Gmg, incontro degli italiani nel ricordo dei santi Giovanni Paolo II e Faustina Kowalska

Nel primo pomeriggio il pellegrinaggio giubilare guidato dal vescovo Napolioni con passaggio dalla Porta Santa. Dopo la Messa presieduta dal card. Bagnasco, una serata di grande spettacolo

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In mattinata la visita di Cracovia, nel pomeriggio il pellegrinaggio giubilare al Santuario della Divina Misericordia di Łagiewniki con l’attraversamento della Porta Santa, seguito dalla Messa con tutti gli italiani presenti alla Gmg, per i quali la serata è poi proseguita con la Festa degli Italiani. Così la giornata di mercoledì 27 luglio per i 480 cremonesi in Polonia per la Gmg.

 

La mattinata

Lasciato di buon mattino il villaggio di Wola Batorska, dove il gruppo diocesano è ospitato in questa settimana della Gmg di Cracovia, i ragazzi hanno raggiunto Cracovia dove, divisi per oratori, hanno avuto modo di visitare la città. Tra le tappe scelte da molti pellegrini la chiesa della Santissima Trinità, dove in questi giorni sono eccezionalmente conservate le reliquie del beato Pier Giorgio Frassati, e la basilica dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, dove Wojtyla a lungo predicò.

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Il pellegrinaggio

La mattinata si è conclusa con l’appuntamento per tutti nel quartiere Łagiewniki, a venti minuti dal centro, dove sorge il santuario intitolato a san Giovanni Paolo II. È qui che ha preso avvio il pellegrinaggio giubilare di questa Gmg.

L’intero gruppo cremonese è stato guidato in questo itinerario spirituale dal vescovo Antonio Napolioni che, prima della partenza, ha voluto raccomandare di non dimenticarsi di Cristo, di portarlo con sé nel cammino, così come Dio è stato compagno nell’esodo del suo popolo. La fede non serve a nessuno – ha evidenziato il Vescovo – se rimane chiusa.

Mons. Napolioni ha dato ai ragazzi anche alcune istruzioni per vivere al meglio il pellegrinaggio. Due le parole d’ordine: silenzio e riflessione. Poi una domanda: quali passi si riescono a fare con Gesù, e in quali invece si inciampa? L’importante è ricordare sempre la propria sete interiore, il bisogno profondo di Dio che ciascuno ha.

Infine un vero e proprio compito: pensare come ciascuno può trasformare il proprio potenziale in gesti concreti della quotidianità.

Aperto dallo striscione della Federazione Oratori Cremoensi, il cammino ha condotto il gruppo cremonese, così come tutti gli altri italiani che in questa giornata hanno vissuto questo pellegrinaggio, al Santuario della Divina Misericordia, sulla collina di Łagiewniki. Un percorso giubilare concluso con il passaggio dalla Porta Santa.

Nel convento che qui si trova visse e morì suor Faustina Kowalska, beatificata nel 1993 e canonizzata nel 2000. Fu Giovanni Paolo II che, il 17 agosto del 2002, consacrò la basilica. Un santuario costruito a forma di nave su due piani. La parte superiore può contenere 4mila fedeli; in quella inferiore si trova la cappella dedicata a suor Faustina, le cui reliquie sono custodite sotto l’immagine di Gesù Misericordioso. Davanti al santuario è situata la torre panoramica alta 77 metri con 315 scalini e con la galleria panoramica all’altezza di 41,60 metri.

Papa Giovanni Paolo II durante i suoi pellegrinaggi in Polonia due volte visitò il Santuario della Misericordia Divina, nel 1997 e nel 2002. Quattro anni più tardi nella basilica pregò anche Papa Benedetto XVI: allora fu inaugurato il monumento a Giovanni Paolo II.

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La Messa degli Italiani

Alle 16.30, mentre è iniziata a cadere dal cielo qualche goccia di pioggia, nella spianata adiacente il santuario è iniziata la Messa presieduta dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei.

Al grigio plumbeo dei cielo ha fatto da contraltare il colore del fiume di giovani italiani con le magliette su cui campeggia il nome delle rispettive diocesi, gli striscioni e le bandiere che raccontano di luoghi e gruppi di appartenenza.

Negli stessi momenti l’arrivo del Papa a Cracovia, con il suo primo discorso ufficiale a Wawel, il cuore della città vecchia, circa 5 chilometri di distanza dal Santuario.

“La meta dei nostri giorni terreni – ha ricordato il card. Bagnasco nell’omelia – è la salvezza dell’anima” ma “la tentazione è quella di rincorrere ciò che luccica, di vivere assonnati in una bolla virtuale che promette molto ma toglie tutto, anche la dignità. Il rischio è quello di credere che per essere felici si debba fare ciò che si vuole; credere che la libertà sia assenza di vincoli e regole, come il giovane della parabola che lascia la casa del padre e si ritrova triste, senza volto”.

“La meta dei nostri giorni terreni – ha detto ancora il Porporato – è la salvezza dell’anima: prima o dopo le domande assillano tutti, non è questione di età! Prima o dopo ognuno giunge al bivio dove è chiamato a scegliere tra l’assurdo e la speranza; dove andare, per cosa impegnare giorni, intelligenza e cuore, che fare della propria vita, quale è la via della gioia vera, quella che non coincide con le soddisfazioni, ma che riempie il cuore anche quando sanguina”.

Parole che trovano nell’evangelico “rimanete nel mio amore” la sintesi. E “il segreto dell’amore” sono i comandamenti, “non vincoli di schiavitù, ma parole d’amore e quindi di libertà; non sono parole di oppressione, ma di liberazione; non pesi di tristezza ma ali di gioia, di gioia piena. Certo, sono impegnativi – ha ammesso – ma l’amore richiede sempre impegno e concretezza, altrimenti è un soffio di vento, un inutile battito d’ali”.

“L’amore che Gesù ci comanda non nasce da simpatie personali o da sintonie di idee e di sensibilità – ha aggiunto Bagnasco -. Egli ci porta a un altro livello, più in alto. Ci porta in un altro mondo! Oh, se respirassimo di più questo mondo nuovo: è quello che Gesù ha iniziato, che continua attraverso i suoi discepoli fino ai confini della terra, e che in questa Eucaristia realmente si anticipa”.

Per il Porporato, “il suo amore ci è venuto incontro nella forma della misericordia, cioè della fedeltà nonostante i nostri tradimenti, insegnandoci così la vera gratuità che nulla attende e nulla pretende dal suo spendersi per il bene. Ci è venuto incontro anche nella forma del grembo materno, grembo tenero e fecondo”. Si tratta, infatti, “di servire i fratelli senza farlo pesare, con la tenerezza di Betlemme, ma anche di amare il prossimo nella verità, con il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, consapevoli che tutti dobbiamo invocare la misericordia di Dio”. Secondo il Cardinale “non si tratta di fare miracoli, ma di lasciare che il Signore li compia servendosi di noi, del nostro piccolo cuore che, posto in quello di Dio, diventa capace anche dell’impossibile”.

Al termine della Messa, concelebrata da oltre 130 vescovi e 2.300 preti, un vero e proprio appello rivolto dal card. Bagnasco ai giovani: “Davanti alla barbarie di oggi la risposta siete voi, cari giovani. Voi come forza permanente, non dei soli giorni” della Gmg. “Gesù è la soluzione” ai problemi di questa epoca, “Gesù al quale alcuni si avvicinano con la luce della fede, altri mediante la ragione. Ma tutti si possono avvicinare a Lui”. Dal presidente della Cei è quindi giunto un invito ai giovani ad essere “testimoni della fede”, “con coraggio”, nella concretezza della vita di ogni giorno.

Il testo integrale dell’omelia del card. Bagnasco

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Hanno collaborato
Matteo Lodigiani
Francesca Poli

 

Speciale Gmg col reportage del pellegrinaggio cremonese

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