Archivi della categoria: News

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Scout in marcia da Crema a Caravaggio: l’apertura del pellegrinaggio con il vescovo Antonio

L'occasione è stato il 70° del gruppo di Crema che, sin dalle origini, con questo gesto ha voluto ringraziare la Madonna per la rinascita dello Scoutismo che era stato soppresso dal fascismo

È stato il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, già assistente nazionale Scout, ad aprire ufficialmente, nella serata di sabato 28 gennaio, il tradizionale pellegrinaggio Scout da Crema a Caravaggio. Una appuntamento che proprio quest’anno ha festeggiato la sua 70esima edizione, coincidendo con il 70° di fondazione del gruppo Scout di Crema. L’evento si è collocato, inoltre, nell’ambito del centenario della nascita dello Scoutismo cattolico in Italia. Continua a leggere »

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Giunta all’ospedale di Kansele una prima parte della somma raccolta durante l’Avvento di Fraternità

Intervista a don Ghilardi, incaricato diocesano per la pastorale missionaria, che dall'11 al 19 gennaio è stato a Mbuji Mayi, nella Repubblica Democratica del Congo, dove sorge il nosocomio nel quale opera il cremonese Paolo Carini

Don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la pastorale missionaria, dall’11 al 19 gennaio è stato a Mbuji Mayi, nella Repubblica Democratica del Congo, dove sorge l’ospedale di Kansele nel quale opera il cremonese Paolo Carini. Proprio a favore di questa struttura sanitaria è stato devoluto quanto raccolto da parrocchie e comunità religiose durante l’«Avvento di fraternità». Il sacerdote cremonese ha portato una prima parte della somma di denaro che servirà a Carini per rendere più dignitosi e funzionali gli ambienti. A don Ghilardi abbiamo rivolto alcune domande.

Don Maurizio a che punto sono i lavori nell’ospedale di Kansele?

«Innanzitutto bisogna specificare che dell’intero ospedale solo ad una parte è stata riservata la raccolta in quanto, su indicazione dello stesso Paolo Carini, sarebbe impossibile mettere mano a tutto la struttura in così poco tempo e i fondi non basterebbero a coprire tutte le spese; l’attenzione si è quindi concentrata sul reparto di pediatria e su quello di ginecologia e ostetricia. Le condizioni locali, in questo momento, necessitano in modo urgente di questi due servizi in ragione del numero di nascite e di patologie neonatali sulle quali bisogna intervenire tempestivamente».

Durante il sopralluogo, cosa avete potuto constatare, in termini di necessità?

«Bisogna distinguere la vita al di fuori dell’ospedale, che è molto simile a quella di tutte le nazioni sub sahariane, da quello che accade all’interno della struttura ospedaliera. Nella città di Mbuji Mayi colpisce la grande povertà, l’assenza delle utenze fondamentali: acqua potabile ed energia elettrica sono praticamente inesistenti in gran parte delle abitazioni (in queste settimane, essendo stagione delle piogge ci si può lavare con l’acqua piovana, ma l’acqua da bere è un problema in quanto non ci sono risorse idriche). L’instabilità politica, poi, ha generato anche un’insicurezza nella vita sociale pubblica: sono molte le forze militari disseminate per le vie sia della capitale Kinshasa sia per le strade di Mbuji Mayi. La conferenza episcopale congolese ha fatto del proprio meglio ed è riuscita ad ottenere nuove elezioni da colui che dovrebbe essere ormai il presidente uscente Kabila. Il vescovo di Mbuji Mayi è intervenuto personalmente in diverse zone della città e in alcuni villaggi per far sì che molti miliziani ribelli deponessero le armi. Si respira una calma apparente che dovrebbe arrivare fino al prossimo dicembre, mese nel quale si terranno le elezioni».

E l’ospedale?

«La zona ospedaliera è tutto un cantiere. Gran parte delle strutture precedenti, ormai più che fatiscenti, sono state abbattute per lasciare spazio alle nuove costruzioni. Ovviamente non dobbiamo pensare ai cantieri europei ma a quello che realmente si può fare in una zona dove anche per l’ospedale avere l’acqua pulita da usare nei reparti è quasi una chimera. Lo stesso vale per l’energia elettrica. Attualmente solo dalle 11 del mattino fino a mezzogiorno arriva la corrente che consente, in quell’ora, di far funzionare i pochi computer che ci sono e soprattutto le strumentazioni diagnostiche (l’ecografo, ad esempio). I farmaci, che sono a carico dei degenti, sono pochi. Il medico che sta prestando servizio in pediatria fa del proprio meglio, ma se si pensa che in una condizione di povertà ai degenti spetta pagare l’uso del letto e i farmaci e che i familiari devono soggiornare con il malato in ospedale cucinando per se stessi e per il malato stesso e in più devono lavare la biancheria stando in ospedale… sembra non esserci mai limite al peggio!».

Oltre alla struttura muraria ci sono altri interventi necessari da fare?

«Si sta approntando un impianto fotovoltaico per poter dare energia elettrica sufficiente per far funzionare della culle termiche, che arriveranno in un secondo momento, per poter conservare in frigorifero quei farmaci che vanno conservati a basse temperature. Lo stesso impianto dovrebbe far partire delle pompe per far scorrere l’acqua, accuratamente filtrata, che dalle cisterne di raccolta dovrà raggiungere i nuovi reparti».

Insieme al nostro Paolo Carini, chi lavora all’interno della struttura?

«La direzione generale è affidata al Vescovo di Mbuji Mayi, il quale ha incaricato un suo sacerdote di seguire tutta l’andamento quotidiano; un fratello della comunità dei domenicani, originario del luogo, si occupa del personale, Paolo si occupa della questione economica relativa alle degenze, degli stipendi del personale e degli acquisiti così anche, insieme ad altri volontari italiani che si alternano, della prosecuzione dei lavori».

Avete potuto incontrare la comunità cattolica locale?

«Sì, siamo stati ospiti un pomeriggio di mons. Emanuel Bernard, vescovo della diocesi, con alcuni rappresentanti del clero locale, il quale ha dato la massima disponibilità per coloro che del nostro clero o dei laici volesse sperimentare la missione in Congo; poi abbiamo incontrato la parrocchia nella quale ha sede l’ospedale, affidata alla comunità dei frati minori conventuali (tutti congolesi) con i quali abbiamo vissuto l’Eucarestia domenicale. Un momento molto forte, bello, contrassegnato da una povertà dignitosa e di grande vitalità. L’età media dei fedeli presenti non superava i trent’anni, in un Paese dove l’aspettativa di vita è di sessant’anni!!! Abbiamo poi conosciuto le suore di San Vincenzo de Paoli (anch’esse tutte congolesi) che portano avanti un orfanotrofio con trenta bambini (qualcuno della nostra diocesi si sta preparando per andare a fare servizio estivo proprio in questa struttura). Al momento la struttura non è in grado di ospitante altri, ma la necessità sarebbe almeno tre volte tanto».

Avete portato con voi qualcosa che rappresentasse la nostra terra?

«Non potevano mancare salame e torrone, insieme ad un primo contributo da parte della diocesi e di numerosi privati che in diversi modi hanno voluto partecipare a questo progetto. Per onestà bisogna però dire che i passaggi aeroportuali e doganali non sono semplicissimi in Congo, portare qualcosa è piuttosto complesso. Si sa, ciascuno cerca di vivere come può in una situazione difficile e ad ogni passo ci si sente chiamare: “Monsieur le blanche, monsieur le blanche!!! (che significa: uomo bianco). Lasciamo a voi immaginare le richieste che ne seguivano».

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Il Sinodo dei giovani approda anche in università

Il 6 aprile a Cremona incontro del Vescovo con gli studenti della Cattolica. Intanto continua a prendere forma la fase preparatoria, con anche una lettera per coinvolgere i "lontani"

Nuovi passi sulla strada del Sinodo diocesano dei giovani con la fase di ascolto che vedrà coinvolti anche gli studenti della sede cremonese dell’Università Cattolica. Intanto la Segreteria ha messo a disposizione delle Parrocchie una bozza di lettera per il coinvolgimento dei giovani che non frequentano. Continua a leggere »

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Mons. Burgazzi, responsabile della posta del Papa

Martedì santo il Santo Padre Francesco ha incontrato l'ufficio che si occupa delle lettere che arrivano da tutto il mondo. A capo di questo delicato servizio il sacerdote cremonese originario di Sant'Imerio

Mons. Cesare Burgazzi, sacerdote cremonese in servizio presso la Santa Sede dal 1992, capo ufficio della corrispondenza privata del Santo Padre, nella mattinata di martedì 11 aprile, ha incontrato Papa Francesco che ha fatto visita proprio all’ufficio che si occupa della sua posta. L’occasione della visita per gli auguri pasquali e per ringraziare dell’importante servizio reso alla persona del Pontefice e dell’intera Chiesa cattolica. Don Cesare, originario di Sant’Imerio e vicario prima a Bonemerse e poi a San Pietro al Po, oltre ad occuparsi del settore onorificenze della Segreteria di Stato, da alcuni mesi coordina alcuni sacerdoti, religiosi e laici che hanno il compito di leggere e smistare le oltre mille missive che giungono ogni settimana in Vaticano e che sono indirizzate al Papa. Un compito delicatissimo, ma decisivo dal punto di vista pastorale: ben si conosce, infatti, il desiderio di Francesco di stare il più possibile vicino alla gente, soprattutto se sofferente nel corpo e nello spirito.

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Mercoledì alle 18 in Cattedrale festa per i 25 anni di ordinazione episcopale del vescovo Dante

La liturgia, che vedrà la presenza del vescovo Napolioni insieme ad altri presuli lombardi, sarà trasmessa in diretta streaming sul nostro portale

Festa per i 25 anni da vescovo di mons. Dante Lafranconi nel pomeriggio di mercoledì 25 gennaio, alle 18, in Cattedrale. La celebrazione, cui sono stati invitati a prendere parte sacerdoti, religiosi e laici di tutta la diocesi, sarà trasmessa in diretta streaming sul nostro portale. Continua a leggere »

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Settimana ecumenica: insieme per abbattere i muri

Martedì 24 gennaio in S. Ilario a Cremona la celebrazione alla presenza dei rappresentanti delle diverse confessioni cristiane

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a Cremona si è avviata a conclusione con la veglia ecumenica che il locale Segretariato per le attività ecumeniche (Sae), in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la Pastorale ecumenica e del dialogo interreligioso, ha promosso la sera di martedì 24 gennaio presso la chiesa cittadina di S. Ilario. Continua a leggere »

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Il 28 gennaio in Seminario tavola rotonda sul Dp Camp di Cremona con un focus sul Parco dei Monasteri

L'iniziativa è promossa dalla Biblioteca del Seminario di Cremona nel contesto del Giorno della memoria

Sabato 28 gennaio, nel contesto del Giorno della memoria, presso il Seminario Vescovile di Cremona è in programma una tavola rotonda sulla presenza in città di un campo per profughi ebrei, sito nell’area del Parco dei Monasteri, dal 1946 al 1948. “DP CAMP IT82: CREMONA. Arrivo e partenza. Traiettorie, incroci, vite, Storia” è il titolo dell’iniziativa, curata dalla Biblioteca del Seminario con l’Associazione Amici BiMu e in collaborazione con diverse istituzioni ed enti locali e nazionali. Continua a leggere »

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Il vescovo Antonio a Mozzanica con le famiglie

L'incontro nell'ambito della Settimana dedicata alla famiglia, iniziata domenica 22 gennaio con un incontro con i coniugi Dainesi

Nel contesto della Settimana dedicata alla famiglia, che ricorre in questi giorni a Mozzanica, la sera di giovedì 26 gennaio c’è stata l’Eucaristia presieduta dal vescovo Antonio Napolioni insieme al parroco don Giuseppe Bernardi Pirini e al vicario don Gabriele Mainardi. Continua a leggere »

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Come diventare la Chiesa dell’Amoris Laetitia: i contributi audio del convegno di Caravaggio

Dal 3 al 5 gennaio al Centro di spiritualità è stato condotto da don Enrico Parolari di Milano e da mons. Cesare Polvara di Brescia

Con la partecipazione di una cinquantina di operatori pastorali, sacerdoti e laici, e con la presenza del vescovo Antonio e del vicario episcopale don Gianpaolo Maccagni, si è tenuto a inizio gennaio presso il Centro di Spiritualità del Santuario di Caravaggio il mini corso di aggiornamento proposto dalla Diocesi sul tema “Come costruire la Chiesa dell’Amoris Laetitia”. Continua a leggere »

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In piazza a Cremona la preghiera per i cristiani perseguitati in Medio Oriente

L'iniziativa, in comunione con altre città d'Italia, si è svolta la sera del 20 gennaio in piazza Cittanova ed è stata promossa dal locale Comitato Nazarat

Venerdì 20 gennaio, alle ore 21, in piazza Cittanova, a Cremona, in comunione con altre piazze d’Italia e con diversi monasteri di clausura che hanno aderito all’iniziativa promossa dal Comitato “Nazarat”, è stato recitato il Rosario a sostegno dei cristiani perseguitati in Medio Oriente. Il termine arabo “nazarat” indica il cristiano, il “nazareno”.

La sua lettera iniziale, “nun”, è stata dipinta dagli invasori del Califfato sulle porte o sui muri delle case dei cristiani di Siria e Iraq: un marchio spregiativo che ha sistematicamente aperto la strada a ogni sorta di persecuzione. Essa è così divenuta simbolo distintivo dell’identità cristiana che tenta, malgrado mille difficoltà e molti martiri, di resistere e di rimanere in vita, anche per il bene stesso delle società siriana e irachena.
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Precisamente per riaffermare la rilevanza civica della presenza cristiana nelle società, non escluse quelle occidentali, il neo costituito Comitato Nazarat-sezione di Cremona, ha simbolicamente scelto, quale luogo della sua prima convocazione denominata “Appello all’umano”, non una chiesa ma uno spazio pubblico cittadino significativo, l’ambito di quella “città nova” nella quale sorse la presenza spirituale e civile di sant’Omobono.

L’iniziativa cadeva anche in concomitanza con la recente pubblicazione del rapporto 2017 dell’agenzia Open Doors contenente l’analisi del grado della libertà religiosa dei cristiani nel mondo e la lista dei primi 50 paesi dove essi vengono maggiormente perseguitati. Tra i 650 milioni di cristiani ivi presenti, il 30% (cioè 215 milioni) soffre una persecuzione che va da alta a estrema. Il primo paese risulta essere la Corea del Nord, seguito da Somalia, Afghanistan, Pakistan, Sudan, Siria, Iraq, Iran Yemen ed Eritrea. E l’oppressione islamica, con la violenta sfaccettatura dell’estremismo, permane la fonte di persecuzione anticristiana dominante: Medio Oriente, Nord Africa e Africa Sub-Sahariana sono le regioni dove tale persecuzione si registra maggiore. Nel periodo di riferimento della World Watch List 2017, sono stati registrati 1.207 cristiani uccisi per motivi legati alla fede e 1.329 chiese attaccate.

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I quasi cento convenuti – appartenenti a movimenti ecclesiali e a parrocchie anche fuori città, insieme ad alcuni sacerdoti e ai seminaristi, accompagnati dal rettore don Marco D’Agostino – dopo aver ascoltato la sintesi del rapporto di Open Doors, hanno pregato i cinque misteri dolorosi secondo queste intenzioni: per la libertà dei cristiani nel loro rapporto intimo con la propria fede, all’interno dei loro spazi e dei luoghi privati; per la libertà di fede dei cristiani nella vita all’interno della famiglia; per la libertà dei cristiani nella vita pubblica e civile; per la libertà dei cristiani nella vita nazionale; per la libertà dei cristiani nella vita religiosa comunitaria e nelle pubbliche espressioni di fede da parte delle intere comunità cristiane.

Il prossimo incontro sarà il 20 febbraio.

Maurizio Cariani

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