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Al Rifugio Cuor di Gesù un incontro gioioso tra Sorelle

Lunedì 4 gennaio religiose di diverse Congregazioni si sono date appuntamento per un pomeriggio di relax e di conoscenza reciproca

Le festività natalizie sono una preziosa occasione di incontro per scambiarsi gli auguri e per trascorrere momenti di affettuosa condivisione. Così a Cremona è avvenuto anche tra religiose di diverse Congregazioni che lunedì 4 gennaio si sono date appuntamento per un pomeriggio di relax e di conoscenza reciproca all’Istituto “Rifugio Cuor di Gesù” di via Bonomelli. Continua a leggere »

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Mons. Lafranconi nella Messa di Mezzanotte: nel Natale un messaggio universale di salvezza e misericordia

Nella Messa della Notte di Natale l'amministratore apostolico ha richiamato alla necessità di aprire il proprio cuore all'invito del Signore come fecero i pastori

È un messaggio universale di salvezza quello che il Natale rivolge a ogni uomo, chiamato a rispondere con apertura di cuore, come fecero i pastori. Questo il cuore dell’omelia proposta dall’amministratore apostolico mons. Dante Lafranconi nella Notte di Natale in Cattedrale. L’attenzione del Vescovo, oltre che alla scena della Natività, è andata anche all’Anno giubilare, nella consapevolezza che proprio la misericordia di Dio è segno costante dell’attenzione di Dio verso l’uomo, che per amore è arrivato persino a incarnarsi e morire in croce. Continua a leggere »

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Lunedì 4 gennaio a Cremona l’annuale incontro dei redattori della rivista “Quaderni di Diritto ecclesiale”

Presenti i vescovi di Gorizia, San Miniato e Adria-Rovigo. A fare gli onori di casa don Massimo Calvi, vicario giudiziale della diocesi

Si terrà lunedì 4 gennaio a Cremona l’annuale incontro dei redattori della rivista “Quaderni di Diritto ecclesiale”, che da 25 anni approfondisce tematiche canoniste con un taglio pastorale. L’appuntamento, che vedrà la partecipazione di canonisti delle diverse diocesi, avrà luogo presso la parrocchia di S. Abbondio.

L’occasione è come consueto collocata nel contesto della festa del patrono dei giuristi, san Raimondo di Penyafort, domenicano insigne conoscitore del Diritto canonico: la memoria liturgica del Santo ricorre il 7 gennaio, ma la riunione redazionale per programmare il lavoro dell’anno è stata anticipata a lunedì 4.

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“Servite Domino in laetitia”: ecco lo stemma del nuovo vescovo di Cremona

Chiari i riferimenti alla sua esperienza di vita, con un richiamo a Papa Francesco e Paolo VI, agli Scout e anche al fiume Po

“Servite Domino in laetitia” (Servite il Signore nella gioia): è questo il motto dello stemma araldico del nuovo Vescovo di Cremona. L’immagine, che rispecchia quanto previsto dalla tradizione araldica, propone diversi richiami all’esperienza di vita e di fede di mons. Antonio Napolioni: non manca un richiamo di riconoscenza nei confronti di  Papa Francesco e Paolo VI e il riferimento all’esperienza scoutistica, senza tralasciare la terra che il Santo Padre gli ha affidato come pastore, con il fiume Po presente nello stemma.

Secondo la tradizione araldica ecclesiastica cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:

  • uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altro;
  • una croce astile a un braccio traverso, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
  • un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3.), il tutto di colore verde;
  • un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.

La croce astile è di tipo “trifogliato”, gemmata con cinque pietre rosse che richiamano le Cinque Piaghe di Cristo.

Si è qui adottato uno scudo araldico di foggia “inglese”, in omaggio alla terra di Sir Baden-Powell, fondatore dello “scautismo”, per richiamare il forte legame di Mons. Napolioni con lo scautismo cattolico.

 

Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo Napolioni

“Inquartato: nel 1° d’azzurro, all’ombra di sole d’oro caricata del trigramma IHS di nero; nel 2° d’argento, a un monte all’italiana di sei cime di verde movente dalla partizione; nel 3° d’argento, alla gemella ondata d’azzurro posta in fascia; nel 4° di rosso, al giglio del terzo” (consulenza del dott. Renato Poletti).

 

Il motto: SERVITE DOMINO IN LAETITIA

Le parole scelte da Mons. Napolioni per il proprio motto episcopale sono tratte dal Salmo 99,2, che custodisce uno splendido invito: “servite il Signore nella gioia”. L’invito a tutti i popoli della terra a riconoscere l’unico Dio e a servirlo, cioè obbedire al suo disegno, che ha come centro l’uomo stesso. Il salmista invita a servirlo nella gioia, cioè con la gratitudine, l’esultanza di chi si riconosce amato e salvato da Dio. Sono parole che rivelano il senso della vita e della missione di una Chiesa locale e del suo Vescovo, come di ogni credente e di ogni uomo. Mons. Antonio vi riconosce la trama della propria vicenda umana e cristiana, della vocazione che il Signore ha voluto per lui, della missione che ne costituisce l’orizzonte.
La ricerca della gioia, infatti, muove sempre il cuore umano, sin dalla giovinezza, all’incontro, al rischio, all’esperienza, talvolta anche allo slancio del servizio. Ma solo la grazia di incontrare il Signore Gesù permette di scoprirne e gustarne la pienezza. E la letizia perfetta – come insegna San Francesco d’Assisi, riecheggiando Gc 1,2 – non è disgiunta dalla croce, che ci mostra l’infinito amore che Dio ha per noi.

 

Interpretazione

Il sole con le lettere IHS (Iesus Hominum Salvator) è esplicitamente ripreso dallo stemma di papa Francesco, quale segno di gratitudine per la sua paternità e, più ancora, per esprimere la centralità di Cristo, sole che sorge, non tramonta e che dà vita. Egli, il Cristo Signore, è “lumen gentium”, il cui fulgore non può essere vinto dalle tenebre del mondo. Il sole è in oro, primo tra i metalli nobili, quindi simbolo della prima tra le Virtù: la Fede. Infatti è tramite la Fede che ci abbandoniamo alla guida misericordiosa della luce che promana da Cristo e si riflette nell’universo.

Il monte, qui rappresentato in foggia araldica, oltre ad essere un rimando al contesto in cui il Vescovo è cresciuto, costituisce luogo fortemente evocativo dell’esperienza dell’incontro con Dio, luogo di trasfigurazione (icona venerata nel Seminario Regionale di Ancona, dove don Antonio ha prestato a lungo servizio); richiama il mistero pasquale, esperienza condivisa con famiglie e persone provate dal dolore e dalla morte.

Le due onde azzurre richiamano il fiume che bagna la città di Cremona, il Po. Inoltre, dal tempio di Cristo e della Chiesa (che coinvolge pienamente il Vescovo nella sua apostolicità) sgorga un fiume di grazia, perché “un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio” (Sal 45,5).

Il giglio, ripreso dallo stemma di Paolo VI, oltre ad onorare il Papa del Concilio Vaticano II, rimanda al nome Antonio (che significa anche: fiore) e all’esperienza scout che ha segnato il cammino umano e cristiano del Vescovo. Essendo da sempre simbolo di purezza, è anche un’immagine di chiaro significato mariano: “Eccomi, sono la serva del Signore”. (Luca 1,38). Paolo VI ha insegnato a venerare Maria come immagine e Madre della Chiesa, che a sua volta, come la luna, non vive di luce propria, ma riflette quella del suo Signore. Idea resa anche dalla differenza tra l’oro del sole e l’argento del giglio.

I colori delle campiture dello scudo sono: azzurro, colore che simboleggia l’incorruttibilità della volta celeste, le idealità che salgono verso l’alto, rappresentando quindi il distacco dai valori terreni e l’ascesa dell’anima verso Dio; argento, metallo che in araldica rappresenta la trasparenza, quindi la Verità e la Giustizia, doti che devono accompagnare quotidianamente lo zelo pastorale del Vescovo e rosso, il colore intenso dell’amore e del sangue, della Carità; l’amore senza limiti del Padre che ha inviato il Figlio ad offrirsi fino all’estremo e a versare il proprio sangue per la nostra redenzione. Dal punto di vista teologico-spirituale, azzurro e rosso esprimono il mistero umano-divino dell’Incarnazione e della salvezza, che incrocia anche visivamente nello stemma le realtà umane, simboleggiate da monti e fiumi, che si trasformano in luoghi dell’incontro con Dio e dell’esperienza della Sua grazia.

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Sessant’anni fa la scomparsa dell’arcivescovo Cazzani, tra i pastori più insigni della Chiesa che è in Cremona

Domenica 26 agosto 2012 è stato celebrato il sessantesimo anniversario della morte di mons. Giovanni Cazzani, arcivescovo di Cremona dal 1914 al 1952. Mons. Cazzani, originario di Samperone in provincia di Pavia, è unanimemente considerato uno dei pastori più insigni della Chiesa cremonese: apprezzatissimo per la vasta cultura e la sincera pietà, guidò con mano ferma e sapiente la diocesi nel mezzo di due guerre mondiale, della dittatura fascista e del difficile tempo della riconciliazione e della ricostruzione dopo la Liberazione dal giogo nazista. Particolarmente attento allo sviluppo dell’associazionismo cattolico e alla preparazione culturale e spirituale dei suoi sacerdoti, compì 6 visite pastorali, indisse 3 sinodi, scrisse 38 lettere pastorali.

 

Sacerdote a Pavia e a Ravenna

Giovanni Cazzani nasce a Samperone, provincia di Pavia, nei pressi della Certosa, il 4 marzo 1867, da una agiata famiglia di affittuari terrieri. Trascorre la sua infanzia ad Albuzzano, un piccolo centro rurale poco lontano, e nel 1878, a 11 anni, entra nel Seminario diocesano, dove resta fino al 1889, anno della sua ordinazione sacerdotale.

I primi dieci anni di ministero sono particolarmente intensi sia per il conseguimento di tre lauree (in Lettere e Filosofia presso l’università di Pavia e in Teologia alla Facoltà di Milano) e sia per i delicati incarichi di vicerettore e insegnante in Seminario. Non manca una significativa attività pastorale fatta di conferenze alle suore, predicazioni straordinarie e corsi di esercizi spirituali.

Nel 1899 Cazzani diviene segretario del vescovo, mons. Riboldi, e lo segue, due anni dopo, quando viene trasferito a Ravenna ed elevato alla porpora cardinalizia. Riboldi è il modello a cui Cazzani si ispira una volta divenuto lui stesso Vescovo: in vent’anni di episcopato a Pavia mons. Riboldi tenne otto sinodi e portò a termine otto volte la visita pastorale.

A Ravenna don Giovanni resta per tre anni: nel 1902, alla morte di Riboldi, egli torna in diocesi dove, a soli 35 anni, diviene rettore del Seminario. Un incarico che dura pochissimo: nel 1904 Cazzani è eletto vescovo di Cesena.

 

Vescovo a Cesena

Dell’espiscopato in terra romagnola si ricorda soprattutto l’impegno sociale: il giovane pastore invita i cattolici ad associarsi e a prendere parte alla vita politica e addirittura, nel 1907, scende in campo in prima persona durante le agitazioni agrarie. La lettera pastorale scritta in quella circostanza si segnala come uno degli interventi più equilibrati, ma anche chiari e coraggiosi, tanto che è ripresa da Giuseppe Toniolo con una edizione per l’Unione Popolare Cristiana ed è fatta propria, nella sostanza, dall’episcopato dell’Emilia Romagna, che pubblica un pronunciamento nella stessa linea e nello stesso tono. Cazzani, in quello scritto, dopo aver richiamato i lavoratori della terra sui loro doveri, ricordando anche i loro diritti (di associazione e di rivendicazione del dovuto), esorta i proprietari non solo a corrispondere il giusto salario ai propri dipendenti, ma addirittura ad amarli come se stessi.

Lo spesso culturale e spirituale del presule è notato da Papa Pio X che l’avrebbe voluto nei ranghi della Curia Romana. Il 16 dicembre 1914 Il suo successore, Benedetto XV, che ben lo conobbe al tempo del suo episcopato a Bologna, destina mons. Cazzani a Cremona, degno successore di Geremeia Bonomelli.

 

Vescovo a Cremona

L’11 aprile 1915, nel pieno della grande guerra, il vescovo Giovanni fa il suo ingresso in diocesi, preceduto da una lettera pastorale nella quale si possono scorgere i tratti fondamentali della sua azione nella nostra diocesi. In tale documento traspare anzitutto la sua fede radicata, la sua dedizione alla preghiera, la sua passione per la Parola di Dio, ma anche il suo zelo per la cura delle anime e la sua profonda cultura che fin da subito lo impone come un grande maestro di dottrina e un fine predicatore.

Dal carattere mite, ma estremamente fermo e chiaro, si contrappone al sindacalista Guido Miglioli quando esagera nei toni contro i proprietari terrieri, così come si oppone, con indomito coraggio, alla tracotanza fascita e alle minacce di Roberto Farinacci, ras indiscusso della città per tutto il tempo del Ventennio. Pur mostrando un profondo spirito di patria e una sincera lealtà alle autorità costituite, Cazzani manifesta sdegno e riprovazione quando è chiusa d’imperio l’Azione Cattolica, quando si minaccia l’educazione cristiana delle nuove generazioni o quando iniziano le persecuzioni contro gli ebrei. Particolarmente significativa è la lettera pastorale per la Quaresima del 1944 dove già egli vede oltre la guerra. Nel testo, lodato da tutto l’episcopato lombardo, egli prospetta una nuova serie di pericoli che, specie tra le classi meno abbienti, già sembrano profilarsi tanto nell’ambito religioso che in quello sociale. Tra quei pericoli elenca le insidie già serpeggianti «di un socialismo e di un comunismo ateo e materialista» non meno deprecabili, sul lato opposto, di quelle «del liberismo economico e del sistema capitalistico fondato su di esso». A tutto ciò contrappone le linee di una sana e autentica «riforma sociale cristiana».

Il giorno successivo alla liberazione d’Italia, il 26 aprile 1946, pubblica un Manifesto alla cittadinanza intonato alle parola d’ordine: «carità e pace». E come si prodigò per mitigare le violenze fascite così si impegna a contrastare le vendette dei partigiani invocando un «esercizio della giustizia che si compia nei modi e nelle forme convenienti a un popolo civile».

Per i suoi alti meriti ecclesiali e civili Pio XII, Il 25 maggio 1944, gli conferisce il titolo personale di arcivescovo.

Ma mons. Cazzani fu soprattutto “pastore d’anime”. Il suo zelo lo spinge a compiere ben sei visite pastorali: 1916, 1922, 1927, 1933, 1939 e 1944. Tre, invece, sono i sinodi diocesani indetti: il primo è celebrato nel 1921, dopo oltre 40 anni dal precedente, voluto da mons. Bonomelli nel 1880. In quella assise sono aggiornati gli strumenti di governo della diocesi anche alla luce del Codice di diritto canonico promulgano quattro anni prima. Il sinodo del 1933 è convocato per adeguare la legislazione ecclesiastica alle nuove condizioni create dal Concordato del 1929, mentre l’ultima assise, quella del 1951, appare come una semplice conferma delle due precedenti, salvo alcune norme richieste dalle nuove situazioni determinate dalla seconda guerra mondiale e dai primi anni del dopoguerra.

Tra le priorità pastorali di mons. Cazzani emergono la solida formazione dei seminaristi e la cura del presbiterio, lo sviluppo dell’Azione Cattolica e la promozione del laicato, la valorizzazione dei mezzi di comunicazione attraverso il nuovo settimanale diocesano «La Vita Cattolica», la stretta collaborazione con religiose e religiosi.

Mons. Cazzani è esemplare anche nell’attenzione ai poveri, soprattutto se carcerati. Nel 1949, in occasione della Perigrinatio Mariae, invita a generose offerte straordinarie per gli indigenti. Da parte sua, «non avendo denaro» offre in vendita per quello scopo la sua preziosa croce pettorale e l’annessa collana d’oro.

 

La testimonianza dell’avv. Groppali

Vale la pena citare il brano di una lettera dell’avvocato Beniamino Groppali indirizzata al vicario generale della diocesi, mons. Paolo Rota, all’indomani della morte di mons. Cazzani, avvenuta il 26 agosto 1952. Di seguito il testo preso dal volume “Giovanni Cazzani. La vita e l’episcopato cremonese” edito dalla NEC nel 2002 in occasione del cinquatesimo della morte e curato da don Andrea Foglia, storico e direttore dell’archivio diocesano.

«M.R. Monsignore, soltanto oggi ho appreso dai giornali la dolorosa notizia della morte del nostro amato Arcivescovo, che mi ha profondamente turbato e commosso. Con lui scompare una delle più luminose figure della Chiesa, con lui che fu veramente il degno continuatore degli insigni vescovi che lo hanno preceduto. Alla profonda sapienza e alla sconfinata cultura, univa la mite, serena vigilante bontà del santo, per cui poteva in ogni evento eccellere su tutti, e segnare sicuro la vita della giustizia e della salvezza. Se Cremona si sottrasse alla rovina, nelle epiche giornate della Liberazione, lo si deve alla sua sagacia, al suo coraggio e al suo fascino personale. Le omelie da lui pronunciate nelle sacre ricorrenze erano pagine di rara e appassionata eloquenza, e, dal pulpito della Cattedrale di Cremona, la sua parola, ricca di dottrina e di profonda umanità, correva per le città d’Italia, ad infondere forza e coraggio e nuova vigoria nella fede. Colla sua vita intemerata, coi suoi costumi austeri, colla incessante dedizione ad ogni opera di carità e di pietà, egli si è eretto un monumento aere perennius, e la sua memoria resterà dolce e profonda in ogni cuore, mentre il grande paterno spirito continuerà dall’alto a proteggere la diletta città».

Mons. Cazzani riposa nella cripta della Cattedrale a pochi metri dall’urna che contiene le reliquie di Sant’Omobono, patrono della città e della diocesi.

 

Uno stralcio del testamento spirituale di mons. Cazzani

«… Chiedo perdono a Dio di ogni mia infedeltà, come di cuore chiedo perdono a tutti coloro ai quali, comunque fosse, anche inconsapevolmente avessi recato danno, offesa, disgusto e scandalo. In particolare al mio Clero e al mio popolo diletto chiedo perdono d’ogni mio difetto di vigilanza, di sollecitudine pastorale, di correzione e di energia, o di pazienza e di carità. E perdono di cuore e imploro la divina misericordia a chiunque, in qualunque modo, mi avesse recato offesa o dolore. Mi raccomando alle preghiere di tutti e specialmente dei miei sacerdoti. A tutti ripeto, come vorrei ripetere dal letto di morte, la più viva raccomandazione di star sempre fermi nella professione e nella pratica coerente della fede cattolica romana, e nella devozione filiale e obbedienza sincera al Romano Pontefice; di amare e frequentare e promuovere la dottrina cristiana, di sostenere e promuovere in miglior maniera l’opera delle Vocazioni ecclesiastiche, il Seminario Diocesano e l’Azione Cattolica, e tutte le istituzioni per l’educazione cristiana della gioventù. Al Clero, in particolare, raccomando la pietà, la severa illibatezza del costume, il disinteresse e lo spirito di sacrificio e di disciplina e, soprattutto, la fraterna carità e concordia nell’unione cordiale al Papa e al Vescovo…».

+ Giovanni Cazzani, arcivescovo

 

Per approfondire la figura

Per approfondire la figure di questo insegne vescovo si possono consultare: “Giovanni Cazzani. La vita e l’episcopato cremonese” edito dalla Nuova Editrice Cremonese nel 2002 e curato da don Andrea Foglia o il libro “Diocesi di Cremona” edito dall’editrice La Scuola nel 1998 e in particolare il capitolo curato da mons. Giuseppe Gallina: “La diocesi di Cremona e l’episcopato di mons. Giovanni Cazzani dall’inizio della prima guerra mondiale agli anni del secondo dopoguerra” (pagg. 369-404).

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“Scegliere per capire”: dal 3 al 5 gennaio in Seminario una due-giorni dedicata al tema della scelta

L’iniziativa è proposta dal Centro diocesano vocazioni per i ragazzi che stanno affrontando l’ultimo anno delle scuole superiori

“Scegliere per capire”: questo il titolo dell’iniziativa proposta dal Centro diocesano vocazioni per i ragazzi che stanno affrontando l’ultimo anno delle scuole superiori e che, a breve, si troveranno davanti alla necessità di fare una scelta grande e importante. Si tratta di una due-giorni, in agenda dal 3 al 5 gennaio, incentrata proprio sul tema della scelta.

I ragazzi sono attesi per le ore 19 di domenica 3 gennaio in Seminario. La recita comunitaria del Vespro darà inizio a questa esperienza spirituale. Nella giornata di lunedì 4 proseguiranno le attività con un momento di ritiro che si concluderà con la celebrazione comunitaria della Messa. Infine, nella mattinata del 5 gennaio ci sarà spazio per un momento di condivisione dei sentimenti e delle riflessioni maturate in ciascuno.

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Accanto alla tomba di mons. Cazzani un totem con le principali notizie sulla sua vita

L'arcivescovo resse la Chiesa cremonese dal 1914 al 1952. Il 17 marzo 2015 il nulla osta della Congregazione per le Cause dei Santi a procedere per sua la causa di beatificazione

Il 17 marzo 2015 la Congregazione per le Cause dei Santi ha dato il nulla osta a procedere per la causa di beatificazione del servo di Dio mons. Giovanni Cazzani, arcivescovo che resse la Chiesa cremonese dal 1914 sino alla morte, nel 1952. Mentre ha preso avvio l’iter, la Chiesa cremonese è invitata a pregare perché possano essere riconosciute le virtù eroiche di questo vescovo, perché il suo nome possa essere iscritto tra quello dei beati e dei santi. Continua a leggere »

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In Curia gli auguri natalizi con il grazie e le scuse al vescovo Lafranconi

Mons. Lafranconi, che ha anche portato il saluto del suo successore, ha ringraziato i propri collaboratori per il lavoro di questi anni, ciascuno per le specifiche competenze

Ha assunto un significato del tutto particolare il consueto incontro della Curia per gli auguri natalizi, visto che è stato l’ultimo momento ufficiale tra mons. Lafranconi e i suoi più stretti collaboratori. A introdurre l’incontro, nel quale l’amministratore apostolico ha anche portato il saluto del suo successore, è stato come sempre il vicario generale e moderatore della Curia, mons. Mario Marchesi, che ha focalizzato il suo saluto al Vescovo con due prospettive: nel ringraziamento e insieme con le scuse. Continua a leggere »

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Il 31 dicembre veglia della Pace a S. Ilario con mons. Lafranconi riflettendo sul messaggio del Papa per la Giornata mondiale

"Vinci l’indifferenza e conquista la pace" il titolo del messaggio di Papa Francesco per la 49ª Giornata mondiale della pace che si celebra il 1° gennaio 2016

Nella serata di giovedì 31 dicembre mons. Dante Lafranconi presiederà la tradizionale veglia della pace programmata a Cremona nella chiesa di S. Ilario (ore 21). Al centro della serata ci sarà naturalmente il messaggio scritto da Papa Francesco per la XLIX Giornata mondiale della Pace, che si celebra appunto il 1° gennaio. Tema scelto da Papa Francesco per il 2016: “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”. Continua a leggere »

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