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Silenzio e preghiera: la visita di Papa Francesco ad Auschwitz e Birkenau

“Signore, abbi pietà del tuo popolo! Signore perdono per tanta crudeltà!” le sole parole del Papa, scritte in spagnolo sul libro dei visitatori del campo di concentramento

Silenzio e preghiera. È il modo scelto da Papa Francesco per la visita al campo di concentramento di Auschwitz e al campo di sterminio di Birkenau la mattina di venerdì 29 luglio nell’ambito delle celebrazioni della Gmg di Cracovia. Come i suoi predecessori, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, Francesco ha voluto far tappa nel luogo assunto a simbolo del male contro l’umanità, varcando da solo la soglia d’ingresso di Auschwitz e oltrepassando il tristemente noto cancello sormontato dalla scritta “Arbeit macht frei”, “il lavoro rende liberi”. Continue reading »

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Protagonisti nel servizio: l’invito del Papa ai giovani alla Via Crucis

Al parco Jordan di Blonia presenti anche i 480 cremonesi alla Gmg insieme al vescovo Napolioni; altri si aggiungeranno solo per il week-end al Campus Misericordiae

La Via della croce come via di speranza e futuro, da percorrere con fede e generosità, donando se stessi come Cristo. È questo il messaggio lasciato da Papa Francesco agli 800 mila giovani di tutto il mondo che nel pomeriggio di venerdì 29 luglio hanno preso parte alla Via Crucis nel parco di Blonia, a Cracovia. Tra loro anche i 480 cremonesi che hanno aderito alla proposta di pellegrinaggio della Federazione Oratori Cremonesi guidato dal vescovo Antonio Napolioni. Continue reading »

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Gmg: a Blonia il primo abbraccio ufficiale dei giovani a Papa Francesco

Per molti cremonesi il 28 luglio pomeriggio a Cracovia: alcuni erano presenti nel Parco Jordan per la cerimonia di accoglienza

“Vuoi una vita piena? Comincia a lasciarti commuovere”. Non ha usato giri di parole Papa Francesco che, nel pomeriggio di giovedì 28 luglio, ai giovani radunati a Blonia, ha parlato con semplicità e chiarezza, in un dialogo continuo con loro. Anche diversi cremonesi hanno preso parte alla cerimonia di accoglienza nel Parco Jordan di Błonia, a Cracovia.

Dopo la catechesi mattutina, infatti, i 480 cremonesi in Polonia per la Gmg hanno lasciato il villaggio di Wola per recarsi in alcune località del circondario per momenti culturali e di spiritualità. La maggior parte, comunque, ha scelto come meta Cracovia, anche grazie alle tante opportunità offerte dal Festival della Gioventù che, attraverso concerti, rappresentazioni teatrali, spettacoli di danza e altri eventi culturali, intende aiutare i giovani a individuare il modo migliore per realizzare la propria vocazione.

I ragazzi cremonesi, per lo più divisi secondo i gruppi parrocchiali, hanno visitato diverse chiese del centro città, in particolare la basilica di Santa Maria Assunta dove san Giovanni Paolo II esercitò il ministero di predicatore e confessore negli anni di Cracovia. Proprio qui qualche sacerdote cremonese si è messo a disposizione per il sacramento della riconciliazione nei confronti dei tanti pellegrini, italiani compresi per l’appunto, che sono passati da questo luogo.

Non sono mancate neppure altre mete, come il santuario di Kalwaria con le miniere di sale. Peccato per la pioggia e il traffico intenso, che hanno creato qualche disagio, costringendo anche a qualche cambio di programma.

Le prime foto del pomeriggio dei cremonesi a Cracovia e non solo

 

La cerimonia di accoglienza

Tra le mete scelte dai cremonesi c’è stato naturalmente anche il Parco Jordan di Błonia dove dalle 17.30 si è svolta la cerimonia di accoglienza con Papa Francesco, che qui è giunto a bordo di un tram cittadino dopo aver ricevuto dal sindaco di Cracovia, Jacek Majchrowski, le chiavi della città come segno di benvenuto.

Il tragitto che ha portato il Santo Padre al primo incontro ufficiale con i giovani della Gmg è stato un’esplosione di affetto. Il tram ha percorso il tragitto a passo d’uomo proprio per permettere ai giovani pellegrini di poter salutare il Papa, che ha risposto con grande gioia alle acclamazioni dei ragazzi che da ogni dove sono accorsi per questo speciale incontro.

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Francesco, è sembrato particolarmente a suo agio sul tram, frutto anche dell’abitudine che aveva di girare con i mezzi pubblici quando era arcivescovo di Buenos Aires.

Al suo arrivo ha salutato e benedetto alcuni malati ed ha proseguito l’entrata verso il palco sulla papamobile.

Durante il tragitto Papa Francesco ha più volte chiesto di fermarsi per ricevere in braccio i bimbi che gli venivano porti e ai quali ha dato teneri baci sulla testa Il percorso è stato un tripudio di bandiere, di canti, di colori, mentre suonava in tutto il parco una speciale musica di benvenuto intitolata “Tango Francesco”.

Tutto attorno i k-way e gli ombrelli colorati, le mani intrecciate e i sorrisi dei ragazzi nonostante la pioggia caduta copiosamente.

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A introdurre la cerimonia il saluto dell’arcivescovo di Cracovia, il card. Stanislaw Dziwicz. “Siamo molti, moltissimi, giovani e meno giovani – ha esordito l’ex segretario di Papa Wojtyla –. Tutti siamo giovani nello spirito, perché il Vangelo, di cui viviamo, è sempre giovane, sempre attuale, e parla alla mente e al cuore di ogni generazione”.

“Grazie a nome di tutti i giovani”, ha detto il porporato, ricordando come “da due giorni è in svolgimento nella nostra città la grande festa della fede. Giovani, provenienti da tutto il mondo, condividono l’esperienza della fede e si rallegrano di appartenere alla Chiesa, la grande comunità del Signore crocifisso e risorto. Tutto questo avviene in un luogo particolarmente legato a colui che ha dato inizio alle Giornate mondiali della gioventù, san Giovanni Paolo II e, anche, nella città che chiamiamo capitale spirituale della Divina Misericordia a motivo di suor Faustina”.

E ha proseguito: “Oggi salutiamo cordialmente il Pietro dei nostri tempi tra i partecipanti alla Giornata mondiale della gioventù”.:”Viviamo in un mondo non facile, sconfitto da conflitti e violenze. Vogliano essere persone di pace. Vogliamo essere testimoni della misericordia di Dio. Vogliamo essere misericordiosi come il Padre. Vogliamo costruire con Gesù un mondo più umano e solidale”.

“Cari giovani, buon pomeriggio. Finalmente ci incontriamo!”. Queste le prime parola di Papa Francesco ai 700mila radunati nel Parco Blonia per l’ingresso ufficiale nella sua seconda Giornata mondiale della gioventù, dopo quella di Rio de Janeiro di tre anni fa.

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“In questa sua terra natale, vorrei ringraziare specialmente san Giovanni Paolo II, che ha sognato e ha dato impulso a questi incontri”, il tributo di Papa Francesco al suo predecessore, che ha ideato 30 anni fa la Gmg e ne ha celebrata una anche a Czestochowa (dove Papa Francesco stamattina ha celebrato l’Eucaristia: leggi tutto). “Dal cielo egli ci accompagna nel vedere tanti giovani appartenenti a popoli, culture, lingue così diverse con un solo motivo: celebrare che Gesù è vivo in mezzo a noi”, ha assicurato: “E dire che è Vivo, è voler rinnovare il nostro desiderio di seguirlo, il nostro desiderio di vivere con passione la sequela”. “Quale occasione migliore per rinnovare l’amicizia con Gesù che rafforzare l’amicizia tra di voi! Quale modo migliore per rafforzare la nostra amicizia con Gesù che condividerla con gli altri!”, le parole dedicate al senso della festa: “Quale modo migliore per sperimentare la gioia del Vangelo che voler ‘contagiare’ la sua Buona Notizia in tante situazioni dolorose e difficili!”.

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“Cari giovani, in questi giorni la Polonia si veste a festa; in questi giorni la Polonia vuole essere il volto sempre giovane della Misericordia”. È molto più che uno slogan, quello che il Papa ha consegnato fin dall’inizio ai giovani dal Parco Blonia di Cracovia. “Da questa terra con voi e anche uniti a tanti giovani che oggi non possono essere qui, ma che ci accompagnano attraverso i vari mezzi di comunicazione, tutti insieme faremo di questa giornata una vera festa giubilare”, la promessa di Francesco, che ha ricordato: “Gesù è Colui che ci ha convocati a questa trentunesima Giornata mondiale della gioventù; è Gesù che ci dice: ‘Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia’ Beati sono coloro che sanno perdonare, che sanno avere un cuore compassionevole, che sanno dare il meglio di sé agli altri”.

“Nei miei anni vissuti da Vescovo ho imparato una cosa – ha confessato il Papa –: non c’è niente di più bello che contemplare i desideri, l’impegno, la passione e l’energia con cui tanti giovani vivono la vita”. E ha continuato: “Quando Gesù tocca il cuore di un giovane, di una giovane, questi sono capaci di azioni veramente grandiose”. “È stimolante, sentirli condividere i loro sogni, le loro domande e il loro desiderio di opporsi a tutti coloro che dicono che le cose non possono cambiare. È un dono del cielo poter vedere molti di voi che, con i vostri interrogativi, cercate di fare in modo che le cose siano diverse. È bello, e mi conforta il cuore, vedervi così esuberanti”. “La Chiesa oggi vi guarda, il mondo oggi vi guarda, e vuole imparare da voi, per rinnovare la sua fiducia nella Misericordia del Padre che ha il volto sempre giovane e non smette di invitarci a far parte del suo Regno”, ha garantito il Papa. A braccio, Francesco ha stigmatizzato l’atteggiamento dei “quietisti”, quelli che non voglio cambiare niente. “Le cose si possono cambiare?”, ha chiesto ancora a braccio alla folla. “Sì!”, la risposta dei giovani.

“Conoscendo la passione che voi mettete nella missione, oso ripetere: la misericordia ha sempre il volto giovane”. “Perché un cuore misericordioso – ha spiegato Francesco – ha il coraggio di lasciare le comodità; un cuore misericordioso sa andare incontro agli altri, riesce ad abbracciare tutti. Un cuore misericordioso sa essere un rifugio per chi non ha mai avuto una casa o l’ha perduta, sa creare un ambiente di casa e di famiglia per chi ha dovuto emigrare, è capace di tenerezza e di compassione. Un cuore misericordioso sa condividere il pane con chi ha fame, un cuore misericordioso si apre per ricevere il profugo e il migrante. Dire misericordia insieme a voi è dire opportunità, è dire domani, impegno, fiducia, apertura, ospitalità, compassione, sogni”. “Ma voi siete capaci di sognare?”, ha chiesto il Papa a braccio: “Quando il cuore è aperto, è capace di sognare, c’è posto per la misericordia, c’è posto per accarezzare, per mettersi accanto a quelli che non hanno il pane o che non hanno il necessario, o la fede”. “Diciamo insieme questa parola: misericordia!”, l’invito di Francesco ai giovani: “Perché il mondo senta”.

“Mi addolora – ha poi affermato il Papa – incontrare giovani che sembrano pensionati prima del tempo. Mi preoccupa vedere giovani che hanno gettato la spugna prima di iniziare la partita. Che si sono arresi senza aver cominciato a giocare. Che camminano con la faccia triste, come se la loro vita non avesse valore. Sono giovani essenzialmente annoiati… e noiosi”. “È difficile, e nello stesso tempo ci interpella, vedere giovani che lasciano la vita alla ricerca della ‘vertigine’, o di quella sensazione di sentirsi vivi per vie scure che poi finiscono per ‘pagare’… e pagare caro”, la sfida di Francesco: “Fa pensare quando vedi giovani che perdono gli anni belli della loro vita e le loro energie correndo dietro a venditori di false illusioni – nella mia terra natale diremmo ‘venditori di fumo’ – che vi rubano il meglio di voi stessi”.

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“Per questo, cari amici, – ha proseguito il Papa – ci siamo riuniti per aiutarci a vicenda, perché non vogliamo lasciarci rubare il meglio di noi stessi, non vogliamo permettere che ci rubino le energie, la gioia, i sogni con false illusioni”. “Volete per la vostra vita quella ‘vertigine’ alienante o volete sentire la forza che vi faccia sentire vivi, pieni? Vertigine alienante o forza della grazia? Per essere pieni, per avere una forza rinnovata, c’è una risposta; non è una cosa, non è un oggetto, è una persona ed è viva, si chiama Gesù Cristo”. E qui una consapevolezza: Gesù Cristo si lo si può comprare nei negozi: “È un dono, un regalo del Padre”.

“Vuoi una vita piena? Comincia a lasciarti commuovere!”, ha quindi affermato con forza il Pontefice. “Perché la felicità germoglia e sboccia nella misericordia: questa è la sua risposta, questo è il suo invito, la sua sfida, la sua avventura: la misericordia. La misericordia ha sempre un volto giovane; come quello di Maria di Betania, seduta ai piedi di Gesù come discepola, che ama ascoltarlo perché sa che lì c’è la pace. Come il volto di Maria di Nazareth, lanciata con il suo “sì” nell’avventura della misericordia, e che sarà chiamata beata per tutte le generazioni, chiamata da tutti noi “la Madre della Misericordia”.

“Allora tutti insieme, ora chiediamo al Signore: lanciaci nell’avventura della misericordia!”, ha esclamato Francesco: “Lanciaci nell’avventura di costruire ponti e abbattere muri (recinti e reti); lanciaci nell’avventura di soccorrere il povero, chi si sente solo e abbandonato, chi non trova più un senso per la sua vita. Spingici, come Maria di Betania, all’ascolto di coloro che non comprendiamo, di quelli che vengono da altre culture, altri popoli, anche di quelli che temiamo perché crediamo che possono farci del male. Fa’ che volgiamo il nostro sguardo, come Maria di Nazareth con Elisabetta, ai nostri anziani per imparare dalla loro saggezza”.

“Voi parlate con i vostri nonni?”, ha aggiunto il Papa a braccio: “Cercate i vostri nonni, loro hanno la saggezza della vita”. Poi la preghiera finale: “Mandaci a condividere il tuo Amore Misericordioso. Vogliamo accoglierti in questa Giornata mondiale della gioventù, vogliamo affermare che la vita è piena quando la si vive a partire dalla misericordia, che questa è la parte migliore, e che mai ci sarà tolta”.

Il testo integrale dell’intervento del Papa

 

Il secondo saluto dalla finestra

Per la seconda sera consecutiva la finestra dell’Arcivescovado di Cracovia che si affaccia su via Fraciskanska è tornata ad aprirsi, e vi si è affacciato il successore di Pietro. Lo attendeva uno stuolo di giovani coppie di fidanzati e di sposi. A loro si è rivolto, parlando in spagnolo, e riconoscendo il loro coraggio, perché “non è facile formare una famiglia, impegnare la vita per sempre. Occorre avere coraggio ed io mi complimento con voi perché ne avete”. “Come fare – ha proseguito – ad andare avanti superando le difficoltà? Suggerisco che ognuno metta in pratica sempre questi tre atteggiamenti, tre parole che possono aiutarvi a vivere la vita matrimoniale nonostante le difficoltà: permesso, grazie, perdono”.

Poi Francesco si è soffermato, come già aveva fatto in altre occasioni, su ciascuna delle tre. “Permesso: mai andare avanti per conto proprio, sempre chiedere permesso. “Grazie: quante volte il marito deve ringraziare la moglie? E quante volte la moglie deve dir grazie al marito? Ringraziarsi reciprocamente, perché il sacramento del matrimonio lo conferiscono gli sposi l’uno all’altro”. “Da ultimo – ha concluso – una parola molto difficile da pronunciare: nel matrimonio sempre si commettono errori ed occorre saper chiedere scusa, perché fa bene. Nessuna giornata si concluda senza fare la pace: non servono discorsi; basta un gesto e tutto si risolve”.

Ricordando di nuovo queste tre parole, Francesco le ha fatte più volte ripetere a tutti, prima di chiedere per tutte le famiglie e anche per sé un ricordo nella preghiera.

Il testo integrale del saluto del Papa

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Pellegrinaggio Unitalsi a Lourdes: oltre cento i cremonesi

Dal 31 luglio al 5 agosto quasi 700 lombardi in preghiera nel grande santuario francese che tra l'altro è chiesa giubilare

«Siate misericordiosi come il Padre». Il versetto 36 del capitolo sesto del Vangelo di Luca sarà il tema del tradizionale pellegrinaggio estivo dell’Unitalsi Lombarda al santuario mariano di Lourdes. La benemerita associazione, guidata dall’infaticabile comasco Vittore De Carli, anche quest’anno porterà, dal 31 luglio al 5 agosto, decine di ammalati ai piedi della grotta di Massabielle per un’esperienza indimenticabile di fede e di amicizia: in tutto i lombardi saranno quasi 700 (132 barellieri, 159 dame, 13 medici, 15 sacerdoti, 100 ammalati e 278 pellegrini). I volontari alla prima esperienza sono 55, mentre 82 partecipanti sono al di sotto dei 35 anni.

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La prima catechesi del gruppo cremonese guidata dal vescovo di Macerata mons. Nazzareno Marconi

Insieme ai coetanei della Diocesi di Crema, i giovani hanno riflettuto sul tema della misericordia entrando nella concretezza delle azioni quotidiane. Poi la Messa presieduta dal vescovo di Senigallia, il cremasco mons. Francesco Manenti

Cinquanta chiese, a Cracovia e nei dintorni. Cinquanta vescovi e altrettanti grandi gruppi di ragazzi in dialogo con loro. Cambia lo stile delle catechesi, uno degli appuntamenti più importanti nel programma delle giornate Gmg: niente testi scritti, niente impostazione frontale, ma domande e risposte. Il gruppo cremonese si è radunato nella mattinata di giovedì 28 luglio per il primo appuntamento presso la parrocchia di Wola Batorska insieme a mons. Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata. Continue reading »

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Gmg, incontro degli italiani nel ricordo dei santi Giovanni Paolo II e Faustina Kowalska

Nel primo pomeriggio il pellegrinaggio giubilare guidato dal vescovo Napolioni con passaggio dalla Porta Santa. Dopo la Messa presieduta dal card. Bagnasco, una serata di grande spettacolo

In mattinata la visita di Cracovia, nel pomeriggio il pellegrinaggio giubilare al Santuario della Divina Misericordia di Łagiewniki con l’attraversamento della Porta Santa, seguito dalla Messa con tutti gli italiani presenti alla Gmg, per i quali la serata è poi proseguita con la Festa degli Italiani. Così la giornata di mercoledì 27 luglio per i 480 cremonesi in Polonia per la Gmg. Continue reading »

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L’omaggio di Papa Francesco al Santuario di Jasna Gora

Nella mattinata di giovedì 28 luglio ha celebrato a Czestochowa la Messa in occasione del 1050° anniversario del battesimo della Polonia

Acclamato da centinaia di migliaia di giovani, nella mattinata di giovedì 28 luglio Papa Francesco si è recato in vista al Santuario di Jasna Gora, a Czestochowa, per celebrare la Messa in occasione del 1050° anniversario del battesimo della Polonia. Presenti i vescovi polacchi e molte autorità, tra cui il presidente Andrzej Duda e sua moglie. Continue reading »

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MONS. PEREGO ARCIVESCOVO
L’ordinazione e
gli eventi in diocesi

L’ingresso a Ferrara

 

Foto, video e cronaca dell’ordinazione episcopale

 

L’annuncio della nomina

 

Eventi dopo l’ordinazione:

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LINEE PASTORALI
2016/2017
Materiali e documenti
da scaricare

Materiali da scaricare:

 

“Da un inizio a un nuovo inizio”, lettera pastorale sull’Iniziazione cristiana

 

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Gmg, la festa degli italiani con il Papa in collegamento video

Grandissimo l'entusiasmo dei 90.000 ragazzi del nostro paese che hanno cantato con i Nomani, Renzo Arbore e il rapper Moreno. Suggestivo il collegamento video con Papa Francesco che ha risposto a tre domande

Al termine della Messa presieduta dal card. Bagnasco (clicca qui per il resoconto) i gruppi si sono nuovamente spostati presso la basilica San Giovanni Paolo II per la cena e la tradizionale Festa degli Italiani. Un momento che, come consuetudine, riunisce tutti i pellegrini delle diocesi italiane, dei movimenti, delle associazioni e congregazioni religiose giunti in Polonia per la GMG, ma anche quelli che vivono a Cracovia e dintorni.

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Lo spettacolo (trasmesso in diretta su Tv2000) condotto da Lodovica Comello e Giuseppe Pinetti, ha visto la presenza degli acrobati del Cirko Vertigo, dei Nomadi, di Renzo Arbore e L’Orchestra Italiana, di Simona Molinari. Un crescendo di musica e ritmo con sul palco grandi artisti del calibro di Valerio Jovine, Moreno e il dj Vincenzo Molino.

 

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CG16945 “Come possiamo tornare alla normalità, tornare ad essere felici su quei treni che sono la nostra casa?”. È la prima delle tre domande che hanno posto tre ragazzi al Papa, intervenuto in diretta video dall’episcopio di Cracovia, alle 20.50 circa. Il riferimento della domanda era l’incidente ferroviario avvenuto di recente in Puglia. “Quello che è successo a te è una ferita”, la risposta di Francesco, che ha parlato interamente a braccio: “Alcuni sono stati feriti nell’incidente nel corpo e tu sei stata ferita nel tuo animo, nel tuo corpo, nel tuo cuore, e la ferita si chiama paura. E quando tu senti questo, senti la ferita di uno choc. Tu hai subito uno choc che non ti lascia star bene, ti fa male, ma questo choc ti dà anche l’opportunità di superare te stessa, di andare oltre, e – come sempre nella vita succede quando noi siamo stati feriti – rimangono i lividi o le cicatrici, e la vita è piena di cicatrici, la vita è piena di cicatrici!”. “Sempre avrai il ricordo di quelli che non ci sono più, perché sono mancati nell’incidente – ha proseguito il Papa rivolgendosi alla ragazza – e tu dovrai ogni giorno che prendi il treno sentire la traccia di questa ferita, di quella cicatrice, di quello che ti fa soffrire. Tu sei giovane, ma la vita è piena di questo”. “La saggezza umana, imparare ad essere donna saggia è questo”, ha spiegato Francesco: “Portare avanti le cose belle e le cose brutte della vita. Ci sono cose che sono bellissime, ma anche succede il contrario”. “Quanti giovani come voi non sono capaci di portare avanti la vita con la gioia, le cose belle e preferiscono lasciarsi stare, cadere sotto il dominio della droga e lasciarsi vincere dalla vita. La partita è così: o ti vince, o vinci tu la vita”. “Fallo con coraggio e con dolore, e quando c’è la gioia fallo con gioia, che ti salva da una malattia brutta: diventare nevrotica”, il consiglio del Papa.

“Come faccio a perdonare queste persone, per tutto quello che mi hanno fatto?”. A parlare è una ragazza rumena, in passato vittima di episodi di bullismo. “Parli di un problema molto comune fra i bambini, e non solo tra i bambini: la crudeltà”, ha esordito Francesco, ricordando che “anche i bambini sono crudeli, qualche volta e hanno quella capacità di ferirti nel cuore, di ferirti la dignità, la nazionalità come nel tuo caso”. Per il Papa, “la crudeltà è un atteggiamento umano che è alla base di tutte le guerre, di tutto: la crudeltà che non lascia crescere l’altro, che uccide l’altro, che uccide anche il buon nome di un’altra persona”. “Quando una persona chiacchiera contro l’altro, questo distrugge: le chiacchiere sono un terrorismo, è il terrorismo delle chiacchiere”, ha ribadito il Papa, “la crudeltà della lingua è come buttare una bomba, è terrorismo”. “Come si vince?”, ha chiesto il Papa: “Tu hai scelto la strada giusta: il silenzio, la pazienza e quella parola tanto bella: perdono”. “Perdonare non è facile”, ha ammesso Francesco: “Uno può dire io perdono ma non mi dimentico, e tu sempre porterai con te questo terrorismo delle parole brutte, che feriscono, e che cercano di portarti via dalla comunità”. “C’è una parola in italiano che non conoscevo”, ha rivelato il Papa: “Extracomunitari: si dice di persone di altri Paesi che vengono a vivere con noi. Proprio questa crudeltà fa sì che tu che sei di un altro Paese diventi un extracomunitario, ti portano via dalla comunità, non ti accolgono: è una cosa con cui dobbiamo lottare tanto. Lottare contro questo terrorismo della lingua, delle chiacchiere, degli insulti, del cacciare via la gente e dire cose che fanno male al cuore”. “Si può perdonare totalmente”, ha garantito il Papa: “È una grazia che dobbiamo chiedere al Signore, noi per noi stessi non possiamo: è una grazia che ti dà il Signore di perdonare il nemico, quello che ti ha ferito, che ti ha fatto del male”. “Lasciare nelle mani la saggezza del perdono, che è una grazia, ma noi fare tutto, del nostro, per perdonare”, il consiglio di Francesco, secondo il quale “c’è un altro atteggiamento” da adottare: “L’atteggiamento della mitezza, stare zitti, trattare bene gli altri, non rispondere con un’altra cosa brutta, come Gesù, che era mite di cuore. Viviamo in un mondo dove a un insulto rispondi con un altro, ci manca la mitezza. Chiedere la grazia della mitezza, la mitezza di cuore, che apre la strada al perdono”.

“Come facciamo noi giovani a vivere e a diffondere la pace in questo mondo che è pieno di odio?”. A interpellare il Papa con la terza e ultima domanda sono stati tre giovani di Verona, accompagnati da un sacerdote, che erano a Monaco nei giorni dell’attentato, sulla strada della Gmg, è stato consigliato loro di tornare a casa e così hanno fatto. Successivamente è stata offerta loro l’opportunità di partecipare al grande appuntamento di Cracovia. “Tu hai detto due parole chiave: pace e odio”, la risposta di Francesco: “La pace costruisce ponti, l’odio è il costruttore dei muri. Tu devi scegliere nella vita: o faccio ponti, o faccio muri. I muri dividono, crescono le divisioni e l’odio. I ponti invece uniscono: quando c’è il ponte, l’odio può andare via, perché io posso sentire l’altro, parlare con l’altro”. “Noi abbiamo nelle nostre possibilità, tutti i giorni, la capacità di fare un ponte umano”, l’incoraggiamento del Papa: “Quando stringi una mano a un umico, tu fai un ponte umano, quando colpisci un altro, costruisci il muro. L’odio cresce sempre con i muri”. “Delle volte succede che tu vuoi fare il ponte e ti lasciano con la mano tesa, dall’altra parte, non la prendono”. “Non dobbiamo subire le umiliazioni, ma sempre fare i ponti”, l’esortazione: “Tu sei stato fermato e tornato a casa, poi hai fatto una scommessa per il ponte e per tornare un’altra volta. Questo è l’atteggiamento: se c’è una difficoltà, torno indietro e vado avanti. Non lasciarci cadere per terra, sempre cercare il modo per fare ponti”. “Fate ponti voi, tutti, prendete le mani!”, l’invito alla folla radunata nella spianata davanti al Santuario della Misericordia: “Io voglio vedere tanti ponti umani. Questo è il programma di vita: fare ponti, ponti umani!”.

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Il testo dell’intervento del Papa alla festa degli italiani

 

Subito dopo i giovani italiani hanno seguito in diretta il saluto che Papa Francesco ha rivolto a tutti i giovani della Gmg dalla finestra del palazzo che per anni ospitò il card. Wojtyla.

“Adesso vorrei dirvi una cosa. Facciamo silenzio”. Sono circa le 21.15 quando Papa Francesco si affaccia per la prima volta dalla finestra dell’arcivescovado. E il suo pensiero, lo si capisce subito dopo, va a un giovane polacco: Maciej Ciesla, morto prematuramente poco prima di poter partecipare alla XXXI Gmg. “Aveva poco più di 22 anni”, inizia Francesco: “Aveva studiato disegno grafico e aveva lasciato il suo lavoro per essere volontario della Gmg. Infatti sono suoi tutti i disegni delle bandiere, le immagini dei santi patroni, che adornano la città, il kit del pellegrino. Proprio in questo lavoro ha ritrovato la sua fede. A novembre gli fu diagnosticato un cancro. I medici non hanno potuto fare niente, neppure con l’amputazione di una gamba. Lui voleva arrivare vivo alla nostra Gmg, aveva il posto prenotato nel tram in cui viaggerà il Papa, ma è morto il 2 luglio. La gente è molto toccata: lui ha fatto un grande bene a tutti”. “Adesso, tutti in silenzio, pensiamo a questo compagno di strada, che ha lavorato tanto per questa Gmg”, l’invito di Francesco: “E tutti noi, in silenzio, dal cuore, preghiamo: ognuno preghi dal profondo del cuore. Lui è presente tra noi”. “Adesso voi potete dire: questo Papa ci rovina la serata”, ha proseguito: “Ma è la verità, e noi dobbiamo abituarci alle cose buone e alle cose brutte. La vita è così, cari giovani! Ma c’è una cosa della quale non possiamo dubitare: la fede di questo ragazzo, di questo nostro amico, che ha lavorato tanto per questa Gmg e che ora è con Gesù! E questo è una grazia…”. “Un applauso al nostro compagno”, ha esortato Francesco: “Anche noi lo troveremo là un giorno. La vita è così, oggi siamo qui, domani siamo là: il problema è scegliere questa strada, come lui l’ha scelta, Ringraziamo il Signore perché ci dà giovani coraggiosi, che ci aiutano ad andare avanti nella vita”. “Non avete paura, non avete paura!”, l’esclamazione che ricorda uno dei motti di Giovanni Paolo II: “Domani ci rivedremo, voi fate il vostro dovere che è fare chiasso tutta la notte, far vedere la vostra gioia cristiana, la gioia che il Signore vi dà di essere una comunità che segue Gesù”. Poi la richiesta di pregare “tutti” la Madonna, “ognuno nella propria lingua”.

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Il testo del saluto di Papa Francesco

 

La festa si è chiusa con il passaggio dei due segni simbolo delle Gmg, la Croce di San Damiano e la Madonna di Loreto, consegnati ai giovani polacchi dalle mani dei loro coetanei italiani. Presente il card. Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e storico segretario di Giovanni Paolo II, e da mons. Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza Episcopale Polacca. Proprio il card. Dziwisz ha voluto ricordare papa Wojtyla invitando i giovani ad essere le Sentinelle del Mattino della Chiesa e anche a fare chiasso tutta la notte.

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Speciale Gmg col reportage del pellegrinaggio cremonese

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