Ministeri laicali istituiti, a “Chiesa di Casa” il dialogo con il Vescovo

Tante domande arrivate dai fedeli di tutta la diocesi. Mons. Napolioni: «I ministeri sono una pluralità di sevizi non intesi come pura attività, ma come fioritura della carità»

image_pdfimage_print

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

«Ministero va tradotto con servizio: dalla parola greca diaconia, ovvero quel servizio che nella Chiesa si rende necessario soprattutto per andare incontro ai poveri». Questo quanto sottolineato dal vescovo Antonio Napolioni nella puntata speciale di Chiesa di Casa, dedicata al tema dei ministeri istituiti e costruita sul dialogo con alcuni fedeli che hanno inviato la propria domanda. «I ministeri sono una pluralità di servizi non intesi come pura attività – ha aggiunto –, ma come fioritura della carità».

Con il nuovo anno entra infatti nel vivo il percorso di discernimento, nelle parrocchie e nelle unità pastorali, dei bisogni relativi ai ministeri laicali ed, effettivamente, di coloro che nell’immediato futuro inizieranno il percorso di formazione per ricevere tali mandati. Lettore, accolito e catechista: tre ministeri che, nonostante la loro storica esistenza nelle comunità, affrontano una nuova tappa di formazione e crescita. «Quando giro nelle parrocchie sento delle persone dire “siamo di meno” e “siamo anziani” – ha evidenziato il vescovo –. Dobbiamo capire perché i giovani non si coinvolgono altrettanto in una dinamica di vita comunitaria e magari riscrivere la fisionomia di certe attività, affinché parlino alle giovani famiglie, alle giovani coppie, ai giovani del nostro tempo. Non si tratta di riempire una casella, ma di ridisegnare una ricchezza di vita comunitaria». «E non è una sostituzione del prete – ha aggiunto mons. Napolioni –, ma una trasformazione del Sacramento, che certo è presieduto dal presbitero, in una capillarità di servizi, di preghiera, di annuncio della Parola che davvero deve raggiungere anche il fedele più lontano».

Dopo la scelta, quindi, la formazione, che ha già vissuto un primo momento lo scorso 2 dicembre con l’incontro tra il vescovo, i parroci e i vicepresidenti dei consigli pastorali, parrocchiali e unitari.

Ma se i ministeri – e i ministri – esistono da sempre, perché fare ora formazione?

«La formazione deve sempre affascinarci e tentarci, come ulteriore luce sulle motivazioni del nostro servizio – ha risposto mons. Napolioni –. Non c’è niente di peggio di chi trascina stancamente un compito, senza godere giorno per giorno della bellezza del mandato che ha ricevuto. Ma anche una formazione che rende aggiornati, capaci di dialogare con le generazioni che cambiano e con un mondo che ci interpella».

Ma quindi ora tutti i ministri dovranno essere istituiti?

«Non necessariamente – ha chiarito il vescovo –, perché si richiede un cammino di formazione di una certa consistenza e qualcuno potrebbe sentirsi scoraggiato». E ha quindi aggiunto: «Io mi auguro che tutti i credenti siano lettori della Parola, ma occorre che qualcuno se ne faccia animatore. E allora chi assume questa responsabilità nel lungo periodo diventa lettore istituito. Non si deve mettere su un piedistallo, non conta più degli altri nella comunità, ma certamente testimonia che il Signore dà una grazia speciale a chi più lo segue e più si coinvolge nella missione».

Dalle parole, ora, all’azione, perché per cambiamenti come questi «non basta un convegno, non basta un documento, ora occorre la vita. E dentro questa vita parlarne, pregarne, farne oggetto di riflessione e di rettifica, perché non sia una sovrastruttura, ma carne viva, voglia di vivere e di camminare insieme».

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
Facebooktwittermail