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RIFLESSIONE

Sinodalità: per non perdere la faticosa bellezza della Chiesa

Appunti teologici in margine al percorso delle Chiese italiana e universale

“Sembra che il treno sia già passato. E lo abbiamo perso”. Si può riassumere così il commento di un laico impegnato al servizio della propria comunità, durante un dialogo sul cammino sinodale che da poco anche la Chiesa italiana ha intrapreso. Senza dubbio un’affermazione perentoria. La sua età non tradiva certo le polarizzazioni giovanili. Semmai rimandava a stagioni già vissute, a “treni già passati”, o meglio visti partire e che a qualcuno sono sembrati non andare molto lontano.
Ed è vero, la stagione sinodale appena aperta rischia di collocarsi in un momento di grande stanchezza: innanzitutto sociale e mentale, aggravata dalle incertezze pandemiche, ma anche ecclesiale, dato che le comunità cristiane vivono nel tessuto proprio della realtà umana ed hanno imparato, anche a proprie spese, a non ritenersi immuni dall’evolvere storico. D’altra parte, è proprio nei momenti di crisi che la convergenza delle energie ed il coraggio assumono una qualità più chiara: se anche i treni sono passati e pare che l’estenuazione sia la regola,

l’appello del Papa e dei vescovi può scaldare ancora il cuore.

Rispetto ai sinodi celebrati sin qui, il cammino che stiamo percorrendo presenta una grande anomalia che a ben vedere è una vera e propria svolta: il Sinodo (universale e italiano, i tempi e i modi si intrecciano ed è spesso difficile distinguere) ha come oggetto, come tema se stesso, o meglio la dimensione sinodale della chiesa. Non si tratta allora di discernere qualche argomento specifico (gli ultimi sinodi hanno approfondito alcuni snodi ad es. su famiglia e giovani), ma abitare la struttura stessa della Chiesa, il suo DNA che, sin dai primi secoli, era evocato con il termine sinodo (syn e odos, strada fatta insieme). Recuperare oggi questa attenzione e metterla a tema è possibile almeno per due ragioni remote ed una prossima.

Innanzitutto, le remote.
Nel 1964 il Concilio pubblicava la costituzione dogmatica Lumen gentium che aveva, per la prima volta, il compito di delineare una architettura complessiva della Chiesa, dal suo mistero alla gerarchia, dai laici ai religiosi, dal suo essere popolo di Dio al rapporto con le altre confessioni cristiane, con il regno dei cieli e con le religioni non cristiane, sino a vedere in Maria la ricapitolazione personale del destino ecclesiale: ascoltare Cristo e servirlo. Si andava definendo una ecclesiologia rinnovata che rimetteva in luce quanto nel corso dei secoli aveva subito letture unilaterali e pagato il prezzo dell’incompiutezza, se non addirittura della parzialità incattivita. Qualche anno dopo, nel 1985, S. Giovanni Paolo II chiedeva al Sinodo dei vescovi, organismo permanente di consultazione voluto da Paolo VI, di rileggere il Concilio e fornire una valutazione di quell’evento ecclesiale. E proprio il Sinodo consegnò al Papa l’idea che l’ecclesiologia del Vaticano II, la visione di Chiesa che autorevolmente aveva consegnato, ruotava attorno al concetto di comunione.

La Chiesa è sì una organizzazione missionaria, educativa, celebrativa, ma è innanzitutto una comunità di battezzati che sperimentano la fraternità in Cristo, è la famiglia di Dio, è il tempio dello Spirito.

Comunione, avrebbe ricordato in quegli anni anche il futuro Benedetto XVI, è così la cifra sintetica dei rapporti ecclesiali, modellati sul mistero di Dio che è, lui per primo, comunione, verificati dal comandamento dell’amore, purificati dall’esercizio violento della prepotenza. Per interpretarla non basta considerare la Chiesa come una struttura di poteri più o meno vicini a Dio, né come una organizzazione che eroga servizi religiosi all’umanità. Semmai la Chiesa è la comunità dei figli di Dio che costituiscono il corpo di Cristo, perché ne sono i discepoli, compaginati in vocazioni diverse. “Qualcosa” di preziosamente teologico e per certi versi di eccedente rispetto alla giurisdizione dei poteri o delle competenze sacrali.

La causa prossima

Ora veniamo alla causa prossima: il rilancio di papa Francesco proprio sulla Chiesa come comunità che si nutre della gioia del Vangelo. Attraverso categorie inusuali e solo apparentemente banali,

Bergoglio sollecita a porsi “in uscita” e ribaltare una visione della Chiesa tradizionalmente piramidale, clericale, destinata a contrapporre chi avrebbe molta competenza e chi invece sarebbe solo incompetente, recettivo.

Questione cruciale se trasferita nella realtà concreta di comunità, come le nostre, che spesso faticano a recuperare i catechisti o i lettori, vedono assottigliarsi le fila degli operatori pastorali e… a volte si schiacciano sull’immagine di un santuario in cui recuperare “solo” la celebrazione dei sacramenti.
È su questo scenario che si installa il richiamo alla sinodalità. La si potrebbe intendere come lo strumento, il metodo attuativo della visione ecclesiale della comunione. Quest’ultima può essere considerata come la ragione teologica più alta e più bella, mentre la sinodalità come l’insieme delle attenzioni, delle considerazioni e delle prassi che rendono possibile, concreta, visibile quella comunione e ne disinnescano una visione solamente spiritualistica. Collaborazioni, corresponsabilità, processi di consultazione, condivisione delle competenze… sono così il volto concreto della dignità di tutti i membri della Chiesa. A patto che lo si voglia e si sia messi in condizioni di esercitare un reciproco riconoscimento.

È quello che da sempre il Nuovo Testamento dice alle Chiese: portate i pesi gli uni degli altri. Cosa impossibile se le vocazioni, gli stili di vita e le esperienze semplicemente non si parlano o, peggio, si giudicano.
Così sinodalità richiama innanzitutto ad uno stile di Chiesa, dove nessuno è costretto a chiedere “permesso?” e, al contrario, nessuno è obbligato a supplire ogni servizio comunitario. In secondo luogo sinodalità indica tutte le occasioni e le strutture che nella Chiesa consentono la deliberazione di una decisione, la focalizzazione di un discernimento, la risposta ad un problema. Isolare qualcuno o attendere passivamente che dall’alto piova la norma da applicare impoverisce la circolazione dello Spirito: che non sovverte le responsabilità, ma le spinge a cooperare per il bene di tutti. È la stessa logica dell’utilità comune dei carismi che Paolo ha presentato nella Prima Lettera ai Corinzi.

La partita è davvero rilevante, perché ad essere in gioco è la natura evangelica della Chiesa.

La sinodalità, come spesso accade a tante realtà teologiche, è come sospesa tra il dono e il compito: è un dono che Dio fa al suo popolo perché lo vuole così e così lo ha pensato in Cristo; e i cristiani sono chiamati a svilupparlo, esplicitarlo, tradurlo in prassi concrete, non scandalose e non contraddittorie. È possibile un rapporto uno/alcuni/tutti non solo di potere e di separazione? Ecco la sfida e la vocazione! È possibile uscire dallo schema top-down e dal centro verso la periferia? Ecco la vera provocazione del “periferico” costantemente evocato da Francesco! È possibile restituire potere-di-parola a tutti, alla luce della medesima Parola? È possibile sdoganare il diritto/dovere di parola, l’acquisizione di una identità laicale vera, una psicologia ecclesiale meno passiva? È l’obiettivo di un tirocinio che le chiese sono chiamate ad intraprendere, anche in Italia, anche a casa nostra. È possibile ridiscutere radicalmente la logica del potere e riscriverlo in chiave evangelica, perché custodisca, contemporaneamente, le responsabilità senza isolarle, le dignità senza calpestarle, la vita vera delle persone senza giudicarla?
Dentro queste domande si nascondono alcune delle riflessioni teologiche più recenti,

ma si rivela in tutta la sua bellezza il cammino di una comunità ecclesiale forse più piccola e meno rilevante, forse anche più chiaramente religiosa, ma pur sempre chiamata ad essere se stessa e non una controfigura deformata del potere umano.

don Paolo Arienti
Docente di Ecclesiologia


Per approfondire il tema

NOCETI S., “Sinodalità: una parola necessaria”, in CODA P. – REPOLE R., La sinodalità nella vita e nella missione della chiesa, Bologna 2019.

NOCETI S., “La sinodalità: una riflessione ecclesiologica”, in SALATO N. (ED.), La sinodalità al tempo di papa Francesco. 1. Una chiave di lettura storico-dogmatica, Bologna 2020.

HAN BYUNG-CHUL, Che cos’è il potere?, Milano 2019.

FRANCESCO, Discorso in occasione dei 50 anni dell’Istituzione del Sinodo dei Vescovi, Roma 2015

TeleRadio Cremona Cittanova
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Come San Facio, anche in questo tempo «ospitali e pellegrini verso Dio e verso gli uomini»

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“Dieci comandamenti”, al Santuario della Fontana un percorso di spiritualità per persone in ricerca

Ha avuto inizio martedì 8 marzo alle 20.45, presso il Santuario della Madonna della Fontana a Casalmaggiore, il percorso “I 10 comandamenti”, un cammino di evangelizzazione per giovani e adulti tenuto da padre Francesco Serra, guardiano rettore del Santuario dal 2020.

«Non si tratta di un ciclo di conferenze o di lezioni» dichiara il padre cappuccino a inizio serata. Ma è una catechesi comunitaria rivolta «a chi si sente con un buco allo stomaco, a chi pensa che qualcosa nella sua vita possa ancora cambiare e ha bisogno di essere guidato dalla Parola di Dio e dai 10 Comandamenti».

Ogni martedì sera l’assemblea, che al primo incontro ha aderito numerosa, sarà accolta da un relatore diverso che, attualizzando il Vangelo del giorno, percorrerà un cammino lungo circa un anno, fatto di incontri presso il Santuario ma anche di ritiri di alcuni giorni e di un ritiro più impegnativo a fine percorso.

La formula del ritiro è molto importante perché «è un passaggio» dice padre Serra «necessario nella vita delle persone che sono in ricerca». L’invito è rivolto in particolare modo ai giovani e giovani adulti, per avviare una riflessione sulla propria vita. Ma ovviamente è aperto a tutti.

Sara Pisani
TeleRadio Cremona Cittanova
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“Insieme si arriva lontano”, Giornata diocesana del Seminario. Il messaggio del Vescovo: «È la strada il luogo della missione»

La terza domenica di Avvento per la Chiesa cremonese segna tradizionalmente la Giornata del Seminario. La figura di Giovanni Battista che indica Gesù, e che il Vangelo di questa domenica mette al centro, viene presa quale esempio per i seminaristi che diventeranno preti e ai quali spetterà il compito di indicare alle comunità cristiane la presenza del Signore.
«Insieme si arriva lontano. Li inviò a due a due davanti a sé» sottolinea il titolo della Giornata diocesana di quest’anno. Un tema ripreso anche dal vescovo Antonio Napolioni nel messaggio dedicato proprio a questa occasione che riprendiamo dall’ultima edizione del periodico del Seminario “Chiesa in Cammino”.

 

Sono felice che la comunità dei nostri giovani seminaristi abbia proposto questo tema per la giornata del Seminario di quest’anno. Sì, perché la strada è il vero scenario della nostra vita, più della casa e persino della Chiesa.
La strada è quella tracciata nel tempo, di generazione in generazione, come teatro della rivelazione di Dio, che si è messo per primo in viaggio verso l’oggetto del suo amore: il creato, l’umanità.
La strada è la parabola della vita, lungo la quale c’è da imparare a camminare, ad incontrare, a fermarsi per riprendere forze, a scorgere l’orizzonte per non smarrire la meta, ad arrivare e gioire, insieme agli altri.
La strada è il luogo della missione, come Gesù stesso ci insegna, lui che incontrando chiamava, fermandosi insegnava… e guariva chi gli trafiggeva il cuore di compassione. Perché sulla strada, anche nostra, non mancano feriti ed emarginati.
Sulla strada il Signore ha messo la Chiesa, inviando i discepoli non a titolo privato, come se dovessero diventare eroi, ma “a due a due” perché il primo segno di credibilità del loro annuncio fosse lo stile fraterno e di condivisione con cui vivevano, anche le piccole cose.
Su questa strada si misura anche l’oggi e il domani delle comunità cristiane cui è affidato il vangelo del Regno. Perciò facciamo un cammino “sinodale”, per ascoltarci e capirci intorno alla comune ricerca della volontà di Dio, che rende il futuro affascinante e non minaccioso. E per questo rinnoviamo i diversi percorsi formativi, dai quali ci aspettiamo animatori e ministri di comunione nella Chiesa e di solidarietà nella società. La vita quotidiana del Seminario di Cremona ne è un bel cantiere, e benedico il Signore che ispira ai preti e ai giovani in cammino il coraggio della schiettezza, la pedagogia della libertà, il desiderio della fraternità.
Ringrazio anche tutti coloro che, in vari modi, amano e sostengono questo cuore pulsante della nostra Chiesa locale, che oggi è pieno anche di ragazzi che vanno a scuola, di sacerdoti che pregano e servono, di scommesse educative e storie di semplice umanità. Preghiamo il Signore che la sua chiamata continui a colmare di fiducia e generosità l’animo di tanti giovani, perché “mandandoli a due a due davanti a sé”, indichino a tutti noi le orme del Risorto.

+ Antonio, vescovo

 


La quotidianità in via Milano, tra studio, preghiera e incontri nelle parrocchie

La vita ordinaria di Seminario è organizzata nei quattro ambiti della formazione: scuola, formazione umana, preghiera, pastorale. Dal lunedì al giovedì, nella mattinata, la comunità si sposta a Lodi per frequentare le lezioni dei corsi scolastici insieme ai seminaristi di Crema, Lodi, Pavia e Vigevano. I principali corsi si occupano di approfondire la teologia, la sacra scrittura, la filosofia, il diritto canonico, la liturgia e la storia. I pomeriggi e le serate sono a disposizione per approfondire la propria formazione umana e le relazioni all’interno della vita comunitaria.
La giornata è scandita dai momenti di preghiera che vengono vissuti al mattino e alla sera pregando insieme la liturgia delle ore e celebrando l’Eucarestia, settimanalmente l’adorazione eucaristica e mensilmente il ritiro spirituale. Annualmente, insieme ai seminari di Crema, Lodi, Pavia e Vigevano sono organizzati gli esercizi spirituali. Ognuno durante la giornata ha anche tempo per dei momenti di preghiera personale e il confronto con il padre spirituale. Settimanalmente, poi, si vive un momento di condivisione della Parola della domenica che una volta al
mese è condiviso, a coppie, con alcuni presbiteri della diocesi.
Il fine settimana i seminaristi raggiungono le varie parrocchie della diocesi dove sono impegnati nella formazione pastorale, dove sono inseriti nelle proposte parrocchiali.

GUARDA I VIDEO CHE RACCONTANO LA VITA DEL SEMINARIO

 

Chiesa di casa incontra la comunità del Seminario

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Don Pozza a Romanengo: «La fede è la nostra storia d’amore con Dio»

Nella serata di giovedì 2 dicembre si è svolto presso la chiesa parrocchiale dei santi Giovanni Battista e Biagio vescovo di Romanengo  l’ultimo appuntamento del ciclo di incontri “Con il suo sguardo”, organizzato dai giovani della parrocchia. Ospite della serata Don Marco Pozza, dottore in Teologia, sacerdote di strada, cappellano del carcere Due Palazzi di Padova, scrittore, conduttore tv noto per le sue interviste a … Continua a leggere »

«Che meraviglia!». Tra i capolavori del Museo Diocesano con lo sguardo dei visitatori del primo giorno

Sono occhi sorpresi, intrisi di meraviglia quelli dei visitatori che varcano per la prima volta nella mattina del giorno di Sant’Omobono, patrono della città e della diocesi, la soglia del nuovo Museo Diocesano di Cremona, realizzato all’interno del Palazzo episcopale, ed inaugurato soltanto poche ore fa. Camminano lentamente all’interno delle dodici sale, guardandosi intorno, immersi in un’atmosfera suggestiva fatta di luci che mettono in risalto … Continua a leggere »

Silenzio, luci e preghiera per la Veglia dei giovani al Palazzetto. Il Vescovo: «Davanti alla Croce sia il vostro “eccomi”»

Guarda la fotogallery completa della Veglia Alla vigilia della Giornata Mondiale della Gioventù 2021 è tornata in presenza la veglia diocesana dei giovani che da tutte le parrocchie sono giunti al Palasport “Mario Radi” di Cremona per l’incontro con il vescovo Antonio Napolioni. La data non è più quella della vigilia delle Palme: la veglia si è tenuta, infatti, nella serata di sabato 20 novembre, … Continua a leggere »

La meraviglia dell’anima, video-tour in anteprima tra i capolavori del nuovo Museo Diocesano

Un’idea antica che diventa realtà: il nuovo Museo Diocesano apre le porte sul suo tesoro di bellezza, spiritualità, arte e fede. A poche ore dall’inizio delle visite – sono sold out, a testimonianza della grande attesa di questa apertura, gli ingressi per sabato 13 e domenica 14 novembre – il percorso, le sezioni tematiche e i capolavori che compongono la collezione del Museo Diocesano sono … Continua a leggere »

Il Vescovo in Cattedrale il 1° novembre: «La santità è un cammino proposto a tutti, oltre le differenze di cultura e religione»

Si è celebrata nella mattinata di lunedì 1 novembre la S. Messa per la solennità di Tutti i Santi, presieduta da Mons. Antonio Napolioni in Cattedrale a Cremona. La riflessione proposta dal Vescovo ha richiamato l’attenzione dei fedeli sulla possibilità che Dio offre a ogni uomo e donna, appartenente a qualsiasi religione e cultura, di perseguire la santità quale stile di vita e accoglimento del … Continua a leggere »