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Il saluto degli Scout al vescovo Antonio: «Ci aiuti a rinnovare l’entusiasmo»

"Insieme crediamo nell'uomo dalle maniche rimboccate, presente ove si crea la vita e si costruisce la libertà in Cristo, che si sporca le mani in opere di giustizia, caparbio nello sperare contro ogni speranza"

Dopo quello dell’Azione Cattolica cremonese, di Comunione e Liberazione e del Cammino Neocatecumenale pubblichiamo il saluto che l’Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) rivolge al nuovo vescovo, mons. Antonio Napolioni, il quale è stato assistente nazionale e regionale di questa realtà educativa che coinvolge migliaia di bambini, ragazzi e giovani in tutta Italia. Nella foto un don Antonio “giovanile” insieme a due lupetti.

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Ritiro spirituale del clero sulla figura di Vincenzo Grossi

La meditazione di madre Marilena Borsotti

In preparazione alla canonizzazione del beato Vincenzo Grossi i presbiteri cremonesi hanno vissuto un intenso momento di riflessione e preghiera. Il tradizionale ritiro missionario, tenuto il 1° ottobre in Seminario, è stato, infatti, l’occasione per focalizzare l’attenzione su questo sacerdote cremonese vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento e che ha vissuto la sua santità nell’esercizio quotidiano del suo ministero di parroco, prima a Regona di Pizzighettone e poi a Vicobellignano. Madre Marilena Borsotti, originaria di Pizzighettone, che fino al giugno scorso ha ricoperto l’incarico di superiora generale dell’Istituto “Figlie dell’oratorio”, ha tenuto la meditazione. Un centinaio i sacerdoti presenti.

Nella sua riflessione la religiosa si è soffermata in modo particolare su quattro parole che ben sintetizzano l’esperienza cristiana e sacerdotale del beato Vincenzo: ringraziare, osservare, coinvolgere e agire.

Anzitutto don Grossi ha vissuto la sua fede e poi la sua scelta di diventare presbitero come una risposta ad un Dio che l’ha amato e salvato. Forte era in lui la riconoscenza al Signore per un amore gratuito e immeritato. In secondo luogo egli ha osservato con attenzione e sempre in spirito di fede la realtà che lo circondava. Il Beato si è sempre trovato in situazione non facili, dove regnava la miseria e l’ignoranza e dove la vita cristiana era ridotta al lumicino: senza scoraggiarsi, partendo proprio dalla realtà, egli ha saputo andare incontro alle persone, in modo particolare ai giovani con semplicità ed efficacia. Il suo impegno, però, non è stato solitario: egli ha sempre cercato di coinvolgere i laici nell’opera missionaria e ha sempre creduto, vero e proprio antesignano, nella capacità apostolica delle donne, tanto da fondare un istituto religioso. Infine il suo agire è sempre stato nel segno dello zelo, ma anche della serenità e della letizia: molti contemporanei lo hanno sempre dipinto come una persone piena di iniziativa, ma allo stesso imperturbabile, che, cioè, non si angustiava dei risultati.
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A Cremona attività di volontariato dei migranti in servizi utili alla collettività

La Giunta comunale ha formalizzato l'adesione allo specifico accordo di collaborazione che l’Azienda Sociale del Cremonese ha sottoscritto con la Provincia, il Cisvol, il Forum provinciale e territoriale del Terzo Settore, le organizzazione sindacali più rappresentative e i soggetti gestori delle attività di accoglienza

Saranno individuati, all’interno dei Settori dell’Amministrazione comunale di Cremona, servizi ed attività utili alla collettività e che possano essere svolti, sotto forma di volontariato, dai migranti ospiti di alloggi destinati all’accoglienza. Lo scopo è permettere la realizzazione di percorsi di integrazione a favore di cittadini stranieri che hanno presentato istanza per il riconoscimento della protezione internazionale o sono in attesa della definizione del ricorso ospitati nelle apposite strutture presenti sul territorio. Continua a leggere »

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La Messa di ringraziamento delle diocesi di Cremona e Lodi per la canonizzazione di Grossi nella chiesa di san Filippo Neri

Con la celebrazione eucaristica nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini e la visita alla chiesa di Santa Maria in Vallicella si è concluso, lunedì 19 ottobre, il pellegrinaggio a Roma delle diocesi di Cremona e Lodi in occasione della canonizzazione di don Vincenzo Grossi, parroco cremonese beatificato nel 1975 da papa Paolo VI, fondatore delle “Figlie dell’Oratorio”. Le due chiese romane, a pochi passi dal Tevere, non sono state scelte a caso: entrambe conservano la memoria di Filippo Neri, santo mistico del XVI secolo dal quale il Grossi attinse molta della spiritualità e delle sue intuizioni pastorali soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. La Messa, iniziata poco dopo le 9.30, è stata concelebrata dai vescovi Malvestiti e Lafranconi e da una ventina di sacerdoti, tra di essi il parroco di Pizzighettone-Regona-Roggione don Enrico Maggi, l’arciprete di Viadana, don Antonio Censori e il postulatore della causa di canonizzazione di San Vincenzo, il padre trinatario spagnolo padre Antonio Saez de Albeniz. Massiccia la presenza delle suore “Figlie dell’Oratorio” con la madre generale Rita Rasero e quella emerita Marilena Borsotti.

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Curiosamente i due presuli si sono divisi l’omelia, mons. Malvestiti si è soffermato sulle letture della Messa, mentre mons. Lafranconi ha riflettuto sul senso profondo della santità.

Il vescovo di Lodi ha centrato la sua riflessione sul comando di Gesù: «Che vi amiate gli uni gli altri» domandandosi: «Ma agli amici si comanda? Può essere buona notizia un comando? Tra poco entreremo nel cuore dell’Eucaristia e sentiremo un altro comando del Signore: “fate questo in memoria di me”. Ai sacerdoti è chiesto di celebrare il segno dell’amore assoluto e irrevocabile di Dio raccolto nella santa cena che rende perenne l’immolazione della Croce. Agli stessi sacerdoti e ai fedeli è rivolto l’invito preciso di vivere quella stessa immolazione nel servizio di carità».

«Si può comandare – ha proseguito il presule – solo l’amore che nulla toglie e tutto dona. Si può comandare solo se chi lo fa ama immolando se stesso! Allora si tratta di un servire più che di un comandare e di educare nel senso più vero perché il maestro è anche testimone e profeta e anticipatore del domani».

Mons. Malvestiti ha ricordato quindi che «i giovani si lasciano affascinare solo se gli educatori sono sapienti testimoni e profeti che carpiscono dal cuore di Dio la novità! Così hanno saputo fare e amare San Filippo Neri e il suo esemplare discepolo San Vincenzo Grossi affascinando con la loro vita buona e il ministero instancabile, perseverando in ogni contrarietà pur di rimuovere il male: la menzogna e la disperazione dai cuore, la fragilità dal corpo e dallo spirito, l’ingiustizia, l’indifferenza e la corruzione dalla società per riportare ovunque intensa e pace col perdono di Dio».

E così ha proseguito: «Come autentici padri e madri diventeremo capaci di far capire che il bene è irrinunciabile e, se chiedendo doneremo noi stessi, potremo essere anche esigenti. Compito arduo questo comandare immolando se stessi, possibile solo per chi “rimane nel suo amore” – quello di Cristo – del quale è sorgente e culmine la divina liturgia».

Nel suo breve intervento mons. Lafranconi è partito da un inno della liturgia delle ore che definisce i santi: «pietre vive e prezioso scolpite dallo Spirito»: «Noi dobbiamo – ha esordito il vescovo di Cremona – lasciarci affascinare dall’opera dello Spirito e da queste figure mirabili. In questa Eucarsitia ringraziamo Dio per aver scolpito queste vere e proprie opere d’arte così necessarie per la costruzione della città di Dio. E la città di Dio non è altro che la Chiesa».

«Mentre siamo qui per ringraziare il Signore – ha proseguito il vescovo Dante -, vogliamo anche riconoscere ciò che questi santi hanno fatto per il bene dell’intera comunità ecclesiale. Chi di noi, se in famiglia ha delle persone particolarmente meritevoli, non se ne vanta con gli altri? Ebbene noi facendo parte della famiglia della Chiesa siamo orgogliosi di queste figure così significative». Infine l’invito a vivere fino in fondo le esigenze radicali del Vangelo così come fece, con semplicità e umiltà, San Vincenzo Grossi.

Al termine della Messa, animata dai canti degli oltre trecento fedeli presenti, madre Rita Rasero ha ringraziato il Signore per questa esperienza indimenticabile spronando ad accogliere il messaggio di santità del nuovo Santo e di Filippo Neri oltre al loro zelo pastorale soprattutto nei confronti dei giovani.

Dopo la benedizione episcopale, mons. Luigi Veturi, guida spirituale di San Giovanni dei Fiorentini, dove San Filippo Neri esercitò il ministero di parroco, ha dato il suo saluto ricordando che la chiesa dai lui retta sarà una delle mete privilegiate del prossimo Giubileo poiché conserva la reliquia del piede di Santa Maria Maddalena, tra i personaggi evangelici che più di tutti ha goduto della misericordia di Dio.

La mattinata si è quindi conclusa nella chiesa di Santa Maria in Vallicella, dove è sepolto il corpo di San Filippo Neri. In questo bellissimo tempio sacro, scrigno di innumerevoli e stupende opere d’arte, mons. Malvestiti ha ricordato la figura di Filippo Neri, il suo carisma, il suo zelo educativo, la sua opera.

Dopo il pranzo la comitiva dei cremonesi composta soprattutto da fedeli di Pizzighettone e Viadana ha fatto ritorno in diocesi.

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Anniversario della morte di don Cesare Rossi: iniziative in suo ricordo nella parrocchia di Romanengo

Sabato 28 concerto con l'Orchestra di fiati "Il Trillo", domenica Messa e inaugurazione della targa commemorativa

Il 30 novembre ricorre un anno dalla prematura scomparsa di don Cesare Rossi. Diversi i momenti in suo ricordo programmati dalla Parrocchia di Romanengo: un concerto la sera di sabato 28; messa con inaugurazione di un targa domenica 29; Eucaristia di suffragio lunedì 30. Continua a leggere »

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Il ritratto di Charles de Focauld nelle parole di don Aldighieri: on-line l’audio

Richiamato l'invito del beato francese ad essere presenza nella vita degli ultimi anche facendo un passo indietro rispetto alla propria identità, pur non negandola

Un uomo che seppe tradurre il suo essere cristiano nella silenziosa e costante testimonianza quotidiana. Questo il ritratto di Charles de Focauld che martedì 2 dicembre don Mario Aldighieri ha tracciato nell’incontro presso la biblioteca del Centro pastorale diocesano di Cremona. L’intento era quello di ripercorrere le tappe principali della vita del religioso francese perché, traendo spunto dalla sua esperienza, si possa ricavare un’attuale lezione, per quanto riguarda i rapporti con le altre culture, in particolare quella musulmana. Continua a leggere »

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L’Istituto Figlie dell’Oratorio a servizio delle giovani generazioni collaborando con i sacerdoti

Le Figlie dell’Oratorio, religiose di diritto pontificio, si propongono di vivere la sequela del Signore Gesù, nella Chiesa, mediante i tre voti di povertà, castità e obbedienza. Secondo il carisma donato loro dal beato Vincenzo, e in virtù della grazia battesimale, ricercano la conformazione ai sentimenti del Cuore di Cristo per essere testimoni gioiose dell’amore di Dio, in modo particolare servendo le giovani generazioni e mediante una attiva e discreta collaborazione con i sacerdoti nell’apostolato parrocchiale.

Attualmente le Figlie dell’Oratorio vivono e operano in 21 comunità e sono presenti in Italia, Argentina ed Ecuador. In Italia le comunità si trovano in Lombardia, Emilia, Toscana, Lazio, Basilicata, Calabria e Sicilia. Le suore sono circa 150; in questi ultimi anni due giovani hanno mostrato il desiderio di condividere il carisma delle Figlie dell’Oratorio: una ora è professa temporanea, l’altra sta compiendo il cammino di Noviziato.

Dal 21 giugno al 7 luglio scorso a Ronchiano di Castelveccana si è svolto il XVI Capitolo generale, nel quale è stato eletto il nuovo Capitolo generale. Alla pizzighettonese madre Marilena Borsotti, è succeduta come superiora generale la comasca madre Rita Rasero.

Con l’ausilio di personale laico e di collaboratori, le Figlie dell’Oratorio esprimono la missione ricevuta attraverso le scuole dell’infanzia, la scuola primaria, le opere di accoglienza per giovani studentesse e lavoratrici, il doposcuola, la catechesi, le proposte di formazione umana e spirituale, la pastorale giovanile e l’animazione oratoriana.

 

La presenza in diocesi di Cremona dei luoghi di don Vincenzo

Alcune comunità si trovano proprio nei luoghi che appartengono alla storia di don Vincenzo Grossi.

Una comunità di tre sorelle si dedica all’apostolato nelle cinque comunità parrocchiali del comune di Pizzighettone. Un territorio particolarmente importante per l’Istituto: don Grossi è nato a Pizzighettone nel 1845; ha trascorso i primi mesi del suo sacerdozio a Gera di Pizzighettone; per dieci anni ha svolto il ministero di parroco a Regona di Pizzighettone. Le suore, secondo l’insegnamento del Fondatore, cercano di dare il loro sostegno e la loro collaborazione ai sacerdoti in questa estesa realtà ecclesiale che richiede forti motivazioni e un cordiale cammino verso la comunione.

Non lontano da Pizzighettone, altra presenza è nel lodigiano, a Maleo, dove le Figlie dell’Oratorio offrono la propria testimonianza e collaborazione alla locale scuola dell’infanzia. Si tratta di un luogo dove don Grossi si recava frequentemente per la predicazione, per l’amicizia con il parroco, mons. Pietro Trabattoni, e per riunire il numero crescente di Figlie dell’Oratorio, curandone direttamente la formazione.

La presenza delle suore in diocesi anche a Viadana: la comunità delle suore, che ospita una numerosa scuola dell’infanzia e un attivo doposcuola, si trova nei pressi di Vicobellignano (paese nel quale don Vincenzo è stato parroco per trentaquattro anni) e Ponteterra (dove è sorta una delle prime comunità), insieme ad altri centri rurali dove le Figlie dell’Oratorio hanno iniziato a operare, nella povertà e secondo lo spirito di adattamento che il Fondatore chiedeva loro.
«Essere presenti nei luoghi della vita e dell’opera di don Vincenzo – afferma madre Marilena Borsotti, fino all’estate scorsa superiora generale – porta in sé una ricchezza e un grande significato. È un impegno di testimonianza, a vivere il carisma ricevuto con la sua sfumatura di originalità, un appello a far conoscere e apprezzare la figura di don Vincenzo Grossi, ancora così fresca e attuale, e un messaggio di speranza». «In contesti che ci appaiono a volte aridi o fortemente secolarizzati – prosegue la religiosa – la luce della santità può essere motivo di dialogo e di stimolo per tutti, credenti o indifferenti. Anche don Vincenzo ha lavorato in ambienti e in tempi non facili, la sua perseveranza nella fede e nel ministero è ancora oggi altamente significativa».

 

La Casa Madre e Generalizia

La Casa Madre e Generalizia delle Figlie dell’Oratorio è situata a Lodi, al civico 27 di via Paolo Gorini.

Lo stesso Fondatore, nel maggio del 1901, aveva acquistato lo stabile per la residenza della prima casa delle suore. Nello stesso anno vi incorporò il noviziato e successivamente il collegio, l’esternato, l’asilo infantile, la scuola elementare, la scuola di lavoro e l’assistenza scolastica.

Nel 1917 fu acquistata la vicina casa Santa Croce e si trasformò la vecchia chiesa posta all’interno in una decorosa cappella ad uso delle suore della comunità e delle novizie. Oggi nella cappella Santa Croce di Casa Madre sono custodite le spoglie mortali di don Vincenzo Grossi.

Attualmente la casa Madre e Generalizia ospita la Madre generale, la Vicaria e una numerosa comunità di religiose che gestiscono: la scuola dell’infanzia, il pensionato per giovani studenti e lavoratrici, l’assistenza scolastica per ragazze delle scuole medie; inoltre la Diocesi di Lodi utilizza i locali della Casa Madre per la scuola elementare.

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“Piccolo fratello Charles de Foucauld e l’Islam, una lezione di vita” mercoledì 2 dicembre al Centro pastorale con don Aldighieri

L'incontro nell’ambito del centenario della morte del Beato, ucciso il 1° dicembre 1916

Sarà don Mario Aldighieri ad aiutare a riflettere sul “Piccolo fratello Charles de Foucauld e l’Islam, una lezione di vita” mercoledì 2 dicembre, alle 18, presso la Biblioteca del Centro pastorale diocesano di Cremona. L’incontro è stato organizzato nell’ambito del centenario della morte di Charles de Foucauld, Piccolo fratello di Gesù, ucciso il 1° dicembre 1916 in Algeria, durante la Prima Guerra Mondiale.

Si guarderà a Charles de Foucauld, beatificato da papa Benedetto XVI il 13 novembre 2005, per interrogarsi su quale cammino percorrere con i musulmani – spiegano gli organizzatori – in quest’ora di dolore per tanti fratelli cristiani e musulmani. Continua a leggere »

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Agiografia del prete cremonese fondatore delle Figlie dell’Oratorio beatificato il 1° novembre del 1975 dal beato Papa Paolo VI

Vincenzo Grossi nasce il 9 marzo 1845 a Pizzighettone (Cremona) da una umile famiglia. È il penultimo dei dieci figli (tre muoiono in tenera età) di Baldassarre Grossi e Maddalena Cappellini, proprietari di un mulino. È subito battezzato nella chiesa parrocchiale di San Bassiano, a Pizzighettone.

Dinanzi alla richiesta di Vincenzo di diventare sacerdote non c’è opposizione da parte dei familiari, che si limitano a fargli presente che possono ancora aver bisogno di lui; c’è già un altro figlio – Giuseppe – che studia da prete, non possono permettersi le spese per entrambi. Così, mentre lavora con il padre nella consegna dei sacchi di farina, il ragazzo si ritaglia del tempo per studiare privatamente le materie del ginnasio sotto la guida del parroco.

A diciannove anni, nel 1864, entra in Seminario: è ordinato sacerdote il 22 maggio 1869. Da allora tutta la sua attività pastorale si svolge in diverse parrocchie della diocesi.

I suoi primi incarichi sono nelle parrocchie di S. Rocco in Gera di Pizzighettone e a Sesto Cremonese, seguiti, nel 1871, da quello come economo spirituale a Ca’ dei Soresini.

Nel 1873 è nominato parroco di Regona di Pizzighettone. La popolazione del luogo era da tempo lontana dalla pratica religiosa, ma don Vincenzo vi si dedica con tanta cura che dopo pochi anni trasforma il piccolo borgo in un “conventino”, come appunto viene definito dai suoi confratelli.

Don Vincenzo spende tutta la sua vita nel ministero pastorale: animazione delle comunità a lui affidate, predicazione di missioni al popolo, formazione spirituale delle coscienze, attenzione ai poveri, educazione dei fanciulli e dei giovani.

Per le ragazze, in particolare, don Grossi ha una sincera preoccupazione. Dà il nome di “oratorio” – sulle orme di don Giovanni Bosco a Torino – al piccolo locale che è riuscito a ricavare nella sua canonica, perché le sue giovani parrocchiane possano ritrovarsi. Vivendo in continuo contatto con la popolazione delle campagne, si rende conto che la gioventù, soprattutto femminile, cresce in situazioni molto fragili e complicate. Inizia, quindi, a radunare alcune delle sue giovani e ad avviarle alla vita comune tra loro.

Nel 1883 il vescovo Geremia Bonomelli lo destina come parroco a Vicobellignano, dove ha preso piede il protestantesimo metodista. Da subito, mostra gran carità e apertura: lo stesso pastore va più volte ad ascoltare le sue prediche quaresimali e le famiglie protestanti mandano i loro figli alla scuola parrocchiale.

La nuova destinazione, che lo allontana da Regona, non fa desistere don Grossi dal progetto della nuova comunità femminile. Il nome scelto è quello di “Figlie dell’Oratorio” per richiamarle a un modello spirituale ben preciso: la letizia spirituale di san Filippo Neri, fondatore della Congregazione dell’Oratorio. Non è previsto un abito definito, in modo da poter avvicinare meglio le giovani.

Le prime basi per il nascente Istituto sono poste nel 1885 a Pizzighettone. L’approvazione diocesana arriva il 20 giugno 1901 con l’assenso del vescovo Bonomelli. Per garantire la formazione scolastica di quelle tra loro che avrebbero dovuto dedicarsi all’insegnamento, sceglie la città di Lodi, dove si decide di acquistare una struttura: l’attuale Casa madre dell’Istituto.

Nel 1917, mentre si trova a Lodi per sistemare alcune faccende urgenti per l’Istituto, don Grossi si sente male. Vuole tornare a Vicobellignano dove, nei primi giorni di novembre, le sue condizioni si aggravano. Fatica a parlare, pronuncia solo pochissime parole: «La via è aperta: bisogna andare». Alle 21.45 del 7 novembre, a 72 anni, don Vincenzo Grossi rende l’anima a Dio.

La fama di santità di don Grossi non viene meno, tanto da domandare l’apertura della sua causa di beatificazione. Nel 1969 è dichiarato Venerabile. La sua beatificazione è celebrata il 1° novembre dell’Anno Santo 1975 a Roma da Papa Paolo VI, che lo definisce «apostolo della gioventù» ed «esempio sereno e suadente per i sacerdoti direttamente impegnati nella cura d’anime». «Nella solidità delle sue generose virtù, nascoste nel silenzio, purificate dal sacrificio e dalla mortificazione, raffinate dall’obbedienza, egli ha lasciato un solco profondo nella Chiesa, che oggi lo propone a modello e lo prega come intercessore».

Papa Francesco, definendo miracolosa la guarigione di una bambina avvenuta per intercessione del Beato, il 27 giugno 2015, nella sala del Concistoro del Palazzo apostolico vaticano, presiede il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione del beato Vincenzo Grossi, oltre che della beata Maria dell’Immacolata Concezione (superiora generale della Congregazione delle Sorelle della Compagnia della Croce) e dei beati Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin (coniugi e genitori). La canonizzazione il 18 ottobre 2015, Giornata missionaria mondiale, nel corso della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

Il fatto miracoloso riguarda una bambina di due mesi di Pizzighettone affetta da una grave malattia ematica: una anemia eritropoietina di tipo 2. Elemento risolutivo può essere solo il trapianto di midollo, ma nessun familiare risulta compatibile. Mentre la bambina è sostenuta con trasfusioni e trattamenti palliativi, una suora delle Figlie dell’Oratorio invita a pregare il beato Vincenzo. I familiari iniziano a pregare insistentemente e dopo un certo periodo la bambina risulta guarita. A 25 anni e sta bene: quella patologia non si è più manifestata.

I resti mortali di san Vincenzo Grossi, già traslati nel 1944 dal cimitero di Vicobellignano a quello di Lodi, nel 1947 sono collocati nella cappella della Casa madre delle Figlie dell’Oratorio, a Lodi, dove tuttora vi riposano.

 

Preghiera al beato Vincenzo

Cuore adorabile di Gesù,
modello dei cuori sacerdotali,
che nella tua ineffabile Provvidenza
hai fatto del beato Vincenzo Grossi
un parroco operoso ed esemplare,
e lo hai scelto a fondare
una nuova Famiglia religiosa
per l’educazione
della gioventù femminile,
noi ti preghiamo
affinché possiamo imitarlo
nelle sue virtù
e ricevere, per sua intercessione,
le grazie di cui abbiamo bisogno.

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