Sessant’anni fa la scomparsa dell’arcivescovo Cazzani, tra i pastori più insigni della Chiesa che è in Cremona

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Domenica 26 agosto 2012 è stato celebrato il sessantesimo anniversario della morte di mons. Giovanni Cazzani, arcivescovo di Cremona dal 1914 al 1952. Mons. Cazzani, originario di Samperone in provincia di Pavia, è unanimemente considerato uno dei pastori più insigni della Chiesa cremonese: apprezzatissimo per la vasta cultura e la sincera pietà, guidò con mano ferma e sapiente la diocesi nel mezzo di due guerre mondiale, della dittatura fascista e del difficile tempo della riconciliazione e della ricostruzione dopo la Liberazione dal giogo nazista. Particolarmente attento allo sviluppo dell’associazionismo cattolico e alla preparazione culturale e spirituale dei suoi sacerdoti, compì 6 visite pastorali, indisse 3 sinodi, scrisse 38 lettere pastorali.

 

Sacerdote a Pavia e a Ravenna

Giovanni Cazzani nasce a Samperone, provincia di Pavia, nei pressi della Certosa, il 4 marzo 1867, da una agiata famiglia di affittuari terrieri. Trascorre la sua infanzia ad Albuzzano, un piccolo centro rurale poco lontano, e nel 1878, a 11 anni, entra nel Seminario diocesano, dove resta fino al 1889, anno della sua ordinazione sacerdotale.

I primi dieci anni di ministero sono particolarmente intensi sia per il conseguimento di tre lauree (in Lettere e Filosofia presso l’università di Pavia e in Teologia alla Facoltà di Milano) e sia per i delicati incarichi di vicerettore e insegnante in Seminario. Non manca una significativa attività pastorale fatta di conferenze alle suore, predicazioni straordinarie e corsi di esercizi spirituali.

Nel 1899 Cazzani diviene segretario del vescovo, mons. Riboldi, e lo segue, due anni dopo, quando viene trasferito a Ravenna ed elevato alla porpora cardinalizia. Riboldi è il modello a cui Cazzani si ispira una volta divenuto lui stesso Vescovo: in vent’anni di episcopato a Pavia mons. Riboldi tenne otto sinodi e portò a termine otto volte la visita pastorale.

A Ravenna don Giovanni resta per tre anni: nel 1902, alla morte di Riboldi, egli torna in diocesi dove, a soli 35 anni, diviene rettore del Seminario. Un incarico che dura pochissimo: nel 1904 Cazzani è eletto vescovo di Cesena.

 

Vescovo a Cesena

Dell’espiscopato in terra romagnola si ricorda soprattutto l’impegno sociale: il giovane pastore invita i cattolici ad associarsi e a prendere parte alla vita politica e addirittura, nel 1907, scende in campo in prima persona durante le agitazioni agrarie. La lettera pastorale scritta in quella circostanza si segnala come uno degli interventi più equilibrati, ma anche chiari e coraggiosi, tanto che è ripresa da Giuseppe Toniolo con una edizione per l’Unione Popolare Cristiana ed è fatta propria, nella sostanza, dall’episcopato dell’Emilia Romagna, che pubblica un pronunciamento nella stessa linea e nello stesso tono. Cazzani, in quello scritto, dopo aver richiamato i lavoratori della terra sui loro doveri, ricordando anche i loro diritti (di associazione e di rivendicazione del dovuto), esorta i proprietari non solo a corrispondere il giusto salario ai propri dipendenti, ma addirittura ad amarli come se stessi.

Lo spesso culturale e spirituale del presule è notato da Papa Pio X che l’avrebbe voluto nei ranghi della Curia Romana. Il 16 dicembre 1914 Il suo successore, Benedetto XV, che ben lo conobbe al tempo del suo episcopato a Bologna, destina mons. Cazzani a Cremona, degno successore di Geremeia Bonomelli.

 

Vescovo a Cremona

L’11 aprile 1915, nel pieno della grande guerra, il vescovo Giovanni fa il suo ingresso in diocesi, preceduto da una lettera pastorale nella quale si possono scorgere i tratti fondamentali della sua azione nella nostra diocesi. In tale documento traspare anzitutto la sua fede radicata, la sua dedizione alla preghiera, la sua passione per la Parola di Dio, ma anche il suo zelo per la cura delle anime e la sua profonda cultura che fin da subito lo impone come un grande maestro di dottrina e un fine predicatore.

Dal carattere mite, ma estremamente fermo e chiaro, si contrappone al sindacalista Guido Miglioli quando esagera nei toni contro i proprietari terrieri, così come si oppone, con indomito coraggio, alla tracotanza fascita e alle minacce di Roberto Farinacci, ras indiscusso della città per tutto il tempo del Ventennio. Pur mostrando un profondo spirito di patria e una sincera lealtà alle autorità costituite, Cazzani manifesta sdegno e riprovazione quando è chiusa d’imperio l’Azione Cattolica, quando si minaccia l’educazione cristiana delle nuove generazioni o quando iniziano le persecuzioni contro gli ebrei. Particolarmente significativa è la lettera pastorale per la Quaresima del 1944 dove già egli vede oltre la guerra. Nel testo, lodato da tutto l’episcopato lombardo, egli prospetta una nuova serie di pericoli che, specie tra le classi meno abbienti, già sembrano profilarsi tanto nell’ambito religioso che in quello sociale. Tra quei pericoli elenca le insidie già serpeggianti «di un socialismo e di un comunismo ateo e materialista» non meno deprecabili, sul lato opposto, di quelle «del liberismo economico e del sistema capitalistico fondato su di esso». A tutto ciò contrappone le linee di una sana e autentica «riforma sociale cristiana».

Il giorno successivo alla liberazione d’Italia, il 26 aprile 1946, pubblica un Manifesto alla cittadinanza intonato alle parola d’ordine: «carità e pace». E come si prodigò per mitigare le violenze fascite così si impegna a contrastare le vendette dei partigiani invocando un «esercizio della giustizia che si compia nei modi e nelle forme convenienti a un popolo civile».

Per i suoi alti meriti ecclesiali e civili Pio XII, Il 25 maggio 1944, gli conferisce il titolo personale di arcivescovo.

Ma mons. Cazzani fu soprattutto “pastore d’anime”. Il suo zelo lo spinge a compiere ben sei visite pastorali: 1916, 1922, 1927, 1933, 1939 e 1944. Tre, invece, sono i sinodi diocesani indetti: il primo è celebrato nel 1921, dopo oltre 40 anni dal precedente, voluto da mons. Bonomelli nel 1880. In quella assise sono aggiornati gli strumenti di governo della diocesi anche alla luce del Codice di diritto canonico promulgano quattro anni prima. Il sinodo del 1933 è convocato per adeguare la legislazione ecclesiastica alle nuove condizioni create dal Concordato del 1929, mentre l’ultima assise, quella del 1951, appare come una semplice conferma delle due precedenti, salvo alcune norme richieste dalle nuove situazioni determinate dalla seconda guerra mondiale e dai primi anni del dopoguerra.

Tra le priorità pastorali di mons. Cazzani emergono la solida formazione dei seminaristi e la cura del presbiterio, lo sviluppo dell’Azione Cattolica e la promozione del laicato, la valorizzazione dei mezzi di comunicazione attraverso il nuovo settimanale diocesano «La Vita Cattolica», la stretta collaborazione con religiose e religiosi.

Mons. Cazzani è esemplare anche nell’attenzione ai poveri, soprattutto se carcerati. Nel 1949, in occasione della Perigrinatio Mariae, invita a generose offerte straordinarie per gli indigenti. Da parte sua, «non avendo denaro» offre in vendita per quello scopo la sua preziosa croce pettorale e l’annessa collana d’oro.

 

La testimonianza dell’avv. Groppali

Vale la pena citare il brano di una lettera dell’avvocato Beniamino Groppali indirizzata al vicario generale della diocesi, mons. Paolo Rota, all’indomani della morte di mons. Cazzani, avvenuta il 26 agosto 1952. Di seguito il testo preso dal volume “Giovanni Cazzani. La vita e l’episcopato cremonese” edito dalla NEC nel 2002 in occasione del cinquatesimo della morte e curato da don Andrea Foglia, storico e direttore dell’archivio diocesano.

«M.R. Monsignore, soltanto oggi ho appreso dai giornali la dolorosa notizia della morte del nostro amato Arcivescovo, che mi ha profondamente turbato e commosso. Con lui scompare una delle più luminose figure della Chiesa, con lui che fu veramente il degno continuatore degli insigni vescovi che lo hanno preceduto. Alla profonda sapienza e alla sconfinata cultura, univa la mite, serena vigilante bontà del santo, per cui poteva in ogni evento eccellere su tutti, e segnare sicuro la vita della giustizia e della salvezza. Se Cremona si sottrasse alla rovina, nelle epiche giornate della Liberazione, lo si deve alla sua sagacia, al suo coraggio e al suo fascino personale. Le omelie da lui pronunciate nelle sacre ricorrenze erano pagine di rara e appassionata eloquenza, e, dal pulpito della Cattedrale di Cremona, la sua parola, ricca di dottrina e di profonda umanità, correva per le città d’Italia, ad infondere forza e coraggio e nuova vigoria nella fede. Colla sua vita intemerata, coi suoi costumi austeri, colla incessante dedizione ad ogni opera di carità e di pietà, egli si è eretto un monumento aere perennius, e la sua memoria resterà dolce e profonda in ogni cuore, mentre il grande paterno spirito continuerà dall’alto a proteggere la diletta città».

Mons. Cazzani riposa nella cripta della Cattedrale a pochi metri dall’urna che contiene le reliquie di Sant’Omobono, patrono della città e della diocesi.

 

Uno stralcio del testamento spirituale di mons. Cazzani

«… Chiedo perdono a Dio di ogni mia infedeltà, come di cuore chiedo perdono a tutti coloro ai quali, comunque fosse, anche inconsapevolmente avessi recato danno, offesa, disgusto e scandalo. In particolare al mio Clero e al mio popolo diletto chiedo perdono d’ogni mio difetto di vigilanza, di sollecitudine pastorale, di correzione e di energia, o di pazienza e di carità. E perdono di cuore e imploro la divina misericordia a chiunque, in qualunque modo, mi avesse recato offesa o dolore. Mi raccomando alle preghiere di tutti e specialmente dei miei sacerdoti. A tutti ripeto, come vorrei ripetere dal letto di morte, la più viva raccomandazione di star sempre fermi nella professione e nella pratica coerente della fede cattolica romana, e nella devozione filiale e obbedienza sincera al Romano Pontefice; di amare e frequentare e promuovere la dottrina cristiana, di sostenere e promuovere in miglior maniera l’opera delle Vocazioni ecclesiastiche, il Seminario Diocesano e l’Azione Cattolica, e tutte le istituzioni per l’educazione cristiana della gioventù. Al Clero, in particolare, raccomando la pietà, la severa illibatezza del costume, il disinteresse e lo spirito di sacrificio e di disciplina e, soprattutto, la fraterna carità e concordia nell’unione cordiale al Papa e al Vescovo…».

+ Giovanni Cazzani, arcivescovo

 

Per approfondire la figura

Per approfondire la figure di questo insegne vescovo si possono consultare: “Giovanni Cazzani. La vita e l’episcopato cremonese” edito dalla Nuova Editrice Cremonese nel 2002 e curato da don Andrea Foglia o il libro “Diocesi di Cremona” edito dall’editrice La Scuola nel 1998 e in particolare il capitolo curato da mons. Giuseppe Gallina: “La diocesi di Cremona e l’episcopato di mons. Giovanni Cazzani dall’inizio della prima guerra mondiale agli anni del secondo dopoguerra” (pagg. 369-404).

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