Il ricordo e la preghiera per padre Jacques Hamel, il sacerdote assassinato questa mattina in una chiesa nei pressi di Rouen, in Francia, ha aperto il primo incontro dei Vescovi italiani, giunti in 136 a Cracovia in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.
Il dolore per questo attentato – si legge nel comunicato della Conferenza Episcopale Italiana – è reso ancora più forte proprio dalla distanza rispetto al clima e al significato dell’evento in corso in Polonia: la presenza di 90 mila giovani italiani, provenienti da 179 diocesi e accompagnati da 2292 sacerdoti, è all’insegna dell’incontro, della gioia e della fraternità tra i popoli.
La notizia proveniente dalla Normandia – continua la nota della CEI – viene ad aggiungersi a quelle relative ai numerosi episodi di violenza che nelle ultime settimane hanno suscitato sconcerto e preoccupazione. Ancora una volta, il messaggio evangelico e l’esperienza della Chiesa diventano motivo per non arrendersi a logiche di chiusura o di vendetta, ma per costruire – con una rinnovata testimonianza di fede – una società riconciliata e aperta alla speranza.
Nelle parole del Porporato che fu segretario di san Giovanni Paolo II l’invito ai giovani a parlare il linguaggio della fraternità, della solidarietà e della pace
«Parlate molte lingue. Ma da oggi tutti useremo tra di noi il linguaggio del Vangelo. Il linguaggio dell’amore. Il linguaggio della fraternità, della solidarietà e della pace». Con queste parole l’arcivescovo di Cracovia, il card. Stanislaw Dziwisz, nel pomeriggio di martedì 26 luglio ha dato il benvenuto ai 500mila giovani che gremivano la spianata di Blonia, non lontano dal centro storico della città. Continue reading »
Mercoledì pomeriggio il pellegrinaggio al Santuario della Divina Misericordia e poi la Festa degli italiani: tutti gli eventi in diretta su Tv2000 Il 27 luglio è anche il giorno dell'arrivo del Papa in Polonia
Si è svolta tutta nell’area del centro sportivo di Wola Batorska la seconda parte della giornata di martedì 26 luglio. Il primo appuntamento del pomeriggio è stata la Messa presieduta dal vescovo Napolioni e concelebrata dai 33 sacerdoti cremonesi che accompagnano i giovani delle diverse parrocchie della diocesi. E naturalmente non mancavano i sacerdoti della parrocchia locale, con il parroco don Marcin. Continue reading »
Lunedì 19 settembre, alle ore 21, in Cattedrale, la presentazione con il Vescovo in una serata di preghiera e riflessione
“La nostra Chiesa. Un sogno … in cantiere”: è questo il titolo delle linee pastorali 2016/17, le prime di mons. Antonio Napolioni. Il cammino diocesano sarà presentato ufficialmente lunedì 19 settembre (ore 21) in Cattedrale, dove proprio il Vescovo presenterà il documento in una serata di preghiera e riflessione. Continue reading »
Nel pomeriggio del 27 luglio il Santo Padre è stato accolto dal presidente Andrzej Duda. Il primo discorso ufficiale nel castello di Wawel, poi l'incontro con i Vescovi polacchi
Nel pomeriggio di mercoledì 27 luglio Papa Francesco è atterrato all’aeroporto Balice – Giovanni Paolo II di Cracovia, atteso dal presidente polacco Andrzej Duda insieme alla consorte Agata Kornhauser Duda, il cardinale Stanislaw Dziwisz e diversi rappresentanti delle istituzioni e della Chiesa. Continue reading »
Nel primo pomeriggio il pellegrinaggio giubilare guidato dal vescovo Napolioni con passaggio dalla Porta Santa. Dopo la Messa presieduta dal card. Bagnasco, una serata di grande spettacolo
In mattinata la visita di Cracovia, nel pomeriggio il pellegrinaggio giubilare al Santuario della Divina Misericordia di Łagiewniki con l’attraversamento della Porta Santa, seguito dalla Messa con tutti gli italiani presenti alla Gmg, per i quali la serata è poi proseguita con la Festa degli Italiani. Così la giornata di mercoledì 27 luglio per i 480 cremonesi in Polonia per la Gmg. Continue reading »
Grandissimo l'entusiasmo dei 90.000 ragazzi del nostro paese che hanno cantato con i Nomani, Renzo Arbore e il rapper Moreno. Suggestivo il collegamento video con Papa Francesco che ha risposto a tre domande
Al termine della Messa presieduta dal card. Bagnasco (clicca qui per il resoconto) i gruppi si sono nuovamente spostati presso la basilica San Giovanni Paolo II per la cena e la tradizionale Festa degli Italiani. Un momento che, come consuetudine, riunisce tutti i pellegrini delle diocesi italiane, dei movimenti, delle associazioni e congregazioni religiose giunti in Polonia per la GMG, ma anche quelli che vivono a Cracovia e dintorni.
Lo spettacolo (trasmesso in diretta su Tv2000) condotto da Lodovica Comello e Giuseppe Pinetti, ha visto la presenza degli acrobati del Cirko Vertigo, dei Nomadi, di Renzo Arbore e L’Orchestra Italiana, di Simona Molinari. Un crescendo di musica e ritmo con sul palco grandi artisti del calibro di Valerio Jovine, Moreno e il dj Vincenzo Molino.
“Come possiamo tornare alla normalità, tornare ad essere felici su quei treni che sono la nostra casa?”. È la prima delle tre domande che hanno posto tre ragazzi al Papa, intervenuto in diretta video dall’episcopio di Cracovia, alle 20.50 circa. Il riferimento della domanda era l’incidente ferroviario avvenuto di recente in Puglia. “Quello che è successo a te è una ferita”, la risposta di Francesco, che ha parlato interamente a braccio: “Alcuni sono stati feriti nell’incidente nel corpo e tu sei stata ferita nel tuo animo, nel tuo corpo, nel tuo cuore, e la ferita si chiama paura. E quando tu senti questo, senti la ferita di uno choc. Tu hai subito uno choc che non ti lascia star bene, ti fa male, ma questo choc ti dà anche l’opportunità di superare te stessa, di andare oltre, e – come sempre nella vita succede quando noi siamo stati feriti – rimangono i lividi o le cicatrici, e la vita è piena di cicatrici, la vita è piena di cicatrici!”. “Sempre avrai il ricordo di quelli che non ci sono più, perché sono mancati nell’incidente – ha proseguito il Papa rivolgendosi alla ragazza – e tu dovrai ogni giorno che prendi il treno sentire la traccia di questa ferita, di quella cicatrice, di quello che ti fa soffrire. Tu sei giovane, ma la vita è piena di questo”. “La saggezza umana, imparare ad essere donna saggia è questo”, ha spiegato Francesco: “Portare avanti le cose belle e le cose brutte della vita. Ci sono cose che sono bellissime, ma anche succede il contrario”. “Quanti giovani come voi non sono capaci di portare avanti la vita con la gioia, le cose belle e preferiscono lasciarsi stare, cadere sotto il dominio della droga e lasciarsi vincere dalla vita. La partita è così: o ti vince, o vinci tu la vita”. “Fallo con coraggio e con dolore, e quando c’è la gioia fallo con gioia, che ti salva da una malattia brutta: diventare nevrotica”, il consiglio del Papa.
“Come faccio a perdonare queste persone, per tutto quello che mi hanno fatto?”. A parlare è una ragazza rumena, in passato vittima di episodi di bullismo. “Parli di un problema molto comune fra i bambini, e non solo tra i bambini: la crudeltà”, ha esordito Francesco, ricordando che “anche i bambini sono crudeli, qualche volta e hanno quella capacità di ferirti nel cuore, di ferirti la dignità, la nazionalità come nel tuo caso”. Per il Papa, “la crudeltà è un atteggiamento umano che è alla base di tutte le guerre, di tutto: la crudeltà che non lascia crescere l’altro, che uccide l’altro, che uccide anche il buon nome di un’altra persona”. “Quando una persona chiacchiera contro l’altro, questo distrugge: le chiacchiere sono un terrorismo, è il terrorismo delle chiacchiere”, ha ribadito il Papa, “la crudeltà della lingua è come buttare una bomba, è terrorismo”. “Come si vince?”, ha chiesto il Papa: “Tu hai scelto la strada giusta: il silenzio, la pazienza e quella parola tanto bella: perdono”. “Perdonare non è facile”, ha ammesso Francesco: “Uno può dire io perdono ma non mi dimentico, e tu sempre porterai con te questo terrorismo delle parole brutte, che feriscono, e che cercano di portarti via dalla comunità”. “C’è una parola in italiano che non conoscevo”, ha rivelato il Papa: “Extracomunitari: si dice di persone di altri Paesi che vengono a vivere con noi. Proprio questa crudeltà fa sì che tu che sei di un altro Paese diventi un extracomunitario, ti portano via dalla comunità, non ti accolgono: è una cosa con cui dobbiamo lottare tanto. Lottare contro questo terrorismo della lingua, delle chiacchiere, degli insulti, del cacciare via la gente e dire cose che fanno male al cuore”. “Si può perdonare totalmente”, ha garantito il Papa: “È una grazia che dobbiamo chiedere al Signore, noi per noi stessi non possiamo: è una grazia che ti dà il Signore di perdonare il nemico, quello che ti ha ferito, che ti ha fatto del male”. “Lasciare nelle mani la saggezza del perdono, che è una grazia, ma noi fare tutto, del nostro, per perdonare”, il consiglio di Francesco, secondo il quale “c’è un altro atteggiamento” da adottare: “L’atteggiamento della mitezza, stare zitti, trattare bene gli altri, non rispondere con un’altra cosa brutta, come Gesù, che era mite di cuore. Viviamo in un mondo dove a un insulto rispondi con un altro, ci manca la mitezza. Chiedere la grazia della mitezza, la mitezza di cuore, che apre la strada al perdono”.
“Come facciamo noi giovani a vivere e a diffondere la pace in questo mondo che è pieno di odio?”. A interpellare il Papa con la terza e ultima domanda sono stati tre giovani di Verona, accompagnati da un sacerdote, che erano a Monaco nei giorni dell’attentato, sulla strada della Gmg, è stato consigliato loro di tornare a casa e così hanno fatto. Successivamente è stata offerta loro l’opportunità di partecipare al grande appuntamento di Cracovia. “Tu hai detto due parole chiave: pace e odio”, la risposta di Francesco: “La pace costruisce ponti, l’odio è il costruttore dei muri. Tu devi scegliere nella vita: o faccio ponti, o faccio muri. I muri dividono, crescono le divisioni e l’odio. I ponti invece uniscono: quando c’è il ponte, l’odio può andare via, perché io posso sentire l’altro, parlare con l’altro”. “Noi abbiamo nelle nostre possibilità, tutti i giorni, la capacità di fare un ponte umano”, l’incoraggiamento del Papa: “Quando stringi una mano a un umico, tu fai un ponte umano, quando colpisci un altro, costruisci il muro. L’odio cresce sempre con i muri”. “Delle volte succede che tu vuoi fare il ponte e ti lasciano con la mano tesa, dall’altra parte, non la prendono”. “Non dobbiamo subire le umiliazioni, ma sempre fare i ponti”, l’esortazione: “Tu sei stato fermato e tornato a casa, poi hai fatto una scommessa per il ponte e per tornare un’altra volta. Questo è l’atteggiamento: se c’è una difficoltà, torno indietro e vado avanti. Non lasciarci cadere per terra, sempre cercare il modo per fare ponti”. “Fate ponti voi, tutti, prendete le mani!”, l’invito alla folla radunata nella spianata davanti al Santuario della Misericordia: “Io voglio vedere tanti ponti umani. Questo è il programma di vita: fare ponti, ponti umani!”.
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Subito dopo i giovani italiani hanno seguito in diretta il saluto che Papa Francesco ha rivolto a tutti i giovani della Gmg dalla finestra del palazzo che per anni ospitò il card. Wojtyla.
“Adesso vorrei dirvi una cosa. Facciamo silenzio”. Sono circa le 21.15 quando Papa Francesco si affaccia per la prima volta dalla finestra dell’arcivescovado. E il suo pensiero, lo si capisce subito dopo, va a un giovane polacco: Maciej Ciesla, morto prematuramente poco prima di poter partecipare alla XXXI Gmg. “Aveva poco più di 22 anni”, inizia Francesco: “Aveva studiato disegno grafico e aveva lasciato il suo lavoro per essere volontario della Gmg. Infatti sono suoi tutti i disegni delle bandiere, le immagini dei santi patroni, che adornano la città, il kit del pellegrino. Proprio in questo lavoro ha ritrovato la sua fede. A novembre gli fu diagnosticato un cancro. I medici non hanno potuto fare niente, neppure con l’amputazione di una gamba. Lui voleva arrivare vivo alla nostra Gmg, aveva il posto prenotato nel tram in cui viaggerà il Papa, ma è morto il 2 luglio. La gente è molto toccata: lui ha fatto un grande bene a tutti”. “Adesso, tutti in silenzio, pensiamo a questo compagno di strada, che ha lavorato tanto per questa Gmg”, l’invito di Francesco: “E tutti noi, in silenzio, dal cuore, preghiamo: ognuno preghi dal profondo del cuore. Lui è presente tra noi”. “Adesso voi potete dire: questo Papa ci rovina la serata”, ha proseguito: “Ma è la verità, e noi dobbiamo abituarci alle cose buone e alle cose brutte. La vita è così, cari giovani! Ma c’è una cosa della quale non possiamo dubitare: la fede di questo ragazzo, di questo nostro amico, che ha lavorato tanto per questa Gmg e che ora è con Gesù! E questo è una grazia…”. “Un applauso al nostro compagno”, ha esortato Francesco: “Anche noi lo troveremo là un giorno. La vita è così, oggi siamo qui, domani siamo là: il problema è scegliere questa strada, come lui l’ha scelta, Ringraziamo il Signore perché ci dà giovani coraggiosi, che ci aiutano ad andare avanti nella vita”. “Non avete paura, non avete paura!”, l’esclamazione che ricorda uno dei motti di Giovanni Paolo II: “Domani ci rivedremo, voi fate il vostro dovere che è fare chiasso tutta la notte, far vedere la vostra gioia cristiana, la gioia che il Signore vi dà di essere una comunità che segue Gesù”. Poi la richiesta di pregare “tutti” la Madonna, “ognuno nella propria lingua”.
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La festa si è chiusa con il passaggio dei due segni simbolo delle Gmg, la Croce di San Damiano e la Madonna di Loreto, consegnati ai giovani polacchi dalle mani dei loro coetanei italiani. Presente il card. Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e storico segretario di Giovanni Paolo II, e da mons. Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza Episcopale Polacca. Proprio il card. Dziwisz ha voluto ricordare papa Wojtyla invitando i giovani ad essere le Sentinelle del Mattino della Chiesa e anche a fare chiasso tutta la notte.
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Dalle ore 12 di lunedì 1° agosto alle ore 24 di martedì 2 in tutte le chiese parrocchiali e francescane sarà possibile lucrare l’Indulgenza della Porziuncola
Dalle ore 12 di lunedì 1° agosto alle ore 24 di martedì 2 in tutte le chiese parrocchiali della diocesi, così come nella chiesa dei Cappuccini di via Brescia, a Cremona, e presso il Santuario della Fontana di Casalmaggiore sarà possibile lucrare l’Indulgenza della Porziuncola, conosciuta come “Perdono d’Assisi”. Un evento che assume un significato tutto particolare visto che non solo è concomitante con il Giubileo della Misericordia, ma proprio quest’anno si celebra l’VIII centenario dalla concessione dell’Indulgenza.
Dal 16 al 22 luglio diciasette giovani e adulti della parrocchia di Picenengo hanno percorso a piedi 152 chilometri. Meta finale la Basilica di San Pietro a Roma
Ci sono voluti 152 chilometri di antica via Francigena per ottenere il Testimonium, che nel gergo dei pellegrini è l’attestato rilasciato a Roma nei pressi della Basilica di san Pietro. I diciassette pellegrini della parrocchia di Picenengo hanno molto da raccontare sul tratto di strada che da Bagni san Filippo, nella senese val d’Orcia, giunge a Bracciano, sul ridente omonimo lago e a poca distanza dalla capitale.
La route 2016 non poteva che essere in tema col Giubileo della Misericordia. È stata percorsa dal 16 al 22 luglio, con un prolungamento a Roma il sabato 23 per il passaggio della Porta Santa e la partecipazione alla Messa nella Basilica di san Pietro.
Ogni cammino ha la sua storia. Questi giorni sono stati vissuti sotto la guida delle sette opere di misericordia spirituale, approfondite grazie ad alcune attività o a qualche incontro speciale. Tra tutti, la memoria conserva una particolare gratitudine verso don Alberto, prete viterbese che lavora nel campo della tossicodipendenza, e verso suor Maddalena, francescana alcantarina che ci ha fatto conoscere nel Santuario di Viterbo la figura di santa Rosa.
A proposito di santità, anche l’incontro con la storia di santa Cristina a Bolsena, egregiamente presentataci da don Francesco nel Santuario del miracolo eucaristico, e di santa Margherita a Montefiascone, si sono rivelati una felice scoperta per i pellegrini cremonesi. Donne che hanno fatto la storia del cristianesimo e che continuano ad essere riferimento per tante comunità cristiane. La via Francigena è sì il cammino verso la città degli apostoli Pietro e Paolo, ma solo dopo aver convertito il cuore all’accoglienza di una santità al femminile per nulla trascurabile.
Le tappe si sono succedute tra due territori molto diversi tra loro: la val d’Orcia e la Tuscia. I caratteristici paesaggi senesi, con i cipressi a fare da addobbi ai dolci colli, hanno un fascino indescrivibile. Radicofani ha conquistato il cuore di molti, tra strette vie e piazze decorate con fiori multicolori. Anche la cucina senese ha contribuito non poco a generare nostalgia nei pellegrini di passaggio.
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Il viaggio in Tuscia non è meno interessante. Sullo sfondo una scenografia di riferimento: il monte Amiata e la punta di Radicofani, visibile sino a Montefiascone. La via Francigena fa incontrare paesi come Acquapendente, Bolsena, Montefiascone e città come Viterbo. A san Lorenzo Nuovo, per esempio, il paesaggio si trasforma radicalmente: da campi di girasole in fiore o coltivazioni di ortaggi si riveste improvvisamente di uliveti e, verso Montefiascone, di vigneti, con la famosa produzione del leggendario vino Est Est Est! Non poteva mancare il bagno refrigerante nel lago di Bolsena, con divertimento assicurato per i più giovani del gruppo.
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La zona del lago di Vico, invece, si presenta con un caratteristico verde intenso: sono le coltivazioni di nocciole, destinate alla nutella, come spiegano ai pellegrini le suore francescane di Fontevivola, presso Sutri. Il sentiero nella faggeta sopra il lago di Vico è sembrato a tutti una benedizione del cielo: nel giorno in cui il termometro segnava 36 gradi, qualche ora all’ombra dei faggi è stato un respiro di sollievo! Il caldo tra Ronciglione e Sutri ha come rotto l’incantesimo…
L’ultimo lago ad essere stato toccato dal pellegrinaggio è quello di Bracciano. Dopo 152 chilometri di cammino, il bagno nel lago è stata una sorta di liberazione.
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La via Francigena merita davvero di essere percorsa. I tratti di sterrato in mezzo al verde riconciliano con il creato e danno serenità. Alcuni sentieri sono un gioiello che il pellegrino gusta dentro di sé, facendo scorpacciate di bellezza. Una rarità per il nostro tempo…
Si potrebbero raccontare mille altri particolari, come ad esempio l’abitudine ad alzarsi alle 4.30, di anticipo sull’alba, oppure la visita fuori programma al borgo di Civita di Bagnoregio. Di bellezza in bellezza, verrebbe da dire. Eppure la cosa più bella che rimane è l’incontro con le persone con cui si è condiviso il cammino. Il passo di ciascuno si aggiusta al ritmo di quello degli altri. Anche questo è misericordia. Il pellegrinaggio converte dei quasi estranei in amici che imparano a raccontarsi. Miracolo nel miracolo…