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Mancano soltanto sette anni al 600° anniversario dell’apparizione della Vergine Maria alla giovane Giannetta, che avvenne il 26 maggio del 1432. Allora la Madonna rivelò alla ragazza che “l’altissimo onnipotente mio Figlio intendeva annientare questa terra a causa dell’iniquità degli uomini, perché essi fanno ciò che è male ogni giorno di più, e cadono di peccato in peccato. Ma io per sette anni ho implorato dal mio Figlio misericordia per le loro colpe”.
Oggi, nel giorno della 593ª Memoria dell’apparizione, quei sette anni risuonano in modo stridente, per le violenze e le guerre che stanno affliggendo anche le terre in cui nacque Gesù, come ha ricordato nella sua omelia il vescovo Napolioni, e l’appello della Vergine Maria a Giannetta a pregare, a digiunare e ad essere devoti appare quanto mai attuale e urgente.
Dopo il tradizionale racconto della storia dell’apparizione ai fedeli che riempivano completamente la Basilica del Santuario di Santa Maria del Fonte, a Caravaggio, dopo l’attesa, in silenzio, in preghiera, dello scoccare delle 17, ora esatta in cui avvenne l’incontro di Giannetta, dopo le note dell’organo e i rintocchi delle campane, che hanno suggellato il rito dell’aspersione dei fedeli e dopo il canto del Vespro, il vescovo ha ricordato come la pace e la gioia che tutti stavano in quel momento vivendo stride in modo drammatico rispetto al dolore delle popolazioni in guerra.
Una gioia e una pace che si contrappongono al dolore, alla fame, alla paura, ai «silenzi che vengono lacerati dal sibilo delle bombe, dei razzi, dei droni, della contraerea in questo stesso nostro cielo, in uno scontro fratricida tra popoli benedetti da una profonda devozione a Maria. Fratelli che insanguinano ancora il cuore della Madre e di tante madri».
L’attualità delle guerre che insanguinano il mondo entra nella devozione e nel culto mariano, incentrato proprio sulla pace sull’amore, e ci impone di confrontare noi stessi e le nostre aspettative con ciò che accade appena fuori dal Santuario, a poche centinaia di chilometri. «Abbiamo 7 anni davanti a noi – ha proseguito il vescovo – che culmineranno proprio il 26 maggio del 2032, nel sesto centenario dell’apparizione. Che bello, possiamo sognare grandi feste, magari anche invitare il Papa! Ma sarebbe blasfemo pensare a queste nostre piccole gioie senza indignarci ora davanti a ciò che accade nel nostro mondo, tra noi cristiani, tra noi figli di Dio, senza impegnarci davvero nella preghiera, nella denuncia, nella scelta di campo. Non per metterci gli uni contro gli altri, ma per stare sempre dalla parte dei più deboli, dalla parte delle vittime, dalla parte dei bambini, dei malati».
Un appello accorato, sentito, profondo, che il vescovo Antonio ha fatto alla comunità riunita per la Memoria e a tutti i fedeli, invocando l’aiuto di Dio e della Vergine: «Signore, Maria, aiutateci a non ripartire da questo Santuario sazi e indifferenti. Accendete in noi l’inquietudine, l’indignazione e la voglia di impegnarci insieme, perché i sette anni che vengono siano anni di pace, di pace ritrovata, di pace custodita, di pace spartita con tutti».
Dopo queste parole la celebrazione è proseguita con i Secondi Vespri, con il canto del Magnificat, cui aveva fatto riferimento mons. Napolioni durante l’Omelia del mattino, e con l’incensazione della statua della Madonna che apparve a Giannetta, fino alla benedizione conclusiva ai moltissimi fedeli, molti dei quali presenti sin dal mattino.
Grazie alla collaborazione tra TeleRadio Cremona Cittanova e CR1, la celebrazione è stata trasmessa in diretta anche per i fedeli rimasti nelle proprie case, con particolare dedizione agli ammalati, agli anziani, alle persone sole e non in grado di raggiungere il Santuario.
La preghiera continuerà a Caravaggio fino a sera, con la tradizionale processione aux flambeaux, che chiuderà le celebrazioni solenni del 26 maggio.
Il video integrale della celebrazione