Archivi della categoria: La vita della Chiesa

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Anche il vescovo Napolioni alla 75ª Assemblea generale straordinaria della CEI

I lavori, in programma a Roma dal 22 al 25 novembre, si apriranno con l'incontro con Papa Francesco

Anche il vescovo Antonio Napolioni prenderà parte alla 75ª Assemblea Generale Straordinaria della CEI, che si terrà a Roma, presso l’Ergife Palace Hotel, dal 22 al 25 novembre. I lavori dell’assise saranno aperti da un incontro riservato dei Vescovi con Papa Francesco. Continua a leggere »

TeleRadio Cremona Cittanova
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Giornata “Pro Orantibus”, a S. Sigismondo la celebrazione presieduta dal vescovo Lafranconi

Guarda la photogallery completa Domenica 21 novembre la Chiesa ha celebrato l’annuale Giornata “pro orantibus” che invita a pregare a favore delle comunità di clausura. Questa giornata è stata istituita nel 1953 da Pio XII che pose l’attenzione su tutti i monasteri clustrali del mondo, segnati dalla fine del conflitto mondiale, che li aveva portati ad affrontare gravi situazioni di indigenza. Con il passare del … Continua a leggere »

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Don Ghilardi rilegge il XXX Rapporto Immigrazione

L'incaricato dell'Ufficio diocesano Migrantes spiegati i dati relativi all'ultimo rapporto di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes sulle immigrazioni e gli effetti della pandemia

Dopo la pubblicazione del XXX Rapporto Immigrazione Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, avvenuto nello scorso ottobre, don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la Pastorale missionaria e per la Pastorale delle migrazioni, analizza i dati emersi dal documento e parla della situazione attuale relativa agli sbarchi e ai flussi migratori in Italia.

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Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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Giornata del Ringraziamento, Messaggio CEI: animali “ridotti a oggetti di consumo”, “forti interrogativi per alcune forme intensive applicate nella zootecnia”

Il Messaggio della CEI ricorda come “molte storie di santi” hanno a che fare con “la prossimità agli animali”

“Quando lo sguardo dell’umanità si posa sulla creazione e il suo cuore trabocca di meraviglia per l’opera di Dio, la persona non può fare a meno di lodare il Signore per il dono degli animali, anzi la sua parola si intreccia con quella muta di tante creature viventi che accompagnano la nostra presenza sulla terra”. Inizia così il Messaggio della Cei per la Giornata nazionale del ringraziamento, in programma il 7 novembre sul tema “‘Lodate il Signore dalla terra voi, bestie e animali domestici’ (Sal 148,10). Gli animali, compagni della creazione”, in ci si citano le “valenze simboliche” degli animali nella Bibbia e si fa presente che “il dominium sugli animali, che Dio affida all’uomo in Gen 1,28, non ha un’accezione tirannica”: “Non si tratta di disporre degli animali a proprio piacimento, ma di pascerli e guidarli con premura. Questo sguardo carico di cura culmina in quello di Cristo, che ha parole che invitano ad avere fiducia in Dio Padre provvido: ‘Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre’ (Mt 6,26)”. “Molte storie di santi – a partire da Antonio abate e Francesco d’Assisi – riprendono questo orizzonte di rinnovata prossimità agli animali, che spezza persino il rapporto preda-predatore”, si fa notare nel messaggio.

“La prossimità agli animali, che nella tradizione della civiltà agricola ha portato a sentirli e trattarli quasi come partecipi della vita familiare, nella modernità è stata abbandonata, riducendo queste creature ad oggetti di mero consumo”. È il grido d’allarme contenuto nel Messaggio della Cei per la Giornata nazionale del ringraziamento. “La civiltà urbana, d’altra parte, ha portato talvolta a eccessi opposti, con un’attenzione per gli animali da compagnia talvolta superiore a quella per gli esseri umani”, l’analisi dei vescovi italiani, secondo i quali “non si può misconoscere che a volte l’atteggiamento umano è predatorio nei confronti degli animali come verso le persone”. “Un approccio di ecologia integrale dovrà tornare, invece, a valorizzare un orizzonte equilibrato, superando la riduzione moderna del vivente a oggetto di consumo, per riscoprirne il valore proprio”, la proposta della Cei, che avverte: “Nei confronti degli animali non si può avere un rapporto puramente strumentale; la migliore pratica di allevamento avrà anche cura del benessere degli animali coinvolti, garantendo loro la possibilità di una vita conforme al loro essere, in ambito naturale. Ne siamo responsabili. Emergono, quindi, forti interrogativi per alcune forme intensive applicate nella zootecnia, che oltre a calpestare la vita animale, costituiscono al contempo una grave fonte di impatto ambientale”.

“Evitare quegli eccessi di consumo che, negli ultimi decenni, hanno distorto la salubrità della dieta mediterranea e aumentato il consumo di acqua in maniera esponenziale”. È l’invito dei vescovi italiani. “La tradizione cristiana consigliava il magro di venerdì, giorno della morte in croce di Gesù, con una motivazione spirituale ed etica, che si rivela preziosa anche per la custodia delle relazioni nel creato”, si ricorda nel testo, in cui si chiede di “fare discernimento su quelle pratiche che pregiudicano gli interessi vitali degli animali, senza che ve ne siano in gioco di altrettanto importanti per gli esseri umani”. “La Giornata del Ringraziamento sia occasione per riflettere e per convertire i nostri stili di vita a una ecologia integrale”, l’auspicio della Cei: “Ad esempio, alcune specie animali, come le api, sono una benedizione per l’ecosistema e per le attività dell’uomo: la loro presenza è un indicatore infallibile dello stato di salute dell’ambiente e la loro preziosa opera di impollinazione garantisce fecondità ai cicli della natura”.

“Siano garantiti i diritti di pescatori e pastori, la cui dignità va riconosciuta per la salvaguardia di antichi mestieri che sanno prendersi cura del territorio”. È l’appello contenuto della parte finale del Messaggio della Cei per la Giornata nazionale del ringraziamento. “La cura per gli animali che allevano ci sproni a riconoscere adeguatamente il loro lavoro, evitando forme vergognose di sfruttamento e di caporalato”, il monito dei vescovi italiani, che ringraziano invece “chi promuove forme di allevamento sostenibili”. “Grazie all’impegno di alcuni allevatori, sono state valorizzate molte aree interne del nostro Paese, che senza la loro generosa lungimiranza, sarebbero state abbandonate allo spopolamento e al degrado ambientale”, l’omaggio della Cei: “La zootecnia nel nostro Paese è fondamentale per la produzione di latte e di formaggi, oltre che per la filiera dell’alimentazione della carne”. “Non possiamo dimenticare, inoltre, che in alcune regioni italiane, si è assistito a una presenza sempre più numerosa di allevatori stranieri, specialmente immigrati, come gli indiani di religione Sikh”, si ricorda nel messaggio: “La ripresa della pastorizia in diverse regioni è stata possibile solo grazie all’attività di migranti: sono nate storie molto belle di inclusione sociale e di dialogo interreligioso”. Merita attenzione, infine, la pesca: “è importante garantire periodi di ripopolamento del pesce ed evitare forme intensive che distruggono l’ecosistema. Vanno evidenziate le iniziative lodevoli di alcuni porti italiani che si sono dedicati anche alla pesca di plastica, per mantenere pulito il mare, fonte di lavoro e di vita”.

Scarica il messaggio integrale

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Una Maratona televisiva di raccolta fondi e Sms solidale per i poveri della pandemia

L'intera giornata del 12 novembre 2021 tutto il palinsesto televisivo e radiofonico di Tv2000 e Radio inBlu 2000 sarà dedicato a raccogliere fondi per la Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” promossa da Caritas italiana e Focsiv. Obiettivo: sostenere 64 progetti in 45 Paesi in Africa, Medio Oriente, Asia e America Latina. Inoltre dal 1° al 14 novembre è attivo l'Sms solidale 45580 per donazioni.

Per la prima volta, su Tv2000 e Radio inBlu 2000, si svolgerà una grande Maratona televisiva e radiofonica per sostenere 64 progetti in 45 Paesi del mondo. Si svolgerà il 12 novembre 2021 – in vista della Giornata mondiale dei poveri del 14 novembre – ed ha lo scopo di raccogliere fondi per ridurre le povertà e le disuguaglianze in ambito sanitario, sociale ed educativo provocate dalla pandemia. Inoltre dal 1° al 14 novembre è attivo il numero solidale 45580 per donare via Sms. L’iniziativa è promossa dalla Campagna congiunta “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, lanciata nel luglio 2020 da Caritas italiana e Focsiv, il coordinamento di Ong cristiane, insieme ad un Manifesto che ne spiegava i principi etici e politici. La Maratona comprende vari eventi in programma dal 1° al 14 novembre, con numerosi media partner, tra cui il Sir.

La Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” ha anche lo scopo di sensibilizzare e informare le comunità cristiane – tramite il sito www.insiemepergliultimi.it  – sull’andamento dei progetti, con testimonianze dal campo e materiali per approfondire vari temi legati alla pandemia (i cambiamenti climatici, la scuola, gli anziani, eccetera). La Campagna ha raccolto finora tra i  300 e i 350.000 euro, “una cifra inferiore a quanto ci eravamo prefissi – precisa al Sir Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas italiana -, perché per sostenere i 64 progetti serve almeno 1 milione e mezzo e di euro”.  Rispetto ad altre campagne orientate ai bisogni dei poveri in Italia – che hanno avuto grande riscontro -, stavolta è andata diversamente: “forse i problemi delle altre popolazioni sono sentite come una causa lontana – ipotizza Beccegato -, perché i media mainstream non ne parlano e non c’è piena consapevolezza dei gravissimi effetti della pandemia nel mondo”. Invece, sottolinea,

“la crisi non è affatto finita, perché le varianti continuano a circolare anche nei Paesi poveri, sono arrivati pochi vaccini, mancano le strutture sanitarie, i medici di base, i farmaci e le terapie”.

Senza contare poi l’impatto indiretto della pandemia: povertà estrema, perdita di posti di lavoro soprattutto nel mercato informale, disuguaglianze sociali, discriminazioni su donne e migranti, tensioni sociali, ritardi gravi sulla scolarizzazione dei bambini, che sta provocando una “catastrofe generazionale” e spazzando via i progressi dell’istruzione ottenuti negli ultimi due decenni. Nei Paesi in via di sviluppo ha comportato inoltre enormi problemi finanziari, con un aumento significativo della sofferenza del debito. Perciò Caritas italiana e Focsiv vogliono rinnovare il loro impegno a dare risposte alle tante richieste che vengono dalle Chiese locali di Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina.

Duplice appello: alla comunità cristiana e alla politica. “Se è vero che si è in un’unica barca e che si vive in una casa comune, è altrettanto vero che non si è tutti e tutte nelle medesime condizioni. La pandemia ha accentuato queste differenze”, ribadiscono le due organizzazioni. Da qui la volontà di lanciare un duplice appello alla comunità cristiana per “ascoltare il grido d’aiuto che proviene da questi Paesi” e alla politica e alla comunità internazionale – conclude Beccegato – “perché si facciano carico delle proprie responsabilità in quest’ambito”.

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#DONAREVALEQUANTOFARE, torna lo spot Cei sul sostegno alla missione dei preti diocesani

Un grazie per il dono dei sacerdoti in mezzo a noi, questo il significato profondo delle offerte deducibili. I nostri preti infatti sono ogni giorno al nostro fianco ma anche noi possiamo far sentire loro la nostra vicinanza. Una partecipazione che ci rende “Uniti nel dono”: questo il messaggio al centro della nuova campagna #DONAREVALEQUANTOFARE della Conferenza Episcopale Italiana che intende sensibilizzare i fedeli alla … Continua a leggere »

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In Italia sale l’età media dei sacerdoti, in calo gli under 30 e i fidei donum

Nel 2020 il totale dei sacerdoti è pari a 31.793 unità. Erano 38.209 nel 1990: il calo, in trent'anni, è stato del 16,5% con 6.416 sacerdoti in meno ma solo negli ultimi dieci anni il clero è diminuito dell’11%. Una flessione che, in parte, è stata compensata dall’ingresso in Italia di un sempre maggior numero di sacerdoti stranieri al servizio delle diocesi italiane

 

A metterli tutti insieme nello stesso posto, i sacerdoti diocesani italiani riempirebbero lo Stadio Via del Mare di Lecce. Nel 2020, infatti, il totale dei sacerdoti è pari a 31.793 unità. Erano 38.209 nel 1990: il calo, in trent’anni, è stato del 16,5% con 6.416 sacerdoti in meno ma solo negli ultimi dieci anni il clero è diminuito dell’11%. Una flessione che in parte, come evidenziato anche nell’inchiesta sui seminaristi, è stata compensata dall’ingresso in Italia di un sempre maggior numero di sacerdoti stranieri al servizio delle diocesi italiane. Nel dettaglio, un incremento di oltre dieci volte: si è passati da 204 nel 1990 a 2.631 nel 2020. Rispetto alla popolazione generale, se nel 2000 solo il 3,4% dei preti era straniero, nel 2010 la percentuale è salita al 6,6% e nel 2020 è arrivata all’8,3%. Tra i soli sacerdoti italiani, dunque, si è registrato un calo del 19,8% (da 36.350 unità nel 2000 a 29.162 nel 2020) mentre i sacerdoti stranieri rappresentano oggi l’8,3% del totale. Continua a leggere »

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Sono 1.804 i seminaristi diocesani che vivono nei 120 seminari maggiori d’Italia. La maggior parte di loro si trova in Lombardia con 266 unità (15% del totale) e nel Lazio con 230 (13%), mentre la Basilicata e l’Umbria sono le regioni con la numerosità assoluta più bassa, facendo registrare rispettivamente 26 seminaristi (1,4%) e 12 (0,7%). Un quadro che tuttavia cambia se si rapporta il numero dei seminaristi agli abitanti del territorio. In questa classifica, infatti, a primeggiare sono due regioni del Sud: la Calabria con 29 seminaristi e la Basilicata con 23 seminaristi ogni 500.000 abitanti. In ultima posizione, l’Umbria con 7 seminaristi diocesani. I numeri, rilevati dall’Ufficio nazionale per la pastorale della vocazioni della Cei tramite un poderoso lavoro di raccolta e analisi dei dati che ha coinvolto tutti i seminari italiani, mostrano una realtà in linea con il calo degli ultimi cinquant’anni. Secondo le statistiche dell’Annuario pontificio, infatti, nell’arco di mezzo secolo le nuove vocazioni in forza alla Chiesa cattolica sono diminuite di oltre il 60% passando dai 6.337 del 1970 ai 2.103 del 2019. E soltanto nei dieci anni che vanno dal 2009 al 2019, la flessione in Italia dei seminaristi diocesani è di circa il 28%.

Una diminuzione che non può essere semplicemente ricondotta all’inverno demografico, se è vero che il decremento della popolazione maschile di età compresa tra i 18 e i 40 anni nello stesso periodo è stato pari al 18%.

Rocket Social Studio / Centimetri

“Se mancano le ‘vocazioni’ non è un problema sociologico, o non soltanto. Somiglia più al sintomo di una malattia della quale trovare una cura. Chiudersi, difendersi, scansare ogni prova, immunizzarsi contro la vita non sono sicuramente orizzonti nei quali può fiorire la vita – e la vocazione – che ha bisogno di aprirsi, entrare in contatto, affrontare le sfide, correre alcuni rischi. L’Italia è da evangelizzare come è da evangelizzare il cuore di ciascuno, sempre”, osserva don Michele Gianola, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio.

L’età media dei giovani che frequentano i seminari maggiori è pari a 28,3 anni.

Il maggior numero di seminaristi (43,3%) ha un’età compresa tra i 26 e i 35 anni con differenze territoriali evidenti: nel Nord Est il 50% appartiene a questa fascia d’età, ma la percentuale cala man mano che si scende al Centro (43,5%) e al Sud (39,2%). La generazione più giovane – quella tra i 19 e i 25 anni – è rappresentata da 4 seminaristi su 10 (il 42,2% del totale) e, anche in questo caso, lungo lo Stivale appaiono differenze piuttosto evidenti: al Sud il 47,3% ha meno di 25 anni, al Centro il 35,5% e nel Nord Est il 37,7%. Un seminarista su dieci (13,6%) ha più di 36 anni. Persiste la tendenza a provenire da famiglie con più figli: un solo seminarista su dieci è figlio unico, il 44,3% ha un fratello o una sorella, un quarto ne ha due (25,4%) e uno su dieci ne ha tre (10,8%).

La stragrande maggioranza dei seminaristi ha frequentato le scuole superiori in una struttura statale (l’87,4%) e uno su dieci (il 12,6%) in una struttura paritaria. Tra i percorsi formativi offerti il 28,1% ha compiuto studi umanistici-classici, il 26,9% scientifici e il 23,2% si è diplomato in istituti tecnici. Solo uno su dieci (il 10,8%) ha fatto studi professionali.

Un panorama notevolmente cambiato rispetto a qualche decennio fa, quando la quasi totalità dei candidati al sacerdozio era in possesso della maturità classica. Quasi la metà dei seminaristi (il 45,9%), inoltre, ha frequentato l’università con indirizzi molto variegati e poco meno (43,3%) ha lavorato. “La vocazione è un’opera artigianale che ha bisogno dell’apporto di molti per fiorire. Non riguarda solo i tempi più dedicati al discernimento – spiega don Gianola -, come il seminario, ma intreccia il lavoro di molte mani. Più o meno consapevolmente, infatti, ogni cura, ogni azione educativa, ogni passo compiuto insieme nella crescita e nello sviluppo di una vita contribuisce al formarsi della persona. Tutti i luoghi possono così diventare spazi nei quali prendersi cura della vocazione, gli uni degli altri, prendersi cura della persona, intessere quel dialogo di stima e di ascolto che è terreno fecondo per la semina del Vangelo”.

A livello di provenienza geografica, il 10% dei seminaristi proviene da altre parti del mondo e la metà di essi frequenta un seminario del Centro Italia. L’Africa è il continente maggiormente rappresentato: oltre un terzo dei seminaristi stranieri (38,5%) proviene da queste terre, in particolare da Madagascar, Nigeria, Camerun e Costa d’Avorio. Dal continente europeo proviene circa uno straniero su cinque, in particolare da Polonia, Albania, Romania e Croazia.

“La composizione sempre più multiforme dei nostri seminari e dei futuri presbitéri impone una riflessione su una proposta educativa capace di discernere e valorizzare la ricchezza che la numerosità delle vie percorse per arrivare ad una scelta vocazionale porta con sé. Chi raggiunge il seminario – conclude don Gianola – porta con sé la propria storia fatta di potenzialità e di limiti, di fecondità e di ferite. Tutto questo, che è la vita, non può non essere preso in considerazione perché è in essa che si può riconoscere – tramite opportuno discernimento – la ‘stoffa da prete’, la ‘materia’ che la Chiesa chiede di discernere a tutto il percorso formativo. Assumere uno sguardo vocazionale non significa vedere ‘preti e suore’ dappertutto ma saper intuire, in ogni contesto, i possibili inviti che lo Spirito ha seminato nel cuore degli adolescenti e dei giovani e affiancare i propri passi ai loro perché nell’ascolto della Parola possano anch’essi riconoscerli”.

AgenSir
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49ª Settimana sociale dei cattolici italiani: da Taranto, un impegno che continua

Con la Messa celebrata dal Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della CEI, domenica 24 ottobre si è conclusa a Taranto la 49ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, che ha riunito oltre 700 delegate e delegati provenienti da tutta Italia insieme ad un centinaio di vescovi, sacerdoti e religiosi, laici, rappresentanti delle Istituzioni, del mondo della politica e della cultura per riflettere sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”. Presente anche la Diocesi di Cremona con una delegazione formata da Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, insieme a Diana Afman ed Ester Tolomini. Continua a leggere »

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Accogliere, proteggere, promuovere e integrare. La CEI sulla scia delle parole di Papa Francesco

Esprimo la mia vicinanza alle migliaia di migranti, rifugiati e altri bisognosi di protezione in Libia: non vi dimentico mai; sento le vostre grida e prego per voi. Tanti di questi uomini, donne e bambini sono sottoposti a una violenza disumana. Ancora una volta chiedo alla comunità internazionale di mantenere le promesse di cercare soluzioni comuni, concrete e durevoli per la gestione dei flussi migratori … Continua a leggere »

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