Al Consultorio di Caravaggio l’incontro del Vescovo con gli operatori e dei volontari

Al centro del confronto il tema dell'ispirazione cristiana nei servizi alla famiglia

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Si è tenuto giovedì 15 dicembre, presso il Consultorio familiare accreditato “Punto Famiglia” attivo presso il Santuario di Caravaggio, l’incontro tra gli operatori e i volontari dei servizi della Cooperativa sociale “Agape” e il vescovo Antonio Napolioni.

All’incontro erano presenti, oltre agli operatori dei consultori di Treviglio e Caravaggio e delle realtà ad essi collegate (il Centro di Psicoterapia, lo Spazio Gioco, il Centro di Aggregazione), il presidente della Cooperativa “Agape” don Antonio Facchinetti, mons. Giovanni Buga, mons. Antonio Donghi, nuovo parroco della Comunità Pastorale “Madonna delle Lacrime” di Treviglio; mons. Angelo Lanzeni parroco di Caravaggio, i vicari zonali don Giansante Imperatore e don Marco Leggio, a oltre a numerosi sacerdoti e laici impegnati a vario titolo nei servizi alla famiglia. Tra questi la dott.ssa Maria Grazia Antonioli e il marito Roberto Dainesi, incaricati diocesano dell’Ufficio Famiglia, oltre alle dott.ssa Veruska Stanga, direttrice del Consultorio diocesano di Crema.

Un momento intenso e partecipato – una settantina le presenze – che ha messo a fuoco il tema della ispirazione cristiana nei servizi alla famiglia, primo fra tutti i consultori familiari. I consultori, espressione diretta della comunità cristiana, nascono e muovono all’interno di essa, offrendo servizi a tutti i cittadini.

Nel corso delle diverse attività, i servizi consultoriali incontrano nei territori migliaia di utenti, raggiungendoli in alcuni passaggi delicati della loro vita: l’accompagnamento alla nascita, il tempo della formazione della coppia, i momenti di crisi nelle relazioni familiari. Come agire in termini professionali, facendosi carico con passione delle richieste dei pazienti, mantenendo viva la motivazione e la ispirazione originaria? Gli operatori si interrogano quotidianamente su questo tema, cercando di conciliare questa missione con la propria formazione e mantenendosi sempre aggiornati, al fine di rispondere nella maniera sempre più adeguata alle richieste dell’utenza.

Mons. Napolioni, partendo dal significato teologico e spirituale della parola “agape”, ha sollecitato i presenti a riflettere sul tema della novità e della differenza cristiana. La novità è Cristo stesso, l’amore incarnato del Padre, che non va “ridotto” e “imprigionato” nelle forme culturali e istituzionali, perché questa novità si esprime in una ricchezza di forme che va preservata e promossa. Dalla certezza della presenza e dell’azione misericordiosa del Signore Risorto in mezzo al suo popolo, nasce la speranza cristiana, una visione della realtà basata sulla redenzione, sulla capacità di costruire cammini capaci di “educare a risorgere”. Questo il compito degli operatori psicologici e sociali: accogliere ed accompagnare le persone versa la pienezza della loro realizzazione, espressa nella umanità di Cristo.

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In un dialogo vivace e coinvolgente sono state affrontate diverse questioni, di partire interesse per gli operatori. Quale differenza tra la capacità di ascolto di un prete e di uno psicologo, ci sono dei territori comuni di ascolto? Mons. Napolioni ha portato la sua esperienza di Rettore del Seminario delle diocesi marchigiane. In seminario esistono figure diverse, con ruoli diversi: il Rettore, il padre spirituale, il consulente psicologico. La pluralità di servizi e delle competenze è molto utile, perché apporta aiuti e punti di vista diversi, inseriti all’interno di un unico processo di maturazione. Ci possono essere anche aiuti di tipo psicologico, perché è importante per ogni persona maturare nel tempo un progetto di vita in cui spendere le proprie capacità, in cui realizzarsi. Bisogna tuttavia avere chiaro l’ideale di uomo, di prete, di vita a cui tendere. Fondamentale risulta la formazione permanente ed il mettersi in discussione per migliorarsi continuamente.

Un’altra questione di interesse per gli psicologici che operano nei centri è stata formulata in questi termini: come fare quando ci si trova davanti persone con un credo religioso molto forte, rigido, che non aiuta la persona a maturare?
Gesù è venuto a compiere il passaggio dalla religione alla fede – ha risposto il Vescovo – facendo evolvere la figura umana, salvandola, rendendo l’uomo “nuovo”. E’ importante aiutare le persone a capire che le esperienze di fede, anche forti, vanno integrate nell’esperienza e nella pratica quotidiana.
Le persone cercano nella fede delle “risposte pronte”, rivolgendosi sia ai sacerdoti che agli psicologi, a seconda della domanda che portano.

Ma la crescita umana è un cammino progressivo. L’ascolto non giudicante e l’educare alla scelta, credendo nelle risorse dell’essere umano, aiutano e sostengono questo cammino. Nel lavoro di accompagnamento è essenziale “fare a gara” nello scorgere sempre qualcosa di positivo negli altri, partendo dalle risorse positive. Non avere fretta e cercare di fare chiarezza rispetto alla meta a cui tendere. L’urgenza educativa deve generare luoghi di concretizzazione dei progetti. Non bisogna solamente realizzare eventi. Bisogna essere vigilanti e scovare i punti di forza di ciascuno, rendendolo consapevole del percorso che dovrà seguire, nel corso del quale saprà di essere aiutato e guidato.

Allo stesso modo, nella collaborazione tra consultori e oratori, vanno costruiti percorsi che rendono evidente sul campo la passione educativa per i ragazzi. I frutti si raccoglieranno. E’ necessario che gli educatori incontrino realmente le storie di vita, spesso faticose, di genitori e ragazzi. Per individuare punti di forza e debolezza, migliorarsi e crescere insieme. Servono comunità in cui le dimensioni umane – la pienezza di “umanità” portata da Cristo – si integrino con la dimensione del “sacro”. “Esserci” – come genitori, operatori, comunità – per dare supporto, per vivere insieme ai ragazzi, trasmettendo loro il messaggio che c’è qualcuno che è lì per loro.

Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche il vescovo emerito Dante Lafranconi e don Edoardo Algeri, presidente della federazione lombarda dei consultori di ispirazione cristiana, che nei loro interventi hanno incoraggiato operatori e volontari a proseguire nell’opera di sostegno e accompagnamento delle famiglie, con uno stile sempre più improntato alla accoglienza delle storie di ognuno, all’ascolto attento e paziente e alla partecipazione ai problemi delle famiglie.

Il diacono Ireneo Mascheroni, direttore della cooperativa Agape, a nome di tutti i presenti, ha espresso i sentimenti di stima e di riconoscenza a Mons. Giovanni Buga, presidente della Cooperativa dal 2005 allo scorso mese di novembre, quando è stato destinato dall’Arcivescovo di Milano, ad un nuovo importante incarico pastorale presso la comunità pastorale di Varese città. In anni difficili don Giovanni ha saputo guidare la cooperativa con saggezza e lungimiranza, valorizzandone la ispirazione ideale e sviluppando la sua presenza nei territori delle diocesi di Cremona e Milano.

Ha concluso la serata il grazie dei presenti a Mons. Napolioni per il tempo prezioso dedicato agli operatori dei servizi alla famiglia degli ambiti territoriali di Treviglio e Caravaggio e per le interessanti e stimolanti sollecitazioni a pensare ogni attività di ascolto e cura in uno stile cristiano.

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