La Messa di ringraziamento delle diocesi di Cremona e Lodi per la canonizzazione di Grossi nella chiesa di san Filippo Neri

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Con la celebrazione eucaristica nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini e la visita alla chiesa di Santa Maria in Vallicella si è concluso, lunedì 19 ottobre, il pellegrinaggio a Roma delle diocesi di Cremona e Lodi in occasione della canonizzazione di don Vincenzo Grossi, parroco cremonese beatificato nel 1975 da papa Paolo VI, fondatore delle “Figlie dell’Oratorio”. Le due chiese romane, a pochi passi dal Tevere, non sono state scelte a caso: entrambe conservano la memoria di Filippo Neri, santo mistico del XVI secolo dal quale il Grossi attinse molta della spiritualità e delle sue intuizioni pastorali soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. La Messa, iniziata poco dopo le 9.30, è stata concelebrata dai vescovi Malvestiti e Lafranconi e da una ventina di sacerdoti, tra di essi il parroco di Pizzighettone-Regona-Roggione don Enrico Maggi, l’arciprete di Viadana, don Antonio Censori e il postulatore della causa di canonizzazione di San Vincenzo, il padre trinatario spagnolo padre Antonio Saez de Albeniz. Massiccia la presenza delle suore “Figlie dell’Oratorio” con la madre generale Rita Rasero e quella emerita Marilena Borsotti.

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Curiosamente i due presuli si sono divisi l’omelia, mons. Malvestiti si è soffermato sulle letture della Messa, mentre mons. Lafranconi ha riflettuto sul senso profondo della santità.

Il vescovo di Lodi ha centrato la sua riflessione sul comando di Gesù: «Che vi amiate gli uni gli altri» domandandosi: «Ma agli amici si comanda? Può essere buona notizia un comando? Tra poco entreremo nel cuore dell’Eucaristia e sentiremo un altro comando del Signore: “fate questo in memoria di me”. Ai sacerdoti è chiesto di celebrare il segno dell’amore assoluto e irrevocabile di Dio raccolto nella santa cena che rende perenne l’immolazione della Croce. Agli stessi sacerdoti e ai fedeli è rivolto l’invito preciso di vivere quella stessa immolazione nel servizio di carità».

«Si può comandare – ha proseguito il presule – solo l’amore che nulla toglie e tutto dona. Si può comandare solo se chi lo fa ama immolando se stesso! Allora si tratta di un servire più che di un comandare e di educare nel senso più vero perché il maestro è anche testimone e profeta e anticipatore del domani».

Mons. Malvestiti ha ricordato quindi che «i giovani si lasciano affascinare solo se gli educatori sono sapienti testimoni e profeti che carpiscono dal cuore di Dio la novità! Così hanno saputo fare e amare San Filippo Neri e il suo esemplare discepolo San Vincenzo Grossi affascinando con la loro vita buona e il ministero instancabile, perseverando in ogni contrarietà pur di rimuovere il male: la menzogna e la disperazione dai cuore, la fragilità dal corpo e dallo spirito, l’ingiustizia, l’indifferenza e la corruzione dalla società per riportare ovunque intensa e pace col perdono di Dio».

E così ha proseguito: «Come autentici padri e madri diventeremo capaci di far capire che il bene è irrinunciabile e, se chiedendo doneremo noi stessi, potremo essere anche esigenti. Compito arduo questo comandare immolando se stessi, possibile solo per chi “rimane nel suo amore” – quello di Cristo – del quale è sorgente e culmine la divina liturgia».

Nel suo breve intervento mons. Lafranconi è partito da un inno della liturgia delle ore che definisce i santi: «pietre vive e prezioso scolpite dallo Spirito»: «Noi dobbiamo – ha esordito il vescovo di Cremona – lasciarci affascinare dall’opera dello Spirito e da queste figure mirabili. In questa Eucarsitia ringraziamo Dio per aver scolpito queste vere e proprie opere d’arte così necessarie per la costruzione della città di Dio. E la città di Dio non è altro che la Chiesa».

«Mentre siamo qui per ringraziare il Signore – ha proseguito il vescovo Dante -, vogliamo anche riconoscere ciò che questi santi hanno fatto per il bene dell’intera comunità ecclesiale. Chi di noi, se in famiglia ha delle persone particolarmente meritevoli, non se ne vanta con gli altri? Ebbene noi facendo parte della famiglia della Chiesa siamo orgogliosi di queste figure così significative». Infine l’invito a vivere fino in fondo le esigenze radicali del Vangelo così come fece, con semplicità e umiltà, San Vincenzo Grossi.

Al termine della Messa, animata dai canti degli oltre trecento fedeli presenti, madre Rita Rasero ha ringraziato il Signore per questa esperienza indimenticabile spronando ad accogliere il messaggio di santità del nuovo Santo e di Filippo Neri oltre al loro zelo pastorale soprattutto nei confronti dei giovani.

Dopo la benedizione episcopale, mons. Luigi Veturi, guida spirituale di San Giovanni dei Fiorentini, dove San Filippo Neri esercitò il ministero di parroco, ha dato il suo saluto ricordando che la chiesa dai lui retta sarà una delle mete privilegiate del prossimo Giubileo poiché conserva la reliquia del piede di Santa Maria Maddalena, tra i personaggi evangelici che più di tutti ha goduto della misericordia di Dio.

La mattinata si è quindi conclusa nella chiesa di Santa Maria in Vallicella, dove è sepolto il corpo di San Filippo Neri. In questo bellissimo tempio sacro, scrigno di innumerevoli e stupende opere d’arte, mons. Malvestiti ha ricordato la figura di Filippo Neri, il suo carisma, il suo zelo educativo, la sua opera.

Dopo il pranzo la comitiva dei cremonesi composta soprattutto da fedeli di Pizzighettone e Viadana ha fatto ritorno in diocesi.

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