Archivi della categoria: Riccardo Benotti (AgenSir)

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CEI: Papa Francesco pastore di tutti, che ha amato davvero i suoi sino alla fine

Il messaggio di cordoglio della Presidenza della CEI

“Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”. Le parole del Vangelo di Giovanni “sembrano oggi più che mai adatte a descrivere il Pontificato di Francesco”, scrive la Presidenza della Cei in una nota diffusa il 22 aprile. Continua a leggere »

Riccardo Benotti (AgenSir)
TeleRadio Cremona Cittanova
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Papa Francesco: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo”

“Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!”. Con questo saluto Papa Francesco si è affacciato brevemente dalla loggia centrale della basilica vaticana, prima della lettura del messaggio Urbi et Orbi. Subito dopo, a sorpresa, è salito sulla papamobile ed è uscito dall’Arco delle Campane per salutare i presenti, che erano circa 50mila. È la sua prima uscita in auto scoperta dopo le dimissioni dal Policlinico Gemelli del 23 marzo. … Continua a leggere »

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Card. Zuppi: «La Pasqua ci sfida a non cedere alla logica delle armi»

Il card. Zuppi richiama i cristiani a vivere la Pasqua come impegno concreto per la pace, la riconciliazione e la fraternità, in un tempo segnato da guerre, divisioni e ferite da sanare, verso il Giubileo della speranza

«Credere nella Pasqua significa non arrendersi al male». Parte da questo richiamo il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, per rileggere il significato profondo della Risurrezione oggi. In un tempo segnato da fragilità, guerre e divisioni, la Chiesa è chiamata a custodire e testimoniare la speranza. Dalla vicinanza a Papa Francesco al Cammino sinodale, fino al Giubileo, l’invito è a trasformare la fede pasquale in gesti concreti di riconciliazione, misericordia e fraternità.

La Pasqua ci chiama a rinnovare il senso della comunione nella Chiesa, fondata sulla carità e sulla fedeltà. In questo tempo in cui Papa Francesco affronta un periodo di convalescenza e fragilità fisica, quanto è importante che la Chiesa italiana esprima la sua vicinanza al Santo Padre, testimoniando quell’unità che è già segno della Risurrezione?
«È fondamentale: in questa condizione di fragilità, la sua figura diventa ancor di più motivo di attenta comunione. E la comunione è un legame delicatissimo, intimo, profondo, che unisce coinvolgendo tutta la vita. La Chiesa in Italia continua a stringersi al suo Pastore, testimone di quell’amore a Cristo che non smette di insegnarci che il più grande è colui che serve. Ringraziamo Papa Francesco che, con il suo ministero, conferma i fratelli nella fede e presiede la Chiesa nella carità. Essendo quella italiana la Chiesa più vicina, siamo spinti ancora di più a far nostro il suo messaggio, a condividere le sue preoccupazioni per il servizio al Vangelo e al mondo».

Anche i non credenti hanno espresso affetto e vicinanza al Papa.
«Mi ha molto colpito il fatto che tutti, indistintamente, credenti e non credenti, abbiano manifestato la loro vicinanza e il loro affetto, pregando per la sua salute. È un segno di unità di cui abbiamo bisogno e anche di come

la figura di Papa Francesco unisce tutti i cercatori di speranza, i giusti, coloro che hanno a cuore la casa comune».

In un contesto internazionale segnato da tensioni geopolitiche e guerre, la Pasqua ci richiama al messaggio di pace e riconciliazione. Quale ruolo può svolgere oggi la Chiesa nel promuovere un dialogo autentico tra le nazioni e nel contrastare la logica del riarmo, affinché la speranza pasquale si traduca in impegni concreti per la costruzione di un ordine mondiale più giusto e pacifico?
«Credere nella Pasqua significa non arrenderci al male anche quando sembra vincente, definitivo, inesorabile. È proprio nel buio della sofferenza che vediamo la luce della Risurrezione, la forza di Gesù che vince il male, la potenza del perdono e della misericordia che sconfigge l’odio e la violenza. La speranza cristiana non è un po’ di benessere a poco prezzo, che tranquillizza e isola senza affrontare il nemico della vita.

In questo tempo di conflitti, di divisioni, di sentimenti nazionalisti senza quelli di dialogo e di unione tra i Paesi, di linguaggio greve e pieno di insulti tra le persone e le nazioni, il servizio della Chiesa per l’unità diventa luce di speranza.

Non dimentichiamo che il saluto di Gesù risorto è “pace”: queste parole, che ci ha consegnato, sono una responsabilità perché questo annuncio possa incarnarsi nelle contraddizioni della storia e nelle fatiche dell’umanità».

Come possono i cristiani tradurre la speranza in gesti concreti?
«Come Maria che ai piedi della croce non si rassegna al dolore e alle tenebre, la Chiesa non si rassegna alle guerre e ai conflitti, al ricorso alle armi anziché al dialogo per risolvere i conflitti. Bisogna pregare, ma occorre anche tradurre questo impegno in azioni di riconciliazione, di ascolto e dialogo sincero, facendosi tessitori di unione in ogni contesto, pacifici nelle parole e nei comportamenti, capaci di vedere nell’altro sempre un fratello e mai un nemico, un estraneo da cui difendersi, da giudicare. Come dice Papa Francesco nella Bolla di indizione di questo Giubileo: “È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte? Il Giubileo ricordi che quanti si fanno ‘operatori di pace saranno chiamati figli di Dio’ (Mt 5,9). L’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti. Non venga a mancare l’impegno della diplomazia per costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura” (Spes non confundit, 8). Il Papa ci coinvolge tutti nel cercare la pace e ricorda alla diplomazia di individuare con creatività spazi di trattative e ai politici di non avere paura di costruire la pace».

La vitalità della Chiesa italiana è emersa con forza durante la Seconda Assemblea sinodale. Come può lo slancio sinodale aiutare le comunità cristiane a incarnare lo spirito pasquale di una Chiesa viva, capace di ascolto, di servizio e di testimonianza nel cuore della società?
«Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che la Chiesa è nel mondo non per occupare spazi o per gestire poteri, ma come espressione “di solidarietà, di rispetto e d’amore verso l’intera famiglia umana” (Gaudium et spes 3).

Il Cammino sinodale e le due Assemblee nazionali hanno ribadito questa urgenza: la Chiesa è nel mondo e non contro il mondo, si apre al dialogo anziché chiudersi se è la Chiesa di Cristo. La Chiesa non è un’idea ma un incontro, una relazione con al centro il Signore per cui vale la pena perdere la vita.

Ecco perché la sinodalità deve andare di pari passo con la fraternità, che ha bisogno di essere reale e non solo simbolica, vissuta più che interpretata, concretizzata oltre che teorizzata. La luce del Risorto ci ricorda che siamo riflesso dell’amore di Dio. E questo ci porta non a cercare la gloria gli uni dagli altri, ma a rivestire di amore il prossimo».

Il Giubileo invita a un cammino di rinnovamento spirituale. Considerando che la Pasqua è il culmine della speranza cristiana, in che modo la celebrazione della Risurrezione può preparare e motivare i credenti a vivere pienamente l’esperienza giubilare?
«La Pasqua è il segno più grande della speranza che non delude perché vince il nemico ultimo, la morte. La Pasqua ci incoraggia tutti a essere persone che non si arrendono, che sanno di essere più forti del male e scelgono di non essere spettatori, ma riparano come possono le relazioni, le conseguenze del male, sconfiggono la solitudine, portano il perdono, aiutano i fratelli più piccoli di Gesù».

Quale stile di vita i cristiani sono chiamati a testimoniare per umanizzare il mondo?
«La speranza non è avere tutto, ma credere che tutto è possibile perché nulla è impossibile a Dio e, come ha aggiunto Gesù, a chi crede. La speranza è il mondo nuovo che affronta quello vecchio, è seme del quale pregustiamo già i frutti che vedremo maturi solo nel cielo.

Chi ha speranza vive diversamente e sa vedere nella parzialità, che resterà sempre tale, del nostro presente la pienezza del futuro.

Vivere il Giubileo allora significa combattere il male, per realizzare la speranza di Dio sul mondo: una famiglia, dove siano fratelli tutti. I cristiani hanno la responsabilità di umanizzare il mondo e di formare persone capaci di umanizzarlo, guardando al mondo come i piccoli, per riconoscerli e legittimarli, per mettersi al loro servizio».

Riccardo Benotti (AgenSir)
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Migranti e rifugiati, p. Ripamonti (Centro Astalli): “Accompagnare, servire e difendere è segno di speranza”

Presentata a Rima la 24ª edizione del Rapporto annuale del Centro Astalli

“Accompagnare, servire e difendere le persone richiedenti asilo e rifugiate è un segno di speranza”. Lo ha detto padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, presentando a Roma la 24ª edizione del Rapporto annuale. Il documento racconta l’attività svolta nel 2024 nelle sedi di Roma, Bologna, Catania, Grumo Nevano, Vicenza, Padova, Palermo e Trento, dove sono state assistite circa 24mila persone, di cui 11mila nella sola capitale. Continua a leggere »

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“Semi di pace e di speranza” è il tema per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato 2025

“Semi di pace e di speranza” è il tema scelto da Papa Francesco per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato 2025. Lo rende noto il Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Il tempo del creato, iniziativa ecumenica che si svolge dal 1° settembre al 4 ottobre, avrà come tema generale “pace con il creato”, nell’anno giubilare e nel decimo anniversario della pubblicazione dell’enciclica “Laudato si’”. Come testo biblico di riferimento è stato scelto Isaia 32,14-18. Continua a leggere »

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Il 21 marzo anche in Italia le Messe per le vittime in Ucraina e Terra Santa

Una preghiera corale perché “i popoli dell’Ucraina, della Terra Santa e di tutte le terre oppresse dalla guerra depongano le armi e si riconoscano fratelli nell’unica famiglia umana”. Venerdì 21 marzo, aderendo all’iniziativa del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), le Chiese in Italia si ritroveranno per celebrare una messa per le vittime delle guerre che imperversano in Ucraina e in Terra Santa. Continua a leggere »

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Primo maggio, Cei: “Il lavoro umano è la chiave essenziale di tutta la questione sociale”

“Il lavoro umano è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale, di tutta la questione sociale”. Lo ricordano, nella Solennità di San Giuseppe, i vescovi italiani in un messaggio per la Festa dei lavoratori, sottolineando che “la tutela, la difesa e l’impegno per la creazione di un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, costituisce uno dei segni tangibili di speranza per i nostri fratelli”. Continua a leggere »

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Fine vita, Cei: “non ci possono essere polarizzazioni o giochi al ribasso”

“Sulla vita non ci possono essere polarizzazioni o giochi al ribasso”. Lo afferma la Presidenza della Cei nella Nota sul fine vita approvata nel corso della riunione svoltasi mercoledì 19 febbraio a Roma. “Esprimiamo preoccupazione per recenti iniziative regionali sul tema del fine vita. Da ultimo, l’approvazione nei giorni scorsi della legge sul suicidio medicalmente assistito da parte del Consiglio regionale della Toscana”. Continua a leggere »

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Giornata mondiale malato, Papa Francesco: “La malattia diventa l’occasione di un incontro che ci cambia”

papa ospedale

“La speranza non delude e ci rende forti nella tribolazione”. Con queste parole, tratte dalla Lettera ai Romani, Papa Francesco apre il Messaggio per la XXXIII Giornata mondiale del malato, che si celebra l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes. Francesco invita a riflettere su tre aspetti della presenza di Dio accanto a chi soffre: l’incontro, il dono e la condivisione. Continua a leggere »

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Carcere, Cei: “la disperazione non può avere come risposta l’indifferenza”. Favorire “il reinserimento nella società”

La Presidenza della Cei esprime “profonda gratitudine al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per le parole rivolte al Paese nel Messaggio di fine anno”. In una nota, i vescovi italiani sottolineano la riconoscenza per il suo ruolo di “custode e garante della democrazia” e per aver richiamato l’attenzione sulle “tante povertà che segnano il nostro tempo”, tra cui “la drammatica situazione delle carceri”. Continua a leggere »

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