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«Abbiamo bisogno di persone capaci di azioni straordinarie nella normalità della vita sociale»

Le parole del sindaco Galimberti su San Vincenzo Grossi

In occasione della canonizzazione del sacerdote cremonese don Vincenzo Grossi (Pizzighettone 1845 – Vicobellignano 1917), fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio, in agenda la mattina di domenica 18 ottobre in piazza San Pietro, in Vaticano, con la solenne Messa presieduta da Papa Francesco, il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, ha reso noto il seguente messaggio.
Don Grossi fu un normale e straordinario parroco pastore. Abbiamo bisogno di persone che nella quotidianità e nella normalità della nostra comunità siano capaci di azioni straordinarie nel prendersi cura di chi è più fragile.

Don Vincenzo Grossi fece proprio questo: prendendosi cura delle giovani generazioni, dando loro la possibilità di luoghi, ci ha insegnato e ci insegna che oggi abbiamo bisogno di adulti che nella normalità della vita sociale si prendano cura dell’educazione dei giovani. Così, ritornare ad educare significa per ogni adulto ritornare ad essere educatore nella vita di ogni giorno, farsi testimone.

Non è un caso che proprio Paolo VI, che disse “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri testimoni che maestri”, abbia beatificato questo nostro grande testimone. Don Grossi ci insegna che abbiamo bisogno di testimoni di valori grandi e condivisi, del prendersi cura degli altri. Questo è anche un appello alla coscienza di chi amministra e di chi si impegna per la cosa pubblica.

Inoltre, il mondo femminile al quale don Vincenzo Grossi dedicò la sua opera educativa e pastorale è ancora oggi un mondo che merita un impegno da parte di tutta la società perché ancora oggi la donna, spesso anche con i suoi figli, è tra le persone più esposte alle difficoltà, alle precarietà, alle povertà.

Infine, così come l’impegno di don Vincenzo Grossi fu anche quello di trovare luoghi di relazione, oggi anche noi siamo chiamati a sostenere spazi di relazione, di relazione educative.

Don Vincenzo Grossi ci chiede l’impegno di costruire le nostre, la nostra comunità.

Gianluca Galimberti
sindaco di Cremona

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Autorizzata da Papa Francesco la promulgazione del decreto di un miracolo del beato Grossi avvenuto 25 anni fa a Pizzighettone

Verso la cerimonia della canonizzazione

Lo scorso 5 maggio il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante un miracolo attribuito all’intercessione del Beato. Si tratta di una guarigione avvenuta 25 anni fa a Pizzighettone, paese natale del beato fondatore delle Figlie dell’Oratorio.
La notizia è stata ufficializzata mercoledì 6 maggio dalla Santa Sede, che ha dato notizia dell’udienza privata concessa nel pomeriggio di martedì 5 maggio da Papa Francesco al card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Proprio in quella occasione il Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare il decreto riguardante un miracolo attribuito all’intercessione del Beato Vincenzo Grossi, sacerdote della diocesi di Cremona nato a Pizzighettone il 9 marzo 1845 e morto a Vicobellignano il 7 novembre 1917 dopo aver fondato l’Istituto delle Figlie dell’Oratorio.

La promulgazione di questo decreto rappresenta una delle ultime tappe del processo di canonizzazione di don Grossi, beatificato da papa Paolo VI il primo novembre dell’Anno Santo 1975. Proprio in merito a questa guarigione tre anni fa il Tribunale ecclesiastico di Cremona era stato incaricato della raccolta delle prove.

«Il fatto – ricorda madre Marilena Borsotti, superiora generale delle Figlie dell’Oratorio fino all’estate del 2015 – riguarda una bambina di due mesi di Pizzighettone affetta da una grave malattia ematica: una anemia eritropoietina di tipo 2. Elemento risolutivo avrebbe potuto essere solo il trapianto di midollo, ma nessun familiare è risultato compatibile. Mentre la bambina era sostenuta con trasfusioni e trattamenti palliativi, una nostra suora invitò a pregare il beato Vincenzo. I familiari iniziarono a pregare insistentemente e dopo un certo periodo la bambina risultò guarita. Oggi ha 25 anni e sta bene: quella patologia non si è più manifestata».

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Agiografia del prete cremonese fondatore delle Figlie dell’Oratorio beatificato il 1° novembre del 1975 dal beato Papa Paolo VI

Vincenzo Grossi nasce il 9 marzo 1845 a Pizzighettone (Cremona) da una umile famiglia. È il penultimo dei dieci figli (tre muoiono in tenera età) di Baldassarre Grossi e Maddalena Cappellini, proprietari di un mulino. È subito battezzato nella chiesa parrocchiale di San Bassiano, a Pizzighettone.

Dinanzi alla richiesta di Vincenzo di diventare sacerdote non c’è opposizione da parte dei familiari, che si limitano a fargli presente che possono ancora aver bisogno di lui; c’è già un altro figlio – Giuseppe – che studia da prete, non possono permettersi le spese per entrambi. Così, mentre lavora con il padre nella consegna dei sacchi di farina, il ragazzo si ritaglia del tempo per studiare privatamente le materie del ginnasio sotto la guida del parroco.

A diciannove anni, nel 1864, entra in Seminario: è ordinato sacerdote il 22 maggio 1869. Da allora tutta la sua attività pastorale si svolge in diverse parrocchie della diocesi.

I suoi primi incarichi sono nelle parrocchie di S. Rocco in Gera di Pizzighettone e a Sesto Cremonese, seguiti, nel 1871, da quello come economo spirituale a Ca’ dei Soresini.

Nel 1873 è nominato parroco di Regona di Pizzighettone. La popolazione del luogo era da tempo lontana dalla pratica religiosa, ma don Vincenzo vi si dedica con tanta cura che dopo pochi anni trasforma il piccolo borgo in un “conventino”, come appunto viene definito dai suoi confratelli.

Don Vincenzo spende tutta la sua vita nel ministero pastorale: animazione delle comunità a lui affidate, predicazione di missioni al popolo, formazione spirituale delle coscienze, attenzione ai poveri, educazione dei fanciulli e dei giovani.

Per le ragazze, in particolare, don Grossi ha una sincera preoccupazione. Dà il nome di “oratorio” – sulle orme di don Giovanni Bosco a Torino – al piccolo locale che è riuscito a ricavare nella sua canonica, perché le sue giovani parrocchiane possano ritrovarsi. Vivendo in continuo contatto con la popolazione delle campagne, si rende conto che la gioventù, soprattutto femminile, cresce in situazioni molto fragili e complicate. Inizia, quindi, a radunare alcune delle sue giovani e ad avviarle alla vita comune tra loro.

Nel 1883 il vescovo Geremia Bonomelli lo destina come parroco a Vicobellignano, dove ha preso piede il protestantesimo metodista. Da subito, mostra gran carità e apertura: lo stesso pastore va più volte ad ascoltare le sue prediche quaresimali e le famiglie protestanti mandano i loro figli alla scuola parrocchiale.

La nuova destinazione, che lo allontana da Regona, non fa desistere don Grossi dal progetto della nuova comunità femminile. Il nome scelto è quello di “Figlie dell’Oratorio” per richiamarle a un modello spirituale ben preciso: la letizia spirituale di san Filippo Neri, fondatore della Congregazione dell’Oratorio. Non è previsto un abito definito, in modo da poter avvicinare meglio le giovani.

Le prime basi per il nascente Istituto sono poste nel 1885 a Pizzighettone. L’approvazione diocesana arriva il 20 giugno 1901 con l’assenso del vescovo Bonomelli. Per garantire la formazione scolastica di quelle tra loro che avrebbero dovuto dedicarsi all’insegnamento, sceglie la città di Lodi, dove si decide di acquistare una struttura: l’attuale Casa madre dell’Istituto.

Nel 1917, mentre si trova a Lodi per sistemare alcune faccende urgenti per l’Istituto, don Grossi si sente male. Vuole tornare a Vicobellignano dove, nei primi giorni di novembre, le sue condizioni si aggravano. Fatica a parlare, pronuncia solo pochissime parole: «La via è aperta: bisogna andare». Alle 21.45 del 7 novembre, a 72 anni, don Vincenzo Grossi rende l’anima a Dio.

La fama di santità di don Grossi non viene meno, tanto da domandare l’apertura della sua causa di beatificazione. Nel 1969 è dichiarato Venerabile. La sua beatificazione è celebrata il 1° novembre dell’Anno Santo 1975 a Roma da Papa Paolo VI, che lo definisce «apostolo della gioventù» ed «esempio sereno e suadente per i sacerdoti direttamente impegnati nella cura d’anime». «Nella solidità delle sue generose virtù, nascoste nel silenzio, purificate dal sacrificio e dalla mortificazione, raffinate dall’obbedienza, egli ha lasciato un solco profondo nella Chiesa, che oggi lo propone a modello e lo prega come intercessore».

Papa Francesco, definendo miracolosa la guarigione di una bambina avvenuta per intercessione del Beato, il 27 giugno 2015, nella sala del Concistoro del Palazzo apostolico vaticano, presiede il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione del beato Vincenzo Grossi, oltre che della beata Maria dell’Immacolata Concezione (superiora generale della Congregazione delle Sorelle della Compagnia della Croce) e dei beati Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin (coniugi e genitori). La canonizzazione il 18 ottobre 2015, Giornata missionaria mondiale, nel corso della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

Il fatto miracoloso riguarda una bambina di due mesi di Pizzighettone affetta da una grave malattia ematica: una anemia eritropoietina di tipo 2. Elemento risolutivo può essere solo il trapianto di midollo, ma nessun familiare risulta compatibile. Mentre la bambina è sostenuta con trasfusioni e trattamenti palliativi, una suora delle Figlie dell’Oratorio invita a pregare il beato Vincenzo. I familiari iniziano a pregare insistentemente e dopo un certo periodo la bambina risulta guarita. A 25 anni e sta bene: quella patologia non si è più manifestata.

I resti mortali di san Vincenzo Grossi, già traslati nel 1944 dal cimitero di Vicobellignano a quello di Lodi, nel 1947 sono collocati nella cappella della Casa madre delle Figlie dell’Oratorio, a Lodi, dove tuttora vi riposano.

 

Preghiera al beato Vincenzo

Cuore adorabile di Gesù,
modello dei cuori sacerdotali,
che nella tua ineffabile Provvidenza
hai fatto del beato Vincenzo Grossi
un parroco operoso ed esemplare,
e lo hai scelto a fondare
una nuova Famiglia religiosa
per l’educazione
della gioventù femminile,
noi ti preghiamo
affinché possiamo imitarlo
nelle sue virtù
e ricevere, per sua intercessione,
le grazie di cui abbiamo bisogno.

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L’Istituto Figlie dell’Oratorio a servizio delle giovani generazioni collaborando con i sacerdoti

Le Figlie dell’Oratorio, religiose di diritto pontificio, si propongono di vivere la sequela del Signore Gesù, nella Chiesa, mediante i tre voti di povertà, castità e obbedienza. Secondo il carisma donato loro dal beato Vincenzo, e in virtù della grazia battesimale, ricercano la conformazione ai sentimenti del Cuore di Cristo per essere testimoni gioiose dell’amore di Dio, in modo particolare servendo le giovani generazioni e mediante una attiva e discreta collaborazione con i sacerdoti nell’apostolato parrocchiale.

Attualmente le Figlie dell’Oratorio vivono e operano in 21 comunità e sono presenti in Italia, Argentina ed Ecuador. In Italia le comunità si trovano in Lombardia, Emilia, Toscana, Lazio, Basilicata, Calabria e Sicilia. Le suore sono circa 150; in questi ultimi anni due giovani hanno mostrato il desiderio di condividere il carisma delle Figlie dell’Oratorio: una ora è professa temporanea, l’altra sta compiendo il cammino di Noviziato.

Dal 21 giugno al 7 luglio scorso a Ronchiano di Castelveccana si è svolto il XVI Capitolo generale, nel quale è stato eletto il nuovo Capitolo generale. Alla pizzighettonese madre Marilena Borsotti, è succeduta come superiora generale la comasca madre Rita Rasero.

Con l’ausilio di personale laico e di collaboratori, le Figlie dell’Oratorio esprimono la missione ricevuta attraverso le scuole dell’infanzia, la scuola primaria, le opere di accoglienza per giovani studentesse e lavoratrici, il doposcuola, la catechesi, le proposte di formazione umana e spirituale, la pastorale giovanile e l’animazione oratoriana.

 

La presenza in diocesi di Cremona dei luoghi di don Vincenzo

Alcune comunità si trovano proprio nei luoghi che appartengono alla storia di don Vincenzo Grossi.

Una comunità di tre sorelle si dedica all’apostolato nelle cinque comunità parrocchiali del comune di Pizzighettone. Un territorio particolarmente importante per l’Istituto: don Grossi è nato a Pizzighettone nel 1845; ha trascorso i primi mesi del suo sacerdozio a Gera di Pizzighettone; per dieci anni ha svolto il ministero di parroco a Regona di Pizzighettone. Le suore, secondo l’insegnamento del Fondatore, cercano di dare il loro sostegno e la loro collaborazione ai sacerdoti in questa estesa realtà ecclesiale che richiede forti motivazioni e un cordiale cammino verso la comunione.

Non lontano da Pizzighettone, altra presenza è nel lodigiano, a Maleo, dove le Figlie dell’Oratorio offrono la propria testimonianza e collaborazione alla locale scuola dell’infanzia. Si tratta di un luogo dove don Grossi si recava frequentemente per la predicazione, per l’amicizia con il parroco, mons. Pietro Trabattoni, e per riunire il numero crescente di Figlie dell’Oratorio, curandone direttamente la formazione.

La presenza delle suore in diocesi anche a Viadana: la comunità delle suore, che ospita una numerosa scuola dell’infanzia e un attivo doposcuola, si trova nei pressi di Vicobellignano (paese nel quale don Vincenzo è stato parroco per trentaquattro anni) e Ponteterra (dove è sorta una delle prime comunità), insieme ad altri centri rurali dove le Figlie dell’Oratorio hanno iniziato a operare, nella povertà e secondo lo spirito di adattamento che il Fondatore chiedeva loro.
«Essere presenti nei luoghi della vita e dell’opera di don Vincenzo – afferma madre Marilena Borsotti, fino all’estate scorsa superiora generale – porta in sé una ricchezza e un grande significato. È un impegno di testimonianza, a vivere il carisma ricevuto con la sua sfumatura di originalità, un appello a far conoscere e apprezzare la figura di don Vincenzo Grossi, ancora così fresca e attuale, e un messaggio di speranza». «In contesti che ci appaiono a volte aridi o fortemente secolarizzati – prosegue la religiosa – la luce della santità può essere motivo di dialogo e di stimolo per tutti, credenti o indifferenti. Anche don Vincenzo ha lavorato in ambienti e in tempi non facili, la sua perseveranza nella fede e nel ministero è ancora oggi altamente significativa».

 

La Casa Madre e Generalizia

La Casa Madre e Generalizia delle Figlie dell’Oratorio è situata a Lodi, al civico 27 di via Paolo Gorini.

Lo stesso Fondatore, nel maggio del 1901, aveva acquistato lo stabile per la residenza della prima casa delle suore. Nello stesso anno vi incorporò il noviziato e successivamente il collegio, l’esternato, l’asilo infantile, la scuola elementare, la scuola di lavoro e l’assistenza scolastica.

Nel 1917 fu acquistata la vicina casa Santa Croce e si trasformò la vecchia chiesa posta all’interno in una decorosa cappella ad uso delle suore della comunità e delle novizie. Oggi nella cappella Santa Croce di Casa Madre sono custodite le spoglie mortali di don Vincenzo Grossi.

Attualmente la casa Madre e Generalizia ospita la Madre generale, la Vicaria e una numerosa comunità di religiose che gestiscono: la scuola dell’infanzia, il pensionato per giovani studenti e lavoratrici, l’assistenza scolastica per ragazze delle scuole medie; inoltre la Diocesi di Lodi utilizza i locali della Casa Madre per la scuola elementare.

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In diocesi i segni della GMG. Ieri tappe a Caravaggio e Rivolta

Oggi in carcere e in ospedale stasera veglia con il Vescovo

Sono giunti lunedì 19 ottobre in diocesi i due segni della GMG che i Vescovi italiani doneranno alla chiesa polacca il prossimo luglio a Cracovia: una copia del Crocifisso di San Damiano e della Madonna di Loreto. Diversi i momenti di incontro e preghiera promossi per l’occasione dall’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile nelle interzone, con tappa in alcuni luoghi di particolare significato. Dopo Caravaggio e Rivolta d’Adda, oggi tre momenti dedicati a Cremona: alle 21 a S. Abbondio la veglia presieduta dal vescovo Lafranconi.

Dopo la prima accoglienza presso l´Oratorio di Caravaggio (ore 18), il Crocifisso di S. Damiano e la Madonna lauretana in peregrinazione nazionale verso la Polonia per la prossima GMG di Cracovia sono giunti a Rivolta d’Adda. Dalla parrocchiale, splendido esempio di architettura romanica, è partita la seconda celebrazione in zona nord diocesi: un primo momento di approfondimento culturale sull´iconografia dei crocifissi nell´arte, quindi l´accoglienza della croce, una sua lettura catechistica con il contributo di un Francescano e la proposta di tre letture sul tema del dono: Lewis, Schmidt e Mounier.

Si è quindi snodata la processione che ha ricondotto simbolicamente il figlio alla madre: la statua della Lauretana attendeva presso la chiesa di Casa Famiglia delle Suore Adoratrici. Qui si è concluso con due testimonianze lucide, profonde ed entusiaste sul tema della cura, da parte di tre voci giovani di Agnadello sull´esperienza di servizio Unitalsi a Lourdes e di Chiara, novizia dell´Istituto fondato del beato Spinelli.

Al termine la consegna della preghiera, l´ascolto dell´inno della GMG di Cracovia e la distribuzione del gancio che in tutta Italia diventa in questi mesi segno del prossimo appuntamento polacco.

L´animazione è stata affidata all´entusiasta coro di Arzago, mentre l´ospitalità alla parrocchia di Rivolta e alla comunità delle Adoratrici.

Nella giornata di martedì 20 ottobre altri tre appuntamenti a Cremona: alle 14 la Croce e la Madonna transiteranno nella Casa circondariale (con una celebrazione bilingue, anche in Spagnolo), quindi tappa all’Ospedale con la recita del Rosario alle ore 19, infine nella chiesa cittadina di S. Abbondio (S. Casa di Loreto) con la veglia presieduta dal Vescovo.

Agli incontri sono invitati non solo i giovani e i giovanissimi interessati alla partecipazione a Cracovia, ma anche tutti coloro che intendono venerare i segni del dono e della cura e pregare per quel “motore del mondo” che sono i giovani, con le loro speranze, le loro esigenze di imparare la logica del dono e della cura.

Mercoledì 21 ottobre ultimo giorno della presenza dei segni della Gmg in diocesi: la terza giornata guarderà alla zona Casalasca/Mantovana della diocesi. Nel pomeriggio, alle 18, la prima sosta sarà nella struttura di accoglienza “Casa Paola” a Rivarolo del Re. In serata il trasferimento all’oratorio Castello di Viadana per la partenza della Via lucis verso la chiesa di San Martino, animata dai gruppi scout della città mantovana. Le icone della Gmg lasceranno quindi la diocesi di Cremona per quella di Pavia.

È ormai consuetudine che la Chiesa italiana e i giovani che partecipano alla GMG offrano in dono alla Chiesa che ospita il raduno mondiale una copia del Crocifisso di San Damiano e della Madonna di Loreto. Già durante la GMG di Roma questi due segni furono posti all’attenzione dei giovani italiani: da allora è diventato tradizione offrirli come dono: è successo a Toronto, Colonia, Sidney, Madrid e Rio de Janeiro. Proprio per far sì che realmente questi siano il dono di tutti, è stata programmata una peregrinazione che percorre tutta Italia, naturalmente non tralasciando neppure la diocesi di Cremona.

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La Messa di ringraziamento delle diocesi di Cremona e Lodi per la canonizzazione di Grossi nella chiesa di san Filippo Neri

Con la celebrazione eucaristica nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini e la visita alla chiesa di Santa Maria in Vallicella si è concluso, lunedì 19 ottobre, il pellegrinaggio a Roma delle diocesi di Cremona e Lodi in occasione della canonizzazione di don Vincenzo Grossi, parroco cremonese beatificato nel 1975 da papa Paolo VI, fondatore delle “Figlie dell’Oratorio”. Le due chiese romane, a pochi passi dal Tevere, non sono state scelte a caso: entrambe conservano la memoria di Filippo Neri, santo mistico del XVI secolo dal quale il Grossi attinse molta della spiritualità e delle sue intuizioni pastorali soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. La Messa, iniziata poco dopo le 9.30, è stata concelebrata dai vescovi Malvestiti e Lafranconi e da una ventina di sacerdoti, tra di essi il parroco di Pizzighettone-Regona-Roggione don Enrico Maggi, l’arciprete di Viadana, don Antonio Censori e il postulatore della causa di canonizzazione di San Vincenzo, il padre trinatario spagnolo padre Antonio Saez de Albeniz. Massiccia la presenza delle suore “Figlie dell’Oratorio” con la madre generale Rita Rasero e quella emerita Marilena Borsotti.

Photogallery

Curiosamente i due presuli si sono divisi l’omelia, mons. Malvestiti si è soffermato sulle letture della Messa, mentre mons. Lafranconi ha riflettuto sul senso profondo della santità.

Il vescovo di Lodi ha centrato la sua riflessione sul comando di Gesù: «Che vi amiate gli uni gli altri» domandandosi: «Ma agli amici si comanda? Può essere buona notizia un comando? Tra poco entreremo nel cuore dell’Eucaristia e sentiremo un altro comando del Signore: “fate questo in memoria di me”. Ai sacerdoti è chiesto di celebrare il segno dell’amore assoluto e irrevocabile di Dio raccolto nella santa cena che rende perenne l’immolazione della Croce. Agli stessi sacerdoti e ai fedeli è rivolto l’invito preciso di vivere quella stessa immolazione nel servizio di carità».

«Si può comandare – ha proseguito il presule – solo l’amore che nulla toglie e tutto dona. Si può comandare solo se chi lo fa ama immolando se stesso! Allora si tratta di un servire più che di un comandare e di educare nel senso più vero perché il maestro è anche testimone e profeta e anticipatore del domani».

Mons. Malvestiti ha ricordato quindi che «i giovani si lasciano affascinare solo se gli educatori sono sapienti testimoni e profeti che carpiscono dal cuore di Dio la novità! Così hanno saputo fare e amare San Filippo Neri e il suo esemplare discepolo San Vincenzo Grossi affascinando con la loro vita buona e il ministero instancabile, perseverando in ogni contrarietà pur di rimuovere il male: la menzogna e la disperazione dai cuore, la fragilità dal corpo e dallo spirito, l’ingiustizia, l’indifferenza e la corruzione dalla società per riportare ovunque intensa e pace col perdono di Dio».

E così ha proseguito: «Come autentici padri e madri diventeremo capaci di far capire che il bene è irrinunciabile e, se chiedendo doneremo noi stessi, potremo essere anche esigenti. Compito arduo questo comandare immolando se stessi, possibile solo per chi “rimane nel suo amore” – quello di Cristo – del quale è sorgente e culmine la divina liturgia».

Nel suo breve intervento mons. Lafranconi è partito da un inno della liturgia delle ore che definisce i santi: «pietre vive e prezioso scolpite dallo Spirito»: «Noi dobbiamo – ha esordito il vescovo di Cremona – lasciarci affascinare dall’opera dello Spirito e da queste figure mirabili. In questa Eucarsitia ringraziamo Dio per aver scolpito queste vere e proprie opere d’arte così necessarie per la costruzione della città di Dio. E la città di Dio non è altro che la Chiesa».

«Mentre siamo qui per ringraziare il Signore – ha proseguito il vescovo Dante -, vogliamo anche riconoscere ciò che questi santi hanno fatto per il bene dell’intera comunità ecclesiale. Chi di noi, se in famiglia ha delle persone particolarmente meritevoli, non se ne vanta con gli altri? Ebbene noi facendo parte della famiglia della Chiesa siamo orgogliosi di queste figure così significative». Infine l’invito a vivere fino in fondo le esigenze radicali del Vangelo così come fece, con semplicità e umiltà, San Vincenzo Grossi.

Al termine della Messa, animata dai canti degli oltre trecento fedeli presenti, madre Rita Rasero ha ringraziato il Signore per questa esperienza indimenticabile spronando ad accogliere il messaggio di santità del nuovo Santo e di Filippo Neri oltre al loro zelo pastorale soprattutto nei confronti dei giovani.

Dopo la benedizione episcopale, mons. Luigi Veturi, guida spirituale di San Giovanni dei Fiorentini, dove San Filippo Neri esercitò il ministero di parroco, ha dato il suo saluto ricordando che la chiesa dai lui retta sarà una delle mete privilegiate del prossimo Giubileo poiché conserva la reliquia del piede di Santa Maria Maddalena, tra i personaggi evangelici che più di tutti ha goduto della misericordia di Dio.

La mattinata si è quindi conclusa nella chiesa di Santa Maria in Vallicella, dove è sepolto il corpo di San Filippo Neri. In questo bellissimo tempio sacro, scrigno di innumerevoli e stupende opere d’arte, mons. Malvestiti ha ricordato la figura di Filippo Neri, il suo carisma, il suo zelo educativo, la sua opera.

Dopo il pranzo la comitiva dei cremonesi composta soprattutto da fedeli di Pizzighettone e Viadana ha fatto ritorno in diocesi.

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Continua la peregrinazione dei segni della Gmg

Martedì tappa a Cremona in carcere e in ospedale, la sera veglia con il Vescovo

Dopo l’accoglienza a Caravaggio e Rivolta d’Adda, martedì 20 ottobre sono giunti a Cremona i segni del Crocifisso di San Damiano e della Madonna di Loreto, che verranno donati alla Chiesa di Cracovia in occasione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù. Le copie delle due opere d’arte, che stanno peregrinando nelle diocesi italiane, nel pomeriggio hanno fatto tappa in carcere e in ospedale, per giungere in serata nella chiesa di Sant’Abbondio, dove il vescovo Lafranconi ha presieduta una veglia di preghiera.

Di particolare significato le prime due tappe cremonesi: trattandosi di icone della misericordia, dell’intercessione e della cura, le prime soste in città sono state in alcuni luoghi simbolo, come appunto la casa circondariale e l’ospedale.

In serata altro luogo scelto non in modo casuale: la chiesa di S. Abbondio, che ospita il santuario Lauretano. Dopo una breve introduzione di don Paolo Arienti, responsabile della Pastorale giovanile, Elena Poli, una giovane esperta d’arte ha delineato il quadro storico-artistico in cui si collocano le opere scelte per rappresentare la Chiesa italiana nel mondo. Il crocifisso di San Damiano, datato intorno al 1100 e conservato nella chiesa di Santa Chiara in Assisi, rimanda alla vicenda di san Francesco d’Assisi, che proprio dinnanzi a quest’icona venne chiamato da Dio a ricostruire la sua Chiesa. La statua della Madonna di Loreto, la cosiddetta Madonna Nera, presenta richiami anche con le sculture che ritraggono la Vergine Maria di Częstochowa in Polonia, la Vergine di Tenerife e la Santa Maria di Costantinopoli. La stessa chiesa di Sant’Abbondio conserva, nel piccolo santuario, la statua della Madonna Nera.

Alle figure del crocifisso e della madonna è stata poi prestata la voce, grazie a due monologhi che hanno permesso di riflettere sull’esperienza terrena della Madre, pronta ad accogliere il Figlio di Dio per farlo crescere e consegnarlo al mondo, e di Gesù crocifisso, inerme e all’apparenza sconfitto, dal quale, per fede, può nascere la speranza di una vita nuova.

Dopo la lettura del Vangelo con l’episodio del Padre misericordioso, il Vescovo, rivolgendosi ai giovani presenti, ha suggerito qualche spunto sulla parabola. Ha innanzi tutto posto l’attenzione sull’amore incondizionato del Padre, fuori dagli schemi e dalle misure umane. Proprio in preparazione alla GMG 2016 e all’apertura dell’Anno della Misericordia, è indispensabile – ha affermato il mons. Lafranconi – lasciarsi interrogare da questa misericordia, che non dev’essere tanto compresa quanto accolta, anche quando non pare giusta, persino quando non se ne capiscono i motivi. Come richiesto al fratello che nella parabola rimane accanto al padre, come l’esempio della Vergine continua a ricordare: ad ognuno è richiesto di ri-donare quella stessa misericordia che continua in ogni tempo a scaturire dal Padre.

Alcuni giovani, portando delle lampade all’altare, hanno poi innalzato preghiere. Quindi a due ragazze è stato chiesto di raccontare la loro esperienza nelle GMG passate, durante le quali hanno potuto sperimentare la bellezza di una Chiesa dai tanti colori, unita però da una sola fede. Fondamentale, per il giovane che parte a incontrare la Chiesa riunita, è tornare testimoniando alla sua comunità ciò che ha vissuto nell’incontro con Gesù e con gli altri.

Insieme al Vescovo i giovani hanno recitato la preghiera in preparazione alla GMG del prossimo luglio in Polonia e, dopo la benedizione, a tutti i presenti mons. Lafranconi ha consegnato il “gancio” che i giovani d’Italia stanno ricevendo in vista dell’appuntamento a Cracovia.

Nella giornata di mercoledì 21 ottobre ultime tappe diocesane, con il Crocifisso e la Vergine lauretana nella zona casalasco/mantovana, per poi essere accolti nella diocesi di Pavia.

Photogallery:  Tappe in carcere e in ospedale   Veglia con il Vescovo

Contributi audio della veglia:

 

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Con le tappe a Casa Paola e a Viadana si è conclusa la peregrinazione in diocesi dei segni della GMG

Suggestiva e ricca di partecipazione e significati anche il terzo e ultimo giorno di peregrinazione dei segni Gmg in Diocesi di Cremona. L’itinerario di mercoledì 21 ottobre si è aperto a Rivarolo del Re, nella bella e accogliente chiesa di “Casa Paola” (in foto), struttura della Tenda di Cristo. Conclusione quindi in serata all’oratorio di Viadana Castello.

A Rivarolo del Re il crocifisso e la madonna lauretana hanno sostato per far sentire ancora  una volta la loro voce di dono e di cura. La celebrazione, presieduta da fratel Francesco Zambotti, instancabile animatore di progetti di accoglienza, recupero e speranza, è stata partecipata da collaboratori e ospiti della struttura, provenienti da diverse nazionalità, accumunati dall’esperienza della “casa” che li accoglie per percorsi di vita rinnovata.

A Viadana l’appuntamento è stato dall’Oratorio Castello per un aperitivo, cui è seguito il lancio della serata con le parole di Giovanni Paolo II e due testimonianze di giovani viadanesi che hanno partecipato ad alcune Gmg. Quindi si è entrati nel vivo del percorso che ha fisicamente portato i giovani dall’oratorio alla chiesa di S. Martino, attraverso un cammino sull’argine.

 

Oltre la metà del percorso l’incontro con il primo segno, la raffigurazione della Vergine Lauretana, che ha idealmente concluso l’esame di coscienza itinerante, articolato sui comandamenti, e ha dato avvio al secondo momento del tragitto, giocato sulla preghiera litanica di intercessione.

Giunti in chiesa, l’incontro con l’icona del dono, il crocifisso di S. Damiano, e la riflessione di don Paolo Arienti, responsabile dell’ufficio diocesano per la pastorale giovanile. «Siamo opportunamente passati dalla notte alla luce – ha sottolineato il sacerdote –, dalla coscienza di quanto spesso non siamo desiderosi di fare e essere alla proposta di esserci, con coraggio nuovo; di cogliere la forza e la novità della beatitudine della misericordia».

I giovani hanno pregato le parole di preparazione alla Gmg di Cracovia dove si legge proprio l’invocazione perché ciascun giovane possa portare con la sua concreta esistenza luce, conforto e vita laddove le periferie dell’indifferenza chiudono e bloccano.

Anche a Viadana, come in tutte le tappe della peregrinazione in terra cremonese, la consegna del primo “gancio” con il mandato a sperimentare la forza delle parole ascoltate e pregate e l’arrivederci agli incontri formativi dedicati agli aspetti più decisivi della prossima giornata mondiale.

Nella mattinata di giovedì 22 i segni sono stati consegnati alla diocesi di Pavia, con la peregrinazione che continuerà sino alle Palme 2016.

Al termine della peregrinazione cremonese don Arienti ha espresso la soddisfazione per un percorso certo non facile (giorni feriali, congestione delle iniziative parrocchiali, ecc.), ma ricco di momenti preziosi. «Abbiamo cominciato con il passo giusto – ha affermato – andando al cuore del senso della Gmg: non un evento, ma un percorso; di più: uno stile da cogliere anche oltre e dopo il viaggio fisico, perché la concretezza cui Francesco ci richiama, sia segno visibile, affidato innanzitutto ai più giovani e alle loro energie. Un grazie davvero grande a tutti coloro che hanno dato un po’ del loro tempo e della loro intelligenza per costruire anche questo piccolo, significativo segno».

Nei giorni precedenti:

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Messa di ringraziamento per la canonizzazione di Grossi

Il Vescovo Lafranconi ricorda in Cattedrale il Santo cremonese

A una settimana esatta dalla canonizzazione di san Vincenzo Grossi, il sacerdote cremonese (Pizzighettone 1845 – Vicobellignano 1917) fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio, domenica 25 ottobre alle 11 nella Cattedrale di Cremona il vescovo Dante Lafranconi ha presieduto la Messa di ringraziamento, espressione del desiderio della Chiesa cremonese perché «goda, esulti, ringrazi il Signore – ha detto il Vescovo – e imiti le virtù del Santo». Sull’altare una reliquia del sacerdote originario di Pizzighettone. Prossima importante scadenza il 7 novembre, giorno della memoria liturgica del nuovo Santo. In questa occasione l’urna con il corpo di san Grossi farà ritorno in diocesi con tappe a Regona, Vicobellignano e Gombito.

Omelia del Vescovo (mp3)

Insieme al Vescovo, hanno concelebrato l’Eucaristia i canonici del Capitolo della Cattedrale, con il presidente del Capitolo mons. Giuseppe Perotti e il parroco del Duomo, mons. Alberto Franzini. Presente anche il parroco delle parrocchie di Pizzighettone, don Enrico Maggi, che ha preso posto in piazzetta senatoria proprio accanto alla reliquia del Santo: alcuni frammenti ossei dei braccio e della mano, conservati in un urna di cristallo solitamente conservata nella chiesa di Vicobellignano e per l’occasione trasferita a Cremona. Reliquie che sono state incensate dal Vescovo all’inizio della Messa.

Nelle prime fila una delegazione delle Figlie dell’Oratorio. Tra di loro anche colei che fino poche settimane fa è stata la superiora generale, la pizzighettonese madre Marilena Borsotti: proprio lei ha proclamato la prima lettura. In prima fila in fascia tricolore anche il vicesindaco di Cremona, Maura Ruggeri.

Nell’omelia il Vescovo ha subito voluto richiamare la canonizzazione di san Vincenzo Grossi, che Papa Francesco ha presieduto in piazza San Pietro, in Vaticano, la domenica precedente, spiegando quindi il senso di questa Messa di ringraziamento: contemplare ciò che Dio ha operato in lui e farne motivo di gloria. Motivo di gloria «un po’ anche per noi stessi – ha aggiunto con un pizzico di orgoglio mons. Lafranconi – perché un santo è sempre espressione della benevolenza di Dio. Se un santo esce dalla nostra terra vuol dire che Dio ha guardato con un occhio di particolare misericordia a questa nostra terra: e noi ce ne sentiamo onorati».

Quindi mons. Lafranconi ha voluto sottolineare alcuni aspetti della figura di san Vincenzo Grossi, partendo dal fatto che fu «un prete molto normale, un cristiano che ha vissuto con intensità propria sequela, ma senza fare cose straordinarie. Un Santo vicino a noi!». Ma per onorare un santo non basta ammirarlo: «la sua vita – ha sottolineato il Vescovo – deve essere per noi stimolo a vivere più intensamente la sequela».

Il brano evangelico è stato lo spunto per una riflessione sulla fede, che – come per il cieco – offre la possibilità di guardare con un occhio nuovo. Proprio come san Grossi fu capace di vedere le necessità del suo tempo.

Mons. Lafranconi ha poi richiamato alcuni passaggi della vita del Santo. A cominciare dalla fanciullezza quando, per rispondere alle necessità economiche della sua famiglia, posticipò l’ingresso in Seminari, pur, però, con una fede che lo mantenne tenace rispetto a quello che aveva riconosciuto come rispondente alla volontà di Dio. Un esempio che il Vescovo ha auspicato tutti possano seguire: «Quale vantaggio ne verrebbe per tutta la società!».

Poi il Vescovo ha richiamato la caratteristica di instancabile predicatore di san Vincenzo, in particolare nell’ottica educativa per la gioventù. Un altro esempio che, con un riferimento al recente Sinodo, il Vescovo ha riletto come necessità della «nuova evangelizzazione», che «non è solo compito di preti e suore, ma della famiglia».

Quindi il riferimento a quanto Papa Francesco ha detto di San Vincenzo Grossi in occasione della canonizzazione: «L’esempio di san Vincenzo Grossi sostenga l’impegno per l’educazione cristiana delle nuove generazioni». «Un impegno che facciamo nostro, lo sosteniamo e lo viviamo, chiedendo – ha concluso il Vescovo, con un riferimento alla reliquia del Santo presente in Cattedrale – che quella mano che tante volte ha benedetto i suoi parrocchiani, ha benedetto i giovani, ha accompagnato tante persone nei momenti belli e tristi della vita, continui a benedire anche noi: la nostra Chiesa, la nostra Diocesi, l’intera società».

La celebrazione, animata con il canto dal Coro della Cattedrale diretto da Graziano Ghisolfi e con l’Associazione Nazionale Carabinieri che ha garantito il servizio d’ordine, si è conclusa con la benedizione del Vescovo, rivolta in particolare alla Figlie dell’Oratorio, chiamate a conservare il carisma del Fondatore nella loro opera nel campo dell’educazione delle giovani generazioni.

I festeggiamenti per il nuovo santo cremonese proseguiranno a partire da sabato 7 novembre, giorno della sua memoria liturgica, quando in diocesi potranno essere venerate le reliquie del corpo di don Grossi, grazie alla presenza dell’urna che solitamente è conservata a Lodi nella cappella della Casa madre delle Figlie dell’Oratorio (e in questi giorni, eccezionalmente, nella Cattedrale di Lodi).

Il corpo del Santo arriverà a Regona di Pizzighettone (dove don Grossi è stato parroco dal 1873 al 1883) nel pomeriggio di sabato 7 novembre: prevista la processione dal piazzale del cimitero sino alla chiesa di S. Patrizio. Alle 21 la solenne Messa presieduta dal vescovo Lafranconi e concelebrata dai sacerdoti di Pizzighettone e della Zona. Dalle 23 veglia di preghiera notturna, fino alle ore 8 di domenica 8 novembre.

Dopo le Lodi mattutine, l’urna di don Grossi sarà trasferita a Vicobellignano (dove fu parroco dal 1883 sino alla morte, avvenuta il 7 novembre 1917), dove alle 11 il Vescovo presiederà una solenne Eucaristia. Alle 16.30 la celebrazione del Vespro.

Prima del ritorno alla Casa madre delle Figlie dell’Oratorio, l’urna farà tappa anche a Gombito, dove si canteranno i Vespri e sarà esposta l’Eucaristia per l’adorazione tutta la notte. Lunedì 9 novembre, dopo la Messa delle 9, l’urna riprenderà il viaggio alla volta di Lodi. La tappa a Gombito a motivo della presenza come parroco, dal 1918 al 1923, di don Ubaldo Grossi (nipote di don Vincenzo Grossi), che in precedenza aveva fatto il vicario a Vicobellignano con lo zio sacerdote. Altro legame è dovuto al fatto che don Angelo Bernabè lasciò nel 1918 la guida di Gombito proprio per succedere a don Vincenzo Grossi come parroco di Vicobellignano.

 

Lo speciale del Giorno del Signore

Nel fine settimana in tv sarà proposto anche uno speciale del “Giorno del Signore”, la rubrica televisiva diocesana prodotta da TRC, dedicata alla canonizzazione di san Grossi con il resoconto della solenne celebrazione presieduta lo scorso 18 ottobre in piazza S. Pietro da Papa Francesco e il reportage del pellegrinaggio diocesano a Roma, con le immagini della Messa di ringraziamento celebrata all’indomani dai vescovo di Cremona e Lodi nella basilica di San Giovanni dei Fiorentini, con interviste, tra cui quella al postulatore padre Antonio Saez de Albeniz.

Il “Giorno del Signore” è trasmesso da:

  • Cremona1 (canale 211 del digitale terrestre; in streaming suwww.cremona1.it): sabato alle 8, alle 11.30 e alle 20.30, domenica alle 12.30;
  • Studio 1 (canale 80 del digitale terrestre; in streaming suwww.studio1.it/streaming.html): sabato sera alle 20.30;
  • TelePace (Sky canale 850; canale 187 del digitale terrestre; in streaming su www.telepace.it): venerdì alle 14 e alle 20, sabato alle 2.15, domenica alle 5.35.

Tutte le puntate del “Giorno del Signore” possono essere inoltre scaricate in podcast dal sito internet www.teleradiocremona.it.

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