Pumenengo accoglie don Fabio Santambrogio. Nasce l’unità pastorale con Calcio e Santa Maria in Campagna

Domenica 25 l'insediamento nella parrocchia di Santa Maria in Campagna con la Messa presieduta dal Vicario generale della Diocesi

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Nasce l’unità pastorale di Calcio, Pumenengo e Santa Maria in Campagna che diventa ufficiale dopo un percorso condiviso tra le parrocchie. A guidarla è don Fabio Santambrogio, attuale parroco di Calcio, nominato dal vescovo Napolioni parroco anche di Pumenengo, dove ha fatto il suo ingresso nella mattinata di domenica 18 settembre, e di Santa Maria in Campagna, frazione di Torre Pallavicina, che invece lo accoglierà la settimana prossima alle ore 11.

La cerimonia d’ingresso a Pumenengo ha avuto inizio con la preghiera di don Fabio al santuario della Madonna della Rotonda («Tienimi saldamente la mano», l’invocazione letta da don Fabio) alla quale il 54enne sacerdote nativo di Milano ma cresciuto a Rivolta d’Adda ha affidato il suo mandato e l’intera unità pastorale. Da lì un corteo, accompagnato dal banda musicale San Gottardo di Calcio e dai confratelli del Santissimo Sacramento, si è diretto verso la chiesa parrocchiale dove alle 10.30 don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la pastorale ed il clero, ha presieduto la Messa solenne, allietata dalle voci dei cantori parrocchiali.

Dopo il saluto iniziale di don Andrea Oldoni, cui don Fabio succede come parroco e che rimane collaboratore parrocchiale dell’unità pastorale al pari di don Antonio Allevi e di don Silvio Soldo (con don Michele Rocchetti come vicario), Lorena Cantù ha letto il messaggio di benvenuto dei parrocchiani. «Ti chiediamo di essere padre e maestro e di aiutarci a costruire una comunità che sia come le prime comunità cristiane».

Nell’omelia don Maccagni ha parlato dell’unità pastorale. «Oggi ci sono problemi talmente grandi – ha detto – che da soli rischieremmo di essere un’isola in mezzo al mare, che il mare travolge. Certo, camminare da soli è più semplice ma è anche triste, monotono. Insieme è più complicato, ma c’è condivisione e questa è la logica di una Chiesa che vuole essere germe di fraternità. Una Chiesa che non rinnega il passato, ma che nemmeno si lascia imprigionare dalla solita frase: “noi abbiamo sempre fatto così”».

A fine celebrazione ha preso la parola don Fabio: «Sono qui a camminare con voi – ha esordito rivolgendosi ai fedeli (in prima fila c’erano i sindaci di Calcio, Elena Comendulli, e di Pumenengo, Mauro Barelli)  ma non aspettatevi grandi cose. Ciò che verrà sarà un grande dono di Dio ma vi prometto che le mie mani saranno all’opera per voi e vi assicuro che dove si farà fatica a camminare io ci sarò. Molto è stato fatto – ha proseguito – ma molto c’è da fare. Chiedo al Signore che mi aiuti a mantenere uno sguardo verso i deboli, i giovani, gli adolescenti, gli ammalati e le famiglie. Spero che la porta del vostro cuore sia sempre aperta per me». Da ultimo, don Fabio ha rivolto il suo grazie al vescovo Antonio e ai preti che stanno collaborando e che collaboreranno con lui affidando la sua missione pastorale a Maria «affinché – ha detto – ci porti a Gesù dicendoci: “fate quello che lui vi dirà”».

 

Biografia del nuovo parroco

Don Fabio Santambrogio, nato a Milano nel 1968, è stato ordinato sacerdote a Verona nella Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza (Opera don Calabria) il 25 maggio 1996. È stato vicario in diocesi di Roma prima nella comunità cittadina di S. Maria Assunta (2004-2007) e poi a San Paolo in Genazzano (2007-2008). Dal 2008 al 2009 è stato collaboratore parrocchiale a Soncino (S. Maria Assunta e S. Pietro) e a Isengo. Nel 2009 è stato incardinato in diocesi ed è stato nominato vicario parrocchiale di Soncino (S. Maria Assunta e S. Pietro) e di Isengo dove è rimasto fino al 2013 quando è stato promosso parroco di Santa Lucia in Martignana di Po. Nel settembre 2015 ha fatto il suo ingresso come parroco della parrocchia “S. Vittore martire” in Calcio, che ora affiancherà anche alla guida delle parrocchie “Santi Pietro e Paolo apostoli” in Pumenengo e “S. Maria assunta” in Santa Maria in Campagna (Torre Pallavicina).

 

Il saluto di don Fabio Santambrogio

Carissimi parrocchiani di Pumenengo e di S. Maria in Campagna: sarò il vostro parroco e per Calcio continuerò a esserlo!
Vi saluto fraternamente nel Signore.
Il Vescovo Antonio mi ha chiamato a questo compito-missione.
Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?
“Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore!” (Sl 115,12-13) Mi appresto a dire poche parole, partendo proprio da questa espressione del salmo: “Alzerò il calice della salvezza”.
Che cosa vorrei, che cosa sogno, che cosa desidero?
Che questa comunità (auspico fortemente che le tre parrocchie diventino UNA COMUNITÀ) e io, come suo parroco, in questo momento fossimo innalzati! Questa elevazione sarà possibile solo se ci lasceremo guidare da alcuni registri: anzitutto quello dello Spirito, quindi quello della qualità delle relazioni e, ancora, il registro della gratuità. Tutti e tre sono, si manifestano e si esprimono, nell’Eucaristia; essa è il modello del nostro essere, del nostro agire, del nostro vivere, del nostro testimoniare l’esperienza cristiana. Con il termine “cristiano” non si intende un aggettivo che si aggiunge alla nostra vita, ma si indica l’essere come Cristo e fare quello che Lui ha fatto. Ho poi un sogno, un desiderio che ritengo importante, una testimonianza dovuta agli uomini. Essi vogliono vedere da noi una qualità di relazione che non è semplicemente dettata dalle simpatie, dai favori, dall’interesse, ma unicamente e soltanto dall’amore, dal rispetto, dall’essere tutti e sempre come il buon samaritano che si prende cura, che è capace, come ci dice il Vangelo, non di amare perché si è stati amati, ma di amare per primi, di amare senza ritorno, di amare senza interessi, di amare tutti, di amare nonostante tutto, di amare il tutto. In tutta franchezza vorrei dirvi che ho intenzione di fare il parroco e non altro.
A ognuno il proprio compito!
Sarò, perciò, colui che vi aiuterà a vivere nella comunità le relazioni.
E questo mi impegna a mettermi in ascolto, a non chiudere gli occhi e, a volte, nemmeno la bocca. Vorrei che si mettessero a fuoco le relazioni.
La relazione con Dio, innanzitutto, perché sia una comunità secondo il Vangelo. In secondo luogo vorrei che ci si focalizzasse sulla relazione con gli altri, nella parrocchia e al di fuori di essa.
Ogni volta che ci chiuderemo nel difendere privilegi di lobby parrocchiali che dividono, deturperemo il volto bello della comunità.
Dobbiamo aiutarci a combattere quella “cultura dello scarto” di cui parla Papa Francesco. Ogni persona del popolo e del popolo di Dio ha un valore assoluto e grande. Non possiamo lasciare indietro alcuno!
In questo cammino di servizio, noi cristiani siamo chiamati a essere testimoni di un amore ancora più grande, ancora più aperto, gratuito e generoso. Guai se elevassimo muri proprio noi!
Non possiamo preoccuparci soltanto di coccolare il sentimento religioso delle persone, perché noi dobbiamo costruire insieme la civiltà.
E questo richiede uno sforzo di accoglienza da parte di tutti.
Richiede l’impegno di un confronto e di una mano tesa da parte di tutti.
Così dobbiamo costruire! Altrimenti si creano realtà in cui ci si giudica, ci si condanna e non ci si stima. Un ultimo punto è la relazione con noi stessi, quella grande capacità di dialogo con la nostra vita, quel chiedere un di più a noi, quel chiedere in un rapporto difficile, sempre un supplemento di amore, di fiducia verso gli altri. Sono queste le piccole cose che vorremmo sognare tutti e se le sogneremo insieme si realizzeranno, perché fin quando un sogno è solo mio, resta tale, ma quando è condiviso, quando è un sogno di tutti, allora diventa realtà.
Ma ci sarà tempo, fratelli e sorelle, perché i sogni siano condivisi e diventino progetto e cammino. Invoco il nome del Signore su di te, carissimo Vescovo Antonio. Sempre e in ogni tuo intervento mi hai dimostrato il tuo affetto di padre, il tuo incoraggiamento, sostenendomi nell’accettare e nell’accogliere la volontà del Signore. Grazie! Invoco il nome del Signore su tutta la famiglia dei sacerdoti che collaborano con me in questa nuova esperienza: don Silvio, don Andrea, don Antonio e don Michele. Invoco il nome del Signore su tutta l’articolazione di questa comunità ricca e bella che il Signore oggi mi dà come un regalo, come una dote. Grazie! Cercheremo di vivere, di lavorare, di impegnarci tutti nella vigna del Signore. Concludo con un’immagine che vorrei donarvi come inizio di questa avventura e come provocazione e spunto di riflessione.
Mi sembra una bella parabola visiva: il relitto della Concordia.
A volte la Chiesa, come la Concordia, finisce sugli scogli. Conosciamo tutti la vicenda di quella nave da crociera. Era facile dire “È stato uno solo che ha sbagliato tutto”. Scusate, ma non ci credo! Non sono l’avvocato di Schettino. Ma la Concordia è finita sugli scogli, perché ha finito di essere Concordia ed è diventata discordia. Questo è il motivo! Io credo che possiamo farcela anche con la nostra comunità cristiana. Se siamo disposti a non essere discordia e opereremo per essere concordia, la nostra comunità potrà camminare e arrivare lontano. Questo credo sia il nostro programma da vivere assieme! Non ci rimane che cominciare a lavorare unitamente e ne ho proprio voglia!
S. Maria della Rotonda ci guidi e ci appassioni sempre di più in una fraternità cristiana!

Il vostro parroco
Don Fabio Santambrogio

 

 

 

Luca Maestri
TeleRadio Cremona Cittanova
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