C’è un’esperienza comune a tanti, che molti vivono soprattutto durante l’estate: il viaggio. Un luogo, forse un tempo, che ha forti legami con la realtà umana, sia che lo si intenda in senso metaforico, sia che si guardi ad esso da un punto di vista più concreto e pratico. A livello semplicistico, si tratta di uno spostamento da un punto ad un altro. Normalmente, finalizzato al raggiungimento di una meta. Eppure, pare esserci un oltre. Nella puntata di questa settimana del talk diocesano Chiesa di Casa don Matteo Bottesini, incaricato diocesano del Segretariato pellegrinaggi, ha sottolineato come «ogni viaggio è innanzitutto un’esperienza interiore. Poi, nel caso di un pellegrinaggio, si concretizza in un cammino condiviso con una comunità, con il fine di vivere una particolare situazione a livello spirituale e di fede».
C’è dunque uno spostamento di focus: viaggio, nella sua essenza, non ha significato solo alla luce del punto di arrivo, ma acquisisce valore come occasione di crescita.
«Questa vale anche e soprattutto – ha spiegato Tiziano Guarneri, presidente della Sottosezione cremonese dell’Unitalsi – per i nostri pellegrinaggi. Ciò che muove gli ammalati, le persone fragili e i loro accompagnatori a mettersi in cammino è solitamente il desiderio di vivere o riscoprire un certo percorso di fede. In modo analogo per i volontari la motivazione viene spesso dalla volontà di concretizzare il carisma della carità che, per un credente, ha un valore particolare e fondamentale».
Quella del viaggio, o del cammino, non è però una dinamica che si limita alla sola sfera religiosa, intesa in senso stretto. C’è una dimensione di intimità e profondità che può essere esperita e colta a trecentosessanta gradi. A testimoniarlo sono state le parole di Paolo Loda, giornalista cremonese. «Affrontando il Cammino di Santiago si vive la possibilità di riconnettersi alla propria interiorità. La lontananza dalla frenesia del quotidiano aiuta, così come gli incontri e le relazioni che si costruiscono. Sono convinto, infatti, che nulla di quello che accade durante il Cammino sia casuale, ma che ci capiti non ciò che desideriamo, bensì ciò di cui abbiamo bisogno. E in questo viaggio possiamo davvero riscoprirci in modo serio e radicato».
Il sentiero tracciato dagli ospiti di Chiesa di Casa sembra chiaro: quella del viaggio è un’esperienza umana forte e significativa, che tocca il soggetto nella sua essenza e specificità.
«Oggi c’è un grande desiderio e una notevole ricerca del “cammino” – ha concluso con Bottesini – anche da parte dei giovani. Questo dice di una sete di ricerca, di un bisogno di staccare per superare qualche difficoltà o per cercare risposte alle proprie domande più profonde. Il fatto di viaggiare, poi, spesso spinge ad incontrare la propria dimensione spirituale e questo, tante volte, si intreccia con il cammino di fede di ciascuno o dell’intera comunità».