Mons. Napolioni nell’azione liturgica del Venerdì Santo: «Gesù ha il posto d’onore?»

Il rito caratterizzato, nel silenzio, dalla lettura del Passio, dall'adorazione della croce e dai riti di comunione

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Nel pomeriggio di venerdì 25 marzo in Cattedrale il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto l’azione liturgica della passione e morte del Signore. Una celebrazione semplice e austera, iniziata e conclusa nel silenzio.

Molti i fedeli che hanno preso parte alla liturgia, caratterizzata da tre momenti: la liturgia della Parola con il Passio secondo Giovanni, l’adorazione della croce e i riti di comunione.

Alla celebrazione era presente anche il vescovo emerito, mons. Dante Lafranconi, il vicario generale, mons. Marchesi, il delegato episcopali per la Pastorale, don Irvano Maglia, i canonici del Capitolo, con il presidente mons. Giuseppe Perotti e il parroco della Cattedrale mons. Alberto Franzini, i superiori del Seminario e alcuni altri sacerdoti. Le offerte raccolte sono state destinate ai bisogni della Chiesa in Terra Santa.

La mensa eucaristica senza tovaglia, l’altare maggiore disadorno di croce e candelieri, il Vescovo senza bastone pastorale. In questa ambientazione la processione d’ingresso ha raggiunto il presbiterio in silenzio, con i sacerdoti che si sono prostrati dinanzi all’altare nudo.

Dopo le letture il racconto della passione, proclamato dal diacono don Francesco Gandioli insieme ai seminaristi Nicoli Premoli e Arrigo Duranti.

«Noi conosciamo bene il racconto della Passione del Signore – ha detto il Vescovo nell’omelia – ma dove lo mettiamo nella nostra vita? Lo mettiamo tra i riti del Venerdì santo? Tra le cose da fare per essere buoni cristiani in questo momento dell’anno? O lo mettiamo nel tesoro più intimo della nostra persona, della nostra famiglia, tra i ricordi più cari, insieme ai morti, ai santi e ai cari delle nostre famiglie? Gesù ha il posto d’onore? Noi dobbiamo decidere che cosa fare di questo racconto, dove metterlo, quanto dipendere da esso per vivere».

Spunto per la riflessione sono stati quindi alcuni passaggio della prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, con una forte provocazione: «Anche noi qualche volta vorremmo togliere di mezzo il Crocifisso. Non tanto dalle scuole, o dagli ospedali, ma dal nostro modo di pensare e di fare. Quando la chiamata a essere misericordiosi è troppo. Quando siamo stanchi di perdonare. Quando vorremmo giustizia. Quando non siamo pronti a porgere l’altra guancia».

Infine uno sguardo a Maria a cui Cristo affida Giovanni come figlio, segno dell’umanità affidata alla Chiesa. «È un abisso – ha spiegato mons. Napolioni – questo mistero di comunione tra il padre e il figlio. L’unica strada che possiamo percorrere per avvicinarsi a questo mistero è la mamma». «E allora – ha proseguito – ci mettiamo anche noi, con i nostri dubbi e con il nostro smarrimento, con il silenzio necessario di queste ore del Venerdì Santo, nell’abbraccio di Maria. Perché Gesù ci dice: ecco tua madre, non avere paura, è la Chiesa. E dice a lei, presentandogli ciascuno di noi, soprattutto chi più soffre, chi è più solo e più disperato: ecco tuo figlio. Ma lo dice alla Chiesa, non solo alla Madonna!». Quindi ha concluso: «Aiutaci, Signore, a essere talmente accanto a te, in braccio Maria, da diventare anche noi un volto materno per chi soffre, per chi non ce la fa, per chi muore nella disperazione».

È seguita la preghiera universale durante la quale si è pregato non solo per la Chiesa, ma anche per i cristiani di altre confessioni, per i non credenti in Dio e per la pace e la concordia del mondo.

Poi l’ingresso della croce, per il secondo grande momento dell’azione liturgica: l’adorazione del patibolo su cui fu conficcato il Cristo. Per tre volte il vescovo Antonio ha osteso il sacro legno e l’assemblea si è inginocchiata in segno di venerazione. Quindi il gesto di affetto più comune e più semplice: il bacio del Crocifisso. Prima il vescovo Napolioni, quindi mons. Lafranconi e gli altri sacerdoti; infine l’assemblea.

Quando il diacono, rivestito della continenza rossa, dall’altare della Santissimo ha portato l’Eucaristia al centro della Cattedrale (il venerdì santo è  giorno in cui non si celebra la Messa). Preparata la mensa e pregato il Padre Nostro si sono svolti quindi i riti di Comunione.

Infine una orazione, senza benedizione da parte del Vescovo, ha concluso la celebrazione. Che si è sciolta nel silenzio così come era iniziata.

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