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Il Cerchio arriva a Casalmaggiore. Parole d’ordine: qualità, accessibilità e innovazione

Il 1° febbraio l'inaugurazione In via Don Paolo Antonini: un nuovo polo di servizi socio-educativi e generali per le famiglie e i cittadini

Un nuovo polo di servizi socio-educativi e generali, in cui le famiglie e i cittadini potranno trovare risposte di qualità, in tempi brevi alle proprie esigenze complesse. Presso la nuova sede di via Don Paolo Antonini, a Casalmaggiore, a partire da febbraio 2019, saranno infatti attivi diversi servizi che la Cooperativa il Cerchio da anni offre con successo presso le altre sedi di Cremona e Vigevano. L’inaugurazione dei nuovi ambienti nel pomeriggio di venerdì 1° febbraio, alle 17.30. Continue reading »

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Don Ghilardi: «Continuare questa esperienza di Chiese sorelle ci sembra una grande occasione di crescita, di arricchimento reciproco e di apertura all’azione dello Spirito»

Il viaggio in Brasile di alcuni sacerdoti diocesani in Brasile si è concluso con la visita alla famiglia cremonese Riboni della comunità Giovanni XXIII

Un anno dedicato interamente alla missionarietà della Diocesi, un primo viaggio in Brasile e in Albania, una lettera a tutti i sacerdoti per suscitare domande e confronti sulla questione “fidei donum” sacerdotale e laicale, giungendo a un secondo viaggio in Brasile di una delegazione cremonese forse ci sta consentendo alcuni sviluppi, piccoli, ma importanti. Continue reading »

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Maria e gli “influencer” nascosti che cambiano la storia

Nella veglia con i giovani della GMG Papa Francesco prende in prestito il linguaggio dei social per descrivere il ruolo della Madre di Gesù

Francesco non usa il computer né lo smartphone, ma spesso quando parla ai giovani cerca di annunciare il Vangelo usando il linguaggio dei nativi digitali. Così è stato anche durante la veglia della Giornata Mondiale della Gioventù al Metro Park di Panama, di fronte ad oltre mezzo milione di ragazzi. Il Papa ha spiegato che la vita donata da Cristo a chi lo segue non è una salvezza appesa a un cloud, né un’applicazione scaricabile. E ha ricordato che l’incarnazione, dunque la redenzione, sono state rese possibili dal “sì” di una ragazza di Nazaret, che «non compariva nelle “reti sociali” dell’epoca, non era una influencer, però senza volerlo né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia». Maria, la “influencer” di Dio, l’ha chiamata Francesco. Una ragazza che con poche parole ha saputo dire “sì” e confidare nelle promesse di Dio, «unica forza capace di fare nuove tutte le cose». Continue reading »

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Asia Bibi, la Corte Suprema del Pakistan conferma l’assoluzione

Asia è stata scarcerata il 9 novembre, dopo 3.429 giorni di carcere, e condotta in una località segreta dove si trova assieme al marito. A tutt’oggi non ha ancora incontrato le figlie che da diversi giorni si trovano all’estero. Dopo il 31 ottobre, gli islamisti che già prima del verdetto avevano minacciato di morte i giudici della Corte Suprema e chiesto a gran voce l’impiccagione di Asia, hanno dato vita a violente manifestazioni di piazza. Le autorità pachistane hanno disposto maggiori misure di sicurezza, specie nelle aree abitate dai cristiani e dalle altre minoranze, temendo massacri anticristiani

La Corte Suprema del Pakistan mette finalmente la parola fine all’ingiusta condanna ai danni di Asia Bibi, la donna cristiana accusata di blasfemia nel 2009 e in seguito condannata a morte in primo e secondo grado. Stamattina, il massimo tribunale pachistano ha infatti respinto una petizione che chiedeva il riesame della sentenza di assoluzione. Continue reading »

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Nella parrocchia di Cristo Risorto a Savador mettendo le basi per futuri progetti

La prossima estate volerà in Brasile un gruppo di giovani guidati da don Ferretti, ma con la possibilità durante tutto l'anno di ospitare chi volesse vivere un'esperienza di Chiesa missionaria

Dopo la tappa in diocesi di Serrinha, per gli incontri con il sacerdote “fidei donum” cremonese don Giancarlo Regazzetti, originario di Romanengo, e il vescovo Ottorino Assolari (bergamasco d’origini), il gruppo dei cinque preti cremonesi in visita in Brasile domenica 27 gennaio ha fatto rientro nella parrocchia del “fidei donum” cremonese don Emilio Bellani. Una permanenza che ha permesso di dedicare tempo alla quotidianità, alla pastorale ordinaria, guardando ai progetti per il futuro. In particolare quello che il Ufficio per la pastorale missionaria della Diocesi di Cremona desidera mettere a disposizione dei giovani cremonesi: un luogo dove sperimentare la missione alle genti, in una situazione di diversità linguistica e culturale, perché sia un incontro di Chiesa e non una supplenza. Continue reading »

TeleRadio Cremona Cittanova
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La croce protagonista alla Gmg

Venerdì nella Via Crucis nel Campo Santa Maria la Antigua il Papa ai giovani: “Vogliamo essere una Chiesa che sostiene e accompagna”

Venerdì 25 gennaio la grande protagonista della GMG panamense è stata lei, la croce, pellegrina insieme ai giovani da quel lontano 1985 quando san Giovanni Paolo II la affidò loro dando vita a queste giornate mondiali. Protagonista alla mattina, quando nella parrocchia di Nostra Signora de Guadalupe tutti gli italiani hanno celebrato una liturgia penitenziale e il sacramento della Riconciliazione, cui ha fatto seguito la Messa presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana. Croce protagonista indiscussa anche nel pomeriggio, quando presso il parco S. Maria de Antigua, sulla grande Cintura Costera di Panamà, il Santo Padre ha presieduto una intensa Via Crucis “attraverso il continente americano”.

 

Di seguito la testimonianza di Luca Lanfranchi, giovane di Varese alla Gmg di Panama con il gruppo del Pime di Milano, insieme anche ad alcuni pandinesi.

Una croce semplice

Ci sono attimi in cui la fede respira, si rinfresca dalla calura di ogni giorno, e riparte più vigorosa di prima. Nelle Gmg che ho fatto questi attimi sono stati tanto frequenti quanto inaspettati, un po’ come quell’angelo che apparve alla Vergine Maria.

Oggi durante la Via Crucis nel parco di Santa Maria Antigua, circondato da migliaia di giovani, quell’attimo inaspettato è giunto.

Non è servito quasi nulla: una croce (sempre la solita da più di trent’anni), della musica giusta al momento opportuno – cosa mai da sottovalutare il momento opportuno – ed infine noi, i giovani. Con questi pochi doni ci ha pensato Dio a fare il resto. Il tramonto scendeva sul parco e la croce si spostava mentre i giovani Pellegrini leggevano le tappe del calvario di Cristo. Con delicatezza e sapienza Dio ha agito, sembrava fossimo tutti accolti sulle sue ginocchia, come un papà fa coi propri figli. Le parole del Papa a più gradi riecheggiavano lungo la muraglia umana che costeggiava l’oceano, le parole importanti si devono sentire più volte per apprezzarle. Francesco ci ha detto che le braccia del signore sono immense, il suo abbraccio arriva fino al luogo più profondo del dramma umano. «E noi? Noi che facciamo?» ripeteva il Santo Padre, «riusciamo ancora a non essere indifferenti al dolore?». Domande spiazzanti.

E ora dopo un venerdì vissuto con Gesù nel momento più difficile delle sue vicende umane, la Crocifissione, si riparte sapendo che , come letto quest’oggi «la debolezza di Dio è più forte di tutto il mondo».

Mi permetto di chiudere con un pensiero fatto qualche giorno fa mentre stringevo fra le mani una croce in cartone comprata a Guadalupe. Ero inconsapevole di quello che avrei vissuto oggi, ma credo che in questa Via Crucis questo pensiero abbia trovato la sua verità e il suo compimento.

Indosso una croce che racconta di Dio, credo in un Dio che ha indossato una croce più grande della mia.
Quella che indosso è fatta di cartone, pressato, dipinto e colorato.
Col sudore si scioglie e io so che prima o poi si sfalderà.
Ma il mio Dio non si sfalda col sudore, non si spaventa delle lacrime, non teme le rotture.
In Messico e a Panama mi hanno insegnato che si può essere la croce che parla di Dio.

 

 

La terza giornata con Francesco

“Il cammino di Gesù verso il Calvario è un cammino di sofferenza e solitudine che continua ai nostri giorni”. Nel Campo Santa Maria l Antigua, venerdì 25 gennaio, Francesco abbraccia per la seconda volta a Panama i suoi giovani, insieme alla Croce della Gmg, e sceglie di farlo con una grande preghiera, quasi sussurrata, in cui trovano posto tutti i volti concreti della sofferenza e dei mali che sfigurano e disumanizzano la nostra società, ad ogni latitudine.

“Egli cammina e soffre in tanti volti che soffrono per l’indifferenza soddisfatta e anestetizzante della nostra società che consuma e si consuma, che ignora e si ignora nel dolore dei suoi fratelli”, la denuncia dalla Cinta Costera: “Anche noi tuoi amici, o Signore, ci lasciamo prendere dall’apatia e dall’immobilismo. Non poche volte il conformismo ci ha sconfitto e paralizzato. È stato difficile riconoscerti nel fratello che soffre: abbiamo distolto lo sguardo, per non vedere; ci siamo rifugiati nel rumore, per non sentire; ci siamo tappati la bocca, per non gridare”.

La terza giornata del Papa a Panama è cominciata con la liturgia penitenziale celebrata insieme ai i giovani detenuti di Pacora, una “prima volta” nelle Gmg: “Ognuno di noi è molto di più delle sue etichette”, dice nell’omelia, prima di confessare 5 ragazzi.

“Com’è facile cadere nella cultura del bullismo, delle molestie e dell’intimidazione!”, esclama Francesco, nella Via Crucis con gli oltre 200mila giovani di Panama, provenienti da 150 Paesi: “Padre, oggi la Via Crucis di tuo Figlio si prolunga”, la sua preghiera:

“Nel grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere e di tanti altri ai quali si nega il diritto di avere un’infanzia, una famiglia, un’educazione; che non possono giocare, cantare, sognare; nelle donne maltrattate, sfruttate e abbandonate, spogliate e ignorate nella loro dignità; negli occhi tristi dei giovani che si vedono strappar via le loro speranze di futuro dalla mancanza di educazione e di un lavoro degno; nell’angoscia di giovani volti, nostri amici, che cadono nelle reti di gente senza scrupoli – tra di loro si trovano anche persone che dicono di servirti, Signore –, reti di sfruttamento, di criminalità e di abuso, che mangiano sulla vita dei giovani”.

“La Via Crucis di tuo Figlio si prolunga in tanti giovani e famiglie che, assorbite in una spirale di morte a causa della droga, dell’alcol, della prostituzione e della tratta, si trovano privati non solo del futuro ma del presente”. È lungo e articolato l’elenco dei dolori stilato dal Papa. “E così come furono spartite le tue vesti, Signore, viene spartita e maltrattata la loro dignità”, la denuncia: “La Via Crucis di tuo Figlio si prolunga nei giovani coi volti accigliati che hanno perso la capacità di sognare, di creare e inventare il domani e ‘vanno in pensione’ con la pena della rassegnazione e del conformismo, una delle droghe più consumate nel nostro tempo. Si prolunga nel dolore occulto e che fa indignare di quanti, invece di solidarietà, da parte di una società piena di abbondanza, trovano rifiuto, dolore e miseria, e per di più vengono indicati e trattati come portatori e responsabili di ogni male sociale. Si prolunga nella solitudine rassegnata dei vecchi abbandonati e scartati. Si prolunga nei popoli nativi, spogliati delle loro terre, di radici e cultura, facendo tacere e spegnendo tutta la sapienza che possono offrire”.

La Via Crucis di tuo Figlio si prolunga nel grido di nostra madre terra, che è ferita nelle sue viscere dall’inquinamento dell’atmosfera, dalla sterilità dei suoi campi, dalla sporcizia delle sue acque, e che si vede calpestata dal disprezzo e dal consumo impazzito al di là di ogni ragione”. La Via Crucis si prolunga, sintetizza Francesco, “in una società che ha perso la capacità di piangere e di commuoversi di fronte al dolore”: “Gesù continua a camminare, a farsi carico e a soffrire in tutti questi volti mentre il mondo, indifferente, consuma il dramma della propria frivolezza”.

“Anche noi desideriamo essere una Chiesa che sostiene e accompagna, che sa dire: sono qui!, nella vita e nelle croci di tanti cristi che camminano al nostro fianco”. Al popolo giovane di Panama, il Papa consegna l’esempio di Maria, il suo “stare” ai piedi della Croce, madre di suo figlio e di tutti i figli del mondo. “Contempliamo Maria, donna forte del ‘si’, che sostiene e accompagna, protegge e abbraccia”, l’invito per imparare ad essere “operatori di pace, creatori di alleanze, fermenti di fraternità”.

“Da Maria impariamo a dire ‘sì’ alla resistenza forte e costante di tante madri, tanti padri, nonni, che non smettono di sostenere e accompagnare i loro figli e nipoti quando sono ‘nei guai’”,

a tutti coloro che “ricominciano da capo nelle situazioni in cui sembra che tutto sia perduto”.

“In Maria impariamo la forza per dire ’sì’ a quelli che non hanno taciuto e non tacciono di fronte a una cultura del maltrattamento e dell’abuso, del discredito e dell’aggressione, e lavorano per offrire opportunità e condizioni di sicurezza e protezione”,

il riferimento indiretto al tema del prossimo incontro di febbraio in Vaticano con i presidenti di tutte le Conferenze episcopali del mondo.

“In Maria impariamo ad accogliere e ospitare tutti quelli che hanno sofferto l’abbandono, che hanno dovuto lasciare o perdere la loro terra, le radici, la famiglia e il lavoro”.

Nella parte finale della Via Crucis, il Papa non si sottrae al tema più caldo della nostra attualità: “Come Maria vogliamo essere Chiesa che favorisce una cultura capace di accogliere, proteggere, promuovere e integrare; che non stigmatizzi e meno ancora generalizzi con la più assurda e irresponsabile condanna di identificare ogni migrante come portatore di male sociale”.

(AgenSir)

 

 

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In visita da don Giancarlo Regazzetti e alla sua parrocchia, grande quasi come la diocesi di Cremona

Il sacerdote cremonese vive a Quijingue, nello stato di Bahia

Dopo 6 ore di pullman, con 38 gradi all’aperto, giovedì 24 gennaio il gruppo dei sacerdoti cremonesi in visita in Brasile ha raggiunto don Giancarlo Regazzetti, fidei donum originario di Romanengo che ha iniziato la sua esperienza da “fidei donum” nel 1997. Vive a Quijingue, nello stato di Bahia, ma il suo servizio si svolge su un’area di poco inferiore per estensione territoriale all’intera diocesi di Cremona. In poche parole 60 chiese, una parrocchia, che per essere visitata richiede un mese. Continue reading »

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L’attenzione della pastorale giovanile non sui numeri ma sulla testimonianza

Nel pomeriggio di sabato 26 gennaio in Seminario il convegno diocesano di pastorale giovanile in stile sinodale

Parlò loro di molte cose … perché fossero vissute. Si può sintetizzare così quanto emerso dal convegno diocesano di pastorale giovanile, tenutosi nel pomeriggio di sabato 26 novembre, presso il seminario di Cremona. La struttura dell’evento ha ricalcato i principi generali delle assemblee sinodali: ad un momento iniziale di preghiera, vissuto insieme da tutti i presenti, ha fatto seguito il lavoro a gruppi, conclusosi con un momento di sintesi e restituzione guidato dalla riflessione del vescovo Antonio Napolioni. Continue reading »

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MCL, a Roma il XIII congresso con la riconferma del presidente nazionale uscente Carlo Costalli

Riconfermata in Consiglio anche la presenza del presidente cremonese Michele Fusari

Si è svolto da venerdì 25 a domenica 27 gennaio a Roma, presso l’Ergife Palace Hotel, il XIII congresso nazionale MCL (Movimento Cristiano Lavoratori), dal titolo “Forti della nostra identità, attraverso il lavoro, costruttori di speranza in Italia e in Europa”, che ha completato il cammino delle celebrazioni congressuali che il Movimento ha avuto in tutta Italia fin dallo scorso mese di ottobre. All’evento, al quale hanno partecipato più di 700 delegati da tutto lo Stivale, erano presenti anche i delegati del territorio cremonese con il presidente Michele Fusari e l’assistente centrale don Angelo Frassi. Continue reading »

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Shoah: “La memoria è corta e fragile. Va conservata e custodita”. Video nel ricordo delle pietre d’inciampo e intervista a Ruth Dureghello

Intervista del Sir a Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, in occasione della Giornata della memoria

Di seguito, nel video, un viaggio tra musica e immagini nella ricorrenza internazionale in cui si commemorano le vittime dell’Olocausto. Le Pietre d’inciampo sono un progetto dell’artista tedesco Gunter Demnig che consiste nell’incorporare nel selciato stradale delle città dei blocchi in pietra con una targa in ottone con i dati delle vittime di deportazione nei campi di sterminio nazisti.

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“Ci preoccupano tante cose: un dibattito politico e pubblico attraversato da toni troppo accesi ed un uso della parola violento e divisivo. La preoccupazione è un fatto positivo. Vuol dire che c’è sensibilità, attenzione. Il punto è che non si va poi oltre”. Ruth Dureghello è la presidente della comunità ebraica di Roma. Alla vigilia della Giornata della memoria che si celebra il 27 gennaio, non nasconde la preoccupazione per i fenomeni di antisemitismo che hanno preso di nuovo di mira gli ebrei in maniera del tutto gratuita e violenta. Dalle pietre di inciampo divelte e rubate a Roma  in disprezzo per le vittime della Shoah ai volantini inneggianti all’odio razziale che sono stati distribuiti tra i tifosi di una delle due squadre romane. La Giornata della memoria si celebra in ricordo della liberazione degli ebrei prigionieri dal campo di concentramento di Auschwitz, nel 1945. Quando furono aperti i cancelli, il mondo intero poté vedere coi propri occhi la ferocia nazista. Ma oggi quelle immagini sembrano essersi sbiadite e la memoria perduta rischia di lasciare spazio ad un male che può in ogni momento ritornare.

Ruth Dureghello

 
Come vivono gli ebrei questo clima sociale in Italia?
Ciò  che si percepisce è  un sentimento di odio e di allontanamento che spesso percepiamo negli ambienti più diversi e disparati per accentuare la diversità come elemento di negazione dell’altro piuttosto che di arricchimento. Ci preoccupa che questo trend sembra essere sfuggito di mano. Anche se i segnali che abbiamo ricevuto, ad esempio in occasione delle pietre di inciampo, siano stati positivi, continuiamo a registrare un sentimento generale di aggressività, che sfocia e si sfoga fino a minacce non troppo velate. Oggi controllare questa comunicazione è molto difficile”.

 

Perché nel 2019 prendersela ancora contro gli ebrei? Che cosa nasconde questo odio?

Gli ebrei sono i diversi per eccellenza. Siamo un popolo che ha voluto mantenere la propria cultura, tradizione e pensiero. Lo ha però fatto senza mai porsi distante o separatamente dagli altri. Anzi, il modello dell’integrazione ebraica in tutta Europa è fondamento e principio dei valori europei e su cui anche la nostra Italia ha fondato i suoi principi di appartenenza e di esistenza. Di fronte però all’ignoranza, alla mancanza di cultura e di conoscenza è facile attaccare gli ebrei e crearli come capro espiatorio dell’incapacità di gestire i processi o di dare risposte ai bisogni della gente. La memoria è corta e fragile, la memoria va conservata, va custodita. Bisogna anche usarla in maniera corretta.

Lei da dove comincerebbe per contrastare odio e razzismo?

Sempre e solo dalla scuola, dai giovani e dalla responsabilità di ognuno. Molto spesso siamo abituati a delegare ad altri, anche quello che ci appartiene, la nostra umanità, il nostro saper convivere. La pace è un privilegio che abbiamo conquistato sul sangue dei martiri della Shoah e delle vittime della seconda guerra mondiale. L’abbiamo conquistata con le idee e con la forza di persone che hanno saputo vedere oltre. Quindi, pessimisti? Sono una positiva di natura, ma al di là del pessimismo, quello che ci ha insegnato la storia, come ebrei, è che anche di fronte alle difficoltà maggiori, anche di fronte alla volontà di chi ti vuole sterminare, siano gli antichi romani o i greci o nell’epoca moderna, bisogna rispondere pensando che non sia qualcun altro a dover fare al nostro posto ma che tutti dobbiamo contrastare.

Se non io per me, chi per me? Questo vale per ciascuno di noi.

La Giornata della memoria che cosa vuole dire ai cattolici italiani? 

Io vorrei solo dire che non può essere un giorno solo il momento in cui ci soffermiamo a pensare quanto un uomo può essere crudele verso un altro uomo. E quanto male può procurare e quanto è pericoloso per l’umanità intera permettere a chiunque di sopraffare l’altro. È un messaggio che vale per il mondo cattolico ma anche per il mondo islamico:

rimettere l’uomo al centro della storia, rimettere Dio al centro della storia, la famiglia e l’educazione, i valori su cui insieme crediamo e continuiamo a crescere. 

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