A Cremona una tavola rotonda per guardare al futuro della chiesa di S. Marcellino

Durante il convegno del 22 ottobre è stato presentato lo studio del Politecnico per la rimessa in uso della chiesa cittadina

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Prospettive per un patrimonio “in attesa”. Questo il titolo del convegno di domenica 22 ottobre, a Cremona, in cui è stato presentato alla comunità lo studio effettuato negli ultimi tre anni da studenti e docenti del Politecnico di Milano per la rivalutazione e la rimessa in uso della chiesa cittadina di Ss. Marcellino e Pietro, legata alla parrocchia di Sant’Agostino e facente parte dell’unità pastorale Cittanova che unisce anche Sant’Agata e Sant’Ilario. Una tavola rotonda alla quale hanno partecipato don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, il Soprintendente per le province di Cremona, Mantova e Lodi, Gabriele Barucca, Angelo Landi, professore associato al Politecnico di Milano e rappresentante del team di analisi e ricerca, l’architetto Giorgio Della Longa, don Umberto Bordoni, direttore della scuola “Beato Angelico” di Milano, e il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti.

«Una giornata che è frutto maturo di uno studio, un progetto, condiviso – ha spiegato don Gianluca Gaiardi a margine dell’evento –. Un’esigenza della Diocesi di affrontare quella che può essere una riflessione per tanti luoghi che sono stati luoghi di culto, ma che sono patrimonio culturale e artistico della nostra Diocesi e della nostra città». Un’occasione – ha proseguito – per valorizzare «quella che è stata la storia, che non va dimenticata, il passato, ma anche il presente, con tutte le rughe, con tutte le fatiche e le difficoltà di questo edificio, che ha bisogno di un intervento di recupero per una futura destinazione».

Quale futuro, dunque, per la chiesa di San Marcellino?  «Le nostre ricerche hanno riguardato dalla ricerca storica sino allo studio del microclima e degli stati di conservazione della chiesa, in particolar modo dei suoi dissesti e dei suoi degradi materici – ha spiegato Angelo Landi –. È una ricerca prodromica, che ha un futuro: è auspicabile un intervento per il riuso e per il restauro della chiesa. Auspichiamo quindi un riuso pubblico, come sala da concerti e per le atri performative». E ha aggiunto: «L’obiettivo non è solo un restauro materico di questa meravigliosa chiesa, ma anche quello di stimolare a Cremona l’inserimento di attività culturali. L’auspicio è che questo riuso avvenga il prima possibile e con il sostegno di tutta la città».

Una risposta a cui si aggiunge anche quella dell’architetto Giorgio Della Longa: «Quello del riuso è naturalmente uno dei temi di questo intervento. Nel senso che in edifici come questo si tratta di operare per una convivenza tra usi: un uso religioso e un uso civico, perché credo che questa sia una della possibili soluzioni al problema delle chiese chiuse».

Il problema degli edifici di culto in disuso è stato approfondito anche dal Soprintendente Barucca, che ha sottolineato la necessità di «trovare, insieme alle autorità, una soluzione per dare una continuità di vita, di valorizzazione e di frequentazione a questi edifici. È un argomento molto complesso – ha aggiunto –, sia dal punto di vista giuridico che tecnico-pratico, per cui questi dibattiti servono per affrontare con una certa attenzione e opportunità questo tema assolutamente centrale nel contesto del nostro patrimonio artistico». Un problema che, come evidenziato da don Umberto Bordoni, riguarda anche il futuro: «Si tratta di un patrimonio immenso di edifici che nel corso dei prossimi decenni dovranno essere rimessi a disposizione delle comunità religiose e civili».

Un argomento tanto importante quanto delicato, in cui sicuramente anche la città e la comunità cristiana cremonese devono avere sempre più voce in capitolo, perché – come sottolineato dal parroco di S. Agostino, don Irvano Maglia, «la chiesa di Ss. Marcellino e Pietro è un edificio prezioso che ha perso certamente non la sua bellezza, ma il suo significato all’interno della città». Mossi i primi passi, eseguiti i primi studi, è ora di passare all’azione. Con l’onere e l’onore, per tutta la comunità cremonese, di restituire tutto il suo prezioso valore a questo patrimonio. In attesa.

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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