Chiesa di casa, puntata in rosa per la festa della donna

Ospiti in studio Elena Guerreschi (Aida), Nicoletta D'Oria Colonna (Casa di Nostra Signora) e suor Paola Rizzi (Adoratrici)

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Auguri e mimose sono tradizionalmente i segni caratteristici della giornata internazionale della donna. Gesti semplici, che vogliono celebrare una festa, ma che non devono diventare superficiali o scontati. Per questo motivo, nella nuova puntata di Chiesa di Casa, il talk di approfondimento della diocesi di Cremona,  l’accento è stato posto proprio sulla persona in quanto tale, più che sulle celebrazioni che, ogni anno, l’8 marzo porta con sé.

Per suor Paola Rizzi, delle Adoratrici del Santissimo Sacramento di Rivolta d’Adda, «è necessario ricordare che ciascuno deve cercare di essere al meglio di sé. I concetti di parità e uguaglianza sono forse il minimo sindacale, ma finché giochiamo al minimo non riusciamo a fare quel salto che ci è chiesto dal Vangelo e dall’umanità. Ogni persona è chiamata a esprimere la propria identità, che è unicità. L’appiattimento, invece, diventa già una prima forma di violenza, perché impedisce di far emergere la propria specificità».

Il discorso si è dunque sviluppato in modo non generalista, provando ad affrontare anche le questioni più spinose in modo serio e approfondito. Un’attenzione particolare è stata posta sulle relazioni, spesso faticose, che tante donne sono costrette a vivere. L’avvocato Elena Guerreschi, presidente di Aida, associazione attiva sul territorio nella lotta alla violenza sulle donne, ha ribadito che «è necessario prendere consapevolezza che ci sono rapporti che non possono guarire. Troppo spesso siamo stati abituati a pensare, o a dire, che bastano alcuni semplici atteggiamenti per riabilitare una relazione malata. Non è così. E non c’è ragione per cui una persona, una donna, debba subire determinati trattamenti». Proprio in queste situazioni, però, possono nascere germogli di speranza. «Il confronto con un’amica, la mano tesa di un parente, o di un volontario, possono diventare occasione per costruire nuove relazioni, questa volta virtuose, e provare a uscire da quel buio che, troppo spesso, diventa totale».

Ed è questa l’esperienza di Casa di Nostra Signora, la struttura della Caritas diocesana che a Cremona accoglie e accompagna donne che vivono situazioni di particolare fragilità. «Per le persone che incontriamo – ha raccontato Nicoletta D’Oria Colonna, coordinatrice della struttura – l’incontro con una persona di cui potersi fidare è fondamentale. È richiesta una certa delicatezza e cura nei rapporti, affinché possa iniziare un vero percorso di riabilitazione. Le donne che arrivano da noi sono passate, o vivono, una situazione di buio. Da essa cerchiamo di partire per costruire qualcosa di nuovo, per riaccendere una luce sul domani».

La luce e lo sguardo sul domani sono allora le parole chiave emerse dal confronto tra le ospiti di Chiesa di Casa. «Mi piace pensare – ha concluso suor Paola Rizzi – che, a caratterizzare le donne, sia quella tenerezza che le rende capaci di essere attente ai piccoli germogli di vita, dare alla luce. Educhiamoci, ed educhiamo i nostri ragazzi, a saper riconoscere il bello che c’è nelle persone che si trovano di fronte. Credo sia questa la vera sfida».

Andrea Bassani
TeleRadio Cremona Cittanova
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