Gemellaggio terremoto/7. A Loreto l’incontro operativo con la Delegazione di Caritas Marche

Il diario di Nicoletta D'Oria Colonna, di Caritas Cremonese, sui luoghi del sisma in Centro Italia dove le scosse continuano a farsi sentire

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Pian di Pieca, 23 novembre

Nella notte c’è stato ancora il terremoto: magnitudo 3.6. Alle sette è suonata la sveglia… lasciare la “cuccia” è difficile, ma Loreto ci aspetta. Prima delle 8 don Luigi, Fermano ed io siamo già in viaggio. Abbiamo appuntamento al Centro Giovanni Paolo II di Loreto per l’incontro con la Delegazione di Caritas Marche.

L’occasione è ghiotta e prima andiamo al Santuario in cui, secondo la tradizione, è conservata la Santa Casa della Madonna, qui trasportata dalla Galilea – pietra a pietra – con una nave o forse dagli angeli.

Il lavoro della Delegazione è aperto dal delegato Angiolo Farneti che presto lascia la parola a mons. Armando Trasarti, vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, che definisce il terremoto “una brutta bestia che ci cambia la vita anche pastoralmente” perché ci troviamo di fronte ad una nuova idea di Parrocchia: la Parrocchia “diffusa”, perché vi sono interi centri sfollati e sparpagliati sulla costa. Non è facile essere uomini di speranza tra le macerie, bisogna curare il prossimo con la vicinanza, la prudenza e la mediazione e promuovere una “cultura dell’umano” che possa rispondere a quel profondo desiderio di senso che resta “dopo la pagnotta”. Si è ribadito che, pur riconoscendo la sovranità della Diocesi, si deve lavorare seguendo il principio di sussidiarietà senza mai esautorare le comunità locali. I gemellaggi, importanti risorse, devono essere portati avanti seguendo sempre il principio di una prossimità sostenibile, con una progettazione condivisa e partecipata, con micro progetti che possano valorizzare la storia locale. Per questo è nata la “Carta per una prossimità sostenibile”, cui dobbiamo sempre rifarci nel nostro operato interdiocesano.

Il piano di prossimità quindi, secondo quanto condiviso anche con Caritas Italiana, prevede due fasi. La prima, “acuta”, in cui ci si esprime con un ascolto diffuso e un sostegno sociale e pastorale d’urgenza. E una seconda fase, detta di “post emergenza”, che prevede il sostegno alle Diocesi, lo sviluppo delle comunità e la realizzazione di progetti per la riabilitazione delle comunità “trasformate”. Si chiede a gran voce che, con i gemellaggi, sia garantita una presenza costante e qualificata.

Dopo pranzo ho una sorpresa: approfittando della vicinanza (si trovava a Roma in Caritas Italiana), mio marito (Cristiano Beltrami, vicedirettore di Caritas Cremonese) mi raggiunge a San Severino per verificare di persona la posa della tensostruttura. Qui siamo attesi da don Aldo Romagnoli e dall’assessore Tarcisio Antognozzi. La struttura viene posata sul campo dell’oratorio “Don Orione” della Parrocchia S. Severino Vescovo. È una bella soddisfazione per la nostra piccola Caritas!

Il pomeriggio continua a Camporotondo incontrando in casa alcuni malati e anziani. Mi accompagna Agostino, pietra miliare della Caritas locale. La signora Benita mi concede la ricetta delle mitiche “ciambellette di patate” e, tra un racconto, una lacrima e sorrisi ognuno racconta la sua esperienza di terremoto: “sono caduti tutti li ciampini” …. i soprammobili.
E si arriva all’ora del Rosario, recitato presso il centro polivalente in cui sono ospitate ancora alcune persone. In questo paese, l’Amministrazione è riuscita a collocare tutti coloro che sono rimasti senza casa nelle vicinanze. Nessuno è andato via. La cena è gradevolissima nel centro con i camporotondesi e la famiglia del primo cittadino, il prof. Emanuele Tondi, geologo, che ci spiega molte cose sul terremoto.

Torno a “casa” con Don Luigi che sono quasi le undici. Prima di dormire uno sguardo al cielo: è una splendida notte stellata.

Nicoletta D’Oria Colonna
operatrice Caritas Cremonese

Photogallery del 23 novembre

Speciale terremoto con il diario dei giorni precedenti

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