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Gemellaggio terremoto/2. Tanti sacrifici pur di mantenere la propria dimensione familiare, le abitudini, l’intimità e non lasciare terra e animali

Martedì 15 novembre 2016 – Pian di Pieca

Ieri (lunedì 14 novembre) durante la cena c’è stata una scossa di terremoto: un gran boato e il resto della sera è trascorso raccontando questo fatto.

Questa mattina con le operatrici volontarie Lina, Luciana e Memetta ho fatto il giro delle famiglie di Cerreto una frazione di San Ginesio. La nebbia non ci faceva scorgere lontano, ma i monti sono già imbiancati. Fa freddo. Molte case a Cerreto sono inagibili. Ho saputo che ci sono interi paesi abbandonati. Anche oggi ci sono state due scosse. Le persone sono stressate da questo sciame sismico. È finita la “tremella”? Chiede una bimba dell’asilo.

Siamo state da una coppia che ha pecore e agnelli. E “le sode”, che sono le pecore gravide. La loro casa è inagibile, ma non la lasciano perché in giro ci sono i lupi e… i ladri. Hanno acquistato un container a caro prezzo, di tasca propria. Quasi tutti quelli che incontriamo non vogliono andare al “palazzetto” e preferiscono fare sacrifici ma mantenere la propria dimensione familiare, le abitudini, l’intimità. E poi, appunto, ci sono gli animali e la terra.

Secondo quanto richiesto dal direttore della Caritas, mons. Luigi Verolini, abbiamo approntato – e sperimentiamo – una sorta di “centro d’ascolto itinerante”. La questione ricorrente riguarda tempi e modalità per la ricostruzione.

La cena è stata piacevolissima a tavola con don Luigi, Felice, la maestra ed una famiglia con cui si è riso al racconto di aneddoti locali.

Abbiamo dato ai bambini alcuni regalini mandati da “amici” di Cremona. Uno di loro, otto anni, dorme in macchina con il papà: ha paura ad andare a casa.

Ho preparato sacchi a pelo per una famiglia e poi un piccolo lusso: una rapida doccia calda.

Nicoletta D’Oria Colonna
operatrice Caritas Cremonese

Photogallery del 15 novembre

Archivio dello speciale post-terremoto

 




Venerdì sera a Mozzanica l’ultimo incontro della Settimana della Carità guardando alle “opere segno” della Caritas

Ultimo appuntamento della Settimana della Carità la sera di venerdì 18 novembre sul tema “Come le opere segno interrogano le nostre comunità parrocchiali”. L’appuntamento è alle 20.45 all’oratorio di Mozzanica e non, come inizialmente previsto, al Santuario di Caravaggio. Intervengono Cristiano Beltrami (in foto), vicedirettore di Caritas Cremonese, e Mario Mantovani, psicologo di Casa della Speranza.

Dopo gli appuntamenti di riflessione e approfondimento iniziati a Cremona, guardando ai 100 anni delle Cucine Benefiche della S. Vincenzo, e proseguiti a S. Giovanni in Croce, riflettendo sui fenomeni migratori e l’accoglienza con mons. Giancarlo Perego, l’ultimo evento è nella parte più settentrionale della diocesi. L’obiettivo è chiaro: coinvolgere tutte le zone pastorali.

L’incontro del 18 novembre intende aiutare a far conoscere più da vicino l’impegno svolto dalla Chiesa cremonese attraverso la Caritas, spronando a un sempre maggior coinvolgimento delle comunità cristiane nell’azione caritativa diocesana, con azioni di sostegno e occasioni di volontariato.

Sotto la lente le otto “opere segno”, nate come forme di profezia e ora a pieno titolo nel sistema integrato dei servizi al territorio: nate per rispondere a un certo bisogno, il loro impegno non si esaurisce, però, con la sola risposta a questa necessità. Strutture anche molto differenti tra loro che, accanto a servizi specialistici, ne garantiscono anche altri a “bassa soglia”.

Tra le “opere segno” più conosciute c’è certamente la Casa dell’Accoglienza di Cremona, cui si affianca quella di Casalmaggiore. Luoghi di ospitalità per persone e nuclei familiari in stato di disagio abitativo, garantiscono servizi di pronta accoglienza e mensa. Le due case sono omologate per ospitare rispettivamente 100 e 25 persone, ma in questo periodo operano in deroga per far fronte anche alla presenza dei numerosi profughi e richiedenti asilo. Una dozzina gli operatori che operano nelle due strutture.

A Marzalengo, frazione di Castelverde, si trova la Comunità S. Francesco, per l’accoglienza di donne tossicodipendenti, anche con figli: 20 i posti a disposizione. Al lavoro una decina di operatori: diversi educatori insieme ad alcune suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Sempre guardando alle donne, in particolare quelle vittime di violenze, a S. Savino, nella periferia di Cremona, c’è la Comunità Giovanni Paolo II, un progetto di housing sociale per cinque nuclei, che possono contare sulla presenza di una famiglia di appoggio.

Non manca quindi l’attenzione ai minori, con due strutture entrambe di 12 posti: la Fattoria della carità, a Cortetano, per ragazzi, e la Comunità Lidia Pieresca, a Cremona, per ragazze. Entrambe le comunità possono contare su otto operatori ciascuna.

Sempre a Cremona, ultima arrivata, è Casa di Nostra Signora, in via Ettore Sacchi, presentata ufficialmente il 12 novembre scorso e che sarà attiva da fine anno guardando alle problematiche del mondo femminile con tre attenzione: abitare, lavorare ed educare. Vi presteranno servizio, insieme agli operatori Caritas, le religiose togolesi delle Suore di Nostra Signora di Nazareth.

Infine, ancora a Cremona, nel quartiere di Borgo Loreto, si trova la Casa della speranza: comunità alloggio per 12 malati di AIDS. A servizio della struttura l’alternanza di 15 operatori specializzati, cui si affiancano alcune religiose indiane: le Suore Catechiste di S. Anna.

Proprio alla fisionomia di questa casa guarderà, durante la serata di Mozzanica, il dott. Mario Mantovani, che si soffermerà in particolare sul progetto “La lucerna nella nebbia” di Caritas italiana, che mira a pensare alla Casa della Speranza non come realtà isolata, ma esperienza utile e che molto può fare in termini di formazione e prevenzione.

L’incontro promosso a Mozzanica a conclusione della Settimana della Carità, dunque, vuole aiutare a far conoscere questo variegato mondo di servizio, del quale quasi sempre si parla solo in riferimento a problematiche al centro del ciclone mediatico e che poi, una volta spenti i riflettori, viene completamente dimenticato. Eppure, quasi sempre lontano dal clamore mediatico, queste strutture continuano a svolgere il proprio importante servizio, a favore dell’interno territorio, con professionalità e carità, offrendo nello stesso tempo anche opportunità di servizio e indirizzo professionale per molti.

Il resoconto della Settimana della Carità 2016 




Gemellaggio terremoto/1. A Pian di Pieca attiva la base operativa di Caritas Cremonese

 

Lunedì 14 novembre – Partenza per Pian di Pieca

Ore 8.20 partenza da Cremona. Arrivo esattamente cinque ore dopo. Per strada pioggia e un po’ di traffico a Bologna. Avvicinandomi vedo il mare e gli alberghi in cui sono ospitate moltissime delle famiglie terremotate. Penso alla tristezza del mare d’inverno, aumentata dal disagio di essere lontani dalla propria casa, distrutta. Più tardi i volontari della Caritas locale mi racconteranno che sarebbe necessario ricompattare le comunità, far sentire la vicinanza a chi è andato via. Mi hanno anche raccontato di una signora che, in questa occasione, per la prima volta in 92 anni ha visto il mare.

Uscita Civitanova poi Strada Statale 77 fino a Belforte del Chienti, quindi si esce e si comincia una strada tortuosa tra colli di leopardiana memoria … bella e generosa qui la natura, anche in questa stagione! Tra attraversamenti improvvisi di scoiattoli e case collassate, arrivo a Pian di Pieca. Qui il camper di Caritas Cremonese è parcheggiato vicino alla chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Maria Assunta, struttura del Settecento (attualmente inagibile) con un bellissimo campanile del Duecento. A disposizione alcune lavatrici e asciugatrici donate dalla Parrocchia e dall’Avis di Castelverde.

Qui i pasti sono preparati da donne del luogo che, a titolo volontario, cucinano quanto viene procurato dalla Protezione civile e con qualche aggiunta di donazioni private. Vengono serviti circa 150 pasti al giorno. Colazione alle 7.30, poi chi può va al lavoro e i bimbi delle Elementari e delle Medie vanno a scuola. La scuola ha riaperto oggi (14 novembre, ndr), però si fanno i turni e qualcuno frequenta di pomeriggio. Ho avuto subito occasione di conoscere il signor Felice, capo-campo e assessore del Comune di San Ginesio. A pranzo pasta al sugo, tonno e insalata.

Giusto il tempo di prendere confidenza con il camper e poi è iniziata la riunione con don Luigi Verolini e i rappresentanti delle Caritas parrocchiali di questa Vicaria.

Appunti dalla riunione. Incontrare la gente per rilevare i bisogni reali. Ascoltare e non fare prediche. Stare in silenzio. Avere sensibilità per provocare le parole. Far sentire la vicinanza con amore cristiano. Prevenire la depressione. Trasmettere sia un messaggio umano che evangelico. Andare di casa in casa con i parroci. Contrastare il coro del lamento. Presentare i beni portati dal terremoto: ora la vita si condivide, solidarietà, riconciliazioni, purificazione del culto (adesso siamo fuori dalle chiese e preghiamo “in spirito e verità”, sono caduti muri ma… anche miti come quello della proprietà della casa).

Alla riunione sono intervenuti anche i Frati Minori – fra Moreno Portaluppi e il padre provinciale fra Ferdinando Campana – che hanno detto di aver molti e ingenti danni, soprattutto a San Liberato.

Questa Vicaria, una delle sei di questa Arcidiocesi, è composta da 13 parrocchie. In due paesi (Cessapalombo e Camporotondo) non c’è più un posto dove dire la Messa è stare insieme.  A Cessapalombo non c’è più neanche il parroco, don Lorenzo, che sta ad Alba Adriatica. Bisogna andare a trovare anche chi sta in albergo. La Chiesa non è fatta solo di Messa.

Ore 18.30 Rosario nel tendone e poi Messa.

A cena brodino, bastoncini di pesce e verdura. Ogni pasto ad un tavolo diverso per non far torto a nessuno e conoscere tutti. Ci sono circa dieci bambini, uno è un lattante. Giocano a Monopoli.

Martedì al via il giro delle case, da Cerreto, con tre volontarie.

Nicoletta D’Oria Colonna
operatrice Caritas Cremonese

Photogallery del 14 novembre

Archivio dello speciale post-terremoto




GEMELLAGGIO
POST-TERREMOTO
Il diario
dei volontari

P_20161115_123600_BFLunedì 14 novembre è iniziato ufficialmente il gemellaggio tra la Diocesi di Cremona e quella di Camerino-San Severino Marche, con la presenza sui luoghi terremotati di una operatrice di Caritas Cremonese, dott.ssa Nicoletta D’Oria Colonna, che dai prossimi giorni potrà contare anche sulla presenza di un volontario cremasco. La base operativa è presso la parrocchia S. Maria Assunta, a Pian di Pieca (Mc), di cui è parroco il direttore della Caritas locale e delegato per la Pastorale, mons. Luigi Verolini.

Proprio per rendere conto dell’operato della Caritas diocesana, il nostro portale dà spazio a una rubrica in cui la dott.ssa D’Oria Colonna ripercorrerà, a modo di diario, gli incontri e le attività svolte.

 

Il progetto “Gatti di calza” …
e l’amicizia e la solidarietà continuano anche dopo il gemellaggio

 

 

Archivio notizie e photogallery:

 

Il 18 marzo spettacolo benefico al Ponchielli

 

Terremoto, l’intervista del Vescovo al Corriere Adriatico

 

 




Venerdì al Museo Civico di Cremona l’inaugurazione della sala che ospiterà l’Armadio del Platina

Sarà inaugurata ufficialmente nel pomeriggio di venerdì 18 novembre, alle 17, al Museo Civico Ala Ponzone di Cremona (via Ugolani Dati 4), la nuova sala deputata ad ospitare, dopo un importante intervento di climatizzazione finanziato dal Comune di Cremona, l’Armadio del Platina e alcune opere lignee da tempo non più esposte.

La presentazione dell’importante progetto ha avuto luogo nel pomeriggio di mercoledì 16 novembre presso la sala Puerari del Museo Civico di Cremona alla presenza del sindaco Gianluca Galimberti, del conservatore della Pinacoteca di Cremona Mario Marubbi, dell’incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici don Gianluca Gaiardi e dei dirigenti comunali Maurizia Quaglia e Ruggero Carletti.

Quello che è stato presentato è un intervento strutturale importante sulla Pinacoteca di Cremona che, dopo anni, consente di dare un’adeguata collocazione allo splendido Armadio del Platina, uno dei monumenti dell’arte della tarsia del Rinascimento italiano, di proprietà del Perinsigne Capitolo della Cattedrale di Cremona, restaurato nel 2007 ed esposto al Museo Civico. Insieme all’Armadio, nella sala saranno ospitate anche alcune opere lignee di proprietà del Comune in precedenza collocate nei magazzini.

Un evento importante per la città e per tutto il sistema museale di Cremona che continua anche così ad arricchire il suo patrimonio, alimentato anche da un ricco programma di animazioni e di viste guidate.

L’intervento, fortemente voluto dalla Giunta comunale e condotto in sinergia con la Diocesi di Cremona, è consistito nella climatizzazione e nel riallestimento della ex Sala Cremona, ora denominata Sala del Platina.

Ecco, dunque, cosa viene esposto nel nuovo spazio. La Sala del Platina ospita in primo luogo l’importante Armadio del Platina, un tempo collocato nella sacrestia dei Canonici della Cattedrale cremonese, per il quale Giovanni Maria Platina (Mantova, 1455 – 1500) riceveva un acconto nel 1477. Dopo la distruzione della sacrestia dei canonici, attuata all’inizio del Novecento nell’ambito del progetto di isolamento della cattedrale dagli edifici che nei secoli vi si erano addossati, l’armadio perse la sua funzione di guardaroba, che aveva conservato a lungo. Smontato e custodito presso i locali attigui alla Cattedrale, la sua valorizzazione iniziò nel 1956 quando fu rimontato presso il Museo Civico di Cremona.

Terminato il restauro nel 2007, l’Armadio è stato collocato nella Sala Quattrocento, che nel tempo ha dimostrato di offrire pessime condizioni microclimatiche. Con il Capitolo e con la Soprintendenza, l’Amministrazione comunale ha preso in mano la situazione fin dal giugno 2014, facendo alcuni interventi alla Sala Quattrocento per la risoluzione di guasti preesistenti ed effettuando precisi monitoraggi delle condizioni microclimatiche al termine dei quali Comune, Capitolo e Soprintendenza hanno condiviso la necessità di spostare l’Armadio per evitare l’ulteriore peggioramento dello stato di conservazione. Per caratteristiche tecniche è stata individuata la Sala Cremona che, però, richiedeva un intervento di climatizzazione, per la quale il Comune di Cremona ha stanziato 175mila euro. Un investimento importante che consente di risolvere una situazione che si trascinava da anni e che contribuisce, insieme a mostre e animazioni, a rilanciare Pinacoteca.

Nella sala sono poi esposte le più importanti tavole della collezione del Museo Civico che, sfruttando le condizioni ottimali del controllo microclimatico resosi necessario per una corretta conservazione dell’Armadio, possono ora dai magazzini ritornare visibili nel percorso espositivo. Tra queste si distinguono il reliquiario romanico di area tedesca, la tavola con la Madonna del Bargello, le importanti e rare testimonianze della stagione bembesca e alcune tra le principali opere della grande stagione del Rinascimento cremonese. Esposte anche alcuni preziosi oggetti di arte lignaria come la scultura con l’Angelo custode di Giulio Cesare Procaccini e il quadro in tarsia col Sacrificio di Attilio Regolo del celebre ebanista locale Giovanni Maffezzoli. Oltre al San Girolamo di Boccaccio Boccaccino, da molto tempo non più esposto al museo per criticità conservative.

Per valorizzare al meglio la nuova Sala del Platina, in collaborazione con il Crart, è stato predisposto un programma di visite guidate ad hoc.

Un ulteriore passo con cui – ha precisato il sindaco Galimberti – «continuiamo ad investire in modo significativo e collegiale in cultura», anticipando anche che «dopo l’evento in Cattedrale sul Caravaggio restaurato, il racconto del messaggio delle nostre opere d’arte con un incontro del nostro vescovo Antonio sulla Natività, prezioso dono di Natale alla cittadinanza».

Le opere ospitate nella Sala del Platina

Dettaglio degli interventi per la Sala del Platina

Programma delle visite con il Crart




Il 2 dicembre al Museo del Violino i 100 anni de “La Vita Cattolica” con mons. Viganò

Il 23 dicembre prossimo il settimanale diocesano La Vita Cattolica compie un secolo di storia. Per festeggiare questo importante anniversario venerdì 2 dicembre presso l’auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Violino di Cremona si svolgerà il convegno “Il settimanale diocesano nel tempo di internet”, che vedrà intervenire come relatore mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede.

L’evento sarà presentato ufficialmente nel corso di una conferenza stampa che si terrà nel pomeriggio di martedì 22 novembre proprio presso la redazione del settimanale diocesano, alla presenza della presidente della NEC-Nuova Editrice Cremonese, Enrica Ferraroni, e del direttore, mons. Vincenzo Rini.

Già confermata, comunque, la presenza al convegno del 2 dicembre del vescovo Antonio Napolioni insieme all’emerito Dante Lafranconi. Interverranno, con una relazione storica sul settimanale cremonese, dalle origini ad oggi, il prof. Franco Verdi e il dott. Walter Montini. Le conclusioni saranno affidate del direttore mons. Vincenzo Rini. Presenti anche il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, e il presidente della FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici).

La celebrazione centenaria vede presenti nel Comitato d’Onore le massime autorità civili del territorio, il Presidente della Camera di Commercio Auricchio, il Presidente della Fondazione Stradivari dott. Paolo Bodini e il Cav. Giovanni Arvedi presidente dell’omonina Fondazione.

L’evento al Museo del Violino, con il patrocinio del Comune, della Provincia di Cremona e della Fondazione Stradivari, è aperto a tutti con ingresso libero e gratuito e sarà occasione anche per ascoltare dal vivo alcuni brani musicali eseguiti dal maestro Marco Bronzi su uno dei violini Stradivari con l’accompagnamento al pianoforte di Federico Nicoletta.

 

La storia de La Vita Cattolica

Il settimanale diocesano di Cremona ha le sue origini all’inizio del  secolo scorso: il 23 dicembre 1916 nasceva «La Voce dei Giovani», per  iniziativa di un gruppo di giovani dell’Azione Cattolica, sostenuti  in questo dal vescovo Giovanni Cazzani che vedeva dell’iniziativa la  nascita di uno strumento chiaramente ecclesiale di informazione e  comunicazione. Le prime uscite erano mensili, ma ben presto divennero quindicinali.

Il 1 gennaio 1923 «La Voce dei Giovani» cambiava nome: diventava  semplicemente «La Voce», assumendo in maniera sempre più chiara la caratteristica della diocesanità e diventando settimanale.

Il 1 gennaio 1925 avviene l’ultimo cambiamento di nome: da «La Voce»  a «La Vita Cattolica», che  diventa definitivamente settimanale  diocesano di informazione e comunicazione.

Alla nascita della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici (FISC), nel novembre 1966, «La Vita Cattolica» entra immediatamente a  farne parte.

Dall’origine, nel dicembre 1916, fino al luglio 1924 direttori del  giornale diocesano sono stati dei laici: Mario Gilberti, Marcello Volpini e Angelo Calonghi. Poi, dal 19 luglio 1924, sono stati dei  sacerdoti (escluso Natal Mario Lugaro dal 31 aprile 1944 al 31  gennaio 1946). Ecco i nomi di questi sacerdoti, in successione cronologica: don Erminio Stuani, don Francesco Parmigiani, don Natale Mosconi (diventato in seguito arcivescovo di Ferrara), don Rosolino Saccani, don Carlo Ponzoni (della diocesi di Milano), don Genesio  Ferrari, don Giglio Bonfatti, don Ottavio Borsieri, don Ercole Brocchieri, don Alberto Franzini ed attualmente – dal 3 giugno 1985 –  don Vincenzo Rini.

Oltre che i direttori non vanno dimenticati anche i tanti collaboratori. Non è possibile qui elencarli tutti, alcuni però non si possono omettere: anzitutto mons. Carlo Pedretti, che è stato redattore per quasi quarant’anni; inoltre non dimentichiamo mons. Marino Reduzzi, per quasi vent’anni segretario di redazione. Tra i laici, numerosissimi, sono da ricordare almeno il prof. Angelo Rescaglio, che da decenni cura la rubrica letteraria presentando ogni settimana recensioni di pubblicazioni di grande importanza a livello umanistico e formativo; e poi, indimenticabile, Giovanna Maris, autrice di pagine preziosissime a partire dalla fine degli anni ‘80 fino alla morte immatura avvenuta nel febbraio 2004.

La Vita Cattolica è oggi pubblicata dalla N.E.C., Nuova Editrice Cremonese, società a responsabilità limitata, editrice anche del  Bollettino Ufficiale «La Diocesi di Cremona» e di altre pubblicazioni  minori, oltre che di libri di interesse locale e religioso. Presidente del Consiglio di Amministrazione della NEC è la dottoressa Enrica Ferraroni. Suoi predecessori sono stati: Guido Panena, Mario Albertini, don Giosué Regonesi, Carlo Tieghi.

Il settimanale diocesano, come ogni altro settimanale e giornale, fa  anche informazione pubblicitaria, tramite l’agenzia di pubblicità «Nuova Publivit», di cui è direttore Dario Mazzolini.

Fino al novembre del 2014 don Claudio Rasoli ha seguito e curato le pagine diocesane prima di assumere il ruolo di parroco a Paderno Ponchielli, incarico che affianca alla direzione del Portale diocesano.

Oggi la redazione del settimanale diocesano è così composta:
direttore responsabile: mons. Vincenzo Rini
collaboratore per le pagine culturali: mons. Antonio Trabucchi
in Redazione: Dario Maffezzoni, Francesca Ferrari, Gigliola Reboani
tecnico grafico: Loris Mazzolari
impiegati amministrativi: Giampaolo Azzoni e Giovanna Baresi

 

LaVitaCattolica

La redazione de La Vita Cattolica




DETTO FATTO
Recoconto, informazioni, iniziative e materiali
del Grest 2017

 

Resoconto delle Feste in piazza

 

Il Grest raccontato dagli oratori

 

Verso il Grest 2017:




“Ma chi ve l’ha fatto fare!?”. Domenica al Maristella secondo incontro di Traiettorie di Sguardi

Domenica 20 novembre si terrà il secondo incontro di Traiettorie di Sguardi, presso l’Oratorio del Maristella. L’incontro, con inizio alle ore 18.30, ha come titolo “Ma chi ve l’ha fatto fare!?” e vedrà protagonista l’esperienza in Africa di Francesco Iachetti e di sua moglie Elisa Cristaldi. Freschi di matrimonio hanno accettato di trasferirsi nel continente africano, tornando in Italia solo per le vacanze.

Il loro lavoro in Mozambico corrisponde alla gestione di una cooperativa sociale in Italia. Principalmente è la caccia a soluzioni intelligenti e lungimiranti, adatte ad un contesto economico e sociale con scarse risorse.

Lunghe discussioni con i colleghi mozambicani, per fare loro comprendere che le proprie azioni non possono solo essere un modo di spendere “il budget” a disposizione, ma devono portare a dei risultati concreti per i beneficiari, anche e soprattutto se i donatori dall’Italia potrebbero, in fondo, non accorgersene.

Ore passate in ufficio al computer a scrivere relazioni, consapevoli che poche persone al mondo le leggeranno, ma nonostante questo ci si intestardisce nel pretendere che siano vere e non solo un collage di frasi superficiali con numeri e percentuali inventati. E ancora riunioni con le istituzioni per raggiungere compromessi di cui spesso non siamo soddisfatti.

Quando non riesce a prendere sonno, pensando ai problemi che non è riuscito a risolvere in ufficio, e che lo aspettano al varco il giorno dopo, tormenta la domanda: ne vale la pena?”. E’ la domanda principale della serata di TDS di domenica 20 novembre.

Il programma e il precedente incontro di TDS




Iniziazione cristiana: il 18 novembre in Seminario confronto per guardare al futuro

Il vescovo Antonio Napolioni lo ha ribadito in più occasioni: non muta la scelta diocesana rispetto agli itinerari di Iniziazione cristiana che, anzi, devono essere rilanciati in modo deciso. Proprio in questo senso l’8 dicembre prossimo, nella solennità dell’Immacolta, sarà pubblicata la lettera pastorale sull’Iniziazione cristiana che mons. Napolioni sta scrivendo. Ad aiutare il suo discernimento anche l’incontro in programma venerdì 18 novembre in Seminario.

«Il compito che ci sembra più urgente – precisa don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la Pastorale – è rendere sostenibile e sempre più efficace l’azione che vede coinvolti i preti, gli accompagnatori e le famiglie delle nostre comunità nell’Iniziazione cristiana e trovare insieme passi concreti e condivisi per continuare a camminare».

Proprio in questo senso i sacerdoti e i catechisti coinvolti negli itinerari di tipo catecumenale sono chiamati a confrontarsi sul rilancio del progetto di Iniziazione cristiana, perché entri sempre più nel tessuto delle comunità cremonesi. Non vuole essere tanto un incontro di verifica, quanto piuttosto di progettualità e rilancio.

L’appuntamento è fissato nella serata di venerdì 18 novembre, a partire dalle 19.30, presso il Seminario di Cremona. Dopo il buffet di benvenuto, intorno alle 20.30 i lavori entreranno nel vivo con la preghiera introduttiva e la breve introduzione del vescovo Napolioni. Tutta la serata sarà quindi vissuta con lavori a gruppi sulle seguenti tematiche:

  1. Formazione degli accompagnatori: quali ambiti? quali strumenti?
  2. Mistagogia: cosa concretamente può essere? quali alleanze all’interno della comunità e/o più specifiche mettere in campo?
  3. Rapporto con gli adulti: quali relazioni possiamo creare? quali attenzioni mettere in campo?
  4. Contenuti e metodo del percorso ragazzi: come si può migliorare? con quali strumenti?
  5. Contenuti e metodo del percorso genitori: come si può migliorare? con quali strumenti?
  6. Le celebrazioni lungo il percorso: il ritmo funziona? come si possono valorizzare sempre meglio?
  7. Partecipazione all’Eucaristia domenicale: come favorirla? come si rende più calda e accogliente la messa domenicale?
  8. Rapporto tra IC e vita oratoriana: come renderla possibile e fruttuosa? quali attenzioni e dinamiche favorire?
  9. Rapporto IC e pastorale familiare: come accompagnare i genitori prima (pre- e post- battesimo) e dopo gli anni dell’IC?
  10. Rapporto IC e altre agenzie educative della pastorale (ACR, scout, sport in oratorio): come renderla possibile e fruttuosa? quali attenzioni e dinamiche favorire?

«Chiediamo già da ora – afferma don Luigi Dontati Fogliazza, incaricato diocesano per la Catechesi – ai sacerdoti e ai catechisti che saranno presenti di scegliere un gruppo di lavoro a cui partecipare, dove raccogliere idee e suggerimenti da condividere».

La conclusione dell’incontro è previsto per le 22.15.

 

Gli itinerari di IC in diocesi

A fotografare il quadro dell’Iniziazione cristiana in diocesi di Cremona è l’indagine statistica effettuata in vista delle verifiche degli ambiti pastorali volute dal vescovo Dante Lafranconi.

Attualmente, a 14 anni dall’avvio delle prime esperienze, il percorso risulta consolidato in 2/3 delle parrocchie della diocesi. Una proposta di chiaro sottofondo vocazionale in cui bambini e ragazzi sono invitati a fare esperienza di fede, dunque non seguendo più una metodologia di tipo scolastico. La catechesi, infatti, ha come finalità quella di formare dei buoni cristiani, e non solo quella di accompagnare i ragazzi al conferimento dei Sacramenti.

Sacramenti che – altro elemento caratterizzante – sono conferiti in modo unitario al termine della prima fase dell’Iniziazione, quella durante gli anni delle elementari, per lasciare poi spazio al tempo della Mistagogia per la fascia d’età preadolescenziale.

Un cammino che non riguarda solo i ragazzi, ma coinvolge in modo attivo anche le famiglie, chiamate a valorizzare il ruolo di primi accompagnatori nella fede dei figli.

Parecchie le differenze di attuazione di questi itinerari: se gli incontri con le famiglie hanno per lo più una cadenza mensile, non mancano anche proposte più frequenti (settimanali o quindicinali) per i ragazzi, seguiti da équipe catechistiche composte da sacerdoti, catechisti, educatori e animatori d’oratorio. Anche sui giorni scelti per gli incontri risulta molta varietà sul territorio diocesano: se in parecchi casi è preferito il fine settimana, non mancano comunque esperienze consolidate nei giorni feriali.




Presentata alla città la rinnovata Casa di Nostra Signora

“Sarà per le donne una casa, un laboratorio di impegno, carità ed educazione”. Con queste parole nel pomeriggio di sabato 12 novembre il vescovo mons. Antonio Napolioni ha sintetizzato la mission di Casa di Nostra Signora. E lo ha fatto, insieme all’emerito mons. Dante Lafranconi, a Paola Bignardi, a don Antonio Pezzetti e alla presidente delle Oblate Giovanna Arcagni e a madre Samuel Laurenc Bitoka della suore di Nostra Signora di Nazareth originarie del Togo.

Ad ascoltare una sala gremita, e non solo di autorità, a dimostrazione di quanta attenzione ci sia per la struttura rinnovata di via Ettore Sacchi. Una struttura che è stata presentata alla città alla vigilia di S. Omobono, non a caso. “La casa – ha chiarito don Antonio Pezzetti, responsabile della Caritas diocesana – è il segno tangibile di una Chiesa, quella cremonese, che segue le orme di S. Omobono e che sebbene, l’anno giubilare si concluda, non smetterà di aprirsi alla misericordia”.

Donata nel 2014 alla diocesi dall’Istituto secolare delle Oblate di Casa di Nostra Signora di Gesù perché la loro opera di attenzione alle donne non andasse persa, grazie ad una raccolta diocesana quaresimale, ai contributi tra l’altro di Fondazione Cariplo, della Cei e anche della Regione, è stata ristrutturata e ripensata. Tre le parole chiave alla base di questo progetto: abitare, educare e lavorare. Tre filoni in cui si articola una realtà multiforme coordinata dalla Caritas con il supporto del Tavolo Rosa, che unisce le diverse realtà associative attente alle donne sul territorio. Proprio la presentazione di Casa di Nostra Signora è stata occasione per rendere noto che il vescovo Napolioni ha nominato assistente ecclesiastico del Tavolo Rosa don Davide Feretti, parroco di Scandolara Ravara, Castelponzone, Motta Baluffi e Solarolo Monasterolo.

Così sono stati realizzati 7 mini-alloggi per semi autonomia e per ospiti di passaggio, 8 stanze a un letto con bagno, 15 stanze a 2 letti per un’accoglienza integrata di donne in condizione di disagio o che necessitano di una residenza temporanea. E poi ancora spazi per offrire un’opportunità di lavoro a signore con scarse competenze professionali da avviare a un’occupazione esterna attraverso la pratica in una lavanderia e un panificio interni alla struttura. E inoltre stanze per iniziative formative e culturali rivolte al territorio su temi riguardanti la condizione femminile e la responsabilità educativa. Perché questa realtà, nella sua molteplicità di servizi, vuole essere “uno spazio di promozione della donna in generale”, come ha spiegato Paola Bignardi, ex presidente nazionale di Azione Cattolica e coordinatrice del progetto. Non si tratta quindi solo di tamponare bisogni di donne in cerca di aiuto perché sole con figli o perché fragili o perché senza lavoro. La casa si propone di “essere un centro culturale e formativo che richiami l’attenzione sulla condizione femminile, diventando un segno di quel ‘genio femminile’ di cui parlava Giovanni Paolo II”.

E ciò che caratterizza questo progetto, concretizzato in stanze e mura, è proprio “il metodo promozionale non assistenziale”, come di nuovo ha aggiunto la Bignardi. Un metodo che rende le donne ospitate protagoniste della loro rinascita.

Un’idea ambiziosa “che raccoglie l’eredità di una storia cittadina al femminile – ha detto il sindaco Gianluca Glaimberti – un dono grande per la città”. Perché dietro ci stanno volti (e il sindaco ne ha ricordato uno per tutti cioè Mariella Cremonesi) e persone che la storia locale non può dimenticare. Perché “le sue radici – ha detto sulla stessa linea la Bignardi – affondano in una comunità che ne diventa garanzia di buona riuscita”. E anche perché, come ha aggiunto sapientemente l’emerito mons. Lafranconi, “bisogna chiedere a Dio di inviare persone che si prendano a cuore questo servizio”.

Un servizio che partirà nei prossimi mesi quando la struttura sarà completamente terminata. Nel frattempo chi era presente a questa occasione di parziale inaugurazione ha potuto, con una piantina in mano, visitare stanze e alloggi, la cappella e gli spazi riservati alle suore del Togo che vi abiteranno. Il tutto accompagnato da brani musicali eseguiti da un duo violino-violoncello dell’Istituto Stradivari (Margherita Ceruti della 2° liceo musicale e Milos Seyda della 4° liuteria), dall’inno a Nostra Signora cantato dal coro della Parrocchia di Dosimo e da un canto di ringraziamento in lingua Ewe cantato e danzato dalle suore del Togo.

Maria Chiara Gamba

Photogallery della presentazione della Casa