno di essere ascoltati. È una dimensione che si era trascurata. È emerso come la gestione delle parrocchie e delle strutture ecclesiali in generale sia ancora centrata sul ruolo determinante del clero. I laici e i religiosi si sentivano considerati come buoni collaboratori e non come soggetti attivi. Questo si traduce nell’invito urgente a mettere al centro persone e relazioni più che le cose da fare, così come – ad esempio – nella domanda di liturgie più attraenti e coinvolgenti, in un nuovo modo di concepire e praticare la collaborazione tra preti, laici e religiosi.

A che punto siamo su questo fronte?

Per rendercene conto abbiamo osservato lo stato di salute degli organismi diocesani di rappresentanza ecclesiale, che dovrebbero essere la rappresentazione di una Chiesa che vive dei suoi diversi carismi. Vi abbiamo trovato una sentimento diffuso di stanchezza e frustrazione; si percepisce spesso la sterilità di questi organismi che non mostrano il volto di una Chiesa come deve essere: luoghi di sincero ascolto dove esiste, certo, una presidenza presbiterale, ma soprattutto luoghi dove si ascolta. Il compito del prete è quello di riconoscere le voci di tutti e farne sintesi. Può avere l’ultima parola ma non deve certo essere l’unica. 

In questo senso come procede il cammino sulle nuove ministerialità laicali all’interno della Chiesa? 

Paradossalmente la diminuzione numerica del clero non ha portato in questi anni a una reale valorizzazione dei ministeri laicali, ma ha prodotto piuttosto un sovraccarico di lavoro per i preti e una tendenza alla delega ai laici di alcune mansioni pastorali, come una triste necessità più che come occasione. Dovremo lavorare per dare nuovo valore a spazi di condivisione e corresponsabilità e proporre percorsi efficaci di formazione per i ministeri laicali. Tra i cantieri messi in evidenza dal vescovo per il nuovo anno pastorale c’è proprio quello su ministerialità e formazione.

Fragilità, liturgia, ruolo delle donne, mancanza di una comunicazione trasparente… Sono tanti i temi affrontati dalla sintesi della CEI: quale tra questi secondo lei toccherà più da vicino la sensibilità delle comunità cristiane?

Sono temi significativi. A porli, anche in diocesi, più che i gruppi parrocchiali, sono stati movimenti, associazioni e gruppi informali creati nelle parrocchie. Ad esempio si è sottolineato con forza il bisogno di ridare vigore e dignità alla donna nella vita ecclesiale, non solo nella fase esecutiva, ma in quella decisionale da cui purtroppo la presenza femminile è ancora tenuta ai margini.

Un altro aspetto che è stato proposto con particolare urgenza è quello di una comunicazione che non può essere intesa sono solo interna al tessuto ecclesiale, ma deve porsi l’obiettivo di imparare un linguaggio meno ecclesiastico che consenta di aprire un dialogo con i mondi in cui cristiani sono presenti nel quotidiano: cultura politica sport… e con il mondo delle fragilità, ambito dove in alcuni casi la comunità si mobilita, mentre in altri la Chiesa appare ancora distante (penso ad esempio alle comunità Lgbt o alle persone separate e divorziate):  c’è ancora chi si sente giudicato come utente, più che accolto come persona con cui dialogare.

Da un lato il documento della Cei sottolinea il richiamo al rinnovamento, dall’altro la necessità di riferimenti certi: la Sintesi fa più volte riferimento alla necessità di tornare sempre di più alla Parola. Le nostre comunità hanno iniziato questo percorso con il Giorno dell’Ascolto: quali frutti sta portando e quali potrà portare?

È un cammino da proseguire. La Cei parla di “conversazione spirituale” e la logica è proprio quella del nostro Giorno dell’ascolto: abitudine a ritrovarsi nell’ascolto della Parola, e insieme a dei fratelli, per fare discernimento su una storia che pone interrogativi nuovi a cui lo Spirito dà risposte nuove da riconoscere per interpretare correttamente il tempo e il vissuto delle persone. È questo il fondamento per una Chiesa che non sia più solo “maestra”, che sa già tutte le risposte dare, ma che sia una Chiesa capace di ascoltare, di mettersi alla ricerca dei segni che lo Spirito ha disseminato negli ambiti e nei luoghi della società. “Discernimento” è la parola chiave che richiede oggi uno sforzo per mettersi autenticamente in ascolto della realtà, da comprendere e interpretare alla luce della Rivelazione che ci viene data nella Parola di Dio.

Certo, la volontà di rinnovamento che emerge da questa prima fase di Sinodo, prende forma da una forte presa di coscienza di criticità significative che mettono in evidenza il rischio di una distanza sempre maggiore tra la Chiesa e la società. Qual è la via da seguire?

Più che di strategie pastorali, si tratta di abbracciare una nuova mentalità: non considerare più il mondo spaccato in due tra chi è dentro e chi è fuori, tra chi è “dei nostri” e chi è lontano. C’è bisogno di una Chiesa che non abbia sul mondo uno sguardo di proselitismo: non viviamo un mondo da riconquistare perché abbiamo perso spazi, ma è principalmente un mondo da ascoltare, accompagnare e incontrare nei semi di verità che lo Spirito suscita in ogni circostanza. Così è urgente entrare in dialogo con il nostro tempo per portare la luce del Vangelo come risposta al bisogno di pienezza che c’è nel cuore di ogni uomo. I passi in avanti sono da fare insieme all’umanità e dentro la storia.

Quale sarà l’utilizzo che la comunità cristiana sul territorio potrà fare di questo documento?

Come orientamenti pastorali per il nuovo anno abbiamo sposato in pieno i cantieri proposti dalla Chiesa italiana per questa seconda fase del Sinodo, che chiamiamo “fase narrativa”. Sono quattro i cantieri che il Vescovo proporrà alla comunità cristiana  in cui i temi emersi verranno posti al centro dell’attenzione: l’ascolto di quei ‘mondi’ che non abbiamo ancora intercettato, la sperimentazione di nuovi spazi e nuovi linguaggi per il dialogo, la condivisione della Parola, la formazione del clero e del laicato, promuovendo una autentica ministerialità. Ci sarà anche un cantiere dedicato all’itinerario dell’iniziazione cristiana introdotto vent’anni fa in diocesi, ma bisognoso ora di adattamenti . Vivere questo secondo anno “narrativo” impegnandoci tutti in questi cantieri già aperti che ci permetteranno di individuare percorsi efficaci per il rinnovamento ecclesiale che viene richiesto.

Sinodo: pubblicata dalla CEI la sintesi finale della fase diocesana

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Sinodo: pubblicata dalla CEI la sintesi finale della fase diocesana

E' online la Sintesi della fase diocesana del Sinodo 2021-2023 sul tema “Per una Chiesa sinodale: Comunione, partecipazione e missione”

È online la Sintesi nazionale della fase diocesana del Sinodo 2021-2023 “Per una Chiesa sinodale: Comunione, partecipazione e missione” che la Presidenza della CEI ha consegnato il 15 agosto alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Il Sinodo è inteso come un processo sinodale e culminerà nel 2023 con la fase universale, preceduta da quella continentale.
Il documento, disponibile online (SCARICA QUI), dà sinteticamente conto del percorso compiuto nell’anno pastorale 2021-2022, dedicato all’ascolto e alla consultazione capillare del Popolo di Dio. Questo primo “step” è stato armonizzato, per volere dei Vescovi, con il Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, che sta interessando sempre di più i diversi territori con proposte e progetti. La Sintesi, dunque, offre anche una panoramica del primo anno di Cammino sinodale, che fino al 2025 sarà strutturato in tre momenti: fase narrativa (2021-2022 e 2022-2023); fase sapienziale (2023-2024); fase profetica (2025).
Sono 200 le sintesi diocesane e 19 quelle elaborate da altri gruppi per un totale di più di 1.500 pagine, pervenute alla Segreteria Generale della CEI a fine giugno.
“Non si è semplicemente parlato di sinodalità – viene riportato nella Sintesi –  ma la si è vissuta, facendo i conti anche con le inevitabili fatiche: nel lavoro dell’équipe diocesana – presbiteri, diaconi, laici, religiosi e religiose insieme, giovani e adulti, e con la presenza partecipe del Vescovo –, nell’accompagnamento discreto e sollecito delle parrocchie e delle realtà coinvolte, nella creatività pastorale messa in moto, nella capacità di progettare, verificare, raccogliere, restituire alla comunità”, rileva la Sintesi evidenziando che “l’esperienza fatta è stata entusiasmante e generativa per chi ha accettato di correre il rischio di impegnarvisi: in molti contesti ha contribuito a rivitalizzare gli organismi di partecipazione ecclesiale, ha aiutato a riscoprire la corresponsabilità che viene dalla dignità battesimale e ha lasciato emergere la possibilità di superare una visione di Chiesa costruita intorno al ministero ordinato per andare verso una Chiesa ‘tutta ministeriale’, che è comunione di carismi e ministeri diversi”.
Nella parte centrale, il documento presenta i dieci “nuclei” attorno a cui sono state organizzate le riflessioni emerse dalle sintesi diocesane: ascoltare, accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere, dialogo, casa, passaggi di vita e metodo.
“La loro pluralità – viene precisato – non rappresenta un limite da superare, attraverso un’operazione di omogeneizzazione o di gerarchizzazione, ma contribuisce a custodire il fondamentale pluralismo dell’esperienza delle Chiese in Italia, con tutta la varietà di accenti e sensibilità da cui sono attraversate e di cui sono portatrici”.

«La consultazione sinodale ha messo in luce l’importanza di vivere la prossimità nella pluralità delle situazioni di vita e di condizioni che abitano un territorio: le persone costituiscono la vera ricchezza delle comunità, ciascuna con il suo valore unico e infinito. Non si tratta di pensare che chi è parte della comunità ecclesiale debba fare uno sforzo di apertura verso chi rimane sulla soglia. Piuttosto, l’accoglienza è un cammino di conversione per dare forma nella reciprocità a una comunità fraterna e inclusiva che sa accompagnare e valorizzare tutti. Questa consapevolezza consente di superare la distinzione “dentro/fuori”».

Il discernimento sulle sintesi diocesane e l’elaborazione dei dieci nuclei hanno permesso di individuare alcune priorità che, con l’obiettivo di alimentare e sostenere il Cammino sinodale delle Chiese in Italia in comunione con il processo in corso a livello universale, si è scelto di raggruppare lungo tre assi, definiti “cantieri sinodali”: quello della strada e del villaggio (l’ascolto dei mondi vitali), quello dell’ospitalità e della casa (la qualità delle relazioni e le strutture ecclesiali) e quello delle diaconie e della formazione spirituale. Questi cantieri potranno essere adattati liberamente e ogni Chiesa locale potrà aggiungerne un quarto che valorizzi una priorità risultante dal percorso compiuto lungo il primo anno.
“Quella del cantiere – ricorda la Sintesi – è un’immagine che indica la necessità di un lavoro che duri nel tempo, che non si limiti all’organizzazione di eventi, ma punti alla realizzazione di percorsi di ascolto e di esperienze di sinodalità vissuta, la cui rilettura sia punto di partenza per le successive fasi del Cammino sinodale nazionale”.
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Il Sinodo in parrocchia. In una Chiesa che sia come casa

Una riflessione di don Paolo Arienti sul testo della Sintesi della Cei

Un po’ rincuora, un po’ sollecita la sintesi (SCARICA QUI) pubblicata dalla CEI e riguardante gli ascolti diocesani a chiusura del primo anno sinodale delle chiese in Italia. Sì, perché l’articolazione del testo, di non immediata lettura e non così sintetico, colpisce per alcune pennellate di realismo che disinnescano lo scetticismo con cui ormai si approcciano testi “ufficiali”. Colpisce un approccio aderente alla realtà, capace di non trasformare immediatamente i vissuti raccolti in moralismo. Non mancano alcune sottolineature “fuori onda”, come quella di alcuni stili episcopali non in linea con le istanze sinodali o come quella che riguarda il peso – anche giuridico – delle strutture pastorali, come pure quella che fotografa il carattere ondivago dei processi sinodali, segnati anche da una buona dose di scetticismo.

A leggere il testo, soprattutto nello scorrere le dieci parole-chiave che fungono da coagulo dei materiali prodotti dalle singole diocesi, si riconosce un pezzo importante della condizione ecclesiale oggi: non di una chiesa teorizzata a tavolino, ma di un corpo reale che a volte intuisce ma non sa mettersi in gioco, a volte abita la prossimità ma non sa trasformare questa vocazione in cultura… insomma sembra di essere a casa. E si sa, ciascuno conosce di casa sua la bellezza e la familiarità, ma anche i guai che non si cancellano a suon di documenti o certificati.

C’è molta verità della Chiesa e sulla Chiesa e a fare la differenza sembra proprio il nesso esistenziale tra biografie (personali e comunitarie) e mistero di Gesù. Perché ricorre spessissimo, come chiave di lettura, il binomio che unisce relazioni ed esperienza vitale della fede.
La massa di riletture è ricondotta a dieci snodi di fondo, da leggere come i segnavia di un percorso non sempre facile, come accade a chi parte per la montagna e ogni tanto deve consultare la mappa, verificare la propria posizione, sostare per riposare, prendere fiato e bere qualcosa: ascoltare, accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere, dialogo, casa, passaggi di vita e metodo. Ce ne sarebbe per innumerevoli consigli pastorali, ma soprattutto ce ne sarebbe per sfatare certi miti: quelli numerici, quello dell’innervatura certa delle comunità nei territori, quello della chiesa-istituzione ancora modellata e percepita su un’idea piramidale e discendente dell’autorità… ma, si sa, i miti persistono e spesso abitano la ruggine più insistente delle simboliche mentali.
A porre in filigrana il testo di sintesi con l’esperienza quotidiana di una comunità, sembrano evidenziarsi almeno quattro questioni, problemi e sfide ad un tempo:

  1. lo stile delle relazioni: ormai la questione “affettiva” dentro la Chiesa non è più rinviabile. Essa non si limita al delicato e pure urgente tema delle minoranze né al solo recupero della presenza femminile, ma ha il sapore più ampio, e spesso più amaro, della temperatura emotiva dell’appartenenza comunitaria. Si fa spesso fatica a percepire nell’esperienza psicologica quello che per teologia si è nella Chiesa: fratelli e sorelle, commensali alla medesima Eucaristia. Mettere a tema la qualità delle relazioni significa ridisegnare costantemente il modo di essere nella Chiesa, non dare per scontata la leadership, smettere di mettere tra parentesi la questione del potere e delle responsabilità, come se esistesse un cortile dove si è fratelli e una stanza dei bottoni in cui solo la solitudine magari del clero può espletare alcune funzioni.
  2. la connessione tra parola di Dio e vita: perché l’annuncio del Vangelo narri un senso, è necessario l’incontro con la vita e quella saldatura di realtà che oggi è la grande sfida culturale della Chiesa. Si può continuare a riproporre un ritmo, anche liturgico, separato ed autonomo oppure si può dar fiducia alla vita, soprattutto delle famiglie e delle esperienze laicali: queste interpellare ed ascoltare, a queste chiedere di innervare la parola di Dio nella storia. Le conseguenze soprattutto di natura psicologica sull’idea anche della parrocchia come un centro di servizi o un luogo in cui “fare rapporto” sono evidenti.
  3. la geografia della cura e della prossimità: non va mai perso di vista il dispositivo centrale della fede cristiana, la norma dell’incarnazione che giudica ogni stile e lo richiama alla sua prima vocazione. Che il destino bello ed avvincente delle comunità ecclesiali stia proprio anche nel farsi carico delle periferie, anzi essere loro stesse periferie? Domanda scomoda, che però risuona anche oltre la retorica su papa Francesco. Chiese, parrocchie e oratori sono già periferia, e da un pezzo. La sfida è sempre con quale stile questi luoghi vengono abitati e chi sceglie di accettare questa vocazione, dentro la complessità della vita.
  4. l’idea di una Chiesa-casa: le metafore per descrivere la Chiesa sono davvero moltissime, ma forse in questa stagione ecclesiale l’idea di una Chiesa che assomigli anche ad una casa, accogliente ed inclusiva, pare efficace ed urgente. Una casa in cui la familiarità delle relazioni non sia una chimera e in cui l’arredamento, i ritmi e l’atmosfera facciano percepire che si è autorizzati a vivere. Una casa in cui si abbia il coraggio non solo di fare cose o pretendere servizi, ma anche raccontarsi e respirare. Forse non è un caso che il prossimo anno sinodale sia scandito dall’episodio di Gesù che frequenta la casa di Marta e Maria.

don Paolo Arienti
Docente Teologia ISSR S. Agostino e Seminario di Cremona

Sinodo: pubblicata dalla CEI la sintesi finale della fase diocesana

Sinodo. Per una Chiesa che non divide il mondo, ma lo ascolta alla luce della Parola. Intervista a don Maccagni

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Sinodo. “I cantieri di Betania” è il tema proposto dalla CEI per il secondo anno di ascolto

Si intitola “I cantieri di Betania” il testo con le prospettive per il secondo anno del Cammino sinodale che viene consegnato alle Chiese locali ed è disponibile a questo link . Questo documento spiega il Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI, nell’introduzione “è frutto della sinodalità” e “nasce dalla consultazione del popolo di Dio, svoltasi nel primo anno di ascolto (la fase narrativa), strumento di riferimento per il prosieguo del Cammino che intende coinvolgere anche coloro che ne sono finora restati ai margini”. Secondo il Cardinale Presidente, “è tanto necessario ascoltare per capire, perché tanti non si sentono ascoltati da noi; per non parlare sopra; per farci toccare il cuore; per comprendere le urgenze; per sentire le sofferenze; per farci ferire dalle attese; sempre solo per annunciare il Signore Gesù, in quella conversione pastorale e missionaria che ci è chiesta”. Si tratta, dunque, di “una grande opportunità per aprirsi ai tanti ‘mondi’ che guardano con curiosità, attenzione e speranza al Vangelo di Gesù”.

Il testo che ha come icona biblica di riferimento l’incontro di Gesù con Marta e Maria, nella casa di Betania presenta tre cantieri: quello della strada e del villaggio, quello dell’ospitalità e della casa e quello delle diaconie e della formazione spirituale. Questi cantieri potranno essere adattati liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nei diversi territori. A questi, ogni Chiesa locale potrà aggiungerne un quarto che valorizzi una priorità risultante dalla propria sintesi diocesana o dal Sinodo che sta celebrando o ha concluso da poco. Il documento viene diffuso all’inizio dell’estate, “perché così abbiamo modo di impostare il cammino del prossimo anno”.

“Lo sappiamo: a volte sarà faticoso, altre coinvolgente, altre ancora gravato dalla diffidenza che ‘tanto poi non cambia niente’, ma siamo certi conclude il Card. Zuppi che lo Spirito trasformerà la nostra povera vita e le nostre comunità e le renderà capaci di uscire, come a Pentecoste, e di parlare pieni del suo amore”.
In vista della realizzazione dei cantieri, durante l’estate, attraverso il sito dedicato (
https://camminosinodale.chiesacattolica.it/), verranno messe a disposizione esperienze e buone pratiche come doni reciproci tra le Chiese locali.

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Sinodo, a Roma il secondo incontro nazionale dei referenti diocesani. Presente anche la delegazione cremonese

Nuovo appuntamento per i referenti diocesani del Cammino sinodale che, a distanza di due mesi, si ritrovano a Roma per il loro secondo incontro nazionale. Si è aperta ieri sera, 13 maggio, la riunione alla quale partecipano 242 referenti (laici, presbiteri e diaconi, consacrate e consacrati) e 12 Vescovi delegati dalle Conferenze Episcopali Regionali. Tra loro anche Walter Cipolleschi e Diana Afman, delegati della diocesi … Continua a leggere »