“Sin d’ora, mi sia permesso di confermare a Papa Leone la nostra gratitudine per il dono dell’udienza che ha concesso alla Conferenza Episcopale Italiana per il prossimo 17 giugno: sarà un’occasione preziosa per pregare insieme, rinnovare la nostra professione di fede e ascoltare la sua parola alle Chiese in Italia”. È l’omaggio al nuovo Pontefice della Chiesa italiana, pronunciato dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nell’introduzione al Consiglio permanente.
Non è mancato, all’inizio, il ricordo di Papa Francesco: “La sua non è stata una popolarità effimera; ha veramente avvicinato la Chiesa alla gente”. “La Chiesa in Italia, nella larga prospettiva della storia, ha un forte debito verso di lui”.
Menzionando i giorni del Conclave, il cardinale ha rivelato: “Per tutti è stato un momento di grazia che ci consente di ringraziare per quanto ricevuto da Papa Francesco e, come deve essere sempre per il successore di Pietro, di metterci, senza esitazione, senza paragoni e senza riserve nell’atteggiamento di obbedienza filiale a Leone XIV, con e per lui al servizio della Chiesa e della folla affamata di senso e speranza, assetata di spiritualità e di comunità”. “Gli diciamo tutta la nostra fedeltà e la nostra volontà di comunione come successore di Pietro, ma anche come Primate d’Italia”, ha assicurato.
La parte centrale dell’introduzione è dedicata alla pace, una delle priorità del nuovo Papa fin dal primo saluto dalla Loggia centrale della basilica di San Pietro.
“Chiediamo il rispetto del diritto internazionale umanitario, l’ingresso di aiuti senza restrizioni, l’apertura di corridoi umanitari e, soprattutto, la promozione di un dialogo che possa realizzare la soluzione ‘due popoli, due Stati’”,
l’appello per Gaza, rilanciando le parole pronunciate da Papa Leone al termine dell’udienza generale di mercoledì scorso. “La Chiesa invoca, annuncia e si mette al servizio della pace. Senza esitazioni, senza soste”. Per l’Ucraina, l’auspicio di Zuppi è “che i fili del dialogo, già così difficili, siano rafforzati, trovino le garanzie necessarie inserite in un quadro che permetta una pace giusta e sicura. Secondo il presidente della Cei, “occorre costruire un’architettura di pace, frutto di quei valori e della dolorosa consapevolezza che sono a fondamento dell’Europa, che non può essere ridotta a diritti individuali o burocrazia, perché fondata sulla difesa della persona nel suo valore indiscutibile e nella sua relazione con la comunità”.
“La Chiesa in Italia continuerà a impegnarsi per tessere relazioni, per alimentare il dialogo, per iniziare percorsi di riconciliazione e di sviluppo, anche attraverso le attività e i progetti che i fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa cattolica rendono possibili”, ha assicurato il presidente della Cei: “Vogliamo contribuire a realizzare un mondo unito e in pace, dove non si senta più il rumore delle armi e dove tutti possono dirsi fratelli”, ha assicurato: “La lotta alla povertà, l’educazione che la stessa presenza della Chiesa anima con le sue diverse realtà, l’impegno per lo sviluppo e gli aiuti al mondo, sono una parte del nostro sforzo”. Di qui la “gratitudine a quanti scelgono di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica: ciò consente di realizzare migliaia di progetti in Italia e nel mondo”.
Poi il riferimento al Cammino sinodale, dove “nulla era stato prestabilito, confezionato, imposto dall’alto, ma frutto del discernimento delle Chiese che si sono messe in ascolto e hanno attivato processi inediti e forse, addirittura, inattesi”: “Rileggere gli interventi assembleari e i lavori di gruppo ci ha permesso di scoprire una Chiesa appassionata e desiderosa di non disperdere l’esperienza di quattro anni”.
“Si giunga, a livello nazionale, a interventi che tutelino nel miglior modo possibile la vita, favoriscano l’accompagnamento e la cura nella malattia, sostengano le famiglie nelle situazioni di sofferenza”, l’auspicio sulla scorta della Nota della presidenza Cei sul fine vita, del 19 febbraio scorso, unito all’invito a dare “completa attuazione” alla “legge sulle cure palliative” affinché siano “garantite a tutti, in modo efficace e uniforme in ogni Regione, perché rappresentano un modo concreto per alleviare la sofferenza e per assicurare dignità fino alla fine, oltre che un’espressione alta di amore per il prossimo”.
“Resta alta l’attenzione della Chiesa in Italia per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili”, la conferma del presidente della Cei, che ha citato la pubblicazione della Terza Rilevazione delle attività territoriali promossa dal Servizio nazionale per la tutela dei minori e adulti vulnerabili su questo tema, relativa al biennio 2023-2024, che sarà presentata il 28 maggio.
Alla fine, la denuncia della piaga del “lavoro povero”, rilevata nell’ultimo Rapporto Istat. “Lavorare oggi non basta più per dirsi al riparo da una condizione di indigenza”, il monito del cardinale: “Tutto ciò va a scapito delle famiglie e, a cascata, dell’accesso alle cure sanitarie, delle opportunità di studio, della possibilità di affrontare spese ordinarie e straordinarie. Il lavoro povero aumenta le disuguaglianze di genere, territoriali e intergenerazionali e rende ancora più acuto il drammatico problema della casa”. “C’è bisogno di coraggiose politiche del lavoro, che sappiano tenere insieme l’esigenza di salari giusti e di produzioni coerenti con l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa”, l’invito, perché “senza lavoro non c’è rispetto della dignità”. “La produzione industriale che vuole riconvertire in armi alcune delle aziende in crisi non fa bene né alla nostra economia né al mondo”, ha infine ribadito il presidente della Cei.