Il Vescovo al Crisma: «Prebisterio unito per affrontare le sfide del mondo di oggi»

Oltre 200 sacerdoti hanno partecipato in Cattedrale alla solenne celebrazione durante la quale sono stati benedetti gli olii. Alla fine esibizione del Coro San Vincenzo Grossi di Pizzighettone

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«Una speciale manifestazione di Gesù vivo nella sua Chiesa» così mons. Napolioni ha definito la sua prima Messa Crismale in terra cremonese concelebrata nella mattinata del 24 marzo, giovedì santo, in Cattedrale, con il presbiterio diocesano. Una celebrazione corale, quasi un’epifania della Chiesa, corpo di Cristo, organicamente strutturato in diversi ministeri e carismi che hanno la loro radice nell’iniziazione cristiana. Non a caso nella suggestiva liturgia sono stati benedetti gli oli per i battesimi e le Cresime oltre che quello degli infermi. Accanto a mons. Napolioni il vescovo emerito Dante, il vicario generale, mons. Mario Marchesi, i delegati episcopali, i canonici del Capitolo, gli undici vicari zonali che proprio al termine della celebrazione hanno ricevuto dalle mani del presule gli olii da distribuire nelle varie parrocchie e alcuni presbiteri che quest’anno festeggiano un particolare anniversario di ordinazione.

Alle 9.30, oltre 200 sacerdoti, in fila per quattro, sono usciti dal portone dell’episcopio al canto delle litanie dei santi della Chiesa cremonese e hanno attraversato una piazza del Duomo assolata e piena di cremonesi incuriositi per questo strano spettacolo. Nel massimo tempio cittadino le invocazioni dei santi hanno lasciato spazio alle possenti note dell’organo Mascioni, suonato dal maesto Fausto Caporali, e al solista che ha intonato il canto di ingresso: «Popolo sacerdotale, assemblea santa, stirpe sacerdotale, popolo di Dio, canta al tuo Signore». Parole tratte dalla prima lettera di Pietro che ben hanno introdotto alla celebrazione.

Dopo i riti iniziali, con il Gloria gregoriano intonato dalla numerosa assemblea in camice e stola bianca, le letture offerte dai seminaristi diocesani e il Vangelo proclamato da un diacono permanente ha preso la parola mons. Napolioni.

All’inizio della sua omelia il Vescovo ha ricordato che proprio in Cattedrale, il 30 gennaio scorso, è stato consacrato con il crisma di salvezza. «Lo stesso olio – ha precisato – aveva unto le nostre mani di sacerdoti, destinandoci alla missione di Cristo, pastore e sposo della Chiesa. Lui, l’unico Salvatore, fa di tutti i battezzati, il suo Corpo, il Suo regno di sacerdoti, il nuovo popolo di Dio». In questo senso la Messa crismale è «una speciale manifestazione di Gesù vivo nella sua Chiesa».

Sempre riandando a quell’ultimo giorno di gennaio mons. Napolioni ha ricordato quel «Fate quello che dirà», impegno solenne ricevuto dalla Vergine Maria: «Era uno speciale invito all’ascolto, alla conoscenza reciproca, per discernere la volontà di Dio su Dio». E i primi passi del vescovo Antonio in terra lombarda sono stati molto positivi: «Ringrazio il Signore per la bellezza di questo nuovo inizio: voi e le vostre comunità mi avete accolto a braccia aperte, con tanta fede. Avete reso più facile il distacco, per abbandonarmi totalmente a ciò che Dio mi prepara qui, con voi».

Mons. Napolioni partendo dall’incomprensione della gente di Nazaret verso Gesù che predica nella sinagoga ha ricordato i dialogi delle scorse settimane tra lui e i sacerdoti, negli incontri nelle zone pastorali. Da essi emergeva: «il disagio che proviamo, portando avanti con generosità programmi e stili pastorali collaudati da secoli, compiti cui siamo stati preparati sistematicamente dagli anni di seminario, mentre il mondo cambia ad una velocità impressionante, chiedendoci un rinnovamento che a volte tentiamo, ma spesso senza convinzione. Percepiamo intorno a noi occhi silenziosi che chiedono – senza saperlo – diversi volti di Chiesa: le tradizioni degli anziani, i problemi delle famiglie, le sfide dei giovani, persino la triste scomparsa dei bambini».

Di fronte al dramma dell’incomprensione Gesù che fa? Non fugge, ma nemmeno offre risposte frettolose: «Andò, invece, a farsi un gruppetto di discepoli, amici con cui condividere giorni tra la folla, notti nel deserto, speranze e fallimenti. Non li scelse tra i migliori, ma “li chiamò perché stessero con Lui e per mandarli a predicare”. Inventò il presbiterio!».

E il suo presbiterio Gesù lo riunisce nel Cenacolo, una casa dove tutto è pronto per una cena speciale. E nella consapevolezza che la Chiesa nasce e rinasce dalla case il presule ha invitato i preti ad aprire le proprie abitazioni ai confratelli che vivono accanto: «Ho sofferto – ha confidato – nel sentire da tantissimi di voi che, anche nella stessa parrocchia, ciascuno vive in casa sua, mangia da solo».  « Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, Giuda e gli altri sono stati coinvolti da Gesù in un’esperienza quotidiana – e non necessariamente comoda – di familiarità, per un efficace apprendistato della fede, della comunione e della missione. Questi sono gli obiettivi che il Concilio Vaticano II ci ha riconsegnato, perché pienamente corrispondenti alla volontà di Dio. E corrispondenti al bene della gente, che tutto il resto può procurarselo da sé e altrove».

Per mons. Napolioni la risposta alle sfide della missione è anzitutto: essere presbiterio. «La varietà di doni e vicende che ci caratterizza, accolta lavandoci i piedi vicendevolmente, con la delicatezza che vince il riserbo, può dare la gioia di una splendida polifonia. Questa Chiesa se lo è certamente riproposto ogni anno, con la guida dei Pastori che mi hanno preceduto. Proviamoci ancora, con l’umiltà che l’odierna complessità impone, ma anche con serena curiosità nei confronti delle sorprese che Dio ci prepara». In questa prospettiva mons. Napolioni ha annunciato la consegna a ogni sacerdote di una sua lettera nella quale egli chiede consiglio circa le scelte future da compiere.

Poi essendo una “festa di famiglia” c’è stato spazio per ricordare gli anniversari di ordinazione: i 70 di sacerdoti di don Francesco Lucchi, il 50° di don Mario Dellacorna, don Luigi Parmigiani, don Giuseppe Salomoni e don Giovanni Sanfelici, e il 25° di don Davide Ferretti, don Anton Jicmon e padre Giuseppe Ripamonti. Senza dimenticare chi ora è già nella liturgia celeste: don Giancarlo Gremizzi, don Massimo Morselli, don Alessandro Fagnani, don Vittorio Bergomi, mons. Alberto Pianazza e mons. Carlo Abbiati il cui funerale è stato celebrato il mercoledì santo proprio in Cattedrale.

«Chiedo scusa – ha proseguito il presule – ai religiosi e alle religiose, ai diaconi e ai fratelli laici, se oggi ho concentrato la mia attenzione soprattutto sul presbiterio. E’ il primo compito che la Chiesa mi affida, ed è anche un bene per tutto il popolo di Dio». E infine un ultimo pensiero ai preti: «Che ciascuno possa accorgersi che “non poteva capitarmi niente di più bello della vocazione sacerdotale!”. Se questa coscienza trasparirà appena un po’ nel nostro stile di vita, non mancheranno vocazioni alla nostra Chiesa».

Omelia del vescovo Napolioni: leggi il testo

La solenne liturgia è proseguita con le rinnovazione delle promesse sacerdotali, la preghiera per il vescovo e per tutti i presbiteri e la benedizione degli oli. Tre grosse anfore in argento sono state portate dinanzi al Vescovo da alcuni diaconi. Prima è stato benedetto l’olio degli infermi, poi quello dei catecumeni e infine, il Sacro Crisma a cui è stato aggiunto del balsamo profumato.

La Messa è continuata con la liturgia eucaristica e i riti di comunione. Prima della benedizione mons. Napolioni ha consegnato agli undici vicari zonali un confanetto contenente le ampolle degli olii da distribuire in tutte le parrocchie della diocesi.

E prima della benedizione finale mons. Napolioni ha riservato una sorpresa ai suoi sacerdoti. Il presule, infatti, ha chiesto al Coro San Vincenzo Grossi di Pizzighettone, diretto da Roberta Ghidoni, di eseguire il canto “Un prete contento”, scritto dalla stata direttrice e musicato da Lodovico Saccol in occasione del canonizzazione di don Vincenzo Grossi avvenuta il 18 ottobre 2015 in Vaticano. Un modo simpatico per formulare ai presbiteri gli auguri pasquali e per indicare loro l’esempio di un prete cremonese, che ha raggiunto la santità nella quotidianità del suo ministero pastorale.

Il Coro, nato nel novembre 1996, conta 44 cantori con età compresa dai 4 ai 12 anni provenienti dall’unità pastorale di Pizzighettone, ma anche dai paesi limitrofi. La giovanissima compagine vanta esibizioni in tutta Italia comprese alcune presenze in televisione insieme al Piccolo Coro «Mariele Ventre» dell’Antoniano di Bologna.

E mentre si formava la processione finale il presule ha incontrato brevemente i cresimandi presenti ai quali ha chiesto di proseguire con gioia il loro itinerario alla scoperta di Gesù anche dopo la Cresima.


Le parole del Vescovo ai cresimandi

 

La bella giornata sacerdotale si è conclusa in Seminario con il pranzo fraterno.

 

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