Pellegrini di misericordia sulla via Francigena

Dal 16 al 22 luglio diciasette giovani e adulti della parrocchia di Picenengo hanno percorso a piedi 152 chilometri. Meta finale la Basilica di San Pietro a Roma

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Ci sono voluti 152 chilometri di antica via Francigena per ottenere il Testimonium, che nel gergo dei pellegrini è l’attestato rilasciato a Roma nei pressi della Basilica di san Pietro. I diciassette pellegrini della parrocchia di Picenengo hanno molto da raccontare sul tratto di strada che da Bagni san Filippo, nella senese val d’Orcia, giunge a Bracciano, sul ridente omonimo lago e a poca distanza dalla capitale.

La route 2016 non poteva che essere in tema col Giubileo della Misericordia. È stata percorsa dal 16 al 22 luglio, con un prolungamento a Roma il sabato 23 per il passaggio della Porta Santa e la partecipazione alla Messa nella Basilica di san Pietro.

Ogni cammino ha la sua storia. Questi giorni sono stati vissuti sotto la guida delle sette opere di misericordia spirituale, approfondite grazie ad alcune attività o a qualche incontro speciale. Tra tutti, la memoria conserva una particolare gratitudine verso don Alberto, prete viterbese che lavora nel campo della tossicodipendenza, e verso suor Maddalena, francescana alcantarina che ci ha fatto conoscere nel Santuario di Viterbo la figura di santa Rosa.

A proposito di santità, anche l’incontro con la storia di santa Cristina a Bolsena, egregiamente presentataci da don Francesco nel Santuario del miracolo eucaristico, e di santa Margherita a Montefiascone, si sono rivelati una felice scoperta per i pellegrini cremonesi. Donne che hanno fatto la storia del cristianesimo e che continuano ad essere riferimento per tante comunità cristiane. La via Francigena è sì il cammino verso la città degli apostoli Pietro e Paolo, ma solo dopo aver convertito il cuore all’accoglienza di una santità al femminile per nulla trascurabile.

Le tappe si sono succedute tra due territori molto diversi tra loro: la val d’Orcia e la Tuscia. I caratteristici paesaggi senesi, con i cipressi a fare da addobbi ai dolci colli, hanno un fascino indescrivibile. Radicofani ha conquistato il cuore di molti, tra strette vie e piazze decorate con fiori multicolori. Anche la cucina senese ha contribuito non poco a generare nostalgia nei pellegrini di passaggio.

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Il viaggio in Tuscia non è meno interessante. Sullo sfondo una scenografia di riferimento: il monte Amiata e la punta di Radicofani, visibile sino a Montefiascone. La via Francigena fa incontrare paesi come Acquapendente, Bolsena, Montefiascone e città come Viterbo. A san Lorenzo Nuovo, per esempio, il paesaggio si trasforma radicalmente: da campi di girasole in fiore o coltivazioni di ortaggi si riveste improvvisamente di uliveti e, verso Montefiascone, di vigneti, con la famosa produzione del leggendario vino Est Est Est! Non poteva mancare il bagno refrigerante nel lago di Bolsena, con divertimento assicurato per i più giovani del gruppo.

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La zona del lago di Vico, invece, si presenta con un caratteristico verde intenso: sono le coltivazioni di nocciole, destinate alla nutella, come spiegano ai pellegrini le suore francescane di Fontevivola, presso Sutri. Il sentiero nella faggeta sopra il lago di Vico è sembrato a tutti una benedizione del cielo: nel giorno in cui il termometro segnava 36 gradi, qualche ora all’ombra dei faggi è stato un respiro di sollievo! Il caldo tra Ronciglione e Sutri ha come rotto l’incantesimo…

L’ultimo lago ad essere stato toccato dal pellegrinaggio è quello di Bracciano. Dopo 152 chilometri di cammino, il bagno nel lago è stata una sorta di liberazione.

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La via Francigena merita davvero di essere percorsa. I tratti di sterrato in mezzo al verde riconciliano con il creato e danno serenità. Alcuni sentieri sono un gioiello che il pellegrino gusta dentro di sé, facendo scorpacciate di bellezza. Una rarità per il nostro tempo…

Si potrebbero raccontare mille altri particolari, come ad esempio l’abitudine ad alzarsi alle 4.30, di anticipo sull’alba, oppure la visita fuori programma al borgo di Civita di Bagnoregio. Di bellezza in bellezza, verrebbe da dire. Eppure la cosa più bella che rimane è l’incontro con le persone con cui si è condiviso il cammino. Il passo di ciascuno si aggiusta al ritmo di quello degli altri. Anche questo è misericordia. Il pellegrinaggio converte dei quasi estranei in amici che imparano a raccontarsi. Miracolo nel miracolo…

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