Archivi della categoria: La vita della Chiesa

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Tante affinità tra Papa Francesco e don Primo Mazzolari

Molte le affinità tra Papa Francesco e don Primo Mazzolari, condivise nel loro pensiero e nella loro visione della Chiesa e della società. Una sintonia evidenziata il 20 giugno 2017 nel pellegrinaggio di Papa Francesco a Bozzolo sulla tomba di don Primo Mazzolari, per la quale nelle settimane precedenti aveva fatto dono di una rosa d’argento. Don Umberto Zanaboni, vicepostulatore della causa di beatificazione del servo di Dio don Primo Mazzolari, ne evidenzia alcune convergenze. Continua a leggere »

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I funerali di Francesco sabato alle 10 in Piazza San Pietro

Dalla mattinata di mercoledì 23 aprile la salma del Pontefice potrà essere visitata nella Basilica Vaticana

piazza san pietro

I funerali di Papa Francesco si terranno sabato 26 aprile, primo giorno dei Novendiali, alle 10 sul sagrato della Basilica di San Pietro. La Liturgia esequiale sarà presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio. È quanto comunicato nella mattinata di martedì 22 aprile dall’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche della Santa Sede. Continua a leggere »

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Il testamento di Francesco: “chiedo che le mie spoglie mortali riposino nella basilica di Santa Maria Maggiore”

santa maria maggiore

“Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella vita eterna, desidero esprimere la mia volontà testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura”. È quanto si legge nel testamento di Papa Francesco, diffuso nella serata di lunedì 21 aprile, al termine della giornata in cui il Romano Pontefice è deceduto, all’età di 88 anni e dopo dodici anni di pontificato. Continua a leggere »

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La biografia di Papa Francesco: un vescovo “callejero”

Dall'Argentina a Roma, ripercorriamo la vita del primo papa giunto dalle Americhe

Il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio è il primo papa giunto dalle Americhe: quando sale a soglio di Pietro, il 13 marzo del 2013, ha 76 anni ed è arcivescovo di Buenos Aires dal 1998. Continua a leggere »

M.Michela Nicolais (AgenSir)
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Per la morte del Pontefice sospesa la canonizzazione di Carlo Acutis

In seguito alla morte di Papa Francesco, la celebrazione eucaristica e il rito della canonizzazione del Beato Carlo Acutis, prevista domenica 27 aprile, in occasione del Giubileo degli adolescenti, è sospesa. Lo comunica la Sala Stampa della Santa Sede.

M.Michela Nicolais (AgenSir)
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Morte del Papa. Padre Bebber (Aris): “Cristo sulla terra fino all’ultimo respiro ci ha fatto capire che la prima forma di civiltà è il rispetto per chi soffre”

“Il suo insegnamento più grande” Papa Francesco “ce lo ha dato sacrificando” per la sua missione “forse qualche giorno in più che gli sarebbe stato dato di vivere se si fosse riguardato, se avesse rinunciato al suo desiderio di stare tra la sua gente nel momento del nuovo inizio pasquale, tra i diseredati, gli ultimi, i carcerati, l’urbi et orbi sull’orlo del baratro. Cristo sulla terra dunque sino all’ultimo respiro”. Lo scrive in una nota padre Virginio Bebber, superiore della comunità camilliana di Cremona e presidente nazionale Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari), richiamando le parole che il Pontefice affidò all’associazione durante l’udienza concessa nel giorno del suo 60° anniversario, il 13 aprile di due anni fa. Continua a leggere »

Giovanna Pasqualin Traversa (AgenSir)
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Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre. Le dichiarazioni del cardinal Zuppi (presidente CEI) e dell’arcivescovo Delpini (metropolita di Lombardia)

  Alle 7.35 di lunedì 21 aprile Papa Francesco è morto. A dare l’annuncio il card. Farrell: “Una vita interamente dedicata al Vangelo e alla Chiesa, vissuta con amore e coraggio, specialmente verso i poveri. Lo raccomandiamo all’infinita misericordia di Dio, con immensa gratitudine per il suo esempio”. Il corpo di Papa Francesco sarà portato nella cappella di Casa Santa Marta, dove avverrà la constatazione … Continua a leggere »

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Papa Francesco: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo”

“Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!”. Con questo saluto Papa Francesco si è affacciato brevemente dalla loggia centrale della basilica vaticana, prima della lettura del messaggio Urbi et Orbi. Subito dopo, a sorpresa, è salito sulla papamobile ed è uscito dall’Arco delle Campane per salutare i presenti, che erano circa 50mila. È la sua prima uscita in auto scoperta dopo le dimissioni dal Policlinico Gemelli del 23 marzo. … Continua a leggere »

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Card. Zuppi: «La Pasqua ci sfida a non cedere alla logica delle armi»

Il card. Zuppi richiama i cristiani a vivere la Pasqua come impegno concreto per la pace, la riconciliazione e la fraternità, in un tempo segnato da guerre, divisioni e ferite da sanare, verso il Giubileo della speranza

«Credere nella Pasqua significa non arrendersi al male». Parte da questo richiamo il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, per rileggere il significato profondo della Risurrezione oggi. In un tempo segnato da fragilità, guerre e divisioni, la Chiesa è chiamata a custodire e testimoniare la speranza. Dalla vicinanza a Papa Francesco al Cammino sinodale, fino al Giubileo, l’invito è a trasformare la fede pasquale in gesti concreti di riconciliazione, misericordia e fraternità.

La Pasqua ci chiama a rinnovare il senso della comunione nella Chiesa, fondata sulla carità e sulla fedeltà. In questo tempo in cui Papa Francesco affronta un periodo di convalescenza e fragilità fisica, quanto è importante che la Chiesa italiana esprima la sua vicinanza al Santo Padre, testimoniando quell’unità che è già segno della Risurrezione?
«È fondamentale: in questa condizione di fragilità, la sua figura diventa ancor di più motivo di attenta comunione. E la comunione è un legame delicatissimo, intimo, profondo, che unisce coinvolgendo tutta la vita. La Chiesa in Italia continua a stringersi al suo Pastore, testimone di quell’amore a Cristo che non smette di insegnarci che il più grande è colui che serve. Ringraziamo Papa Francesco che, con il suo ministero, conferma i fratelli nella fede e presiede la Chiesa nella carità. Essendo quella italiana la Chiesa più vicina, siamo spinti ancora di più a far nostro il suo messaggio, a condividere le sue preoccupazioni per il servizio al Vangelo e al mondo».

Anche i non credenti hanno espresso affetto e vicinanza al Papa.
«Mi ha molto colpito il fatto che tutti, indistintamente, credenti e non credenti, abbiano manifestato la loro vicinanza e il loro affetto, pregando per la sua salute. È un segno di unità di cui abbiamo bisogno e anche di come

la figura di Papa Francesco unisce tutti i cercatori di speranza, i giusti, coloro che hanno a cuore la casa comune».

In un contesto internazionale segnato da tensioni geopolitiche e guerre, la Pasqua ci richiama al messaggio di pace e riconciliazione. Quale ruolo può svolgere oggi la Chiesa nel promuovere un dialogo autentico tra le nazioni e nel contrastare la logica del riarmo, affinché la speranza pasquale si traduca in impegni concreti per la costruzione di un ordine mondiale più giusto e pacifico?
«Credere nella Pasqua significa non arrenderci al male anche quando sembra vincente, definitivo, inesorabile. È proprio nel buio della sofferenza che vediamo la luce della Risurrezione, la forza di Gesù che vince il male, la potenza del perdono e della misericordia che sconfigge l’odio e la violenza. La speranza cristiana non è un po’ di benessere a poco prezzo, che tranquillizza e isola senza affrontare il nemico della vita.

In questo tempo di conflitti, di divisioni, di sentimenti nazionalisti senza quelli di dialogo e di unione tra i Paesi, di linguaggio greve e pieno di insulti tra le persone e le nazioni, il servizio della Chiesa per l’unità diventa luce di speranza.

Non dimentichiamo che il saluto di Gesù risorto è “pace”: queste parole, che ci ha consegnato, sono una responsabilità perché questo annuncio possa incarnarsi nelle contraddizioni della storia e nelle fatiche dell’umanità».

Come possono i cristiani tradurre la speranza in gesti concreti?
«Come Maria che ai piedi della croce non si rassegna al dolore e alle tenebre, la Chiesa non si rassegna alle guerre e ai conflitti, al ricorso alle armi anziché al dialogo per risolvere i conflitti. Bisogna pregare, ma occorre anche tradurre questo impegno in azioni di riconciliazione, di ascolto e dialogo sincero, facendosi tessitori di unione in ogni contesto, pacifici nelle parole e nei comportamenti, capaci di vedere nell’altro sempre un fratello e mai un nemico, un estraneo da cui difendersi, da giudicare. Come dice Papa Francesco nella Bolla di indizione di questo Giubileo: “È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte? Il Giubileo ricordi che quanti si fanno ‘operatori di pace saranno chiamati figli di Dio’ (Mt 5,9). L’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti. Non venga a mancare l’impegno della diplomazia per costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura” (Spes non confundit, 8). Il Papa ci coinvolge tutti nel cercare la pace e ricorda alla diplomazia di individuare con creatività spazi di trattative e ai politici di non avere paura di costruire la pace».

La vitalità della Chiesa italiana è emersa con forza durante la Seconda Assemblea sinodale. Come può lo slancio sinodale aiutare le comunità cristiane a incarnare lo spirito pasquale di una Chiesa viva, capace di ascolto, di servizio e di testimonianza nel cuore della società?
«Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che la Chiesa è nel mondo non per occupare spazi o per gestire poteri, ma come espressione “di solidarietà, di rispetto e d’amore verso l’intera famiglia umana” (Gaudium et spes 3).

Il Cammino sinodale e le due Assemblee nazionali hanno ribadito questa urgenza: la Chiesa è nel mondo e non contro il mondo, si apre al dialogo anziché chiudersi se è la Chiesa di Cristo. La Chiesa non è un’idea ma un incontro, una relazione con al centro il Signore per cui vale la pena perdere la vita.

Ecco perché la sinodalità deve andare di pari passo con la fraternità, che ha bisogno di essere reale e non solo simbolica, vissuta più che interpretata, concretizzata oltre che teorizzata. La luce del Risorto ci ricorda che siamo riflesso dell’amore di Dio. E questo ci porta non a cercare la gloria gli uni dagli altri, ma a rivestire di amore il prossimo».

Il Giubileo invita a un cammino di rinnovamento spirituale. Considerando che la Pasqua è il culmine della speranza cristiana, in che modo la celebrazione della Risurrezione può preparare e motivare i credenti a vivere pienamente l’esperienza giubilare?
«La Pasqua è il segno più grande della speranza che non delude perché vince il nemico ultimo, la morte. La Pasqua ci incoraggia tutti a essere persone che non si arrendono, che sanno di essere più forti del male e scelgono di non essere spettatori, ma riparano come possono le relazioni, le conseguenze del male, sconfiggono la solitudine, portano il perdono, aiutano i fratelli più piccoli di Gesù».

Quale stile di vita i cristiani sono chiamati a testimoniare per umanizzare il mondo?
«La speranza non è avere tutto, ma credere che tutto è possibile perché nulla è impossibile a Dio e, come ha aggiunto Gesù, a chi crede. La speranza è il mondo nuovo che affronta quello vecchio, è seme del quale pregustiamo già i frutti che vedremo maturi solo nel cielo.

Chi ha speranza vive diversamente e sa vedere nella parzialità, che resterà sempre tale, del nostro presente la pienezza del futuro.

Vivere il Giubileo allora significa combattere il male, per realizzare la speranza di Dio sul mondo: una famiglia, dove siano fratelli tutti. I cristiani hanno la responsabilità di umanizzare il mondo e di formare persone capaci di umanizzarlo, guardando al mondo come i piccoli, per riconoscerli e legittimarli, per mettersi al loro servizio».

Riccardo Benotti (AgenSir)
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Settimana Santa. La Sindone e la sua storia in alcuni volumi in uscita in questi giorni

Dal 28 aprile al 5 maggio a Torino la festa della Sindone con molte iniziative. In uscita alcuni volumi sul tema

“La Sindone ci invita a riflettere sul concetto di speranza, tema dell’Anno giubilare 2025, in una duplice dimensione: da un lato il volto e il corpo impressi nel Telo Sindonico sono quelli di uno sconfitto dalla storia, ma dall’altro è il calco di qualcuno che nel sepolcro non c’è più. Questo ci ricorda che ci sono molti modi in cui oggi e sempre, nella storia dell’umanità, donne e uomini vivono e percepiscono la vita da sconfitti”. A parlare è stato il card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino, presentando il programma degli eventi previsti nel capoluogo piemontese dal 28 aprile al 5 maggio in occasione della festa della Sindone (4 maggio, festa liturgica). Continua a leggere »

Raffaele Iaria
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