Al Monastero della Visitazione festa per san Francesco di Sales con l’apertura dell’anno giubilare

Lo speciale anno salesiano è stato aperto anche a Soresina con la Messa presieduta dal vescovo Domenico Sigalini

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Si è aperto lunedì 24 gennaio presso il Monastero della Visitazione di Soresina l’anno giubilare Salesiano, che proseguirà sino al 28 dicembre. L’occasione è stata la festa liturgica di san Francesco di Sales, fondatore dell’ordine claustrale e patrono dei giornalisti. Per l’occasione nel pomeriggio la solenne Eucaristia è stata presieduta da mons. Domenico Sigalini, vescovo emerito di Palestrina. Con lui hanno concelebrato il parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e gli altri sacerdoti della parrocchia: don Alberto Bigatti, don Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi, insieme anche all’ex vicario don Andrea Piana e con il servizio all’altere affidato al diacono permanente Raffaele Ferri.

La celebrazione è stata introdotta dal saluto del parroco don Piccinelli che ha ricordato come la figura di san Francesco di Sales sia, per i soresinesi, sinonimo di fondatore della locale comunità Visitandina: una presenza discreta ed efficace che accompagna le vicende personali, familiari e collettive dei soresinesi da oltre due secoli. E ha aggiunto: «È significativo come, in occasione della posa della targa in memoria delle vittime del Covid, gli intervenuti, a partire dal sindaco, abbiamo rivolto espressioni di speciale riconoscenza e riguardo alle monache che con la loro preghiera e vicinanza spirituale hanno ossigenato le ragioni della nostra speranza, mentre la corsa del contagio rischiava di travolgere tutti nella disperazione. Nei mesi della paura e dello smarrimento, la chiesa del Monastero è diventata il catalizzatore delle angosce di tutti e il cuore pulsante della speranza che viene da Dio». Proprio per l’importanza spirituale delle monache, il parroco ha chiesto il dono di nuove vocazioni per mantenere viva la comunità claustrale.

Il vescovo Sigalini nella sua omelia ha sottolineato come Gesù sia il vero centro della vita e ja proposto alcune strade per permettere di ritrovare la giusta direzione nella vita di ogni cristiano. «La speranza – ha detto – è poter avere qualcuno che ci dia luce, convinzioni difficili da vivere, ma vere. Oggi siamo arrabbiati con la vita, con la pandemia che non ci dà tregua. Non siamo più capaci di darci fiducia, ma Dio non ci abbandona». Quindi, passando dalla riflessione delle Sacre Scritture alla celebrazione di san Francesco di Sales, ha aggiunto: «Oggi vi invidio, questa festa perché san Francesco di Sales è un uomo affascinante, ha una purezza celestiale; di lui colpisce la sua mitezza, la sua carità. Non urta mai con frasi severe, ma non fa sconti e non è ambiguo sulla verità. La prima misericordia, la più grande carità da fare è la verità. Vuole formare anime forti, a partire dalla donna che ritiene per natura un’innamorata di Dio. È convinto che la santità sia per tutti e trasmette questo messaggio. Ama l’uomo e lo vede redento da Dio, ma lo ama perché, prima di tutti, ama follemente il Signore, infatti l’umanesimo di san Francesco di Sales ha al centro Gesù». Il vescovo emerito di Palestrina ha quindi concluso l’omelia con un messaggio, anzi un monito per le monache della Visitazione: «Ora vi incombe la responsabilità di far bruciare l’amore di Dio nel mondo. In questo anno giubilare il vostro compito è far conoscere e amare san Francesco di Sales».

 

Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.

Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione.

 

Il giubileo salesiano … per recuperare l’ottimismo

Tra il 24 gennaio e il 28 dicembre 2022 corre l’anno “giubilare”, cioè di grazia, per i figli e le figlie spirituali di san Francesco di Sales, universalmente riconosciuto come il santo dell’umanesimo cristiano, ovvero dell’ottimismo realista ma irriducibile. Un “giubileo dell’ottimismo”, cioè della speranza e della fiducia, in tempo di pandemia, è esattamente quello di cui abbiamo bisogno. Secondo il Salesio un credente deve essere ottimista: “per fede” più che per carattere. Per chi crede, infatti, “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8, 28). In questo modo l’ottimismo diventa virtù. La questione, pertanto, non è se il mondo di oggi sia così buono da poter essere amato o talmente cattivo da dover essere odiato. È vero, invece, il contrario: che se amiamo l’umanità, cioè la società e, nel dettaglio, la Comunità soresinese cui apparteniamo … la renderemo certamente migliore; se la ignoriamo, contribuiremo alla sua inesorabile deriva. Come osserva acutamente l’intellettuale inglese convertito dall’ateismo G. K. Chesterton (+ 1936): “Gli uomini non amarono Roma perché era grande; Roma fu grande perché gli uomini la amarono” (“Ortodossia, cap. V). Un “semenzaio” di ottimismo e fiducia, nel nostro contesto cittadino, è certamente la Comunità claustrale della Visitazione: il regalo più bello che, da oltre duecento anni, san Francesco di Sales offre a Soresina. Una famiglia monastica è una grazia speciale ed un privilegio che non ha uguali: ne siamo consapevoli e profondamente riconoscenti al Signore. Ma non ci sfugge l’enorme responsabilità che ne deriva: a non sciupare un’esperienza tanto stimolante e provocatoria, la cui indole contemplativa sollecita, in tutti e in ciascuno, la coscienza di dover continuamente “ripartire da Dio”, tenendo fisso lo sguardo al Regno di Dio cui aspiriamo e verso cui siamo incamminati. Da lì, infatti, dal cielo “squarciato” invocato dagli antichi profeti e aperto per sempre e per tutti da Cristo Gesù, derivano la rugiada, la luce, la speranza per il nostro cammino. Un anno con S. Francesco di Sales ci aiuterà, non “nonostante”, ma attraverso la pandemia, trasformata, in “occasione” per mare di più, a recuperare l’entusiasmo del bene, la bellezza del vivere come famiglia dei figli di Dio, la gioia del Vangelo con cui contagiare vicini e lontani … Ci convincerà a prendere finalmente sul serio le parole di papa Francesco: “Non dobbiamo avere paura della bontà e della tenerezza”.

 

 

Annalisa Tondini
TeleRadio Cremona Cittanova
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