«È sempre possibile ricominciare a fare il bene»

Messa natalizia del vescovo Napolioni nel carcere cittadino nel primo pomeriggio di venerdì 16 dicembre

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«È sempre possibile ritrovare la gioia vera, ricominciare a fare il bene, sceglierlo, lottare dentro se stessi e con la realtà che ci circonda e che spesso ci tenta a scegliere la strada più facile». Abbracciando i detenuti e il personale della Casa Circondariale di Cremona mons. Antonio Napolioni ha lanciato un messaggio di speranza: gli errori umani non cancellano la dignità e sempre si può riscegliere la strada dell’onestà e del bene. Venerdì 16 dicembre, il vescovo di Cremona, accompagnato dal direttore della Caritas cremonese, don Antonio Pezzetti, ha celebrato la Messa natalizia nel carcere posto alla periferia sud di Cremona, tra l’autostrada e il grande ospedale. Un incontro per nulla formale, ma fatto di profondi gesti di tenerezze e di amicizia. A partire dalla dinamica direttrice, la dottoressa Lusi, dai suoi collaboratori, dagli agenti della polizia penitenziaria, dai volontari delle diverse associazioni laiche ed ecclesiali che tentano, attraverso attività e laboratori, di alleviare il periodo di detenzione.

Prima dell’inizio della Messa nel grande teatro della vecchia ala, la direttrice Lusi ha voluto far vedere al Vescovo un breve video realizzato da tutti coloro che lavorano nella Casa Circondariale: un modo simpatico e scherzoso di augurare buon Natale e che mostra il grande affiatamento che c’è tra le pesone. La proiezione è avvenuta nel blocco dove avvengono i colloqui tra i detenuti, gli avvocati e i magistrati, uno dei luoghi rimessi a nuovo grazie alla generosità della città.

La Messa, concelebrata dal cappellano don Roberto Musa e servita all’altare dal diacono e operatore Caritas Marco Ruggeri, è iniziata con il saluto di un giovane detenuto. «Il Natale in carcere non è mai facile anzi è uno dei momenti più duri – ha esordito il ragazzo -; i pensieri vanno ai nostri cari con i quali non trascorreremo le feste: è normale essere tristi! Abbiamo però la fortuna di vivere questa ricorrenza per quella che è. I primi ad avere ricevuto l’annuncio della nascita di Gesù sono stati i pastori, gente messa ai margini e per i quali era in dubbio la salvezza». E così ha terminato: «Dio con noi vuole scrivere pagine di vita riscattata e rinnovata. Il Signore ha fede in noi ed è sicuro che le nostre esistenze possano diventare un capolavoro. Dio crede in noi e questo ci trasmette energia e fiducia».

Saluto del detenuto

Mons. Napolioni nella sua omelia ha subito assicurato: «Il carcere non toglie la libertà del cuore, la libertà di scelta, la libertà di coscienza, di coltivare la propria dignità. E non solo nel vostro caso, ma per tutte le prigionie del mondo, non solo dove ci sono i colpevoli, ma anche dove ci sono gli innocenti, i martiri, dove ci sono i bambini, dove c’è il dolore frutto terrificante delle guerre civili o del terrorismo».

Dio non ha scelto la strada della punizione per chi sbaglia, ma tenta in tutti i modi di «risvegliare la passione per la propria libertà, per il proprio futuro, quello vostro e nostro e dei vostri e dei nostri figli! Non siamo responsabili solo del presente, di come sto adesso! È chiaro, però, che se faccio il male, sto male!». E ha proseguito: «Se invece riapro il mio cuore al desiderio del bene, della vita, della felicità, allora tutto può cambiare. Certo non dobbiamo tendere a quella felicità magari cercata in maniera illusoria che porta al guadagno facile, alla sopraffazione, alla reazione istintiva quando si è provocati». Viceversa «è sempre possibile ritrovare la gioia vera, ricominciare a fare il bene, sceglierlo, lottare dentro se stessi e con la realtà che ci circonda e che spesso ci tenta a scegliere la strada più facile».

Partendo dalla definizione di lampada che arde data da Gesù a Giovanni, mons. Napolioni ha riflettuto: «Noi a volte siamo lampade spente, fulminate, oppure stanche, candele che si sono consumate… e il Signore che fa? Butta queste lampade fulminate? Oppure viene a ridare vita allo stoppino dalla fiamma smorza? Siamo lampade continuamente riaccese! Questo è il mio augurio di Natale per voi e per tutti»

E così ha proseguito: «Questi giorni difficili, saranno davvero preziosi se ci lasceremo riaccendere da Dio che ci conosce fino in fondo. Se mi sentirò giudicato e salvato, corretto e perdonato da Lui andrò avanti a testa alta, pagherò il mio debito e uscirò ad indicare la strada a miei fratelli perché non sbaglino. Voi dovrete essere dei segnali viventi per chi è tentato di sbagliare».

E infine: «Lui sia il protagonista del Natale, non pacchi e pacchettini! Non invidiate che corre nei supermercati per acquistare l’ultimo oggetto di moda: è schiavo e infelice, si illude… Custodite piuttosto la certezza di essere continuamente riprese per mani da Dio: questa verità vi farà vincere ogni paura e ridesterà la speranza».

Omelia di mons. Napolioni

Durante le preghiere dei fedeli è stato chiesto a Dio che presto venga abolita la pena dell’ergastolo – «pena di morte mascherata e differita» – e sono stati affidati al Padre quanti hanno perso la vita in carcere.

Nel saluto finale la direttrice Lusi ha raccontato dello sforzo di aprirsi sempre di più alla città e dei progetti messi in cantiere da associazioni ecclesiali o di origine laica, di rendere il carcere sempre più vivibile – anche attraverso opere di ristrutturazione e ammodernamento -, di moltiplicare le occasioni di incontro tra detenuti e familiari.

Saluto della direttrice Lusi

Uno sforzo reso possibile anche dalla sinergia con Caritas cremonese che ha messo a disposizione un secondo operatore per il Centro di Ascolto e un appartamento per i detenuti che godranno dei permessi. In prima linea anche il Comune che, come ha annunciato il primo cittadino Galimberti, cercherà di mettere in rete le due biblioteche del carcere con tutte quelle del territorio cremonese e bresciano: «In questo modo si potranno chiedere molti più libri di quelli finora a disposizione e anche la possibilità di leggere i quotidiani su internet».

Saluto del sindaco Galimberti

Infine don Roberto Musa affiancato dall’altro cappellano don Graziano Ghisolfi che ha guidato i canti, ha annunciato diverse nuove attività come il ritorno dei seminaristi in carcere: i futuri sacerdoti si occuperanno della catechesi biblica e del coordinamento del gruppo di confronto sul Sinodo dei giovani. Proseguirà poi l’impegno del gruppo carismastico, di Comunione e Liberazione e della San Vincenzo diocesana.

Intervento di don Musa

Al termine mons. Napolioni ha detto due grazie: uno per la partecipazione dei detenuti alla raccolta fondi per i terremotati del Centro Italia e il secondo per il clima di famiglia e di affetto che vive ogni volta che visita la struttura.

Per tutti alla fine in dono un piccolo presepe da mettere nella propria cella.

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