A Chiesa di Casa in dialogo sulle domande di senso oltre il folklore delle zucche

Ospiti in studio don Andrea Lamperti Tornaghi, vicario parrocchiale a Pandino e insegnante di religione della scuola casearia, e il divulgatore storico Guido Damini, autore del podcast "Le Caporetto degli altri" su radio Deejay

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La festa di Tutti i Santi e la commemorazione dei defunti. È questo che la Chiesa celebra, ogni anno, all’inizio del mese di novembre. Dall’altra parte si confronta con una società in cui, nella serata del 31 ottobre, viene data una grande rilevanza alla festa di Halloween. Molto spesso c’è stata una netta opposizione tra le due tradizioni ed è per questo motivo che la nuova puntata di “Chiesa di casa”, il talk di approfondimento pastorale diocesano, ha provato ad approfondire la questione.

«Le celebrazioni di questi giorni – ha spiegato don Andrea Lamperti Tornaghi, vicario parrocchiale a Pandino e insegnante di religione della scuola casearia del paese – ricordano a noi cristiani il valore della santità, che è per tutti, e aiutano a tenere vivo il ricordo e la preghiera per coloro che ci hanno preceduti in cielo».

Siamo abituati a pensare che la festa di Halloween si ponga in netta contrapposizione, ma la realtà sembra essere differente. Secondo il divulgatore storico Guido Damini, autore del podcast “Le Caporetto degli altri” su radio Deejay, «fonti alla mano ci sono tracce di una festa che i cristiani celebravano già nel terzo secolo, in cui, nelle catacombe, venivano ricordati i martiri. Sembrano essere queste le basi che, nel corso dei secoli, hanno portato a una festività che precedesse la festa di Tutti i Santi».

Contrariamente a quanto si pensa di solito, dunque, la festa di Halloween non ha origini celtiche bensì cristiane. Nonostante questo, con il passare del tempo e con il confronto con la cultura americana, si è trasformata nella festa che oggi conosciamo. Pur avendo perso il suo legame originario con la tradizione cattolica, però, essa pone delle domande. Cerca infatti, in modo scherzoso e leggero, di mettere in contatto il mondo dei vivi con quello dei morti. «L’interrogativo sulla morte e su ciò che viene dopo affascina da sempre – ha continuato Damini – tanto che la definizione stessa di umanità si ha nel momento in cui i nostri antenati iniziano a seppellire i loro defunti».

«Per noi, come Chiesa, – ha concluso don Lamperti – questi giorni possono essere un’occasione speciale per aiutare, soprattutto i più giovani, a riflettere e ragionare sul tema del dopo. Questo, poi, significa sempre parlare di vita, perché, quella della morte, non è una tematica da cui si sentono staccati o lontani. Al contrario essa suscita sempre domande profonde e ricche di significato».

Andrea Bassani
TeleRadio Cremona Cittanova
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