Archivi della categoria: La vita della Chiesa

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Anche una delegazione cremonese a Taranto per la 49a Settimana sociale dei cattolici italiani

Dal 21 al 24 ottobre sul tema "Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso"

Avviare una transizione ispirata dalla prospettiva dell’ecologia integrale, con un progetto concreto di ampio respiro, che parta dalle Chiese che sono in Italia e coinvolga l’intera società. È questo l’obiettivo della 49a Settimana Sociale dei cattolici italiani, che si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre, sul tema: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”. Anche la diocesi di Cremona sarà presente con una propria delegazione guidata dall’incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, Eugenio Bignardi, insieme a Diana Afman ed Ester Tolomini. Continua a leggere »

TeleRadio Cremona Cittanova
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Dall’agricoltura bio al riciclo dei rifiuti, dalla Settimana sociale nuove “buone pratiche”

Sono cooperative, associazioni, aziende vere e proprie. Le “buone pratiche” individuate per la prossima Settimana sociale, che si svolgerà a Taranto dal 21 al 24 ottobre, hanno tanti volti ma la stessa sostanza: promuovono il bene comune. E lo fanno seguendo i criteri dell’economia circolare. Da Nord a Sud. “Il lavoro di censimento – spiega don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro – è utile non tanto per dare un bollino, quanto più per renderci conto che, oltre al  movimento di pensiero, ci sono tante azioni concrete sui territori che rendono visibile come la Laudato si’ sia già applicata e vissuta all’interno di mondi economici ed esperienze amministrative”. Accanto a questi, ci sono poi “diocesi, parrocchie, associazioni e gruppi, che in questi anni hanno dato vita a realtà significative che guardano al mondo in termini di educazione e formazione e non solo di utilizzo immediato delle risorse”, ricorda don Bignami. Si tratta, aggiunge, di “un grande movimento che deve avere voce e considerazione”.

Una filiera “bio”. Tante “buone pratiche” sono “impregnate” di terra. E l’amore per la terra caratterizza l’esperienza della “Cooperativa Girolomoni”, oltre 400 agricoltori per una filiera interamente biologica. Giovanni Battista Girolomoni, presidente della coop, è uno dei figli del fondatore, che aveva intuito l’abuso di chimica di sintesi in agricoltura. La mission è diventata quella di fare a meno di queste sostanze per salute e sostenibilità. Ci troviamo nella collina di Montebello, a pochi chilometri da Urbino, nelle Marche. Nel 2019 è stato realizzato il molino con una filiera completamente dedicata la biologico in cui ogni fase è bio.

“Non ci accontentiamo della certificazione – dice -. Nella trasformazione del prodotto cerchiamo di utilizzare tecnologie moderne che rispettino il contenuto della materia prima per preservarne sapori e profumi. Utilizziamo energie rinnovabili”.

Sono in atto collaborazioni con enti culturali sul territorio. “Vengono a visitarci le scuole come fattoria didattica ma anche studiosi dell’università di Tokio. Il nostro modello è quello di un’agricoltura sostenibile”.

Un modello di economia circolare. La “Masseria Fruttirossi – Lome Super Fruit” è un’azienda leader in Italia per la coltivazione e la trasformazione della melagrana. Immersa in un frutteto nelle campagne di Castellaneta Marina, in Puglia, su una superfice di 350 ettari, valorizza ambiente e lavoro, facendo della sostenibilità una realtà a 360°. “L’azienda e lo stabilimento sviluppa il concetto di filiera corta –  dice Dario De Lisi, responsabile commerciale dell’azienda -. Il frutto appena raccolto viene portato nello stabilimento dove viene lavorato e trasformato. Lo stabilimento è dotato di un impianto fotovoltaico di 750 kw che lo rende autonomo da un punto di vista energetico per limitare l’emissione di anidride carbonica. In dotazione vi è anche un impianto per la raccolta di acque piovane usate per l’irrigazione”. Una parte del terreno era incolta, in stato di abbandono. “Le buone pratiche che realizziamo in questo processo di filiera consistono anche nell’aver restituito alla propria vocazione il terreno agricolo”. Nelle fasi più operative dei processi vengono impiegate oltre trecento persone nelle varie attività.

“Siamo riusciti a realizzare una vera e propria economia circolare – sottolinea De Lisi -. E possiamo definirci a rifiuti zero”.

“Tutti i residui della lavorazione vengono utilizzati attraverso un impianto di lombricompostaggio per la produzione di humus che andiamo a reintrodurre nel ciclo agronomico attraverso la concimazione. Non abbiamo rifiuti umidi da trattare, anzi diventano una risorsa. E non usiamo sostanze chimiche”.

La solidarietà dal riciclo. La tutela dell’ambiente attraverso la creazione di nuova occupazione per fasce deboli di popolazione italiana e straniera è la sfida che muove “Vesti Solidale”, cooperativa sociale di Cinisello Balsamo (Milano). Tanto da essere composta da da 51 soci di cui 40 lavoratori e 11 volontari (dato aggiornato a fine 2019). Sono 109 i lavoratori assunti secondo il contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali. La sede operativa è un capannone di circa 2.000 mq compresi gli uffici autorizzato dalla Città Metropolitana di Milano alle operazioni di recupero e smaltimento di diverse tipologie di rifiuti. La coop dispone di una flotta aziendale costituita da 31 automezzi autorizzati dall’Albo gestori ambientali per il trasporto di rifiuti pericolosi e non pericolosi. Infatti, “Vesti Solidale” è specializzata nei servizi di raccolta differenziata di rifiuti urbani e speciali. I rifiuti raccolti sono avviati al recupero e riciclaggio nei propri impianti autorizzati o, nel caso in cui una particolare tipologia di rifiuti lo richieda, sono conferiti ad impianti terzi.

Inclusione e creatività. A Morrovalle, nell’arcidiocesi di Fermo, la cooperativa sociale “Il talento” permette a persone con disabilità di mettere a frutto le loro ricchezze nel mondo dell’agricoltura, “seguendo i principi della responsabilità etica e della sostenibilità ambientale”. “Ferilli Eyewear” realizza, invece, occhiali made in Italy con materiali innovativi ed ecosostenibili, ottenuti dalla disidratazione delle pale del fico d’india, pianta molto diffusa in Puglia. Grazie all’abilità di alcuni artigiani, questo materiale si trasforma in un accessorio esclusivo dal design ricercato. Infine, l’associazione “Fides et Ratio” creata da un gruppo di giovani della diocesi di Nola. Si tratta di un polo che offre formazione, diffusione della cultura e dei valori cristiani. L’obiettivo del progetto, che ha ricadute educative e aggregative sul territorio, è infatti quello di “rendere accessibili, fruibili e inclusivi i linguaggi della cultura per generare benessere per le persone e per l’intera comunità”. L’associazione realizza laboratori ludico-didattici, giornate di educazione ambientale, eventi dedicati alla promozione del patrimonio storico artistico diocesano, laboratori informatici e linguistici ed eventi. “La nostra buona pratica insegna a prendersi cura dell’altro, a guardare i suoi bisogni, alle sue esigenze e farsi carico dell’altra persona”.

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Sinodo, Papa Francesco: “Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa”

Sabato 9 ottobre Papa Francesco ha aperto il momento di riflessione sul percorso sinodale con un discorso a 360 gradi, al centro del quale c'è l'identità di una "Chiesa di vicinanza", che parta dall'ascolto e dalla partecipazione di tutto il popolo di Dio. L'auspicio è che possa essere un Sinodo con la partecipazione di tutti, in cui lo Spirito sia il protagonista

“Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa”. Per concludere il suo discorso durante il momento di riflessione sul percorso sinodale, la mattina di sabato 9 ottobre nell’Aula nuova del Sinodo, il Papa ha preso in prestito una frase di padre Yves Congar: “E questa è la sfida”, ha aggiunto sintetizzando gli obiettivi del Sinodo sulla sinodalità, che inaugurerà ufficialmente domenica 10 ottobre con la Messa nella basilica di San Pietro.

“Il Sinodo non è un Parlamento”,

ha esordito Francesco a braccio. “Nell’unico Popolo di Dio, camminiamo insieme, per fare l’esperienza di una Chiesa che riceve e vive il dono dell’unità e si apre alla voce dello Spirito”, l’esortazione di Francesco, che si è soffermato sulle tre parole-chiave del Sinodo: comunione, partecipazione, missione. E ha messo in guardia da tre rischi: il formalismo, l’intellettualismo e l’immobilismo, che “è un veleno nella vita della Chiesa”.

“Se non arriveremo a questa Chiesa di vicinanza, con compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore”,la mèta verso la quale tendere. “Sia questo Sinodo un tempo abitato dallo Spirito!”, l’auspicio finale, per preservarci dal pericolo di “diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire”.

“Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria”, ha spiegato il Papa, ricordando il Concilio Vaticano II e citando Paolo VI. “Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile!”, ha esclamato Francesco, menzionando la visione di Giovanni Paolo II della Chiesa come “koinonia” e lanciando un monito preciso, a partire dal battesimo come la nostra carta di identità: “Celebrare un Sinodo è sempre bello e importante, ma è veramente proficuo se diventa espressione viva dell’essere Chiesa, di un agire caratterizzato da una partecipazione vera. E questo non per esigenze di stile, ma di fede”.

“Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni”, la denuncia: “Su questo aspetto abbiamo fatto dei passi in avanti, ma si fa ancora una certa fatica e siamo costretti a registrare il disagio e la sofferenza di tanti operatori pastorali, degli organismi di partecipazione delle diocesi e delle parrocchie, delle donne che spesso sono ancora ai margini”.  

“Si può ridurre un Sinodo a un evento straordinario, ma di facciata, proprio come se si restasse a guardare una bella facciata di una chiesa senza mai mettervi piede dentro”, il monito per scongiurare il rischio del formalismo: “Se parliamo di una Chiesa sinodale non possiamo accontentarci della forma, ma abbiamo anche bisogno di sostanza, di strumenti e strutture che favoriscano il dialogo e l’interazione nel Popolo di Dio, soprattutto tra sacerdoti e laici”.

“Ciò richiede di trasformare certe visioni verticiste, distorte e parziali sulla Chiesa, sul ministero presbiterale, sul ruolo dei laici, sulle responsabilità ecclesiali, sui ruoli di governo e così via”,

la ricetta del Papa.

 

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Un secondo rischio è quello dell’intellettualismo: “far diventare il Sinodo una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma astratti sui problemi della Chiesa e sui mali del mondo; una sorta di ‘parlarci addosso’, dove si procede in modo superficiale e mondano, finendo per ricadere nelle solite sterili classificazioni ideologiche e partitiche e staccandosi dalla realtà del Popolo santo di Dio, dalla vita concreta delle comunità sparse per il mondo”. Infine, per Francesco, “ci può essere la tentazione dell’immobilismo: siccome ‘si è sempre fatto così’, è meglio non cambiare”. “Chi si muove in questo orizzonte, anche senza accorgersene, cade nell’errore di non prendere sul serio il tempo che abitiamo”, la tesi del Papa:

“Il rischio è che alla fine si adottino soluzioni vecchie per problemi nuovi: un rattoppo di stoffa grezza, che alla fine crea uno strappo peggiore. Per questo è importante che il Sinodo sia veramente tale, sia un processo in divenire; coinvolga, in fasi diverse e a partire dal basso, le Chiese locali, in un lavoro appassionato e incarnato, che imprima uno stile di comunione e partecipazione improntato alla missione”.

“Un luogo aperto, una Chiesa dell’ascolto, una Chiesa della vicinanza”, le tre opportunità che il Sinodo deve cogliere per tornare “allo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza”, l’invito: “Se non arriveremo a questa Chiesa di vicinanza, con compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore”.  “Una Chiesa che non solo a parole, ma con la presenza, stabilisca maggiori legami di amicizia con la società e il mondo”, il ritratto di Francesco: “una Chiesa che non si separa dalla vita, ma si fa carico delle fragilità e delle povertà del nostro tempo, curando le ferite e risanando i cuori affranti con il balsamo di Dio”.  La prima opportunità da cogliere con il Sinodo, per il Papa, è “quella di incamminarci non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare”. Il Sinodo, inoltre, “ci offre l’opportunità di diventare una Chiesa dell’ascolto: di prenderci una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare. Ascoltare i fratelli e le sorelle sulle speranze e le crisi della fede nelle diverse zone del mondo, sulle urgenze di rinnovamento della vita pastorale, sui segnali che provengono dalle realtà locali”.

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Il Papa apre il Sinodo: non è una convention ecclesiale ma un evento di grazia

Si è disposti “all’avventura del cammino” condividendo le vicende dell’umanità o si preferisce rifugiarsi nelle scuse del “non serve” o del “si è fatto sempre così”? È la domanda che il Papa pone nella Messa di apertura del Sinodo sulla sinodalità, nella Basilica di San Pietro.  Presenti circa 3mila persone, fra cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici. Incontrare, ascoltare, discernere sono i tre verbi che Francesco offre alla riflessione … Continua a leggere »

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I Vescovi dialogano con i giovani lombardi. Il 6 novembre l’incontro a Milano

«Un dialogo sinodale che porta frutto» è il senso del percorso che i Vescovi delle Diocesi della Lombardia vogliono iniziare il prossimo 6 novembre in Duomo a Milano. Cinque saranno i “sentieri”, punto di partenza di un percorso più ampio in cui i Vescovi si propongono di mettersi in ascolto del vissuto dei giovani.

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Gmg 2021, il Messaggio del Papa ai giovani: «Alzati e testimonia la gioia di Cristo»

“Quando un giovane cade, in un certo senso cade l’umanità. Ma è anche vero che quando un giovane si rialza, è come se si risollevasse il mondo intero”. Lo scrive il Papa, nel messaggio inviato ai giovani e alle giovani del mondo in occasione della 36ª Giornata mondiale della gioventù che sarà celebrata a livello diocesano il 21 novembre, Solennità di Cristo Re, sul tema “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto” (cfr At 26,16).

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Ecumenismo e dialogo: Cei, avviato un “Osservatorio permanente” sulle presenze cristiane e religiose in Italia

Uno strumento per “aprire porte e costruire ponti”

Una “mappatura sul pluralismo religioso in Italia”, mediante il coinvolgimento dei soggetti impegnati nel dialogo ecumenico e interreligioso a livello locale. Così Maurizio Ambrosini, sociologo dell’Università Statale di Milano, ha presentato questa mattina ad Assisi il progetto avviato dall’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo di “un Osservatorio permanente” sulla presenza di chiese e comunità di altre confessioni cristiane e di altre religioni presenti nel nostro territorio. Continua a leggere »

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Cei: “Vaccinarsi è un atto di amore”, “mitigare i rischi di trasmissione del virus”

La cura dell’azione pastorale passa da scelte consapevoli come il vaccinarsi, gesto che Papa Francesco ha definito “un atto di amore”. È la raccomandazione di fondo della nota sul “Curare le relazioni nel tempo della ripresa”, diffusa dalla presidenza della Cei, in cui si afferma che in questa fase della pandemia “resta fondamentale mitigare i rischi di trasmissione del virus, che è ancora pericoloso, specialmente nelle sue varianti. Per questo è bene continuare a osservare le misure di protezione finalizzate alla riduzione del contagio, quali l’uso delle mascherine, il distanziamento fisico e l’igiene costante delle mani. La prevenzione di nuovi focolai passa, infatti, attraverso l’adozione di comportamenti responsabili e un’immunizzazione sempre più diffusa”. “Il tema della vaccinazione – si ricorda nel documento – rientra nella più ampia materia della tutela della salute pubblica ed è affidato alle competenti autorità dello Stato. Finora l’obbligo vaccinale riguarda solo alcune circoscritte categorie di lavoratori. La normativa civile attuale non prevede l’obbligo vaccinale né richiede la certificazione verde per partecipare alle celebrazioni o alle processioni né per le attività pastorali in senso stretto (catechesi, doposcuola, attività caritative…)”. “La tematica è complessa e la nostra riflessione dovrà rimanere aperta”, scrivono i vescovi, secondo i quali l’appello del Papa, tuttavia,” interpella le coscienze di tutti e, soprattutto, di chi è impegnato nell’azione pastorale delle nostre comunità”. “Siamo, dunque, chiamati a rispondere per primi a ‘un atto di amore’ per noi stessi e per le comunità che ci sono affidate”, l’esortazione della Cei: “Facciamo quanto è nelle nostre possibilità perché le relazioni pastorali riprendano nella cura vicendevole e, specialmente, dei più deboli. Facciamolo come atto di risposta al mandato del Signore di servirci gli uni gli altri, come lui si è fatto nostro servo; come segno di accoglienza del suo invito a prenderci cura gli uni degli altri, come lui si è preso cura di noi”. “Incentivare il più possibile l’accesso alla vaccinazione dei ministri straordinari della Comunione Eucaristica; di quanti sono coinvolti in attività caritative; dei catechisti; degli educatori; dei volontari nelle attività ricreative; dei coristi e dei cantori”, alcune linee operative contenute nel testo. “Le Conferenze episcopali regionali e ciascun vescovo, sentiti i Consigli di partecipazione – si precisa nel documento – possono formulare messaggi o esortazioni per invitare alla vaccinazione tutti i fedeli e, in particolar modo, gli operatori pastorali coinvolti nelle attività caratterizzate da un maggiore rischio di contagio, come quelle elencate. Per contribuire a una maggiore e più efficace informazione, in questa fase potrebbe essere opportuno promuovere incontri con esperti che possano offrire spiegazioni e delucidazioni sul tema delle vaccinazioni”. Rimane, infine, “inalterata la facoltà di ogni singolo Vescovo di definire criteri che consentano di svolgere le attività pastorali in presenza, in condizioni di sicurezza e nel rispetto della normativa vigente”.

Curare le relazioni al tempo della ripresa

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Sinodo, lettera della CEI ai Vescovi sulle tre fasi fino al 2025

Una lettera ai vescovi italiani per aggiornare su quanto fatto finora nel cammino sinodale – percorso ancora in evoluzione – in attesa della sessione autunnale del Consiglio episcopale permanente (27-29 settembre) e dell’Assemblea Generale Straordinaria della Cei (22-25 novembre 2021). Ad inviarla è la presidenza della Cei, ricordando che il cammino sinodale delle Chiese in Italia si è avviato nella 74ª Assemblea Generale della Conferenza episcopale italiana, del maggio scorso. Continua a leggere »

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